“Ama totalmente Colui che totalmente si sottomise per Amor tuo”
domenica 28 aprile 2019
MONDO NUOVO PROFETIZZATO
Occhi Profetici di Maria Valtorta.
Circa il futuro imminente, Gesù ci dà le indicazioni seguenti:
Gesù a Maria Valtorta: «L’arcangelo che ha vinto Lucifero, e che sta a guardia del mio Regno e dei figli di esso, sarà quello che sorgerà come segno celeste nel
l’ultimo tempo. Sarà questo il tempo in cui Israele sarà ricongiunto alla Roma di Cristo, e non ci saranno più i due rami del popolo di Dio: il benedetto e il maledetto per il suo deicidio, ma un unico tronco detto di Cristo, perché vivente
in Me.
[43]
Oh! Luce che sei attributo mio, e che farai rifulgenti come stelle coloro che conobbero la Sapienza, insegnarono la Giustizia e la vissero, come ti effonderai gioiosa quel giorno sui miei beati! L’ultimo tempo di tre anni e sei mesi, tremendo come mai l’uomo conobbe, sarà quello in cui Satana, attraverso il suo figlio
[l’antiCristo], arso da supremo livore – perché anche la scissione fra i due rami del popolo di Dio sarà finita, e con essa la causa di tanti mali materiali, morali e spirituali – userà le sue perfette ed ultime astuzie per nuocere, rovina re, uccidere il Cristo nei cuori, e i cuori al Cristo.
I sapienti comprenderanno il tranello di Satana, gli innumerevoli tranelli di Satana, perché chi possiede la Sapienza vera è illuminato, e per la loro fedeltà alla Grazia diverranno candidi e provati come il fuoco, degni d’essere eletti al
Cielo. Gli empi seguiranno il Male e faranno il male non potendo comprendere il
Bene, perché di loro spontanea volontà avranno colmato il loro cuore di Male. Allora verrà il tempo in cui, conculcata sino ad un punto mai raggiunto, la Chiesa
non sarà più libera di celebrare il Sacrificio perpetuo, e l’abominazione della
desolazione sarà innalzata sul Luogo Santo e sui luoghi santi, così come è detto dai Profeti e ripetuto da Me che non erro.
Gesù a Maria Valtorta: «Daniele dice: “Vi saranno 1290 giorni [di questo conculcamento]. Beato chi aspetta e giunge a 1335”. [44] Ciò vuol dire che nei tre anni
e sei mesi che precederanno la fine [la Fine dei Tempi], un piccolo tempo sarà
serbato in fine ai fedeli per riunirsi ad ascoltare l’ultima Parola risuonante nei loro spiriti come invito al Cielo, mentre Michele con i suoi angeli vincerà Satana ed i suoi demoni. “Beato chi aspetta e giunge a 1335 giorni” vuol dire: “Beato chi avrà perseverato sino alla fine”, poiché sarà salvo. »
[45]
È forse a questo punto che gli eletti saranno sollevati da terra? È molto probabile, da quanto traspare leggendo i due brani che qui mi permetto di riportare. Il primo è tratto dagli scritti di Maria Valtorta, e il secondo, recentissimo, da
gli scritti di una mistica francese il cui nome è Lucie.
Gesù a Maria Valtorta: «Nessuna forza umana potrà come turbine devastare la mia
Chiesa al punto di distruggerla. Io sarò con lei, a far da piolo e da corda. Quando l’ora sarà in cui la terra cesserà d’essere [punto 6 del q. s.] dagli angeli
sarà trasportata in Cielo la mia Chiesa, che non può perire perché cementata da
l sangue di un Dio e dei suoi santi. » (30 luglio 1943).
[46]
Gesù a Lucie: «Ti ho scelta per aiutare le mie anime a percorrere questo cammino
di gloria: dal Golgota al monte Tabor. La nuova Pentecoste sarà un nuovo monte
Tabor. Questo cammino lo facciamo insieme, perché il mio amore, la mia presenza,
e la mia grazia vi accompagnano. Quando il momento sarà venuto, vi lascerò ai piedi del monte Tabor, il che significa che non vi parlerò più, ma vi chiederò di
alzare gli occhi al cielo, scrutandolo, finché vedrete apparire il Figlio dell’
uomo nella gloria del Padre. ... Appena lo vedrete vi alzerete da terra senza nemmeno rendervene conto, e verrete davanti a Me, assieme agli angeli ed ai santi.
Il percorso finale fino alla cima [del Tabor], lo farete trasportati dalla mia
gloria, che si sarà impadronita di voi!
Ancora non potete capire tutte queste cose perché ho legato la vostra immaginazione. I miei messaggi conservano un certo mistero, perché non è bene che Dio riveli tutto agli uomini. Vi alzo il velo un po’ alla volta, lasciando che vediate l
’opera di Dio mentre si svolge sotto i vostri occhi. ... Faccio questo per fortificare la vostra fede, la vostra speranza, e la vostra carità, o miei cari. Così
vi rendete conto di come vi amo tutti, e di come desidero accogliervi tutti sul
la mia alta montagna, nello splendore della mia gloria che vi trasfigurerà. Udirete allora il canto degli angeli, e le vostre voci si uniranno alle loro per cantare: “Santo, santo, santo, Dio dell’universo, i cieli e la terra sono pieni della tua gloria”.
In quel momento vi accorgerete di essere entrati nella Nuova Gerusalemme. Tu portami molte anime ai piedi della mia montagna gloriosa, e da là le attirerò a Me.
» (1998) [47]
COLLOQUI EUCARISTICI
LA IMMOLAZIONE
A - "Ma tu, Gesù, vedi il disordine che circonda la mia vita?"
R - "Proviene da coloro che non vogliono ascoltarmi. Ascoltano le mille voci che entrano nel loro cuore e nella loro casa, ma non hanno il coraggio di ascoltare Me, perché non Mi amano.
Amano sè stessi, i loro egoismi, i loro interessi, non amano Me, perché per amare Me, ci vuole il coraggio della rinuncia di sè e del mondo, ci vuole l'immolazione, la quale ha bisogno di tanta pazienza.
Capisci ora cos'è l'amore generoso, paziente, coraggioso?
C'è chi si immagina ch'Io sia un padrone, un giustiziere, o un folle che non conosce il proprio patrimonio e lascia che ognuno lo sperperi senza preoccuparsene.
