giovedì 29 agosto 2019

Santa Elisabetta d'Ungheria - Dio vieta la ricchezza?



Spesso la società associa la ricchezza a uno stigma negativo dell'avidità, ma Dio vieta la ricchezza? Ci sono storie nella Bibbia in cui molti prosperarono e Dio rese gli uomini ricchi. Isaac Abraham, Jacob e persino Giobbe erano tutti ricchi ai loro tempi e Dio usava la loro ricchezza per servire un bene superiore. Mentre la Bibbia mostra anche esempi aspri di come la ricchezza può corrompere o allontanare le persone da Dio, ci sono anche casi in cui Dio ha usato i ricchi per dimostrare carità e onore a lui. Quindi è diverso per i santi?

Santa Elisabetta d'Ungheria
È il caso di Santa Elisabetta d'Ungheria, conosciuta anche come Elisabetta di Turingia. È considerata una delle sante più generose che hanno un forte desiderio di aiutare i poveri che è conosciuta come la Santa per le organizzazioni benefiche cattoliche e la patrona per l'ordine francescano secolare. Nata nell'anno 1207, era una pia giovane principessa nata con estrema ricchezza e privilegio, eppure sentiva una chiamata ad aiutare chi era nel bisogno e a servire i poveri. Come figlia del re Andrea II d'Ungheria, la sua famiglia aveva altri piani per lei e la fidanzò con il conte Luigi di Turingia. Elisabetta aveva tutto il necessario e il capriccio incontrato. Sono sicuro che è facile immaginare una vita di lusso semplice in cui ogni desiderio viene curato e ogni necessità fornita.
A differenza dei casi in cui i reali gocciolano in diamanti o spendono soldi per mobili lussuosi, Elizabeth si sentì chiamata a fare qualcosa di più gratificante. Fu guidata con direzione spirituale da uno dei sacerdoti dell'ordine francescano e fece il suo dovere di aiutare i meno fortunati.Fortunatamente, il suo matrimonio è stato un vero amore (poiché molti matrimoni ai suoi tempi erano principalmente destinati all'eredità della famiglia o per evitare di dividere la proprietà) e suo marito si abbandonava amorevolmente alla necessità di aiutare i poveri e dare via gran parte delle loro razioni alimentari.
Mentre esempi nella Bibbia ci insegnano che avere troppo e non condividere può portare al peccato, è vero il contrario per Elizabeth's Court. Sconvolta dalla sua generosità, molti cortigiani di suo marito mostrarono apertamente disprezzo per la carità di Elisabetta. Suo marito, d'altra parte, era favorevole alla sua ospitalità e suggerì persino al Cortigiano che un atto di gentilezza si sarebbe restituito in qualche altra benedizione. In qualche modo, ogni volta che dava da mangiare il raccolto era abbondante, o riceveva altre benedizioni.

Dio chiama ognuno di noi a cedere come possiamo. L'obiettivo non è quello di dare solo monetariamente. A volte troviamo difficile dare via le nostre cose o addirittura la nostra fiducia aggiungendo clausole. Ricordo che mia figlia voleva aiutare un senzatetto che aveva un cartello che chiedeva cibo. Abbiamo obbligato e gli abbiamo dato alcuni snack che avevamo nella nostra macchina. All'inizio, mio ​​marito è un po 'più scettico rispetto al resto di noi, non era sicuro che l'uomo avesse ulteriori motivi, ma voleva anche che mia figlia sapesse che era importante dare.

La parte più difficile del dare è che non conosciamo sempre le intenzioni di coloro che diamo. Li useranno per il motivo previsto? Che senso ha dare se le persone saranno ingannevoli? Ricordo di aver sentito dire la mia amica mentre le dicevo cinicamente che donare soldi ai senzatetto significava contribuire alla loro tossicodipendenza. La sua risposta è stata "Posso solo sperare che usino i soldi per quello per cui dicono".

