lunedì 18 novembre 2019

L'ARALDO DEL DIVINO AMORE



HELFTA E SANTA GELTRUDE

Sofia di Mansfeld, figlia di Burchard de Querfurt, succedette a Geltrude di Hackeborn: se ne parla al libro I, quando si afferma che S. Geltrude le manifestò l'elezione di Adolfo di Nassau, il 7 marzo 1292, profetizzando la morte violenta di quell'imperatore, come infatti avvenne, il 2 luglio 1298.
Sofia governò breve tempo, perchè fortissimi mali di capo la resero incapace di compiere i doveri della sua carica, obbligandola a dare le dimissioni nel 1298. Alcuni hanno confuso questa Sofia con la cugina, che pure si chiamava Sofia e ch'era figlia di Hermanno il Pacifico, conte di Mansfeld. Quest'ultima non fu giammai Abbadessa: se ne parla al capitolo VI del libro V, ove è chiamata « senior » (Sofia, la maggiore), forse per l'età avanzata o, più probabilmente, perchè discende dal ramo maggiore della famiglia di Mansfeld: Sofìa, la maggiore, morì prima della nostra Santa.
Cinque anni passarono prima della nuova elezione: questa grave tribolazione s'aggiunse alle difficoltà esterne. Il seggio episcopale di Halberstadt era vacante: alcuni canonici della diocesi s'arrogarono il diritto di fulminare L'interdetto contro il monastero, per affari di ordine temporale. Tali noie finirono verso la fine del 1296, ma la Santa afferma, in parecchi luoghi, (libro III, cap. XVI e XVII), che la comunità dovette soffrire assai per la privazione della SS. Comunione, e per altre gravi conseguenze. S. Matilde ne parla anch'essa nel Libro della grazia speciale.
S. Matilde morì, dopo una malattia durata otto anni. Fu in questo tempo che Geltrude, aiutata da una consorella, scrisse o dettò, i favori accordati alla Santa, Nostro Signore le fece conoscere quello che aveva operato in quell'anima eletta, alla sua dipartita da questo mondo, cioè nella festa di S. Elisabetta, 19 novembre 1298.
Nel 1303 venne eletta Abbadessa Jutta d'Alberstadt: poco tempo prima, nel 1302, o nel 1301, Geltrude era stata chiamata all'eterna beatitudine.
Il libro V ci parla di questa morte preziosa e delle grazie eminenti che la prepararono, l'anno precedente, al passo estremo.
Arrivata all'età di circa quarant'anni, ella conobbe, per divina rivelazione, che il termine del suo pellegrinaggio si avvicinava. Nella festa di S. Martina fu colta da un desiderio acceso di morire e d'essere con Cristo: tale brama pareva poi calmarsi alquanto, ma crebbe più che mai nella festa di Pasqua dell'anno seguente. Però, desiderando ella soprattutto il compimento della divina Volontà, supplicò il Signore di esaudire i suoi voti, senza diminuire il merito del suo totale abbandono. A quest'epoca appartiene il favore oggetto del capitolo XXV, del libro V. Durante una predica sull'amore divino, Nostro Signore apparve alla Santa e le ferì il cuore con una freccia d'amore, grazia analoga a quella ricevuta da molte altre sante, come S. Teresa e parecchie anime elette. Poco dopo s'ammalò gravemente di fegato, e i medici disperarono di salvarla.
Mentre Geltrude aspettava, nella sofferenza, il momento fortunato delle nozze eterne, Nostro Signore moltiplicava i doni della sua grazia, adornando l'anima della sua diletta Sposa, e preparandola al felice trapasso.
Il Signore non volle lasciarci ignorare le meraviglie di quell'ora suprema: rivelò quindi alla nostra Santa quello che sarebbe accaduto alla sua morte, perchè potesse renderlo noto ed essere fino all'ultimo l'Araldo del divino amore (libro V, cap. XXIII). Dal suo letto di dolore la cara Santa, compiva un pio esercizio ch'ella medesima aveva composto, e insegnato ad altri in preparazione alla morte.
Quando stava appunto tutta occupata a pregare Nostro Signore, Egli le mostrò la sua ultima ora. Si vide entrare in agonia nelle braccia dello Sposo divino, riposando sul suo stesso Sacratissimo Cuore. Vide il demonio tenuto a distanza dalla spada fiammeggiante di S. Michele, mentre gli Angeli circondavano giubilanti il suo letto, e la Madre di Dio si chinava su di Lei, in atto d'abbracciarla teneramente.