No. Voi siete il patrimonio d'amore ch'Io ho acquistato morendo in croce: non posso spadroneggiare in mezzo a voi annullando la vostra libertà; non posso fare giustizia fino a che siete nel tempo della misericordia. Ma non posso neppur permettere che il Nemico sperperi i tesori di grazia che per voi ho accumulato.
Io sono al vostro servizio perché vi amo, sempre, instancabilmente, attendendo le vostre preghiere, sperando che Mi domandiate i doni migliori. Ma voi non me li domandate perché non avete il coraggio di amarmi con generosità.
Quando Mi chino su di voi, la mia giustizia e la mia santità si nascondono; non rimane che il mio amore illimitato che chiede il vostro amore, confidando in voi, sperando nella vostra generosità, nel vostro coraggio.
Non siate vili con Me che continuo ad amarvi senza misura. Continuate a cercarmi con tanta pazienza verso voi stessi e mi troverete sempre.
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, poiché il servo non sa ciò che fa il padrone. Vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi": (Gv. 15 -13, 15)
Consacrazione a Gesù
Dio eterno, la bontà stessa, la cui Misericordia non può essere compresa da nessuna mente né umana né angelica, aiutami a compiere la Tua santa volontà, come Tu stesso me la fai conoscere. Non desidero altro se non compiere il volere di Dio. Ecco, Signore, hai la mia anima e il mio corpo, la mente e la mia volontà il cuore e tutto il mio amore. Disponi di me secondo i tuoi eterni disegni. O Gesù, luce eterna, illumina il mio intelletto, ed infiamma il mio cuore. Resta con me come mi hai promesso, poiché senza di Te sono nulla. Tu sai o Gesù mio, quanto io sia debole, non ho certamente bisogno di dirtelo, poiché Tu stesso sai molto bene quanto io sia misera. In Te sta tutta la mia forza. Amen.
S. Faustina
LA PASSIONE
Riflessioni fatte da Gesù sul Mistero della Sua Sofferenza e del valore che ha la Sua Redenzione.
PARLA LA SANTISSIMA MADRE
I DOLORI DELLA VERGINE MARIA
Molti Profeti hanno parlato di Me, hanno visto in anticipo come Io avrei dovuto soffrire, per giungere ad essere degna Madre di Dio.
Mi fecero conoscere sulla Terra, anticipatamente, ma, come doveva essere, in modo molto velato.
In seguito, parlarono di Me gli Evangelisti, specialmente Luca, il Mio amato Medico, Medico più di Anime che di corpi.
Poi, sono nate alcune devozioni che ebbero, come base, le pene e i dolori da Me sofferti. In questo modo, si è creduto e, comunemente, si pensa ai “Sette Dolori” principali da Me vissuti.
Figli Miei, vostra Madre ha premiato e premierà gli sforzi e l'Amore che avete avuto per Me.
Ma, come ha fatto Gesù, anche Io voglio parlarvi dei Miei Dolori, in modo più esteso. Poi, voi li riferirete ad altri fratelli, perché Mi possano imitare. Per tutto quanto ho sofferto, sto continuamente lodando Gesù e non cerco niente, solo che Egli sia glorificato in Me.
Figlioli Miei, è triste parlare di queste cose ai propri figli, poiché ogni madre tiene i suoi dolori solo per sé.
Questo Io lo feci già in modo totale, durante la Mia Vita mortale e, pertanto, il Mio desiderio di madre è già stato da Dio rispettato.
Ora, che Mi trovo qui, dove il sorriso è eterno e, avendo già nascosto, come tutte le madri, i dolori che ho provato, devo parlare di essi poiché, come figli Miei, conosciate qualcosa della Mia Vita.
Conosco i frutti che se ne ricaveranno e come saranno graditi a Gesù, il Mio Figlio adorato; ve ne parlerò nella misura in cui potrete comprenderMi.
Il Mio Gesù disse:
“Colui che è primo, si faccia ultimo”… ed Egli veramente così fece: “primo”, nella Casa di Dio, si abbassò all'ultimo gradino.
Ora, Io non Gli toglierò questo ultimo e primo posto che spetta a Lui, in ragione dell'Amore, ma, piuttosto, Mi sforzerò di farvi comprendere questa verità, e la Mia gioia sarà molto più grande quando accetterete questa convinzione, non per semplice conoscenza, ma per mezzo di una profonda e radicata convinzione.
Sia Lui il “primo” e noi tutti… i veri ultimi.
Se Lui era il “primo”, ci doveva essere un secondo nella scala dell'Amore e della Gloria e, pertanto, della bassezza e della umiliazione.
L'avete già capito: quell'Essere dovevo essere Io.
Figlioli, lodate Dio che, pur avendo stabilito una distanza immensa tra Gesù e Me, volle immediatamente collocarMi vicino a Lui.
Figlioli Miei, non è ciò che appare al Mondo che più conta davanti a Dio!
L'essere stata eletta Madre di Dio, implicò per Me grossi sacrifici e rinunce.
La prima fu questa: conoscere, attraverso Gabriele, la “elezione” a cui venivo ammessa nell'Intimità di Dio.
Io avrei preferito rimanere nello stato di umile conoscenza e nascondimento in Dio; desideravo questo più di ogni altra cosa, poiché la Mia gioia era saperMi l'ultima in tutto.
Nel conoscere la “elezione” di Dio, ho risposto come ben sapete. Ma quanto Mi costò salire alla dignità alla quale ero stata chiamata!
Figlioli, comprenderete, voi, questa Mia prima pena di cui vi parlo?
Rifletteteci sopra, date a vostra Madre la grande gioia di apprezzare quella umiltà che Io ho apprezzato molto più della Mia Verginità.
Si, Io ero e sono la “schiava” alla quale si può chiedere tutto, unicamente perché la Mia Offerta era dello stesso grado del Mio Amore.
Ti piacque, o Dio, elevarMi a Te e a Me fu gradito accettare, perché Ti era gradita la Mia Obbedienza.
Ma Tu sai quale pena fu per Me e come quella pena sta ora davanti a Te, bisognosa di luce per questi figli che ami e che amo!
Io sono la “schiava”, così ora, lasciate, figli Miei, che come si è fatta in Me, si faccia ora in voi tutto ciò che Dio vorrà!
L'accettazione portò a Dio quella risposta che darà, poi, agli uomini l'accesso alla Redenzione, e in questo si avverò quella mirabile frase:
“Ecco qui una Vergine che concepirà e darà alla luce un Figlio, che sarà chiamato Emanuele” (Matteo 1,23).
