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Dio prova adesso anche i pastori di questa Chiesa. Il buon Pastore, dice Gesù Cristo, sacrifica eziandio la sua vita per le sue pecorelle. Ma il mercenario, che non è pastore, e a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, e abbandona le pecore, e fugge, e il lupo rapisce, e disperde la greggia ( Luc. 1 o 1 1. e seg.). A questa prova si sono trovati quei forti pastori o di perdere la robba, e di cimentare la vita, o
di tradire la fede, la coscienza, e le loro
pecorelle. Ma in faccia a tutto il mondo si è aperto questo gran teatro di pastorale in trepidezza. Di cento e trenta Vescovi, che
reggevano quella Chiesa, appena quattro sono stati i prevaricatori. Che se alcuni sono fuggiti dalla loro greggia, ciò non è stato per timor della vita, ma perchè riuscivano inutili a una greggia divenuta anche essa loro nemica, e perchè riserbavano la loro cura a tempi migliori. Hanno anch'essi seguito in queste circostanze il consiglio di Gesù Cristo, il quale diceva a suoi Apostoli: quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite ad un'altra (1). In questa prova de' suoi ministri Dio ha glorificato la sua Chiesa, che non aveva forse veduto dall'epoca della sua fondazione in un sol regno un numero si grande di pastori costanti contro il turbine della persecuzione ; ed ha
smentito insieme le calunnie degli emuli, che dipingevano i pastori presenti della
Chiesa come altrettanti mercenarii. Nel
1561. Brantome contava nella Francia nove Vescovi apostati, e nel 1791. se ne contano cinque di meno. In fine Iddio prova i Cattolici della Fran cia. È necessario, diceva San Paolo, che v'abbiano tra voi dell'eresie, affinchè quelli
che sono eletti, si manifestino tra voi. (1.
Cor. 1 1. 19) Così anche predisse Simeone,
che Gesù Cristo sarebbe stato tra gli Ebrei il segno della contraddizione; ma perchè? affinchè si scoprissero gli occulti pensieri
di molti (1). Quanti eretici, e quanti increduli vivevano nella Francia confusi, e nascosti in mezzo a cattolici! quanti calvinisti, luterani, e giansenisti, deisti, materialisti, atei, e mille altri di simile schiatta! Ma ecco, che Iddio ha preso il vaglio per purgare l'aia di quella Chiesa, e in faccia a tutti
al soffio della persecuzione si è fatta la separazione della paglia dal grano. Gode adesso il cattolico di riconoscere il cattolico suo fratello, e di poter fuggire l'empio, che si è tolta dal volto la maschera. Cosi
anche nella prova degli eletti Iddio esalta la sua sapienza, e la sua misericordia. Narra Vittore Uticense nel secondo libro della Persecuzione Vandalica, come
prima, che questi barbari Ariani entrassero a devastare la Chiesa africana, Iddio per mezzo di varii simboli significò a suoi servi l'imminente flagello. Uno di loro fra gli altri vide in un'aia apparecchiata una gran massa di grano, ma confusa ancora colla paglia. E mentre stava contemplando questa visione, udì dietro alle spalle il fischio e lo strepito di un vento, o piuttosto di un turbine, che giunto a quel luogo levò per l'aria in un momento tutte le paglie, e
le trasportò fuori dell'aia. Stava il Santo - tra stupefatto, e impaurito, quando vide entrare un personaggio di venerabile aspetto in bianca veste, che si mise con molta
diligenza a mondare il grano, che v era - rimasto, e quanto ne ritrovava o di pallido, o di macilento, o di vuoto, tutto lo gittava al di fuori; tanto che quella gran massa si ridusse a un piccol mucchio. Ecco ciò, che è avvenuto fra i cattolici della Francia, e
ciò che potrebbe avvenire anche altrove. Nell'aia di quella Chiesa si trovava mescolata col grano la paglia. È sopraggiunto il turbine della persecuzione, e al primo soffio si è veduta tutta la paglia volare quà e là per l'aria. Ma il celeste agricoltore non
è ancora contento. Prende adesso in mano
tutto il grano che vi è rimasto, e lo va esaminando pugno per pugno. Guai a chi è
pallido nell'anima per una lunga infermità di peccati! Guai a chi è macilento per mancanza del nutrimento spirituale! Guai a chi è vuoto di buone opere! Dio non ama nel la sua Chiesa altro che grano eletto, il quale renda cento per uno; non vuol più tanto grano inutile, che non germoglia, e non serve ad altro, che a soffocare la buona
semenza. Ecco la prova a cui Dio chiama la Chiesa Gallicana, e a cui sembra, che forse voglia chiamare ancora le altre
Chiese. Ma nello stesso tempo Iddio castiga i
peccati della Francia. Di là è uscita la miseredenza, di là l'eresia, di là il lusso, l'efieminatezza, e l'impudicizia a contaminare la terra. Era dunque giusto, che anche di là incominciasse il castigo. L'irreligione, dice il sig. Audainel, e l'ateismo, e il dispotismo, e i suoi lunghi oltraggi (Dei mezzi ec. traduz. dal Francese 1791. pag.
59) dovevano scuotere il trono, e tirare sopra la Chiesa la più crudele delle persecuzioni, che tale era senza dubbio la volontà di Dio. Egli dunque punisce con questa persecuzione i claustrali. Io non entro nel dettaglio de loro delitti, che a me son noti; ma dirò bensì quello, che è pubblico e manifesto in tanti scritti, cioè che non pochi tra loro, e da molto tempo aveano bevuto il veleno del Giansenismo, e alzando il calice pestilente fin sopra l'Alpi ei Pirenei, invitavano a berne tutta l'Europa. Ecco dunque che Iddio con un sol colpo e in un istante gli ha separati dal numero de lor confratelli, gli ha scoperti in faccia a tutta la terra, ed ha mostrato, che l'eresia di Giansenio non era un fantasma, ma un'edera tenace, che serpeggiava anche intorno alle piante più belle della vigna di Dio. Questa terribile separazione era già stata predetta da più di un secolo, e solo la divina pazienza ne avea ritardata l'ese cuzione.
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DEL CONTE CANONICO ALFONSO MUZZARELLI
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