Ammetto di aver posto le condizioni per dare. Andava bene fintanto che ciò che intendevo sarebbe successo. Ma quello che ho capito è che Dio non pone disposizioni sul suo amore per noi. Quando Dio ci diede suo Figlio, lo fece senza condizioni, lo fece con puro amore. Quante volte torniamo sulle nostre parole per tutto ciò che Dio ci dà e non riusciamo a mantenere le nostre promesse? Di volta in volta continua a dare, a provvedere sempre a noi, amandoci incondizionatamente.
Dai senza aspettative
Santa Elisabetta lo sapeva. Sapeva che era molto meglio dare a chi era nel bisogno senza alcuna aspettativa. Al punto che i suoi bisogni erano secondari. Elizabeth avrebbe potuto facilmente voltare le spalle a coloro che la circondavano. Era una principessa, aveva le necessità della vita e tuttavia si concentrava sul servire gli altri. Suo marito ha gentilmente aperto un ospedale ai piedi del loro castello in modo che potesse prestare assistenza ai malati e ai poveri. Non era solo ricca in termini monetari, ma la sua ricchezza si misurava anche nella sua compassione e preoccupazione per gli altri.
La maggior parte di noi non avrà la ricchezza monetaria, ma quanti di noi sono disposti a donare tutto noi stessi nel corpo e nello spirito per camminare e servire il Signore? So che è una sfida difficile da porsi e pochissimi prenderanno la chiamata per farlo. Eppure possiamo fidarci che Dio provvederà sempre a noi.
Durante una dura carestia, Santa Elisabetta svuotò le botti di grano delle riserve di suo marito. Molti cortigiani si sono lamentati del fatto che stava dando via tutta la ricchezza del suo regno. Eppure Dio l'ha sempre fornita in abbondanza. Suo marito morì sei anni dopo essersi sposati durante le crociate.Fu a questo punto che molti cortigiani cercarono di bandire Elisabetta dalla corte e di privarla dei suoi titoli e ricchezza. Alla fine fu reintegrata dagli alleati di suo marito che erano tornati dalle Crociate e suo figlio sarebbe stato il prossimo in fila per il trono. Per il resto della sua vita, ha continuato a fare buone opere per servire i poveri e gli ammalati.
Forse non sei chiamato a rinunciare a tutto ciò che hai, ma quali doni ti ha fatto Dio che puoi dare con tutto il cuore e in abbondanza con gli altri? Potremmo non avere la ricchezza monetaria come Santa Elisabetta, ma possiamo avere la ricchezza della compassione e della carità. Una cosa è certa, siamo chiamati a usare i doni che riceviamo in abbondanza per servire alla gloria di Dio.

A. B.

Il fuoco inestinguibile dell'amore



Parte 1

I primi ebrei hanno usato il simbolo del fuoco inestinguibile per rappresentare la potenza divorante dell'amore di Dio. I primi cristiani tuttavia credevano che questo amore fosse ora incarnato nel corpo risorto e glorificato di Gesù, quando risuscitò dai morti il ​​primo giorno di Pasqua e usarono l'energia radioattiva del sole per simboleggiare il suo potere salvifico per tutti di noi. Ciò si è manifestato in particolare quando Gesù lo ha rilasciato a tutti noi nel primo giorno di Pentecoste come uno tsunami soprannaturale dell'amore.
Ecco perché il nome Sunday è stato usato dai primi cristiani per descrivere il giorno più importante della loro settimana, perché il sole è diventato per loro un simbolo di Cristo risorto. Come la maggior parte dei simboli, non sono altro che un'ombra della realtà che simboleggiano. Se desideri confrontare l'energia rilasciata da Nostro Signore alla Risurrezione, dovresti aggiungere ad essa l'energia rilasciata dal sole più la somma totale dell'energia liberata da tutte le altre stelle nel firmamento concentrate insieme. Moltiplica quell'energia per l'infinito e trasponila nell'amore, nell'amore puro e puro. Questo è l'amore che ha legato il Padre al Figlio da tutta l'eternità, rilasciato il primo 
fuoco inestinguibile dell'amore
Pentecoste per attirarci indietro nel Padre che per primo ci ha concepito, dentro e attraverso il Figlio che l'ha liberato.