L'avere accettato di farMi Madre dell'Emanuele, implicava la Mia donazione al Figlio di Dio, di modo che la Madre di Lui si donasse a Lui stesso, prima che l'Umanità di Gesù si formasse in Me.
Per questo, la Mia donazione fu effetto della Grazia, ma anche causa della Grazia e, benché si debba riconoscere la priorità della causa prima che è Dio, si deve senza dubbio affermare che la Mia accettazione operò nel “Piano della Grazia”, come causa concomitante.
Mi chiamano Corredentrice per i dolori che ho sofferto, ma Io lo fui ancora prima, per la donazione fatta attraverso Gabriele.
Oh, Figlio Mio Divino! Quale onore hai voluto dare a Tua Madre, compensandoLa della pena che soffrì nell'assurgere (innalzare) alla dignità di essere la Madre Tua!
Voi, figlioli, siete nel Mondo… come ciechi, ma quando vedrete delle cose stupende… saranno incentivo al vostro giubilo per Me.
Vedrete quale unione di gloria e di umiltà esiste qui, dove Gesù è il “Sole” che mai si nasconde.
Vedrete quale sapiente progetto viene portato a termine attraverso la Mia rinuncia e la bassezza del nascondimento.
Ma, ora, ascoltateMi: come la Mia Maternità avanzava, ne dovetti parlare con le persone care; lo feci, nascondendo, quanto più potevo, l'onore che avevo ricevuto…
Mi rammaricai di dover rinunciare al trionfo del Segreto di Dio, perché lo Stesso Dio potesse essere glorificato in Me.
Allora, ebbi subito la gioia di sapere che ero considerata come una donna fra tante.
Si rallegrò la Mia Anima, poiché di fronte al Mondo veniva umiliata la “schiava” di Dio, che anelava
di essere umiliata come solo Io potevo desiderarlo.
Quando Giuseppe si allontanò, Io non ho sofferto, ma ho veramente gioito; non dite che allora ho sofferto, perché non è vero.
In questo modo, Dio soddisfece il Mio desiderio di umiliazione.
È stata questa la contropartita richiesta dal Signore, per essere giunta a diventare la Madre di Dio: essere considerata come una donna caduta!
Figlia, impara la sapienza dell'Amore, impara a stimare la santa Umiltà e non temere, perché è questa una Virtù che brilla di una splendida luce.
Dopo che si concluse lo sposalizio, non ci fu alcuna contrarietà, Io sapevo come sarebbero andate le cose e non temevo nulla.
Infatti, Dio dà, a chi si abbandona interamente a Lui, una perfetta pace nelle situazioni più paradossali, come era la Mia: doverMi sposare, forzata dal compromesso umano, con un uomo, pur sapendo che dovevo appartenere solo a Dio.
Quanti dolori ho vissuto sulla Terra!
Non è facile fare la Madre dell'Altissimo, ve lo assicuro.
Ma nemmeno può dirsi difficile tutto quanto si fa per un fine purissimo e per compiacere a Dio.
Ricordatelo!
Avete, qualche volta, pensato che cosa è stato a causarMi il più grande dolore, nella notte Santa di Betlemme?
Voi andate subito, con la mente, alla stalla, al presepe, alla povertà: Io, invece, vi dico che quella notte Io la passai nella completa estasi di Mio Figlio e, sebbene dovessi occuparMi di tutto ciò che una madre fa per il suo neonato, non Mi distolsi dalla Mia estasi, dal Mio rapimento.
L'unica cosa che Mi causò dolore, in quella notte d'Amore, è stato il vedere la sofferenza del Mio povero Giuseppe, mentre cercava per Me un luogo qualsiasi per ripararMi.
Cosciente come era di quanto doveva accadere e di Chi doveva venire al Mondo, il Mio amato Sposo, nel vedere come venivo mortificata, si angustiò, e questo Mi diede molta pena. Poi, la gioia pervase entrambe e dimenticammo ogni altra angoscia.
Fuggimmo in Egitto, e di questo vi è già stato riferito quanto era possibile: alcuni hanno messo al centro più la fatica del viaggio, che il timore di una Madre che sapeva di possedere il tesoro del Cielo e della Terra.
Vivemmo, poi, a Nazaret, dove il piccino cresceva vivace e senza causarci, in quel tempo, altro che minime preoccupazioni.
Ogni madre sa che cosa significa desiderare la salute del proprio figlio e anche la più piccola sciocchezza viene vista come una grande nube nera.
Il Mio Piccino passò tutte le epidemie e tutti i disturbi infantili, propri di quel periodo. Come tutte le madri, Io non potevo essere preservata da nessuna ansia, proprie del cuore materno.
Ma giunse, un giorno, in cui la nube nera oscurò la luce festosa della Madre di Dio.
Quella nube si chiama: Gesù smarrito…
Nessun poeta, nessun maestro di spirito potrebbe immaginare Maria quando si accorge di avere smarrito il Suo adorato Bene e, per tre giorni, non riesce ad avere Sue notizie…
Figlioli, non stupitevi delle Mie parole: Io sperimentai il turbamento più grande della Mia vita.
Non avete sufficientemente riflettuto su quelle Mie parole:
“Figlio, Io e Tuo Padre, Ti abbiamo cercato, per tre giorni. Perché Ci hai fatto questo?” (Luca 2,48).
Dio Mio, ora che parlo a questi amati figli, non posso fare a meno di lodare Te, che Ti eri nascosto, per farci provare la delizia di incontrarTi.
Oh, come si potrebbe, in altro modo, conoscere la dolcezza che mette nell'Anima un vaso pieno di miele, quando la stessa Anima giunge ad abbracciare il Suo Tutto?
Vedete, Io vi parlo anche delle Mie gioie, ma non senza motivo unisco dolori e gioie.
Traete profitto da tutto ciò che accadde, nel miglior modo possibile.
Dio si nasconde per farsi trovare!
Alcuni, questa verità la conoscono.
Altri, pensando al terribile dolore di aver perso Gesù, fanno di tutto per trovarLo. Non dovete rimanere inerti e scoraggiati.
Vostra Madre vorrebbe sottrarsi dal parlare di quanto resta ancora da dire:
• Primo… perché sono cose mai dette e, dunque, non ancora valutate.
• Secondo… il conoscerle vi porterebbe a unirvi a Me, nella sofferenza e in dolorose considerazioni.
