venerdì 23 agosto 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Gesù orante:  maestro di orazione

Seguendo dunque Gesù da vicino, anche voi, come gli apostoli, vi stupirete nel vedere il Signore immerso in un colloquio intimo e mai interrotto con il Padre.  Gesù, senza mai estraniarsi da quello che faceva e da quello che gli accadeva intorno - sempre assediato dalle suppliche dei malati, dedito instancabilmente ad ammaestrare le folle, attento con delicatezza umano-divina alle situazioni più difficili dei suoi apostoli, di villaggio in villaggio lungo tutte le strade della Palestina - era, nel suo spirito, costantemente afferrato da una Presenza superiore, intima e viva, che non lo lasciava mai: era la presenza del Padre.
 Molte volte gli apostoli udirono Gesù parlare con lui a voce alta, davanti a tutti: “Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra...”; è un’espressione che si ripete spesso, come nel tempio, davanti alla tomba di Lazzaro e soprattutto in quella preghiera, la più impressionante che sia uscita dalle labbra del Signore dopo l’ultima Cena, accanto ai suoi apostoli: la Preghiera Sacerdotale.
Accanto a questa familiarità costante col Padre, ecco i momenti dedicati esclusivamente ad un intimo e solitario colloquio con lui: lunghe ore della notte, dopo giornate impossibili nelle quali non c’era tempo nemmeno per mangiare, alle prime luci del giorno che anticipavano una nuova giornata di fatiche, nelle ore del tramonto e nei momenti più impensati lungo la giornata...  Questo comportamento del Signore ha talmente impressionato i discepoli da provocare in loro una specie di crisi interiore: si resero conto che non sapevano ancora pregare, che la loro preghiera era, comunque, molto lontana da quella che vedevano in Gesù, finché un giorno, avendo assistito ancora una volta alla scena ormai abituale di Gesù orante, sentirono il bisogno di dirgli: “Signore, insegnaci a pregare!” (Lc.11,1).

Gli apostoli infatti avevano scoperto nel comportamento di Gesù orante un nuovo modo di pregare e un nuovo atteggiamento interiore nel pregare.  Il modo nuovo era un tratto con Dio diretto e personale, e il nuovo atteggiamento era quello del figlio con suo padre.  Gli apostoli già conoscevano la preghiera con i Salmi che venivano cantati solennemente nel Tempio, oppure recitati in comune nella Sinagoga o in casa nei vari momenti della giornata, e con essi avevano pregato molte volte insieme a Gesù, ma quel pregare da solo, nel silenzio, sui monti, a sera inoltrata o alle prime luci dell’alba, o anche improvvisamente nel pieno delle occupazioni della giornata, quel pregare in modo immediato e diretto, a cuore aperto, come di un figlio con suo padre, come chi conosce da tempo una lunga familiarità con Dio senza alcun timore di lui, chiamandolo col nome dolcissimo di Padre, con la fiducia immensa di chi si sa amato infinitamente e da sempre, questo modo di pregare era per loro nuovo e fino allora sconosciuto.  Non pensavano lontanamente che si potesse avvicinare Dio da soli, a tu per tu, con l’audacia di guardarlo negli occhi come un figlio guarda suo padre, affidandosi a lui con fiducia.  Hanno potuto farlo solo Mosè e i Profeti che avevano incontrato Dio da vicino.
La risposta di Gesù fu una chiara conferma del suo esempio e di quanto egli aveva già detto, forse più volte: “...quando tu preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (...)  Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli...” (Mt.6,6).

Ferdinando  Rancan

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