Quando San Giovanni disse che "Dio è amore" (1 Giovanni 4: 8) .Non stava cercando di dare una definizione di ciò che l'amore è in sé come farebbe un filosofo greco, stava descrivendo nella sua lingua che Dio sta amando; questo è quello che è, ed è quello che fa, continuamente.
A differenza del sole, questo amore si irradia verso l'esterno e verso tutti coloro che lo riceverebbero, non solo durante il giorno, ma il giorno e la notte, fino alla fine dei tempi. Se pensi che mi stia concedendo una pia iperbole, ripensaci. Nessun mito creato dall'uomo, nessuna fiaba ha mai raccontato storie come questa. Nessun sognatore ha mai sognato una verità così incredibile come questa - eppure è la più grande verità mai raccontata dal più grande uomo che sia mai vissuto.
Prima della risurrezione Gesù era limitato dal corpo fisico in cui aveva scelto liberamente di entrare.La sua scelta significava che poteva essere solo in un posto alla volta, quindi incontrarlo sarebbe stato difficile come incontrare qualsiasi celebrità importante ai nostri tempi. Ma tutto è cambiato ora, perché lo stesso amore ultraterreno che lo ha sollevato da questo mondo il primo giorno di Pasqua gli consente di rientrarlo ogni giorno. Quindi ora può entrare in noi come ha promesso, in modo da poter fare la sua casa in noi e noi possiamo fare la nostra casa in lui, come ha promesso nell'Ultima Cena. Tutto ciò è possibile, non in un lontano sogno irrealizzabile, ma qui e ora nel momento presente. Ecco perché Jean Pierre de Caussade, il grande mistico gesuita disse:
"Il momento presente contiene molto più di quello che abbiamo la capacità di ricevere, perché è pieno di infiniti tesori."
Questi infiniti tesori sono tutti contenuti nell'amore di Dio, poiché colpisce prima il cuore umano e poi come un prisma lo distribuisce in ogni parte della personalità umana. Questi tesori spirituali non sono solo pieni dell'amore di cui abbiamo bisogno, ma anche delle virtù che l'amore genera in noi, permettendoci di restituire questo amore in natura a Dio, e quindi di condividere ciò che riceviamo con gli altri. Egli chiama il qui e ora il "sacramento del momento presente", perché è l'unico momento in cui il tempo tocca l'eternità. È l'unico momento in cui l'amore di Dio può raggiungerci e noi possiamo raggiungerlo, per iniziare e continuare il viaggio per il quale ogni essere umano brama profondamente dentro di loro. È il viaggio verso l'ultimo matrimonio mistico per cui tutti noi desideriamo ardentemente, dove il nostro amore e l'amore di Cristo diventano uno, nei Tre in Uno, e per tutta l'eternità.
Questa è quella che chiamiamo la "buona notizia" perché è la migliore notizia possibile che chiunque possa mai sentire. Ma la cattiva notizia è che l'amore infinito che è continuamente a nostra disposizione è diverso da tutte le altre forme di energia perché l'amore non può essere forzato. Lo sappiamo dalla nostra esperienza di esseri umani. Non importa come potremmo amare qualcuno o non importa quanto possano amarci, se quell'amore non è il benvenuto, se non è ricevuto e ricambiato, non avrà alcun effetto, non importa quanto potente possa essere. È lo stesso con l'amore di Dio. Questo è il motivo per cui sin dall'inizio la prima domanda posta dai grandi santi e mistici non è: "Come amiamo Dio?", Ma "Come possiamo scegliere liberamente di voltarci e aprirci per ricevere il suo amore?"
fuoco inestinguibile dell'amore
È solo allora che il suo amore può iniziare ad entrare nel nostro amore in modo tale da poter soffocare e sovraccaricare il nostro amore umano con il divino. Quindi può iniziare l'ascesa, in, con e attraverso Cristo, attraverso il quale viene dato questo amore, per contemplare il Padre, nel quale il nostro destino finale è portato alla perfezione. Ma e sembra che ci sia sempre un "ma" quando sentiamo una buona notizia, se non facciamo nulla per cercare di ricevere l'amore di Dio, allora non accadrà nulla tranne che invece di andare avanti nella vita spirituale andremo costantemente indietro. Preghiera è la parola usata nella tradizione cristiana per descrivere ciò che facciamo ogni giorno per voltarci e aprirci per ricevere questo amore. 

San Bernardo di Chiaravalle.



Mio Dio, mio Salvatore, ti amerò… nella mia misura, che sarà certo minore di quella giusta, ma che certamente non mancherà di raggiungere il limite delle mie possibilità.


I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME



Barbara e Tomaso.

Il nostro vecchio servo di casa lo vidi 17 volte sempre solo in ospedale, non ho mai parlato con lui.
Il 31 Gennaio 1923 io abitai per alcuni giorni in una stanza al terzo piano. Quando durante il giorno guardai nello specchio, vidi uscirne una testa di donna. Mi voltai, dietro di me stava una dama in rosa; ma all'istante era di nuovo sparita. Il suo vestito era il costume del XVI secolo, solo mi colpii subito il fatto che la sua pettinatura non si concordava col vestito.
La sera andai a dormire con presentimento non molto simpatico perché sentii nella camera vicina, che era disabitata, parlare la medesima voce, che se si è sentita una volta non si dimentica piú. Io dormii benissimo sino alle tre, quando mi risvegliai con un senso di spavento. Ora sapevo, lei è qui. Accesi la luce ed eccola e anche un uomo in costume di cavallerizzo accanto a lei, stavano alla porta. Io ricorsi all'acqua santa e domandai: "Chi sei?" - "Barbara". "Che vuoi?" nessuna risposta; essa mise il dito sulle labbra e mi fece cenno di uscire dalla porta con lei. Era tutto così naturale che mi vergognavo di uscire dal letto davanti all'uomo. Allora essi uscirono dalla porta ed io notai una ferita alla nuca di lei. Di qui la sua strana capigliatura. Io mi guardai bene di andare con loro; solo quando furono fuori guardai dietro e la vidi entrare nella cosidetta camera da letto. Non sarei potuta entrarvi, perché era chiusa a chiave.
Il 5 Febbraio avevo da fare di sopra ed ecco Barbara sul corridoio che entrò di nuovo nella camera da letto. Io scesi di corsa presi la chiave e la seguii. La trovai che mi aspettava appoggiata alla parete. Io domandai: “Sei Barbara von L...V” (perchè nel frattempo avevamo guardato nella storia dove c'era pure un'altra Barbara) "Si' - "Vuoi pregare con me?". Essa mi fece cenno di sì con uno sguardo cattivo. Io recitai: "Anima Christi..." e quando io dissi: "Acqua del Costato di Cristo lavami", essa incominciò a piangere disperatamente e a singhiozzare nelle sue mani. Poi mi guardò ancora una volta con occhi pungenti e uscii fuori verso la torre. Ora da lungo tempo non la vedo, perché non vado piú di sopra. Poi venne a stare di sopra una pittrice, noi saliamo spesso da lei per vedere, ma Barbara non la vedo.
Il 21 Febbraio all'una di notte mi sveglio con la precisa sensazione. Barbara e l'uomo sono lì in piedi. Io mi adirai proprio, perché di sotto io mi sentivo sicura da loro e dissi: "Perché non rimanete di sopra?" - "Perché quelli non possono vedere". Io domando all'uomo: "Come ti chiami?". Barbara risponde per lui: "Tomaso" "Che vuoi ancora da me?" - "Una S. Messa" dice Barbara. Io prego con loro e dico: "Non venite più, io vi prometto che si pregherà per voi". Poi essi se ne vanno non li vidi più. Mi fa sempre meraviglia quale forza emani dagli spiriti per potermi svegliare dal sonno più profondo. Lo svegliarsi è qualche cosa del tutto singolare; uno capisce subito che cosa lo aspetta. Un vedere nel buio è escluso, una volta anche con Barbara io ho chiuso gli occhi per provare, ma allora non si vede niente! 