Credete che la vita nella famiglia di Nazaret poté svolgersi tranquilla?
È stata tranquilla in virtù dell'uniformità al Volere di Dio, però, quanta guerra da parte delle creature!…
Veniva notato il modo singolare di vita che tenevamo e, come risultato, ci furono le pubbliche critiche.
Mi consideravano eccessiva… per il solo fatto che, tutte le volte che Gesù si allontanava da casa, Io non potevo trattenere le lacrime, e Gesù si allontanava spesso.
Giuseppe era perseguitato, come se fosse stato uno “schiavo” Mio e di Gesù.
Che cosa poteva comprendere il Mondo?
Noi mettevamo ogni attenzione a Colui che viveva con Noi, adorato in ogni Sua manifestazione.
Che amore di figlio, quel Ragazzetto, più bello del mare, più sapiente di Salomone, più forte di Sansone!
Tutte le madri Me lo avrebbero rubato, tanto era l'incanto che da Lui emanava.
Ma, quella povera gente emetteva salaci (volgari – osceni) giudizi su di Me, e non risparmiava critiche all'instancabile padre, ritenuto sottomesso alla Sua Sposa fedele, ma gelosa.
Tutti conoscevano la Mia integrità, ma la ritenevano una volgare passione egoista.
Questo, figli Miei, è quello che non si sa!
Questo accadeva tra il Mondo che non vedeva e non poteva comprendere la Sua purissima Madre.
Gesù rimaneva nel silenzio, non Mi incoraggiava, poiché la Madre di Dio doveva passare attraverso il crogiolo, una donna come tante, alla quale non vengono risparmiati i giudizi.
Ammirate, in tutto questo, la Sapienza di Dio e sappiateci trovare quel significato divino che accoppia la più grande sublimità alle prove più dolorose, rapportate a tale sublimità, perché ogni abisso… chiama un altro abisso e ogni profondità… chiama la sua profondità…
Giunse l'ora della separazione, l'ora della Missione di Gesù.
Giunse il giorno temuto della partenza da Nazaret.
Gesù Mi aveva ampiamente parlato della Sua Missione e Me l'aveva fatta amare anticipatamente.
Mi aveva anche parlato dei frutti che ne avrebbe tratto, per Lui e per tutti, ma fu necessaria la separazione, anche se per brevi periodi…
Ci siamo salutati, baciati e, poi, Egli partì verso la Sua Missione di Maestro dell'Umanità.
Ma il fatto non passò inosservato nel piccolo villaggio, dove Gesù era tanto amato.
Ci furono dimostrazioni di affetto e di benedizioni e, per quanto non sapessero che cosa Gesù andava a fare, era comunque una perdita per quella gente di ristretta mentalità, ma dal cuore generoso.
Ed Io, fra tante manifestazioni, come Mi sentivo?
Irrompevano in Me mille sentimenti, ma non ritardai di un minuto la Sua partenza.
Il Mio Gesù conosceva quello che Lo attendeva dopo la predicazione. Me lo aveva detto tante volte; Mi aveva parlato a profusione della perfidia dei Farisei e degli altri.
E così, Lo vidi partire, solo, senza di Me, per compiere il Suo “Mandato”… senza di Me, che Lo avevo fatto crescere al calore del Mio Cuore… senza di Me, che Lo adoravo come nessuno mai Lo potrebbe adorare!
In seguito, L'ho seguito, L'ho incontrato, ma, circondato talmente da tanta gente, che non Mi era possibile vederLo.
Ed Egli, vero Figlio di Dio, diede a Sua Madre una risposta sublime come la Sua Sapienza, ma che trapassò questo Cuore materno da parte a parte.
Si, Io Lo capivo, pienamente, ma non per questo ero risparmiata dalle pene.
Alla umana parentela, Egli contrapponeva la Divina, nella quale Io ero compresa, è vero, ma i commenti degli altri non cessarono di ferirMi.
Al colpo iniziale, fece seguito la gioia nel vedere la Sua Grandezza, nel vederLo onorato, venerato ed amato dalla gente e, così, anche questa ferita, subito, si cicatrizzò.
Percorsi le strade con Lui, estasiata della Sua Sapienza, confortata dai Suoi Insegnamenti, senza mai essere sazia di ammirarLo ed amarLo.
Poi, ci furono i primi attriti con il Sinedrio.
Accadde il miracolo… che suscitò tanto scalpore nella mente di Giuda e dei superbi Sacerdoti.
Fu odiato, perseguitato, spiato, istigato.
Ed Io?
Io sapevo tutto e, da allora, con le mani tese, ho offerto nelle mani del Padre l'olocausto del Figlio Mio, la Sua consegna, la Sua spaventosa e ignominiosa (infame) Morte.
Già sapevo di Giuda… conoscevo già l'albero dal quale si sarebbe ricavato il legno per la Croce del Figlio Mio.
Non potete immaginare l'intima tragedia che ho vissuto insieme al Mio Gesù, perché la Redenzione giungesse a compimento!
Prima ho detto: “Corredentrice”, perché lo fossi… non bastavano le solite pene. Ci voleva una unione intima alla grande sofferenza di Lui, perché tutti gli uomini fossero redenti. Così, mentre con Lui andavo da un posto all'altro, ero ogni volta di più al corrente del pianto sconsolato che Mio figlio versava, in tante notti insonni, passate in preghiera e meditazione. Si rivelava a Me e metteva, alla Mia presenza, ogni Suo stato d'animo.
Cominciò, allora, il Mio calvario e la Mia croce.
Quanti pensieri appesantivano, ogni giorno di più, i Miei dolori di Madre, Madre Sua e Madre vostra!
Tanti peccati… tutti i peccati! Tanta angoscia… tutte le angosce! Tante spine… tutte le spine!
Non era solo, Gesù! Egli lo sapeva, lo sentiva: vedeva che Sua Madre era in unione continua con Lui e si affliggeva per questo e ancora di più, perché la Mia sofferenza era per Lui una sofferenza più grande.
Figlio Mio, Figlio Mio adorato, se questi figli sapessero quel che accadde, allora, fra Te e Me!…
E giunse l'ora dell'olocausto (sacrificio cruento)… giunse dopo la dolcezza della Cena di Pasqua.
E da allora, ho dovuto di nuovo mescolarMi alla folla… Io che Lo amavo e Lo adoravo, in un modo unico, ho dovuto essere allontanata da Lui.
