lunedì 1 giugno 2020

La battaglia continua



LA LINGUA LATINA

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Ora, questo è un allontanarsi dal rinnovamento incruento del sacrificio del Calvario!.. Difatti, secondo questa “nuova definizione”, il sacrificio di Cristo sarebbe successo una volta sola, per sempre e durerebbe nel suo effetto. È la dottrina di Lutero!..
Se il “sacrificio” è solo un “memoriale”, nel quale continua l’effetto dell’unico sacrificio, allora Cristo è presente solo spiritualmente; e questo fa diminuire anche la reintrodotta espressione “in persona Christi”; e la “presenza reale” è solo simboleggiata nelle due specie! La comprova di questo lo si può avere anche con le dichiarazioni dei teologi tedeschi Lângerlin, collaboratore di J. A. Jungmann, e di Johannes Wagner, i quali, parlando appunto della “nuova versione” del paragrafo (7), dicono:

«Malgrado la nuova versione, concessa, nel 1970, ai reazionari militanti (che sarebbero i cardinali Ottaviani e Bacci... e noi!), e ciò nonostante non disastrosa (!!), grazie all’abilità dei redattori, la nuova teologia della Messa evita pure le vie senza uscite delle teorie di sacrificio post-tridentine, e corrisponde per sempre a certi documenti interconfessionali degli ultimi anni»5.

È chiaro: l’attuale culto è storpiato, sopratutto in questi due punti: la “finalità della Messa” e l’Essenza del Sacrificio.

1) - Finalità della Messa

a) La “finalità ultima”, ossia il “Sacrificium laudis” alla SS. Trinità, secondo l’esplicita dichiarazione di Cristo (Ps. XL, 7-9 in Hebr. 10, 5), è scomparsa dall’Offertorio, dal Prefazio e dalla conclusione della Messa (“Placeat tibi Sancta Trinitas”);
b) La “finalità ordinaria”, o “Sacrificio propiziatorio”, è deviata: invece di metter l’accento sulla remissione dei peccati dei vivi e dei morti, è messa sulla nutrizione e santificazione dei presenti (n. 54). Certo, Cristo, in stato di vittima, ci unisce al suo stato vittimale; ma questo precede la “manducazione”, tanto è vero che il popolo, assistendo alla Messa, non è tenuto a comunicarsi sacramentalmente;
c) La “finalità immanente”, cioé: il solo sacrificio gradito e accettabile da parte di Dio è solo quello di Cristo. Nel nuovo “Ordo Missae”, invece, (messa bugniniana-paolina) si snatura questa “offerta” in una specie di scambio di doni tra l’uomo e Dio. L’uomo porta il “pane”, e Dio lo cambia “in pane di vita”. L’uomo porta il “vino”, e Dio lo cambia in “bevanda spirituale”.
Ma questo “panis vitae” e “potus spiritualis” sono una vera indeterminatezza che può significare qualsiasi cosa! C’è, qui, l’identico e capitale equivoco della definizione di Messa; là, il Cristo, presente solo spiritualmente in quel “pane e vino” spiritualmente mutati!
É un gioco di equivoci. Per questo furono soppresse le due stupende preghiere: “Deus qui humanae substantiae mirabiliter condidisti...” e “Offerimus tibi, Domine, Calicem salutaris...”. Quindi, non v’è più distinzione tra sacrificio vino e umano! Perciò, avendo soppresso le “finalità reali”, ne hanno inventate di fittizie: “offerte per i poveri”, “per la chiesa” e offerta dell’ostia da immolare. Così, la partecipazione all’immolazione della Vittima divina è diventata una specie di riunione tra filantropi e una specie di banchetto di beneficenza!..

2) - Essenza del Sacrificio

a) “Presenza Reale”: mentre nel “Suscipe” era esplicitato il “fine” dell’offerta, qui, nessuna menzione. Quindi, il mutamento di formulazione rivela un mutamento di dottrina. Cioè: la non-esplicitazione del Sacrificio significa - si voglia o no! - la soppressione del ruolo centrale della “Presenza Reale”. Difatti, a questa “Presenza Reale” e permanente di Cristo, in Corpo, Anima e Divinità, non si fa mai alcuna allusione. La stessa parola “transustanziazione” è completamente ignorata!
b) “Formule consacratorie”: La formula antica della Consacrazione non era “narrativa”, come quella, invece, delle “nuove formule consacratorie”, pronunciate dal sacerdote come fossero una “narrazione storica” e non come esprimenti un giudizio categorico e affermativo, proferito da Colui nella cui persona Egli agisce: “Hoc est Corpus meum”, e non “Hoc est Corpus Christi”. Quindi, le parole della Consacrazione, quali sono inserite nel contesto del “Novus Ordo”, possono essere valide in virtù dell’intenzione del ministro, ma possono anche non essere valide, perché non lo sono più “ex vi verborum”, cioé in virtù del “modus significandi” che avevano, fino a ieri, nella Messa.
Perciò, potremmo anche domandarci: i sacerdoti d’oggi, che si affidano al “Novus Ordo” per “fare ciò che fa la Chiesa”, consacrano ancora validamente?..

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Termino. Continuando l’esame degli elementi costitutivi del Sacrificio (Cristo, sacerdote, Chiesa, fedeli), nel “Novus Ordo” risulterebbe una serie di omissioni, soppressioni, modalità strane e dissacrazioni che costituiscono un complesso di più o meno gravi deviazioni della teologia della Messa cattolica.
È evidente, quindi, che il “Novus Ordo” ha rotto con il Concilio di Trento e, diciamo pure, con la nostra Fede cattolica di sempre!

“Anima mea turbata est valde, sed Tu, Domine, usque quo?” (L’anima mia è turbata fin nel profondo, ma Tu, Signore, fin dove e fino a quando?) (Ufficio dei defunti).

sac. dott. Luigi Villa

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