EUGENIA VON DER LEYEN

GESù EUCARISTIA l’amico che ti aspetta sempre



IL SACERDOTE 

«La vocazione sacerdotale è un mistero. Il mistero di un meraviglioso scambio tra Dio e l’uomo. Questi offre a Cristo la sua umanità perché Egli possa servirsene come strumento di salvezza, quasi facendo di quest’uomo un altro se stesso (un altro Cristo)... Esiste sulla terra un’altra realizzazione umana più grande del poter rappresentare ogni giorno nella persona di Cristo il sacrificio redentore, lo stesso sacrificio che Cristo compì sulla croce... Per questo la celebrazione eucaristica è, per lui, il momento più importante e sacro della giornata, è il centro della sua vita» (DM 8). «Il sacerdote deve vivere la sollecitudine per tutta la Chiesa e, in un certo modo, sentirsi responsabile di essa» (DM 5) e di tutta l’umanità. Ha una missione universale. 
Gesù ha unito il sacerdote all’azione più santa della storia, all’unico atto pienamente degno di Dio. Per questo deve essere veramente grato del dono della vocazione. Quanto è grande la dignità del sacerdote! «Onora il Signore con tutta l’anima e riverisci i sacerdoti» (Sir 7, 31). «Il sacerdozio è l’amore del Cuore di Gesù... Se comprendessimo bene ciò che è il sacerdote moriremmo, non di paura ma d’amore» (Curato d’Ars). «Il sacerdozio è la vetta di tutte le dignità e titoli del mondo» (sant’Ignazio di Antiochia). Per questo i santi hanno sempre avuto grande stima dei sacerdoti. Santa Edvige diceva: «Che Dio benedica chi fa scendere Gesù dal cielo e me lo dà». Così anche san Francesco d’Assisi affermava: «Nei sacerdoti vedo il Figlio di Dio... e se incontrassi un angelo del cielo e un sacerdote, prima mi inginocchierei davanti al sacerdote e poi davanti all’angelo».
«Oh venerabile dignità del sacerdote tra le cui mani s’incarna ogni giorno il Figlio di Dio, come si incarnò nel seno di Maria» (sant’Agostino). Il sacerdote è l’uomo dell’Eucaristia e vive per l’Eucaristia. Giovanni Paolo II affermava che «la celebrazione dell’Eucaristia è il centro e il cuore di tutta la vita sacerdotale» (30 ottobre 1996). Egli personalmente diceva: «Nulla ha maggior senso e mi dà maggior gioia di celebrare la santa Messa ogni giorno. Così è stato dal giorno stesso della mia ordinazione sacerdotale» (USA 14 settembre 1987).
E ancora: «Per me il momento più importante e sacro di ogni giorno è la celebrazione dell’Eucaristia. Domina in me la consapevolezza di celebrare sull’altare “in persona Christi”. Non ho mai smesso di celebrare il santo sacrificio. La santa Messa è il centro di tutta la mia vita e di ogni mia giornata» (27 ottobre 1995). Essere sacerdote significa «essere amministratore del bene più grande della Redenzione, che dà agli uomini il Redentore stesso. Celebrare l’Eucaristia è la missione più sublime e più sacra di ogni sacerdote. E per me, fin dai primi anni di sacerdozio, la celebrazione dell’Eucaristia non è stato soltanto il dovere più sacro, ma soprattutto la necessità più profonda dell’anima... il mistero eucaristico è il cuore palpitante della Chiesa e della vita sacerdotale» (DM 9). Dalla sua celebrazione dipendono molte benedizioni per il mondo, infatti la Messa si celebra per la salvezza del mondo intero.
Perciò la Chiesa «raccomanda intensamente al sacerdote la celebrazione giornaliera della santa Messa, che anche se non potesse essere assistita dai fedeli, è un’azione di Cristo e della Chiesa, nella cui attuazione i sacerdoti adempiono il loro principale ministero» (Canone 904 e Vat II PO 13). Il sacerdote nella Messa offre «il santo sacrificio in persona Christi, che vuol dire più che nel suo nome o in sua vece. In persona vuol dire nell’identificazione specifica sacramentale con il Sommo ed eterno sacerdote, che è l’autore ed il soggetto principale di questo suo stesso sacrificio, nel quale, in verità, non può essere sostituito da nessuno» (Paolo VI, Lett. Sul culto dell’Eucaristia N° 8). Nella santa Messa il sacerdote personifica Cristo, secondo il canone 899. Cristo prende possesso della sua persona e, per mezzo di lui, offre se stesso al Padre, come lo fece sulla Croce. C’è un’identificazione del sacerdote con Cristo, perché Cristo assume la persona del sacerdote e agisce attraverso di lui, che è suo ministro e strumento. Il sacerdote gli presta le sue mani, la sua voce, il suo corpo.
***
Angel Peña