Lo capite questo, figli Miei?…
Sapevo che Giuda stava facendo i suoi passi da traditore… e Io non potevo farci niente.
Sapevo che Gesù aveva versato Sangue nell'Orto… e nulla ho potuto fare per Lui.
E poi, Lo presero, Lo maltrattarono, Lo insultarono e, in un modo iniquo (ingiusto), Lo condannarono!
Non posso dirvi tutto.
Vi dirò solo che il Mio Cuore era un tumulto di ansie continue, la sede di continue amarezze e incertezze, un luogo di desolazione, di abbattimento e di sconforto.
E la Anime che, in seguito, si sarebbero perse?
E tutte le simonie (commercio dei beni spirituali, come l’acquisto di indulgenze o l’assoluzione dei peccati, o Cariche Ecclesiastiche) e i tradimenti sacrileghi?
Oh, figli dei Miei dolori! Se oggi vi viene concessa la Grazia di soffrire per Me, benedite con fervore Colui che vi dà questa sofferenza e sacrificatevi senza timore.
Voi pensate alla Mia grandezza, Miei amati figli!
Vi aiuta rifletterci, ma, ascoltateMi, non pensate a Me, quanto a Lui.
Io vorrei, se possibile, essere dimenticata!
Tutta la vostra compassione datela a Lui, al Mio Gesù, al vostro Gesù, a Gesù, Amore vostro e Mio.
Così, figlioli, la pena del Mio Cuore fu una continua spada, che trapassava la Mia Anima e la Mia Vita, da parte a parte. L'ho continuata a sentire fino a quando Gesù venne a consolarMi, con la Sua Resurrezione, quando quella Mia immensa gioia venne a cicatrizzare, di colpo, tutte quelle ferite che sanguinavano dentro di Me.
“Figlio Mio - andavo ripetendo, perché tanta desolazione? Tua Madre è vicino a Te. Non Ti basta neppure il Mio Amore? Quante volte Ti ho consolato in tante Tue afflizioni? Ed ora, perché non può, nemmeno Tua Madre, darTi alcun sollievo?…”.
Oh, Padre del Mio Gesù, non voglio altro se non ciò che Tu vuoi, e Tu lo sai, ma guarda se tante sofferenze possono ricevere qualche conforto… Te lo chiede la Madre del Figlio Tuo.
E sul Calvario ho gridato:
“Mio Dio, restituisci a quegli Occhi che adoro, la luce che in essi hai impresso ,quel giorno, in cui Me Lo hai dato!
Padre Divino, guarda l'orrore di quel Volto santo!
Non puoi, Tu, almeno, asciugare tutto quel copioso Sangue?
Oh, Padre del Figlio Mio!
Oh, Sposo, Amore Mio!
Oh, Tu Stesso, Verbo, che hai voluto avere da Me l'Umanità!
Siano preghiera quelle braccia aperte al Cielo e alla terra, siano la supplica della Sua e Mia accettazione!
Guarda, o Dio, come si è ridotto Colui che Tu ami!
È Sua Madre che Ti chiede un conforto, in così grande tristezza.
Fra poco, Io resterò senza di Lui, così si compirà interamente la Mia promessa, quando, con il cuore, Lo offrii nel Tempio.
Si, rimarrò sola, ma sarà meno pesante il Suo dolore, se non ascolterò il Mio…”.
Messaggi dettati a Catalina RIVAS
Gesù
Prega, perché la devozione è ciò che scaturisce principalmente dall’amore; Io, il Signore, ti ho impregnata del Mio Amore; Io chiedo a tutte le anime di venire a gettarsi in questo Oceano d’Amore affinché pure esse ne siano tutte saturate e sentano questo Amore; Io, Gesù, vi amo tutti; entrate nel Mio Sacro Cuore, Io desidero fortemente nasconderti nel più intimo delle Sue Profondità, nascondervi per sempre e conservarvi solo per Me;
“Gesù, fa’ del mio cuore il Tuo luogo di riposo; vieni e riposati, Signore”;
Gesù
Aggrappati alla Mia Croce e la Mia Croce ti condurrà fino alla Perfezione, vicino a te Io Sono, unito a Te Io Sono
Gesù
La santità non si raggiunge in un giorno, bisogna perseverare su questa strada irta di ostacoli e piccole croci.
Grande litania di ringraziamento
Alleluia.
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la Sua Misericordia.
La luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Da loro liberò Israele:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la Sua Misericordia.
In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Percosse grandi sovrani
perché eterna è la Sua Misericordia.
Uccise re potenti:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Og, re di Basan:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la Sua Misericordia.
In eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la Sua Misericordia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiamo: O Dio che hai guidato il tuo popolo dall'Egitto alla terra promessa, ricordati di noi che siamo stati redenti dal tuo Figlio; liberaci dai nemici e nutrici con il pane della vita, affinché possiamo raggiungere la vera terra promessa, il paradiso. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Preghiera di guarigione
Gesù il Tuo Sangue puro e sano circoli nel mio organismo malato, ed il Tuo Corpo puro e sano trasformi il mio corpo malato e pulsi in me una vita sana e forte.
PENSIERI SULLA FEDE
Il troppo e il troppo poco
Si manca contro la Fede quando si ritiene per verità di fede o si propone come tale ciò che non è rivelato da Dio né definito dalla Chiesa, e tanto più quando, per questa temeraria credulità, si finisce con il non accettare quello che invece è veramente rivelato e definito. In tal caso chi crede esageratamente non fa la necessaria distinzione tra quanto è vero e quanto è appena opinabile.
La stessa mancanza avviene se si dà eccessiva importanza a proprie opinioni, per quanto devote, a rivelazioni private e ad atti di culto, che arrivano così ad essere indebiti. Circa quest'ultimo caso, ecco che cosa accadeva nel recente passato in una chiesa italiana: a una statua della Madonna non si poteva alzare il velo che la copriva se prima non si fossero accese, esattamente, quattro candele; quando poi la statua era scoperta, tutti stavano in ginocchio, convinti di fare una profanazione se si fossero alzati. Una volta, perché i fedeli non uscissero di chiesa prima del momento permesso e perché genuflettessero tutti, come prescrive la liturgia, dinanzi al Santissimo solennemente esposto, non fu trovato di meglio che scoprire inaspettatamente quella statua!!!