In seguito vide i vari ordini dei Santi affrettarsi, intorno al suo giaciglio per assicurarla: i martiri, i confessori, le vergini, gli innocenti: questi ultimi rivestiti dei meriti di Cristo, più che dai loro propri meriti; tutti le facevano doni speciali, tolti dai loro tesori. Infine, il Figlio dell'Eterno, lo Sposo che Geltrude aveva unicamente amato, si chinò su di Lei con tenerezza ineffabile e, penetrando nell'anima sua, come il fuoco penetra il ferro nella fornace, l'attirò a sè e s'assimilò quell'anima felicissima, così dolcemente, e vittoriosamente, come il raggio del sole, a mezzogiorno, assorbe l'umile gocciolina di rugiada.
Questa rivelazione non precedette di molto il felice transito: Geltrude mori il 17 di novembre 1301, a 1302, a quarantacinque o a quarantasei anni d'età. Il silenzio che per lungo tempo avvolse la Santa e le sue opere, (fino al 1536), fu cagione che il nome di S. Geltrude venisse iscritto nel martirologio solo nel 1677, anno in cui il suo Ufficio fu obbligatorio per tutta la Chiesa.
La sua festa venne fissata dapprima il 17 novembre, giorno della sua morte, e in tale epoca è ancora celebrata in tutto l'Ordine Benedettino, quantunque il Martirologio romano, l'abbia trasferita al 15 dello stesso mese.
Da quel momento la divozione a S. Geltrude si diffuse rapidamente: il suo culto però si era già propagato per concessioni particolari, come quella che fu accordata all'Ordine del Carmelo. Nel 1633, il Padre Dionigi della Madre di Dio, provinciale dei Carmelitani, dichiarò, che i suoi confratelli avevano ereditato lo spirito della loro serafica Madre, poichè ottennero dal Papa il permesso di celebrare la festa di S. Geltrude con ufficio proprio, e coi privilegi dei Santi dell'Ordine. « La conformità degli spiriti fra le due Sante è così stretta, dice egli, che chiunque approva lo spirito dell'una, deve approvare anche quello dell'altra ».
Il re di Spagna ottenne che S. Geltrude venisse proclamata patrona delle Indie occidentali. Nel Perù la sua festa è celebrata con pompa straordinaria, e nel Messico venne costruita una città che porta il suo nome.
Alcuni accenni sul Monastero, ove Geltrude passò la, sua vita, non saranno discari al lettore.
Nel 1342 il monastero di Helfta fu invaso dai soldati di Alberto di Brunswick, vescovo scismatico di Halberstadt, che vi appiccò il fuoco con le sue proprie mani. Fortunatamente andarono distrutte le parti meno importanti: ma il saccheggio ed altre vessazioni determinarono Burchard IV di Mansfeld, la cui figlia Ludgarde era Abbadessa in quell'epoca, di trasferire il monastero ad Eisleben, in un luogo che venne chiamato Neu-Helfta (Nuova Helfta) cioè Trud-Kloster, (chiostro-di Géltrude), del nostro tempo. Questa traslazione ebbe luogo nel 1346: pare che i resti mortali delle monache non siano stati trasportati nel nuovo convento, poichè l'antico monastero restava ancora proprietà della comunità. Il corpo di S. Geltrude, di S. Matilde e delle altre monache aspettano ad Helfta il giorno della gloriosa risurrezione: ma il luogo della loro sepoltura è tuttora sconosciuto, come se Dio volesse nascondere a tutti gli sguardi le preziose spoglie di coloro che, durante la loro vita, non avevano desiderato che il segreto del suo Volto divino.
Fino all'epoca della riforma la nuova Helfta fu santamente governata.
L'ultima Abbadessa, Caterina di Watzdorf meritò l'onore di essere personalmente insultata dall'empio Lutero, che scrisse contro di lei nel 1524, una satira ov'ella è chiamata Nuova Gezabele. L'anno seguente i contadini, in nome della pretesa riforma, ne praticarono i principi rivoluzionari, saccheggiando, devastando e bruciando il Monastero. Essi cacciarono le monache e distrussero l'archivio, facendo bollire le carte ed i manoscritti nei tini della birra.
Caterina di Watzdorf fuggì all'antica Helfta, ove morì poco dopo: non essendovi nessun accenno, in seguito, alla carica abbaziale, pare evidente che la comunità si spense: del tutto a quell'epoca.
Il Monastero, ove Geltrude visse, e dove molto probabilmente si trovano le sue reliquie, divenne un dominio secolare, oggi dominio reale. La sorte della Nuova Helfta fu più fortunata: 17 novembre 1868, le Benedettine dell'Adorazione perpetua, tenute d'Osnabrúck, lo comperarono e ne fecero un cenacolo di vita perfetta,

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE

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