PREGHIERA




Adorato ed Amatissimo Cristo, 
Ti prego umilmente di guardarmi benignamente.

Ti amo e Ti venero a nome 
di tutti gli esseri umani e, 
riconoscendomi peccatore
ed immeritevole di tanto Amore,
Ti prego di venire in soccorso della mia Anima,
che desidero liberare dai momenti 
in cui la contristo e la faccio patire.

Metto la mia Anima davanti a Te, mio Signore,
lei anela il Tuo Amore, quello che io le nego
nell’essere tanto umano, perché disprezzo 
quello che mi attrae a Te.


Io desidero salvare la mia Anima liberandola
da quei momenti indebiti ai quali 
la mia volontà umana tende con maggior frequenza. 

Dammi la saggezza e l’umiltà cosicché 
la mia volontà cerchi la Tua presenza Signore
e quindi, unito a Te, sia fedele
alla Tua Santissima Volontà.


Cristo, purifica il mio cuore dal disamore 
Cristo, purifica la mia volontà e guidami a Te 
Cristo, purifica la mia mente e quindi focalizzami in Te 
Cristo, purifica i miei pensieri da quanto è indebito 
Cristo, purifica i miei occhi perché io non guardi ciò che non è reale
Cristo, purifica i miei orecchi perché non ascoltino quello che ti offende 
Cristo, purifica la mia lingua perché non giudichi il prossimo 
Cristo, purifica il mio intelletto perché non sia superbo
Cristo, purifica i miei sentimenti perché io non disprezzi il fratello 
Cristo, purifica le mie sensazioni perché non mi facciano comportare male 
Cristo, purifica la mia coscienza perché non mi turbi ed io mi inganni
Cristo, purifica la storia della mia vita, perché non giudichi a causa del mio passato 
Cristo, purifica il mio passato perché io sia una nuova creatura in Te 
Cristo, purifica le mie mani perché non si alzino contro il fratello 
Cristo, purifica i miei passi perché si dirigano unicamente verso di Te 
Cristo, purificami e rinnovami 
Cristo, con la Tua Croce insegnami a perdonare
Cristo, con la Tua Croce insegnami a non godere della superbia
Cristo, con la Tua Croce insegnami a non mormorare
Cristo, con la Tua Croce insegnami a guardare in faccia il dolore
Cristo, con la Tua Croce insegnami ad amare come Te
Cristo, con la Tua Croce insegnami ad essere umile
Cristo, con la Tua Croce insegnami ad essere buono
Cristo, con la Tua Croce insegnami ad essere un servo che Ti sia utile 
Cristo, con la Tua Croce insegnami a vivere nella fede, nella speranza e nella carità.


Rialzami Cristo mio ed insegnami  
che Tu Sei la perfezione e
che io debbo tendere alla perfezione, 
che non devo esigere dal prossimo quello che spetta a me.  

Eccomi qui di fronte a Te, dammi da bere il Tuo Amore
e purifica la mia volontà.

Eccomi qui Cristo mio, chiedo il Tuo perdono.

Amen.


mercoledì 28 agosto 2019

Preghiera per il Clero per preparare le anime per la Seconda Venuta



O mio Gesù, 
io non sono che un umile servo e ho bisogno che Tu mi guidi, 
in modo da poter preparare le anime  
per il Tuo Ritorno glorioso. 
Aiutami a convertire le anime e prepararle secondo la sua 
Santa Volontà in modo che siano pronte per entrare nel Nuovo 
Cielo e Terra che hai promesso a tutta l’umanità  
attraverso la Tua morte sulla croce. 
Dammi la grazia di cui ho bisogno, in modo che possa 
comunicare la Tua Parola alle anime assetate  
e che non rinunci mai nel mio dovere verso di Te, caro Gesù,  
al quale ho promesso la mia fedeltà  
attraverso i Miei Sacri voti. 
Amen. 

I SISTEMI ABORTIVI



 Handbook sull’aborto

Cinque sono i sistemi normalmente utilizzati per provocare l'aborto. La natura 
ne conosce un sesto, comunemente chiamato aborto spontaneo.  

