mercoledì 28 agosto 2019

I SISTEMI ABORTIVI



 Handbook sull’aborto

Cinque sono i sistemi normalmente utilizzati per provocare l'aborto. La natura 
ne conosce un sesto, comunemente chiamato aborto spontaneo.  

Che cos’è un aborto spontaneo 

Secondo la legislazione italiana tuttora in vigore si parla di aborto spontaneo 
quando, per ragioni naturali, l'utero espelle il feto prima del 180° giorno di 
gravidanza.  

Quando avviene la morte del feto? 

Non lo si sa sempre con certezza. Solitamente il feto muore nell'utero a causa 
di anomalie proprie o della placenta; quando ciò si verifica, la madre ha un 
aborto spontaneo.  

È pericoloso? 

Una parte degli aborti spontanei potrebbe tranquillamente avvenire anche a 
domicilio. Però, in presenza di emorragie particolarmente copio se o di uno 
svuotamento incompleto dell'utero, è necessario provvedere al ricovero in 
ospedale della paziente.  
Quando occorre procedere ad un raschiamento, il rischio materno è minimo 
perché di solito il collo dell'utero si ammorbidisce e si apre da solo. Pertanto, 
senza eseguire la dilatazione del collo uterino, il chirurgo può procedere alla 
rimozione dei resti della placenta dalle pareti della cavità uterina, utilizzando, 
con delicatezza, uno strumento apposito. Rari sono i casi di infezione e soltanto 
poche volte vengono trovate parti del feto.  

Quali sono i cinque tipi di aborto procurato? 

1) Aspirazione; 2) raschiamento; 3) prostaglandina; 4) avvelenamento con 
soluzione salina; 5) isterotomia. (Vedere figg. 5, 6, 7 e 8).  

In che cosa consiste il metodo per aspirazione? 

Per praticare questo sistema di aborto il chirurgo quasi sempre deve 
innanzitutto dilatare il canale del collo dell'utero. Ciò è difficile, anche se la 
dilatazione viene limitata il più possibile, perché il collo dell'utero è duro, non è 
cioè pronto ad aprirsi. Il medico inserisce quindi nell'utero un tubo di materia 
plastica aperto all'estremità. L'aspirazione, la cui potenza è di ben 29 volte 
superiore a quella di un normale aspirapolvere, riduce il feto a pezzi. Il 
chirurgo sminuzza infine la placenta, che è solidamente attaccata alle pareti 
interne dell'utero, provvedendo ad aspirarne i frammenti, che vengono 
trasferiti nell'apposito contenitore dell'apparecchio (fig. 6).  

Che cos’è il raschiamento? 

È simile all’aspirazione con la differenza che il medico introduce nell'utero una 
grossa pinza ed un cucchiaio d'acciaio foggiato ad ansa, con cui taglia a pezzi 
ed estrae placenta e feto, che vanno a finire in una, bacinella. Le perdite di 
sangue sono talora molto copiose (fig. 5).  

L'aspirazione è il metodo più sicuro, non è vero?  

Molti entusiasti lo affermano a gran voce, ma non tutti i medici sono d'accordo. 
Nei primi giorni successivi all'intervento possono esservi abbondanti emorragie. 
Quando ciò avviene, è spesso necessario procedere ad un raschiamento e, 
sovente, a trasfusioni di sangue. Poco dopo che nello Stato di New York si e 
cominciato a praticare aborti in gran numero (mentre begli altri stati ciò non 
era ancora consentito) queste complicazioni si sono presentate con una 
frequenza molto elevata nelle maggiori città degli Stati Uniti centro-occidentali. 
Un giorno, per esempio, quattro giovani donne provenienti dallo Stato di New 
York hanno dovuto essere sbarcate dallo stesso aereo e durante il medesimo 
scalo per sopravvenuta emorragia. Né il raschiamento, né l'aspirazione 
possono esser praticati dopo 12 settimane (tre mesi) di gravidanza.  
Cosa sono il sistema di procurare l'aborto con la sonda sottile di 

Karman e l'estrazione mestruale?  

Sono entrambi veri e propri aborti per aspirazione, solo che, se non sono 
attuati molto precocemente dopo la mancanza mestruale, lasciano con maggior 
frequenza resti nell'utero, aumentando il pericolo di infezioni e di emorragie.  

