sabato 24 agosto 2019

Le Profezie di Teresa Neumann



TERESA NELLA VITA QUOTIDIANA 

Quando Teresa Neumann non era troppo sofferente (ebbe molte tribolazioni e malattie anche dopo le miracolose guarigioni) e non aveva visioni, conduceva una vita normale, nei limiti in cui le sue dolorose stigmate glielo consentivano: amava curare il suo piccolo giardino, ornare di fiori l'altare della chiesa, occuparsi degli animali.  

Aveva una predilezione per gli uccellini esotici. Dedicava anche molto tempo alle visite agli ammalati, ai colloqui con la gente che veniva a incontrarla da tutte le parti della Germania e dall'estero, al disbrigo della vastissima corrispondenza. Tutti coloro che l'hanno conosciuta la descrivono concordemente come una donna di grande semplicità e disponibilità, di carattere allegro, aperta al dialogo, innamorata della natura e di quello che chiamava «il bel mondo di Dio».  

Teresa non era esente da certe debolezze, come tutti i comuni mortali. Racconta infatti il fratello Ferdinand: «Mia sorella aveva un temperamento forte, deciso, e poteva anche inalberarsi facilmente, soprattutto con i visitatori che erano di un'insistenza incredibile. Lei ogni giorno metteva alcune ore a loro disposizione, dall'una alle quattro del pomeriggio, e aveva anche appeso un cartello fuori della porta per renderlo noto. Però non la lasciavano in pace un momento, le correvano dietro anche in chiesa, in giardino, dappertutto. Lei allora si irritava: "Ma voi non avete proprio niente da fare? Perché non andate a lavorare?" 

Se però capiva che non era semplice curiosità, ma necessità autentica di colloquio e consiglio, si metteva di nuovo a disposizione. I visitatori, bisogna dirlo, l'hanno molto tormentata. Ricordo che quando chiedeva al Salvatore qualcosa (mai per sé, sempre per gli altri) prometteva: “Salvatore, ti chiedo questa grazia. In cambio per un mese sarò più paziente con i visitatori!” 
Solo per amore del Salvatore aveva accettato i suoi fenomeni straordinari, in particolare il digiuno. Anni Spiegì, che visse per settimane intere in casa Neumann, ricorda come Reslnon fosse praticamente mai sola: «Se per trentasei anni fosse riuscita a mangiare e bere di nascosto, sarebbe un miracolo ancora più grande del digiuno stesso!». Racconta poi un episodio che fa capire chiaramente quale fosse lo stato d'animo di Reslnei confronti di questo tanto discusso digiuno: «Una volta tutta la famiglia Neumann era a lavorare in campagna e io rimasi a casa sola con Resi. Preparai il pranzo per tutti. Mentre mescolavo il cibo nella pentola, chiesi a Reslche era accanto a me di assaggiarlo per sentire se era giusto di sale. Lei scosse la testa. Io insistetti, affermando che bastava che provasse appena con la punta della lingua. E Teresa: "Guarda, proprio non posso, non riesco ad assaggiare nulla neppure se ho le labbra secche, aride e sanguinanti".  

Io allora le chiesi se non sentisse mai fame, oppure se rinunciasse volontariamente al cibo o se proprio non riuscisse a mangiare. Lei allora divenne triste e disse: "Spesso ho pregato il Salvatore di consentirmi di mangiare come l'altra gente. Credi che sia facile per me essere ritenuta da tanti una mistificatrice? Io non posso mangiare e non provo neppure mai la sensazione della fame!" Anni Spiegì ricorda ancora che un giorno un visitatore disse a Resi: «Che meraviglia vivere di niente!». E lei di rimando: «E’ meraviglioso anche vivere di un pezzo di pane. Entrambi sono miracoli, però uno colpisce di più perché è raro». Resl andava a tavola insieme ai familiari, recitava con loro la preghiera, partecipava alla conversazione, li serviva. La famiglia aveva imparato ad accettare serenamente la situazione. Una volta Anni lavorava con Resl in giardino. Passò mezzogiorno e Anni cominciò a sentir fame, però non voleva disturbare Resl che lavorava con entusiasmo. Verso le tre venne in giardino la madre di Resl: portava la colazione per Anni e fece un rimprovero alla figlia: «Perché non mandi a casa Anni a mangiare? 
Tu non hai bisogno di mangiare e pensi che neppure gli altri sentano la fame!». La famiglia fu sempre un prezioso appoggio per Resl.  

Fu anche grazie all'affettuoso sostegno dei familiari che riuscì a sopportare con tanta forza e serenità gli anni della malattia e della cecità. La sua camera era proprio sopra il laboratorio di sartoria del padre, e quando aveva bisogno di qualcosa picchiava col bastone e qualcuno accorreva. La sua camera era del resto divenuta il cuore della casa: qui venivano discusse le questioni familiari, la compra e vendita del bestiame, tutto ciò che riguardava la famiglia. La domenica in camera di Resl si davano convegno le amiche: raccontavano e pregavano insieme, leggevano, cantavano. Queste ore liete davano a Resl la forza per affrontare gli altri giorni della settimana. Vediamo ora più da vicino le persone che costituivano lo stretto entourage di Teresa Neumann, cominciando dai genitori e dal pastore Naber. 

Nessun commento:

Posta un commento