mercoledì 14 settembre 2022

Per soffrire tutto in pace, il che non vuol dire con gioia sentita, basta volere quello che vuole il Signore.



ANIMA

Nessuna cosa ti affliggeva ed in nessun modo ti disturbava? Non provavi mai tristezza nel soffrire?

 

S. TERESA

Sí; alle volte mi affliggevo e mi disturbavo; però con la volontà e soprattutto con l'aiuto della grazia, mi sforzavo subito di dissipare la tristezza.

Per soffrire tutto in pace, il che non vuol dire con gioia sentita, basta volere quello che vuole il Signore.

Desiderare di sentire la gioia nel dolore, avere una certa attrattiva per la sofferenza, significa cercare la propria consolazione, poiché quando una cosa piace, la pena scompare.

Talvolta Dio preferisce vedere le anime, nella notte, urtare contro le pietre della via, anziché camminare in pieno giorno per una strada smaltata di fiori, perché quei fiori potrebbero fare indugiare nel cammino della virtú.

Devi sapere che il dolore fisico, che è sensibile, d'ordinario rende l'anima insensibile alla gioia della virtú, a meno che un'effusione della grazia non la sollevi a Dio più fortemente che la sofferenza non affligga il corpo.

La virtú della fortezza impedisce però allo spirito di abbattersi nel dolore corporale. Quanto alla tristezza che si prova nel dolore, la gioia della virtú ne trionfa nella proporzione in cui l'anima preferisce il bene spirituale a quello temporale.

Vi sono anime buone che hanno la tendenza insana a cercare il dolore per se stesso, ad amarlo ed a compiacersene.

Costoro vanno contro i disegni di  Dio, dimenticando che la sofferenza non è mai un fine ma sempre un mezzo, uno dei procedimenti per fare divampare l'amore divino. La disposizione intima di chi soffre, rende la sofferenza santa e meritoria.

La sofferenza, di per sé, non è opera di Dio, ma conseguenza del peccato; se l'amore divino non la compenetra per farla servire alla purificazione della natura peccatrice, resta senza frutto.

Sul Calvario, a destra e a sinistra di Gesù, stavano due ladroni crocifissi; ad uno il dolore aprí il Paradiso, all'altro, che soffriva bestemmiando, fu il preludio dell'eterna miseria. Si tratta, dunque, non tanto di soffrire, ma di soffrire bene, conforme alla volontà divina, di soffrire con Gesù, unendo ogni pena alle sue pene.

D. G. TOMASELLI

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