Che cos’è l’aborto con la prostaglandina? 

La prostaglandina è un farmaco sviluppato recentemente dalla Upjohn 
Company di Kalamazoo nello Stato del Michigan. Quando viene somministrato, 
provoca il travaglio ed il parto indipendentemente dalla durata della 
gravidanza. Se il feto è abbastanza maturo da sopravvivere al trauma del 
parto, nascerà vivo, ma sarà troppo piccolo per rimanere in vita. Naturalmente 
il fine dell'aborto è l'uccisione del bambino, per cui avere un neonato vivo è 
solo una "complicazione" fastidiosa.  

La Upjohn è la prima grande casa farmaceutica che è venuta meno all'impegno 
etico di produrre soltanto farmaci destinati a salvare la vita, in quanto ora ne 
fabbrica uno, il cui scopo dichiarato è quello di uccidere. Per questo motivo 
molti antiabortisti non usano più i prodotti della Upjohn perché non vogliono 
aiutare in alcun modo questa società.  

Che cos'è l'avvelenamento con soluzione salina?  

Questo metodo può essere utilizzato a partire dalla sedicesima settimana di 
gravidanza. Un lungo ago viene introdotto nel sacco amniotico, passando per la 
parete addominale della madre. Nel liquido amniotico viene iniettata una 
soluzione salina concentrata, che il feto respira e inghiotte, venendone 
avvelenato. La creatura si dibatte e talvolta ha persino delle convulsioni; 
occorre sovente più di un'ora per, uccidere il bambino. Se tutto procede 
regolarmente, dopo circa 24 ore la madre entra in travaglio ed espelle un 
bimbo morto. Qualunque infermiera che lavora in un ospedale dove si pratica 
l'aborto è però in grado di citare un numero rilevante di casi di bambini nati 
ancora vivi (fig. 8).  

Qualche medico parla dei bambini avvelenati con soluzione salina 
definendoli "frutti canditi". Perché?  

L'effetto corrosivo dei sali concentrati spesso brucia ed asporta completamente 
l'intero strato esterno della pelle del bambino, mettendo a nudo lo strato 
sottocutaneo, rosso vivo e dall'aspetto glassato. Di conseguenza, la testa del 
bambino assume talvolta l'aspetto di un "frutto candito".  
Qualcuno ha paragonato gli effetti di questo metodo a quelli della bomba al 
napalm. Probabilmente è altrettanto doloroso.  

Che cos'è l’isterotomia? 

È un'operazione simile al taglio cesareo. In questo caso l'addome e l'utero della 
madre vengono aperti chirurgicamente. Il feto viene estratto e poi eliminato 
unita mente alla placenta (fig. 7). Questo metodo viene generalmente 
impiegato a gravidanza avanzata. Un chirurgo della nostra zona, che aveva 
utilizzato questo metodo, ha estratto un piccolissimo bambino che respirava, 
cercava di piangere e muoveva braccia e gambe; allora, non ha saputo trovare 
altra soluzione che gettare la placenta sul neonato soffocandolo.  

Quanto sono grandi bambini che subiscono l'aborto?  

I medici "coscienziosi" affermano di non voler far abortire madri i cui feti 
abbiano superato il peso di 450 grammi. Ma un nostro collega ha recentemente 
assistito alla morte di un bambino del peso di 1,8 kg avvelenato con soluzione 
salina e nato ancora vivo. Un'altra pratica seguita da alcuni cosiddetti medici, 
sia a New York sia altrove, consiste nell'iniettare la soluzione salina e di 
rimandare a casa la madre immediatamente dopo. Nel giro di due settimane a 
Cincinnati sono stati partoriti morti due bambini, rispettivamente del peso di 
1,450 e 1,700 kg, le cui madri avevano abortito con questo procedimento. Non 
possiamo non definire ciò un omicidio volontario.  

Molti bambini sottoposti a pratiche abortive nascono vivi?  

Quasi tutti i bambini oggetto di aborto per isterotomia nascono vivi, così come 
molti di quelli sottoposti a trattamento con prostaglandina. Talvolta anche gli 
aborti per avvelenamento con soluzione salina danno luogo a nascite di 
bambini vivi.  
In questi casi devono o essere uccisi o lasciati morire per mancanza di cure.  