Un'altra esagerazione, non giustificata neanche quando è dovuta ad ignoranza, è una certa forma di superstizione, per la quale la preghiera viene presentata come una formula magica, il sacrificio come una stregoneria e il simbolo religioso come qualcosa di miracoloso. Eccone alcune espressioni: baciare il calice dopo la consacrazione nella Messa, digiunare il giorno di Natale, vedere un segno di disgrazia in un coltello e in un cucchiaio che si sovrappongono in forma di croce, temere il venerdì, perché in questo giorno avvenne la crocifissione di Gesù e sarebbero avvenute la morte di Abele, la decollazione del Battista, la uccisione degli Innocenti; fare ventiquattro copie di una preghiera a un Santo per spedirle ad amici non parenti in qualunque parte del mondo e attendersi una lieta sorpresa dopo nove giorni, invece aspettarsi un castigo divino se si ferma la catena non moltiplicando e non spedendo quella preghiera!!!
C'è superstizione anche in chi non ha Fede e si verifica quando si attribuiscono poteri propri di Dio alle creature attraverso forme quali la divinazione, la cartomanzia, la spiegazione dei sogni, la cosiddetta lettura scientifica della mano, l'incontro con determinate persone in determinato abbigliamento, l'uso di oggetti portafortuna, la credenza negli oroscopi.
Diceva bene il Gautier: "Lo spirito umano, anche quello più illuminato, ha sempre in sé un cantuccio buio dove si accoccolano le chimere della credulità e si annidano i pipistrelli della superstizione".
Anche il proverbio dice: "Il troppo e il troppo poco rompon la festa e il gioco", e questo vale anche per la Fede che vuole essere così semplice da partire da Dio e a Dio direttamente arrivare, e così equilibrata da evitare due possibili scogli: il credere troppo e il credere tanto che basti.
L'esperienza fa notare che chi non vuol credere a Dio finisce con il credere ai ciarlatani, chi reagisce alla Chiesa cede poi agli occultisti, chi nega il soprannaturale diventa infine ultraterreno. Proprio le persone meno o per nulla religiose sono le più credulone e le più superstiziose, dimostrando così esse stesse come non si possa vivere senza credere in Qualcuno o in Qualcosa che sia al di sopra dei sensi.
Le APPARIZIONI di Gesù Risorto
Apparizione a Lazzaro
3 aprile 1945.
Il sole di un sereno mattino d'aprile empie di brillii i boschetti di rose e gelsomini del giardino di Lazzaro. E le siepi di bosso e d'alloro, il ciuffo di un'alta palma che ondeggia lieve al limite di un viale, il foltissimo lauro presso la peschiera, sembrano lavati da una mano misteriosa, tanto la copiosa rugiada notturna ne ha deterse e irrorate le foglie, che ora paiono coperte di uno smalto nuovo tanto sono lucide e nette. Ma la casa tace come fosse piena di morti.
Le finestre sono aperte, ma non una voce, non un rumore viene dalle stanze, in penombra per-ché tutte le tende sono calate. Nell'interno, oltre il vestibolo nel quale si aprono molte porte tutte aperte - ed è strano vedere senza nessun apparato le sale solitamente usate per i conviti più o meno numerosi - vi è un ampio cortile lastricato e circondato da un portico sparso di sedili. Su questi, e persino seduti sul suolo, su stuoie, o anche sul marmo stesso, sono numerosi discepoli. E fra essi vedo gli apostoli Matteo, Andrea, Bartolomeo, i fratelli Giacomo e Giuda d'Alfeo, Giacomo di Zebedeo e i discepoli pastori con Mannaen, oltre ad altri che non conosco.
Non vedo lo Zelote, non Lazzaro, non Massimino. Infine questo entra con dei servi e distribuisce a tutti del pane con cibi diversi, ossia ulive o formaggio, o miele, e anche latte fresco per chi lo vuole. Ma non c'è voglia di mangiare, per quanto Massimino esorti tutti a farlo. L'accasciamento è profondo. I visi si sono in pochi giorni infossati, fatti terrei sotto il rossore del pianto. Specie gli apostoli e quelli fuggiti fin dalle prime ore mostrano un aspetto avvilito, mentre i pastori con Mannaen sono meno accasciati, anzi, meno vergognosi, e Massimino è solo virilmente addolorato. Entra quasi di corsa lo Zelote e chiede: «É qui Lazzaro?». «No, è nella sua stanza. Che vuoi?».
«Sul limite del sentiero, presso la fontana del Sole, è Filippo. Viene dalla piana di Gerico. É sfinito. E non vuole venire avanti, perché... come tutti, si sente peccatore. Ma Lazzaro lo persuaderà». Si alza Bartolomeo e dice: «Vengo anche io...». Vanno da Lazzaro che, chiamato, esce con un volto straziato dalla stanza semibuia, dove certo ha pianto e pregato. Escono tutti e traversano prima il giardino, poi il paese nella parte che si dirige già verso le pendici del monte
Uliveto, e poi raggiungono il limite di questo paese dalla parte dove esso termina col terminare del pianoro su cui è costruito, per proseguire unicamente colla via montana che scende e sale a scalinate naturali per le montagne, che degradano verso la pianura a est e salgono verso la città di Gerusalemme a ovest. Qui è una fontana dal largo bacino, dove certo armenti e uomini si dissetano.
Il luogo è in quest'ora solitario e fresco, perché molta ombra di alberi folti è intorno alla cisterna piena di un'acqua pura, che sempre si rinnova scendendo da qualche sorgiva montana e trabocca tenendo umido il suolo. Filippo è seduto sull'orlo più alto della fonte, a capo basso, spettinato, polveroso, con i sandali rotti che pendono dal piede scorticato. Lazzaro lo chiama, con pietà: «Filippo, vieni a me! Amiamoci per amor suo. Stiamo uniti nel suo Nome. E amarlo ancora fare questo!». «Oh! Lazzaro! Lazzaro! Io sono fuggito... e ieri, oltre Gerico, ho saputo che è morto!... Io... io non mi posso perdonare di essere fuggito...».
«Tutti siamo fuggiti. Meno Giovanni che è rimasto a Lui fedele e Simone che ci ha radunati per ordine suo dopo che da vili fuggimmo. E poi... di noi apostoli, nessuno fu fedele», dice Bartolomeo. «E te lo puoi perdonare?». «No. Ma penso riparare come posso col non cadere nell'abbattimento sterile. Dobbiamo unirci fra noi. Unirci a Giovanni. Sapere le sue ultime ore. Giovanni lo ha sempre seguito», risponde a Filippo il compagno Bartolomeo. «E non fare morire la sua Dottrina. Bisogna predicarla al mondo. Tenere viva quella almeno, posto che, troppo pesanti e tardi, non sapemmo provvedere in tempo a salvarlo dai suoi nemici», dice lo Zelote.