Che cos’è un aborto spontaneo 

Secondo la legislazione italiana tuttora in vigore si parla di aborto spontaneo 
quando, per ragioni naturali, l'utero espelle il feto prima del 180° giorno di 
gravidanza.  

Quando avviene la morte del feto? 

Non lo si sa sempre con certezza. Solitamente il feto muore nell'utero a causa 
di anomalie proprie o della placenta; quando ciò si verifica, la madre ha un 
aborto spontaneo.  

È pericoloso? 

Una parte degli aborti spontanei potrebbe tranquillamente avvenire anche a 
domicilio. Però, in presenza di emorragie particolarmente copio se o di uno 
svuotamento incompleto dell'utero, è necessario provvedere al ricovero in 
ospedale della paziente.  
Quando occorre procedere ad un raschiamento, il rischio materno è minimo 
perché di solito il collo dell'utero si ammorbidisce e si apre da solo. Pertanto, 
senza eseguire la dilatazione del collo uterino, il chirurgo può procedere alla 
rimozione dei resti della placenta dalle pareti della cavità uterina, utilizzando, 
con delicatezza, uno strumento apposito. Rari sono i casi di infezione e soltanto 
poche volte vengono trovate parti del feto.  

Quali sono i cinque tipi di aborto procurato? 

1) Aspirazione; 2) raschiamento; 3) prostaglandina; 4) avvelenamento con 
soluzione salina; 5) isterotomia. (Vedere figg. 5, 6, 7 e 8).  

In che cosa consiste il metodo per aspirazione? 

Per praticare questo sistema di aborto il chirurgo quasi sempre deve 
innanzitutto dilatare il canale del collo dell'utero. Ciò è difficile, anche se la 
dilatazione viene limitata il più possibile, perché il collo dell'utero è duro, non è 
cioè pronto ad aprirsi. Il medico inserisce quindi nell'utero un tubo di materia 
plastica aperto all'estremità. L'aspirazione, la cui potenza è di ben 29 volte 
superiore a quella di un normale aspirapolvere, riduce il feto a pezzi. Il 
chirurgo sminuzza infine la placenta, che è solidamente attaccata alle pareti 
interne dell'utero, provvedendo ad aspirarne i frammenti, che vengono 
trasferiti nell'apposito contenitore dell'apparecchio (fig. 6).  

Che cos’è il raschiamento? 

È simile all’aspirazione con la differenza che il medico introduce nell'utero una 
grossa pinza ed un cucchiaio d'acciaio foggiato ad ansa, con cui taglia a pezzi 
ed estrae placenta e feto, che vanno a finire in una, bacinella. Le perdite di 
sangue sono talora molto copiose (fig. 5).  

L'aspirazione è il metodo più sicuro, non è vero?  

Molti entusiasti lo affermano a gran voce, ma non tutti i medici sono d'accordo. 
Nei primi giorni successivi all'intervento possono esservi abbondanti emorragie. 
Quando ciò avviene, è spesso necessario procedere ad un raschiamento e, 
sovente, a trasfusioni di sangue. Poco dopo che nello Stato di New York si e 
cominciato a praticare aborti in gran numero (mentre begli altri stati ciò non 
era ancora consentito) queste complicazioni si sono presentate con una 
frequenza molto elevata nelle maggiori città degli Stati Uniti centro-occidentali. 
Un giorno, per esempio, quattro giovani donne provenienti dallo Stato di New 
York hanno dovuto essere sbarcate dallo stesso aereo e durante il medesimo 
scalo per sopravvenuta emorragia. Né il raschiamento, né l'aspirazione 
possono esser praticati dopo 12 settimane (tre mesi) di gravidanza.  
Cosa sono il sistema di procurare l'aborto con la sonda sottile di 

Karman e l'estrazione mestruale?  

Sono entrambi veri e propri aborti per aspirazione, solo che, se non sono 
attuati molto precocemente dopo la mancanza mestruale, lasciano con maggior 
frequenza resti nell'utero, aumentando il pericolo di infezioni e di emorragie.  

Che cos’è l’aborto con la prostaglandina? 

La prostaglandina è un farmaco sviluppato recentemente dalla Upjohn 
Company di Kalamazoo nello Stato del Michigan. Quando viene somministrato, 
provoca il travaglio ed il parto indipendentemente dalla durata della 
gravidanza. Se il feto è abbastanza maturo da sopravvivere al trauma del 
parto, nascerà vivo, ma sarà troppo piccolo per rimanere in vita. Naturalmente 
il fine dell'aborto è l'uccisione del bambino, per cui avere un neonato vivo è 
solo una "complicazione" fastidiosa.  

La Upjohn è la prima grande casa farmaceutica che è venuta meno all'impegno 
etico di produrre soltanto farmaci destinati a salvare la vita, in quanto ora ne 
fabbrica uno, il cui scopo dichiarato è quello di uccidere. Per questo motivo 
molti antiabortisti non usano più i prodotti della Upjohn perché non vogliono 
aiutare in alcun modo questa società.  

Che cos'è l'avvelenamento con soluzione salina?  