- A New York, un bambino "abortito" in questo modo si è «rifiutato» di morire 
ed è stato adottato.  
United Press International 19 dicembre 1970  

- In California, un bambino di 1,8 kg è nato vivo dopo una iniezione salina. Da 
quanto risulta, il medico aveva ordinato all'infermiera di non somministrare 
ossigeno al bambino per farlo sopravvivere. Essa rispose che se non l'avesse 
fatto, il neonato sarebbe morto. Il medico rispose: "Non è forse questo 
l'obiettivo originario?". L'infermiera ha ugualmente somministrato l'ossigeno ed 
il bambino è sopravvissuto ed è stato adottato.  

"The Bakersfield Californian" BABY DEATH TRY LAID TO PHYSICIAN  
25 settembre 1973  

- Su 73.000 aborti esaminati dal dr. Christopher Tietze l'1,3 % è costituito da 
casi di isterotomia. Quasi tutti i bambini nascono vivi. Se si calcola che nel 
1971 a New York si sono avuti circa 300.000 aborti (cifra questa più elevata di 
quella ufficiale, in quanto un gran numero di casi non viene denunciato), risulta 
che 3.900 bambini, sottoposti ad isterotomia, sono nati vivi e sono stati lasciati 
(o incoraggiati a) morire. Questo dato è in stridente contrasto con la cifra 
ufficiale variante fra 40 e 60.  

Il famoso "bambino dello Stobhill Hospital" di Glasgow, nato in seguito ad 
aborto per isterotomia, è stato portato fuori dalla sala operatoria in un 
sacchetto di carta e lasciato nella neve. Mezz'ora dopo, mentre era sul punto di 
gettare l'involucro nell'inceneritore, il portiere dell'ospedale sentiva il pianto del 
neonato e si precipitava con esso nella sala operatoria, dove il bimbo veniva 
rianimato, sopravvivendo per alcune ore nonostante le gravi ferite riportate 
alla testa. In seguito è stata aperta un'inchiesta sulla vicenda, ma nessun 
provvedimento ha potuto mai esser preso contro i responsabili perché questi 
avevano agito "legalmente" .  

Nel corso dell'inchiesta su questo caso il magistrato inquirente aveva osservato 
che un bambino abortito "vivo" doveva esser rianimato, ottenendo la seguente 
risposta dal medico al quale aveva fatto la sua osservazione: "Questo andrebbe 
contro i fini della nostra legislazione sull'aborto". La legge inglese che regola 
l'aborto ha come scopo di assicurarsi che il bambino non sopravviva.  

Che dire dell'intervento chirurgico per una gravidanza extrauterina?  

Nel momento in cui l'intervento viene eseguito, nella maggior parte dei casi 
l'embrione è già morto e spesso distrutto dall'emorragia. In ogni caso 
l'intervento viene eseguito principalmente per salvare la vita della madre ed è 
pertanto una azione medica giustificata, perché per il bambino non vi è 
comunque alcuna possibilità di sopravvivenza.  

E quando si tratta di asportare l'utero affetto da cancro di una donna 
incinta?  

Valgono le stesse considerazioni. L'intervento chirurgico è volto a salvare la 
vita della madre. La morte del bambino è un effetto secondario doloroso e non 
desiderato. Ove sia possibile, il bambino viene salvato.  

Che cosa dire dell'aborto diretto, volto a prevenire la morte della 
madre?  

Si tratta di un vero e proprio aborto "terapeutico", le cui indicazioni al giorno 
d'oggi sono pressoché inesistenti. Se la vita della madre fosse veramente in 
pericolo, un medico coscienzioso cercherebbe di salvare entrambi. Nei rarissimi 
casi in cui è veramente necessario prendere la decisione di procurare un aborto 
terapeutico, il problema sta nel mettere sui due piatti della bilancia le due vite 
in gioco (va rilevato che tutte le altre ragioni addotte a favore dell'aborto sono 
tutte di rilevanza inferiore alla vita umana stessa).  

Dr. Jack C. Willke e Barbara Willke

Nessun commento:

Posta un commento