«Non potevate salvarlo. Nulla lo poteva salvare. Egli me lo ha detto. Lo ridico un'altra volta», dice sicuro Lazzaro. «Tu lo sapevi, Lazzaro?», chiede Filippo. «Lo sapevo. La mia tortura è stata di sapere, dalla sera del sabato, la sua sorte da Lui, e nei particolari, nel sapere come noi avremmo agito...». «No. Tu no. Tu hai solo ubbidito e sofferto. Noi abbiamo agito da vili. Tu e Simone siete i sacrificati all'ubbidienza», prorompe Bartolomeo.
«Si. All'ubbidienza. Oh! come è pesante fare resistenza all'amore per ubbidienza all'Amato!
Vieni, Filippo. Nella mia casa sono quasi tutti i discepoli. Vieni tu pure». «Mi vergogno di apparire al mondo, ai compagni...». «Tutti uguali siamo!», geme Bartolomeo. «Si. Ma io ho un cuore che non si perdona». «Ciò è orgoglio, Filippo. Vieni. Egli mi ha detto la sera del sabato: "Essi non si perdoneranno. Di' loro che Io li perdono, perché so che non sono loro che agiscono liberamente. Ma è Satana che li travia". Vieni». Filippo piange più forte, ma cede. E, curvo come fosse divenuto vecchio in pochi giorni, va a fianco di Lazzaro fino al cortile dove tutti lo attendono. E lo sguardo che egli dà ai compagni, e quello che i compagni dànno a lui, è la confessione più chiara del loro accasciamento totale. Lazzaro lo nota e parla: «Una nuova pecora del gregge di Cristo, intimorita dalla venuta dei lupi e fuggita dopo la cattura del Pastore, è stata raccolta dall'amico di Lui.
A questa dispersa, che ha conosciuto l'amarezza dell'essere sola, senza neppure il conforto di piangere lo stesso errore fra i fratelli, io ripeto il suo testamento di amore. Egli, lo giuro alla presenza dei cori celesti, mi ha detto, con tante altre cose che la vostra umana debolezza presente non può sopportare perché, veramente, sono di una desolazione che mi lacerano da dieci giorni il cuore - e se non sapessi che la mia vita serve al mio Signore, benché così povera e manchevole come è, mi abbandonerei alla ferita di questo dolore di amico e di discepolo che tutto ha perduto, Lui perdendo - mi ha detto: "I miasmi di Gerusalemme corrotta renderanno folli anche i miei discepoli. Essi fuggiranno e verranno da te". Infatti, vedete che tutti siete venuti.
Tutti, potrei dire. Perché, meno Simon Pietro e l'Iscariota, tutti siete venuti verso la mia casa e il mio cuore di amico. Ha detto: "Tu le radunerai. Le rincuorerai le mie pecore disperse. Dirai loro che Io le perdono. Ti affido il mio perdono per loro. Non si daranno pace di essere fuggiti.
Di' loro di non cadere nel più grande peccato del disperare del mio perdono Così ha detto. E io, perdono per Lui vi ho dato. E ne ho avuto rossore di darvi in suo Nome questa cosa così santa, così sua, che è il Perdono, ossia l'Amore perfetto, perché perfettamente ama chi al colpevole perdona. Questo ministero ha confortato la mia aspra ubbidienza...
Perché là avrei voluto essere, come Maria e Marta, le mie dolci sorelle. E se Lui fu crocifisso sul Golgota dagli uomini, io qui, ve lo giuro, sono crocifisso dall'ubbidienza, ed è ben straziante martirio. Ma se serve a dargli conforto allo Spirito, se ciò serve a salvargli i suoi discepoli sino al momento in cui Egli li radunerà per perfezionarli nella fede, ecco, io immolo una volta ancora il mio desiderio di andare almeno a venerarne la salma prima che il terzo giorno muoia. Lo so che dubitate. Non dovete. Io non so le sue parole del banchetto pasquale altro che per quello che voi mi avete detto. Ma più le penso, più alzo uno per uno questi diamanti delle sue verità, e più sento che essi hanno un sicuro riferimento al domani immediato. Egli non può avere detto: "Vado al Padre e poi tornerò" se non avesse veramente a tornare.
Non può avere detto: "Quando mi rivedrete sarete pieni di gaudio" se fosse scomparso per sempre. Egli lo ha sempre detto: "Io risusciterò". Voi mi avete detto che disse: "Sui semi gettati in voi sta per cadere una rugiada che li farà tutti germogliare, e poi verrà il Paraclito che li farà divenire alberi potenti". Non disse così? Oh! non fate che ciò avvenga solo per l'ultimo dei suoi discepoli, per il povero Lazzaro che non fu con Lui che raramente! Quando Egli tornerà, fate che trovi germogliati i suoi semi sotto la rugiada del suo Sangue. In me è tutta una accensione di luce, è tutto un erompere di forze dall'ora tremenda in cui Egli salì sulla Croce.
Tutto si illumina, tutto nasce e mette stelo. Non c'è parola che mi resti nel suo povero significato umano. Ma tutto ciò che da Lui o di Lui udii, ecco che ora prende vita, e realmente la mia landa brulla si muta in fertile aiuola dove ogni fiore ha il suo Nome e dove ogni succo trae vita dal suo Cuore benedetto. Io credo, Cristo! Ma perché questi credano in Te, in ogni tua promessa, nel tuo perdono, in tutto quanto è Te, ecco, ti offro la mia vita. Consumala, ma fa' che la tua Dottrina non muoia! Frantuma il povero Lazzaro. Ma riunisci le membra disperse del nucleo apostolico. Tutto ciò che Tu vuoi, ma in cambio sia viva ed eterna la tua Parola, e ad essa ora e sempre vengano coloro che solo per Te possono avere la vita eterna». Lazzaro è realmente ispirato.
L'amore lo trasporta ben in alto. Ed è tanto forte il suo trasporto che solleva anche i compagni. Chi lo chiama a destra e chi a sinistra, quasi fosse un confessore, un medico, un padre. Il cortile della ricca casa di Lazzaro, non so perché, mi fa pensare alle dimore dei patrizi cristiani in tempi di persecuzione e di eroica fede... É curvo su Giuda d'Alfeo, che non riesce a trovare una ragione per calmare il suo affanno di avere lasciato il Maestro e cugino, quando qualcosa lo fa rialzare di scatto. Si volge intorno e poi dice netto: «Vengo, Signore».
