giovedì 21 luglio 2022

Miracoli nascosti dal Vaticano: un crocifisso sanguinante

 


Un crocifisso che sanguina, il vescovo lo dichiara soprannaturale e il Sant'Uffizio lo nasconde.

Gli intrighi che avvengono all'interno del Vaticano sono qualcosa che i cattolici ragionevolmente ben catechizzati ammettono pacificamente, perché sanno che la zizzania sarà mescolata con il grano fino alla fine del mondo.

Solo il giudizio finale separerà il grano dalla zizzania e sarà bruciato per sempre.

Questo non parla male del Vaticano, ma al contrario, perché anche se il maligno crea costantemente conflitti nel luogo santo, quello è il suo lavoro, proprio come Dio continua a fare la sua opera da lì.

È una dimostrazione che il potere di Dio può usare un'istituzione così fortemente attaccata dall'interno, dal maligno, e santificare il suo lavoro.

Qui parleremo del caso di un crocifisso che sanguinò più volte nella stanza di un mistico e che fu approvato come manifestazione soprannaturale dal vescovo.

Eppure fu poi rapito dal Sant'Uffizio, il convento fu costretto a bruciare tutto ciò che riguardava la manifestazione del Crocifisso, la posizione finale del dicastero non fu mai più conosciuta, e sebbene non si sappia esattamente dove si trovi, si sa che ha continuato a sanguinare in Vaticano.

Un grosso errore che fanno i catechizzati malati è quello di idealizzare ciò che accade all'interno del Vaticano, come se tutto fosse di magica bontà.

Il che porta a quando vedi una cosa brutta tutto cade.

Non tengono conto che il Vaticano è teatro della lotta più violenta tra angeli caduti e angeli buoni.

E che anche questa lotta interna persiste e che a sua volta la maggior parte delle opere rimane buona, mostra chiaramente che la mano di Dio santifica la Chiesa.

Un esempio del clima per esempio lo vediamo quando è entrato in carica Giovanni Paolo II, che si è circondato solo di polacchi a lui fedeli, per cercare di evitare quello che è successo a Giovanni Paolo I, suo predecessore.

Benedetto XVI ha detto a chi è venuto a trovarlo nel suo ufficio che questo era l'unico posto dove aveva potere, che dalla porta verso l'esterno il suo potere si stava esaurendo.

E ancor prima che Padre Pio avesse avuto due periodi in cui gli era stato proibito di esercitare il suo ministero e la sua immagine era stata diffamata, a causa degli intrighi dei suoi nemici all'interno del suo Ordine e del Vaticano, che diffondevano ogni sorta di falsità per rovinare la sua immagine.

È che c'è un forte rifiuto di tutto ciò che è miracoloso da parte dello stagista vaticano, forse per invidia.

Ecco perché cercano di nasconderlo e accettarlo pubblicamente solo quando non c'è altra scelta, cancellando poi ogni traccia dell'opposizione interna che esisteva.

E questo è accaduto con un crocifisso che sanguinava ad Asti, in Italia, che è stato approvato come fatto soprannaturale dal Vescovo, dopo un'indagine diocesana.

Eppure, poi intervenne quello che a quel tempo si chiamava il Sant'Uffizio, oggi Congregazione per la Dottrina della Fede, che rapì il crocifisso e fino ad oggi, 9 decenni dopo, non si sa il parere del Dicastero o dove si trovi appunto il crocifisso.

La storia succedette a Maria Tartaglino, orfana che era nata nel 1887 e fu accolta da un'istituzione degli Oblati di San Giuseppe ad Asti.

Fin da bambina mostrò grande devozione.

Fece il "voto eroico" a favore delle Anime del Purgatorio e da quel momento molte Anime del Purgatorio vennero da lei per chiedere suffragi.

E farà penitenza per loro con preghiere e sacrifici volontari.

Riceve le stimmate visibili della Passione del Signore tra il 1925 e il 1930, ma poi sono diventate invisibili perché ha pregato insistentemente perché il Signore le rimuovesse, poi sono state rimosse le prove esterne delle stimmate, ma ha continuato con i dolori che producevano, fino alla fine della sua vita.

Sperimentò un fidanzamento mistico con Gesù.

Il suo cuore trafitto come una brace da un angelo.

Ed era in bilocazione con Padre Pio, a volte era bilocata, altre volte la santa di Pietrelcina e a volte entrambe.

Padre Pio una volta disse ai piemontesi che erano andati a San Giovanni Rotondo: "Perché vengono da me? Tu hai Maria Tartaglino, vai da lei, sottoscrivo quello che ti dico".

La vita di Maria Tartaglino rimase nascosta nel Convento fino al 1933, quando nella sua stanza un crocifisso che aveva nella sua poltrona reclinabile, e davanti al quale trascorreva molte ore in preghiera, cominciò a gocciolare sangue.

Diceva della prima volta,

"Fissai gli occhi di lato e vidi il sangue splendere, uscire.

L'ho subito toccato con il dito e l'ho tirato fuori macchiato di sangue, mi sono asciugato con un fazzoletto, poi ho asciugato il Crocifisso.

