Il suffragio
Le pene del Purgatorio sono pene di un'altra vita, completamente diversa dalla vita terrena, e sono tormento dell'anima, che le soffre intensamente. Le pene corporali o spirituali della vita presente, rifluiscono nell'anima, ma in modo sempre imperfetto, perché passano dai sensi nel sistema nervoso, da questo nel cervello che avverte le sensazioni, e dal cervello nell'anima che le percepisce. Quando superano la possibilità di soffrire dei sensi, questi vengono meno, il sistema nervoso e il cervello non percepiscono più il dolore, e l'anima non lo avverte più, perché esce dal corpo. L'anestesia locale o totale che si fa nelle operazioni chirurgiche, rende proprio i sensi come addormentati ed incapaci di trasmettere i dolori all'anima.
Nel Purgatorio è l'anima che percepisce direttamente e totalmente il dolore della purificazione, e questo dolore non è attenuato da nessuna anestesia; vedremo poi come può essere solo attenuato dal suffragio, che è un pagamento fatto dai viatori della terra, i quali applicano alle anime purganti i meriti di Gesù Cristo, e si sostituiscono essi con le preghiere e i sacrifici, alle anime penanti, togliendo loro, in tutto o in parte le responsabilità di cui sono gravate.
Il suffragio è come l'estirpamento di un tumore, che rende sana la parte malata, e non la fa più soffrire, è come un pagamento di amorosa carità, che toglie un debito all'anima purgante, e la dispensa dal pagarlo sino all'ultimo quadrante, sollevandola dalle pene che il debito contratto le cagiona.
Non c'è dunque nessun paragone da poter stabilire tra le pene di un'anima purgante e le pene della nostra vita temporale, ricca di misericordie divine e di aiuti di corporale e spirituale carità. Possiamo solo formarcene un'idea con analogie e paragoni, che restano ben lungi dalla realtà, come lo scoppio di una bomba atomica, dallo scoppiettare di un zolfanello che si accende.
Il tormento del Purgatorio che più facilmente possiamo considerare, è quello del fuoco, perché ci sono innumerevoli apparizioni di anime purganti che ce lo hanno attestato, lasciando visibili tracce del fuoco che le tormenta. Da queste tracce si rileva pure quale tremenda differenza c'è tra il fuoco terreno e il fuoco del Purgatorio.
Per darne un esempio, nella storia del Padre Stanislao Choscoa, domenicano (Brovius, Hist. de Pologne, annata 1590) leggiamo questo fatto: Un giorno, mentre questo santo religioso pregava per i defunti, vide un'anima tutta divorata dalle fiamme, e le domandò se quel fuoco fosse più penetrante di quello della terra.
« Ahimé - rispose l'anima gridando - tutto il fuoco della terra, paragonato a quello del Purgatorio è come aura freschissima ».
Il religioso disse: « Com'è possibile? Vorrei farne la prova, a condizione però che ciò mi giovasse a scontare un giorno, in parte, le pene che dovrò soffrire in Purgatorio ».
L'anima soggiunse: « Nessun mortale potrebbe sopportare la minima parte di quel fuoco, senza morirne all'istante; tuttavia se tu vuoi convincertene, stendi la mano ».
Il Padre senza sgomentarsi porse la mano, sulla quale l'anima fece cadere una goccia del suo sudore o di un liquido che sembrava tale. A quel contatto il religioso emise acutissime grida e cadde in terra tramortito per lo spasimo che provava. Accorsero i confratelli, i quali gli prodigarono tutte le cure per fargli ripigliare i sensi. Egli, pieno di terrore, raccontò loro quello che gli era accaduto, e mostrò sulla mano una dolorosissima a piaga. Dovette mettersi a letto, perché non resisteva a stare in piedi, e dopo un anno e mezzo di incredibili sofferenze, morì, esortando i suoi confratelli a fuggire le più piccole colpe, per non cadere in quegli orribili tormenti.
Di fatti consimili ce ne sono numerosissimi, di modo che è temerario ed illogico dubitare della realtà del fuoco del Purgatorio
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