La sua parola di pronta adesione di sempre. Ed esce, correndo come dietro a qualcuno che lo chiami e preceda. Tutti si guardano stupiti. Si interrogano. «Che ha visto?». «Ma non c'è nulla!». «Hai udito una voce tu?». «Io no». «E io neppure». «E allora? Lazzaro è forse malato di nuovo?». «Forse... Ha sofferto più di noi, e ha tanto dato di forza a noi, vili! Forse ora lo ha preso il delirio». «Infatti è molto sciupato nel volto». «E il suo occhio nel parlare ardeva». «Sarà Gesù che lo ha chiamato al Cielo». «Infatti Lazzaro gli ha offerto la vita poco fa... Come un fiore lo ha subito colto... Oh! noi miseri! E che faremo ora?». I commenti sono disparati e dolorosi.
Lazzaro traversa il vestibolo, esce nel giardino, sempre correndo, sorridendo, mormorando, e c'è la sua anima nella sua voce: «Vengo, Signore». Giunge ad un folto di bossi che fanno un recesso verde, noi diremmo un chiosco verde, e cade a ginocchi, col volto al suolo gridando:
«Oh! mio Signore!». Perché Gesù, nella sua bellezza di Risorto, è sul limitare di questo verde recesso e gli sorride... e gli dice: «Tutto è compiuto, Lazzaro. Sono venuto a dirti grazie, amico fedele. Sono venuto a dirti di dire ai fratelli di venire subito alla casa della Cena. Tu - un altro sacrificio, amico, per amor mio - tu resta, per ora, qui... So che ne soffri. Ma so che sei generoso. Maria, tua sorella, è già consolata, perché l'ho vista e mi ha visto». «Non soffri più, Signore. E questo mi ripaga di ogni sacrificio. Ho... sofferto a saperti nel dolore... e a non esserci...».
«Oh! c'eri! Il tuo spirito era ai piedi della mia croce ed era nel buio del mio sepolcro. Tu mi hai evocato più presto, come tutti quelli che mi hanno totalmente amato, dal profondo dove ero.
Ora Io ti ho detto: "Vieni, Lazzaro". Come nel giorno della tua risurrezione. Ma tu da molte ore mi dicevi: "Vieni". Sono venuto. E ti ho chiamato. Per trarti, a mia volta, dal profondo del tuo dolore. Va'. Pace e benedizione a te, Lazzaro! Cresci nell'amore di Me. Tornerò ancora». Lazzaro è sempre rimasto in ginocchio senza osare un gesto. La maestà del Signore, per quanto temperata d'amore, è tale che paralizza il solito modo di fare di Lazzaro.
Ma Gesù, prima di scomparire in un gorgo di luce che lo assorbe, fa un passo e sfiora con la sua Mano la fronte fedele. É allora che Lazzaro si desta dal suo stupore beato e si alza e, correndo precipitosamente dai compagni, con una luminosità di gioia negli occhi e una luminosità sulla fronte sfiorata dal Cristo, grida: «É risorto, fratelli! Mi ha chiamato. Sono andato. L'ho visto. Mi ha parlato. Mi ha detto di dirvi di andare subito alla casa della Cena. Andate! Andate! Io resto perché Egli lo vuole. Ma il mio giubilo è completo...». E Lazzaro piange nella sua gioia, mentre spinge gli apostoli ad andare per primi dove Egli comanda. «Andate! Andate! Vi vuole!
Vi ama! Non temete di Lui... Oh! è più che mai il Signore, la Bontà, l'Amore!». Anche i discepoli si alzano... Betania si svuota. Resta Lazzaro col suo grande cuore consolato...
SUPREMO APPELLO
... Ai miei figli voglio parlare Io - voi non siete che strumenti, mezzi. Lo strumento non ha diritto di rifiutarsi all'Artista che lo maneggia. Fatemi largo, o figli! Avete o no fiducia in Me?
... Ogni giorno di ritardo segna un nuovo spargimento di sangue inutilmente versato; ve ne chiederò conto come se voi stessi ne foste gli autori, come se agiste di concerto con « essi », poiché vi avevo indicato il mezzo di salvezza e procrastinaste nell'esecuzione. Credete che un Padre possa vedere così spargere il sangue dei suoi figli, senza sentirsi commosso fin nelle viscere? Ho viscere di Padre e di fratello, Io che sono il vostro Salvatore e della vostra carne mi sono vestito un giorno perché vi amavo.
Come Medico accetto e impongo questa orribile mutilazione dell'umanità, ma come Padre me ne sento dilaniare ...
La Santa Messa
Quando il celebrante stava per dare la benedizione, la Santissima Vergine parlò di nuovo e disse: «Fai attenzione, osserva bene... Invece di fare il segno della Croce, voi fate un ghirigoro. Ricorda che questa benedizione può essere l’ultima che ricevi nella tua vita dalla mano di un sacerdote. tu non sai se uscendo da qui, morirai o no, e non sai se avrai l’opportunità che un altro sacerdote ti dia una benedizione. quelle mani consacrate ti stanno dando la benedizione nel Nome della Santissima trinità, pertanto, fai il segno della Croce con rispetto e come se fosse l’ultimo della tua vita.»
Quante cose perdiamo non capendole, e quando non partecipiamo tutti i giorni alla Santa messa! Perché non fare uno sforzo e cominciare la giornata mezz’ora prima, per correre alla Santa messa e ricevere tutte le benedizioni che il Signore vuole riversare su di noi?
Capisco che non tutti, a causa dei loro obblighi, possono farlo ogni giorno, ma almeno due o tre volte per settimana si; indubbiamente, tanti evitano la messa della domenica con il debole pretesto di avere uno o due o dieci bambini piccoli e pertanto non possono assistere alla messa... Come fanno quando hanno altri impegni importanti? Che vadano con tutti i bambini, oppure facciano i turni: il marito ci va in un’ora e la moglie in un’altra ora, ma che adempiano i propri obblighi verso Dio.
Abbiamo tempo per studiare, per lavorare, per divertirci, per riposare, ma NON ABBIAMO TEMPO PER ANDARE ALLA SANTA MESSA ALMENO LA DOMENICA.
Testimonianza di Catalina RIVAS
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