Eccolo lì, sangue anche sulla corona di spine, sulle mani e sui piedi e c'era anche una goccia in bocca".

Il crocifisso sanguinò due volte, l'11 agosto e il 27 settembre 1933.

Il Vescovo di Asti, Monsignor Umberto Rossi, informato dei fatti, fece esaminare croste di sangue coagulato presso l'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Torino, si rivelò essere sangue umano.

Il Crocifisso è stato oggetto di radiografie eseguite da due specialisti, che non hanno riscontrato anomalie, artefatti e manipolazioni per simulare il sanguinamento dello stesso.

È stato istituito un tribunale diocesano e sono stati interrogati 17 testimoni.

Il processo si concluse il 23 febbraio 1934 con un messaggio del vescovo, che affermava:

"La verità assoluta dei fatti è provata dalle numerose e incontrovertibili testimonianze, raccolte sotto giuramento e con la più scrupolosa attenzione, da due giudizi: uno, eseguito dal Reverendo Superiore degli Oblati, Padre Martino, e l'altro, dalla nostra Curia Arcivescovile".

Il 9 marzo 1934, il vescovo intronizzò il Crocifisso nel santuario di San José e da lì si moltiplicarono le manifestazioni di fede e pietà attorno al Crocifisso.

Migliaia di pellegrini accorsero al santuario, i confessionali furono sopraffatti e ci furono numerose conversioni.

La stampa, sia italiana che straniera, parlava del fenomeno e Asti sembrava il centro del mondo spirituale.

Maria Tartaglino era spaventata dalla fama che il Crocifisso le dava e voleva scomparire, pensava addirittura di avere un po' di tranquillità stando in un'altra casa.

Ma il 24 aprile 1934, il carmelitano padre Lorenzo de San Basilio, arrivò come Visitatore Apostolico al Santuario di San Giuseppe ad Asti, inviato dal Sant'Uffizio.

Ha detto che l'obiettivo era quello di prendersi cura personalmente del Crocifisso.

Padre Martino, Superiore degli Oblati, lo accoglie con rispetto ma lo dissuade dal togliere il Crocifisso dal Santuario e gli fa notare che non ha ancora ricevuto copia della sentenza emessa dal Tribunale Ecclesiastico di Asti.

Ma per il visitatore apostolico, il processo diocesano e la sentenza del vescovo non erano di interesse.

il 6 maggio, di notte, il visitatore toglie il crocifisso dal tempio, essendo presente l'intera comunità di Oblati e viene portato nella Curia episcopale.

Il 4 luglio 1934, il vescovo monsignor Umberto Rossi riferì che il Sant'Uffizio si era fatto carico dell'esame e del giudizio definitivo sul prodigio del sanguinamento.

E che affidò il Crocifisso al Visitatore, con alcuni oggetti e uno scritto di Maria Tartaglino sul misticismo.

Inoltre, il Vescovo ordinò, sempre in obbedienza alle istruzioni ricevute dal Visitatore del Sant'Uffizio, che le immagini e i libri relativi al Crocifisso fossero distrutti, e nel cortile dell'Istituto fu acceso un grande falò per bruciarli.

A don Plácido Botti, confessore di Maria Tartaglino e padre Martino, fu proibito di curare la direzione spirituale di Maria e qualsiasi rapporto con lei.

Maria Tartaglino fu accusata di essere psicopatica nel bel mezzo di un attacco di isteria e di aver così inventato l'episodio di sanguinamento.

Ma l'accusa è smentita dal certificato medico rilasciato da una Commissione di Professori che l'ha visitata già il 19 marzo 1934, dichiarandola completamente sana, normale e ben equilibrata.

E in seguito si seppe che un falso certificato medico era stato inviato al Sant'Uffizio.

Maria Tartaglino è vittima di insulti e calunnie e infamia in questo periodo.

E lo stesso vale per i Padri Giuseppine, che sono accusati di aver inventato la storia del sanguinamento per affrontare difficoltà economiche e salvare così il bilancio della Congregazione.

Maria morì il 1° settembre 1944, il primo venerdì del mese, ad Asti, dove aveva vissuto. Aveva cinquantasette anni.

E fino alla morte fu fidanzata cercando di riportare il Crocifisso ad Asti, confortata dal suo amico di fede e di preghiera, Padre Pio, con il quale continuò a condividere le bilocazioni.

Il giudizio del Sant'Uffizio e l'esatta posizione del crocifisso non furono mai conosciuti.

Ma è noto che spargi sangue in diverse occasioni a Roma, testimoniato da alcune persone degne di fede come don Luis Orione.

Nel marzo 2014, il Crocifisso miracoloso è stato visto, da alcuni religiosi, in mostra in un armadietto situato in una sala del Vaticano.

Mentre continuano a risuonare le parole strazianti di Maria Tartaglino, confermate da San Padre Pio, "il Crocifisso tornerà e sarà un grande trionfo!"

Ebbene, fin qui quello che volevamo raccontare sulla manifestazione di un crocifisso che è stato approvato come soprannaturale dal vescovo del luogo, ma che tuttavia è stato fatto sparire dal Sant'Uffizio senza ulteriori spiegazioni, in mezzo a calunnie che in seguito si sono fatte notare come false.

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