Questo metodo può essere utilizzato a partire dalla sedicesima settimana di 
gravidanza. Un lungo ago viene introdotto nel sacco amniotico, passando per la 
parete addominale della madre. Nel liquido amniotico viene iniettata una 
soluzione salina concentrata, che il feto respira e inghiotte, venendone 
avvelenato. La creatura si dibatte e talvolta ha persino delle convulsioni; 
occorre sovente più di un'ora per, uccidere il bambino. Se tutto procede 
regolarmente, dopo circa 24 ore la madre entra in travaglio ed espelle un 
bimbo morto. Qualunque infermiera che lavora in un ospedale dove si pratica 
l'aborto è però in grado di citare un numero rilevante di casi di bambini nati 
ancora vivi (fig. 8).  

Qualche medico parla dei bambini avvelenati con soluzione salina 
definendoli "frutti canditi". Perché?  

L'effetto corrosivo dei sali concentrati spesso brucia ed asporta completamente 
l'intero strato esterno della pelle del bambino, mettendo a nudo lo strato 
sottocutaneo, rosso vivo e dall'aspetto glassato. Di conseguenza, la testa del 
bambino assume talvolta l'aspetto di un "frutto candito".  
Qualcuno ha paragonato gli effetti di questo metodo a quelli della bomba al 
napalm. Probabilmente è altrettanto doloroso.  

Che cos'è l’isterotomia? 

È un'operazione simile al taglio cesareo. In questo caso l'addome e l'utero della 
madre vengono aperti chirurgicamente. Il feto viene estratto e poi eliminato 
unita mente alla placenta (fig. 7). Questo metodo viene generalmente 
impiegato a gravidanza avanzata. Un chirurgo della nostra zona, che aveva 
utilizzato questo metodo, ha estratto un piccolissimo bambino che respirava, 
cercava di piangere e muoveva braccia e gambe; allora, non ha saputo trovare 
altra soluzione che gettare la placenta sul neonato soffocandolo.  

Quanto sono grandi bambini che subiscono l'aborto?  

I medici "coscienziosi" affermano di non voler far abortire madri i cui feti 
abbiano superato il peso di 450 grammi. Ma un nostro collega ha recentemente 
assistito alla morte di un bambino del peso di 1,8 kg avvelenato con soluzione 
salina e nato ancora vivo. Un'altra pratica seguita da alcuni cosiddetti medici, 
sia a New York sia altrove, consiste nell'iniettare la soluzione salina e di 
rimandare a casa la madre immediatamente dopo. Nel giro di due settimane a 
Cincinnati sono stati partoriti morti due bambini, rispettivamente del peso di 
1,450 e 1,700 kg, le cui madri avevano abortito con questo procedimento. Non 
possiamo non definire ciò un omicidio volontario.  

Molti bambini sottoposti a pratiche abortive nascono vivi?  

Quasi tutti i bambini oggetto di aborto per isterotomia nascono vivi, così come 
molti di quelli sottoposti a trattamento con prostaglandina. Talvolta anche gli 
aborti per avvelenamento con soluzione salina danno luogo a nascite di 
bambini vivi.  
In questi casi devono o essere uccisi o lasciati morire per mancanza di cure.  

- A New York, un bambino "abortito" in questo modo si è «rifiutato» di morire 
ed è stato adottato.  
United Press International 19 dicembre 1970  

- In California, un bambino di 1,8 kg è nato vivo dopo una iniezione salina. Da 
quanto risulta, il medico aveva ordinato all'infermiera di non somministrare 
ossigeno al bambino per farlo sopravvivere. Essa rispose che se non l'avesse 
fatto, il neonato sarebbe morto. Il medico rispose: "Non è forse questo 
l'obiettivo originario?". L'infermiera ha ugualmente somministrato l'ossigeno ed 
il bambino è sopravvissuto ed è stato adottato.  

"The Bakersfield Californian" BABY DEATH TRY LAID TO PHYSICIAN  
25 settembre 1973  

- Su 73.000 aborti esaminati dal dr. Christopher Tietze l'1,3 % è costituito da 
casi di isterotomia. Quasi tutti i bambini nascono vivi. Se si calcola che nel 
1971 a New York si sono avuti circa 300.000 aborti (cifra questa più elevata di 
quella ufficiale, in quanto un gran numero di casi non viene denunciato), risulta 
che 3.900 bambini, sottoposti ad isterotomia, sono nati vivi e sono stati lasciati 
(o incoraggiati a) morire. Questo dato è in stridente contrasto con la cifra 
ufficiale variante fra 40 e 60.  

Il famoso "bambino dello Stobhill Hospital" di Glasgow, nato in seguito ad 
aborto per isterotomia, è stato portato fuori dalla sala operatoria in un 
sacchetto di carta e lasciato nella neve. Mezz'ora dopo, mentre era sul punto di 
gettare l'involucro nell'inceneritore, il portiere dell'ospedale sentiva il pianto del 
neonato e si precipitava con esso nella sala operatoria, dove il bimbo veniva 
rianimato, sopravvivendo per alcune ore nonostante le gravi ferite riportate 
alla testa. In seguito è stata aperta un'inchiesta sulla vicenda, ma nessun 
provvedimento ha potuto mai esser preso contro i responsabili perché questi 
avevano agito "legalmente" .  

Nel corso dell'inchiesta su questo caso il magistrato inquirente aveva osservato 
che un bambino abortito "vivo" doveva esser rianimato, ottenendo la seguente 
risposta dal medico al quale aveva fatto la sua osservazione: "Questo andrebbe 
contro i fini della nostra legislazione sull'aborto". La legge inglese che regola 
l'aborto ha come scopo di assicurarsi che il bambino non sopravviva.  

Che dire dell'intervento chirurgico per una gravidanza extrauterina?  

Nel momento in cui l'intervento viene eseguito, nella maggior parte dei casi 
l'embrione è già morto e spesso distrutto dall'emorragia. In ogni caso 
l'intervento viene eseguito principalmente per salvare la vita della madre ed è 
pertanto una azione medica giustificata, perché per il bambino non vi è 
comunque alcuna possibilità di sopravvivenza.  

E quando si tratta di asportare l'utero affetto da cancro di una donna 
incinta?  

Valgono le stesse considerazioni. L'intervento chirurgico è volto a salvare la 
vita della madre. La morte del bambino è un effetto secondario doloroso e non 
desiderato. Ove sia possibile, il bambino viene salvato.  

Che cosa dire dell'aborto diretto, volto a prevenire la morte della 
madre?  

Si tratta di un vero e proprio aborto "terapeutico", le cui indicazioni al giorno 
d'oggi sono pressoché inesistenti. Se la vita della madre fosse veramente in 
pericolo, un medico coscienzioso cercherebbe di salvare entrambi. Nei rarissimi 
casi in cui è veramente necessario prendere la decisione di procurare un aborto 
terapeutico, il problema sta nel mettere sui due piatti della bilancia le due vite 
in gioco (va rilevato che tutte le altre ragioni addotte a favore dell'aborto sono 
tutte di rilevanza inferiore alla vita umana stessa).  

Dr. Jack C. Willke e Barbara Willke


Sia gloria a te, Maria Mediatrice tra Dio e gli uomini.
Attira su di noi la misericordia divina.

PADRE PIO LE MIE PREGHIERE



OH DOLCI FERITE!

Oh fiat! Quanto sei dolce e amaro insieme! Tu ferisci e risani, impiaghi e guarisci, dai morte e nello stesso tempo dai anche la vita! Oh dolci tormenti!, perché siete tanto insoffribili e tanto cari insieme? Oh dolci ferite!, perché mentre siete dolorose, imbalsamate nello stesso tempo lo spirito, e lo preparate ancora a sottoporsi a colpi di novelle prove? Epistolario 1,1103

GESU’ OSTIA



LA «PRESENZA» NEI GESTI E NEI SIMBOLI DELLA LITURGIA


Il pane ‘spezzato’

Gesù, nell'Ultima Cena, dopo aver preso il pane e reso grazie, lo spezzò...
Anche quand'è seduto a tavola con i discepoli di Emmaus, dopo aver preso il pane e reso grazie, lo spezzò; ed è in virtù di questo gesto che il Signore risorto viene riconosciuto.
Gli "Atti degli Apostoli" ci rivelano che i primi cristiani si riuniscono per "spezzare il pane" (At 2,42 e 46; 20,7 e 11). Lo stesso gesto viene compiuto dal sacerdote nella celebrazione eucaristica. Pur perdendo l'espressività originaria, perché per i fedeli si utilizzano le Ostie, mantiene comunque inalterato il suo significato.
Il pane 'spezzato' è il segno che Cristo ha 'spezzato' il suo corpo, cioè la sua vita, fino all'estremo sacrificio in croce, sottomettendosi pienamente alla volontà del Padre.
Ma c'è un altro significato ch'è messo in risalto da questo gesto. Ci viene suggerito dalla vita pratica: quando 'spezziamo' il cibo, cioè quando condividiamo quello che abbiamo, con i membri della nostra famiglia, con i compagni di scuola, di lavoro, di viaggio.
Il pane spezzato da Gesù, nell'Ultima Cena e ad Emmaus, è segno di unità e di fraternità. È il concetto espresso da San Paolo: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (I Cor 10,17).
Nella "Didaché", uno scritto del I secolo, si legge: «Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una cosa sola, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli». Un'interpretazione tradizionale di questo passo vede nel pane spezzato il destino stesso della Chiesa: dalla missione ecumenica terrena all'unità futura nel regno dei cieli.
L'atto dello spezzare il pane eucaristico, un semplice gesto che avviene in un modo da passare quasi inosservato, dunque, simboleggia l'offerta d'amore di Cristo, la fraternità fra chi lo riceve, l'unità della Chiesa terrena e celeste. Da qui il significato di vita eucaristica: vita spezzata, appunto, e trasformata in dono, per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.