martedì 1 settembre 2020

INFANZIA  SPIRITUALE



La Stolta Superbia Soave Umiltà



“Dio ama i piccoli. A chi si fa bambino, tornando puro, semplice, amoroso, fedele, Egli apre le dighe della sua Misericordia, facendone fluire torrenti di grazie. Non potendole spiegare, si accettano certe grazie del Signore con la semplicità dei bimbi, cercando di meritare altri favori, rimanendo immersi nella purezza e nella generosità.
Sapete la prima condizione per essere di Cristo? Prendere questi pargoli a modello. Imitateli! L’anima rivestita della grazia battesimale è come uno specchio di Dio, un piccolo Dio che aspetta, amando, di tornare in Cielo dove lo aspetta il suo Amore Creatore. In essa vi è la semplicità e la purezza per accogliere la rivelazione di Dio”.
I fanciulli hanno ali, non catene, al loro spirito ilare. Mi imitano facilmente perché non hanno ancora preso nessuna personalità. Si fanno come sono Io, perché sulla loro anima vergine di impronte, si può imprimere senza confusione di linee la mia dottrina e figura. Hanno l’anima priva di umani ricordi, di risentimenti, di preconcetti, non c’è nulla. Ci posso essere Io, perfetto, assoluto, come sono in Cielo” (Poema 8°, p. 101).
“Siete meno dei bambini, perché loro sono innocenti, mentre voi non lo siete, perciò in voi è più appannata, fosca, la luce spirituale. Le anime di adulti veramente “bambine” sono rare come le perle di perfetta rotondità e di mirifica grandezza. I fanciulli di età hanno tutti quell’anima, non ancora profanata, delizia di Dio e sollievo si Cristo. Mi piacciono i bambini, perché sono puri, sinceri, amorosi” (Poema 2°, p. 48).
“Amo tanto i bambini! Non mi hanno mai visto ridere altro che con loro: erano per Me la mia gioia di uomo. Il Padre era la mia gioia di Dio, la mia Madre, la mia gioia di Uomo-Dio e il mio Discepolo (Giovanni), la mia gioia di Maestro. Ma i bambini sono stati il mio giocondo sollievo sulla Terra tanto amara” (Quad. ‘44, p. 254).
“Più che figli delle mie viscere sono i bambini per Me. Io sono il loro padre per l’anima che è mia, non per il tempo che passa, ma per l’eternità che resta. Così potessi dire di ogni uomo che da Me, Vita, traesse la vita per uscire dalla morte” (Poema 8°, p. 318). “Non ci sono che le labbra dei piccoli che tolgono il dolore delle ferite del Salvatore: dei piccoli per età e per volere. Questi ultimi, per amore verso il Divino Maestro, si fanno “piccoli per avere il Regno dei Cieli” (Mt. 19,13). “Salomone non ha avuto, nella sua ricchezza, veste più bella del giglio che profuma. Ma per il mio Cuore non vi è giglio che valga uno di questi piccoli. Non vi è aiola, né giardino che, per me, valga quanto uno solo di questi puri, innocenti, sinceri e semplici bambini. Questi sono i miei gigli, il giardino in cui il Figlio di Dio va pascersi del suo cibo celeste, di amore e di purezza. L’aiola da cui coglie i fiori a Lui cari, in cui non c’è macchia di senso, di cupidigia, di superbia. Voi che volete conoscermi, amarmi, sappiate la prima condizione per essere miei. Non vi dico parole né vi dò esempi difficili, vi dico solo: prendete questi ad esempio” (Poema 2°, p. 147).
“Siate semplici com’è semplice Dio e il fanciullo. Siate veritieri in tutti momenti della vita. Siate schietti! - “E’ per la tua sincerità che ti amo, Pietro” (Poema, 2°, p. 51) - E’ così bella la bocca dell’uomo che non conosce menzogna! Sarà povero, rozzo, sconosciuto, ma è sempre un re, perché è un sincero. La sincerità è regale più dell’oro e del diadema, innalza sulla folla più di un trono, dà corte di buoni più di un monarca. Sicurezza e sollievo dà la vicinanza dell’uomo sincero, mentre disagio dà l’amicizia dell’insincero. Solo ad averlo vicino dà un senso di fastidio, poiché presto la menzogna affiora per mille pori. Non pensa il bugiardo che, dopo, sarà sempre tenuto in sospetto?” (Poema 2°, p. 608).
“Ti voglio tenere per mano come un bravo bambino. Più avrai l’anima di un bimbo, più ti sarò Padre e Maestro. L’ubbidienza mi rende benigno e più maestro che mai”. “Il giorno in cui tu volessi divenire grande e pari agli adulti che non hanno bisogno di essere guidati perché sanno e se ne vantano, cesserei di tenerti per mano” (Quad. ‘43, p. 611).
“Non è un riposo, un confronto, un legame fra sposi, parenti, amici, uno di questi innocenti, la cui anima è pura come alba serena, il cui viso fuga le nubi e mette speranza, le cui carezze asciugano le lacrime e infondono forza di vita? Perché in loro tanto potere, in loro ancora deboli, inermi, ignoranti? Perché in sé hanno Dio, la forza e la sapienza di Dio. Hanno la vera saggezza: sanno amare e credere, sanno vivere in questa fede, in questo amore. Siate come loro: semplici, puri, amorosi, sinceri, credenti. Non vi è sapiente che sia maggiore del minore di loro, la cui anima è di Dio e della quale è il suo Regno” (Poema 2°, p. 147). “Il Regno dei Cieli è simile ai bambini”. In essi comanda la logica superiore dell’amore, non la logica della ragione.
“Amate il fanciullo come modello angelico che dovete imitare, perché come angeli dovrete essere. A vostra scusa potreste dire: “Non vediamo angeli!” Ma Dio vi dà il bambino come esempio, e questo lo avete fra voi. Se vedete un fanciullo abbandonato materialmente o moralmente, raccoglietelo in mio Nome.
Chiunque accoglie un bambino in nome mio, accoglie me stesso, perché Io sono nella loro anima innocente, e chi mi accoglie, accoglie chi mi ha mandato: l’Altissimo.
Come bambini, amatevi tra di voi, senza dispute, senza superbie. Siate in pace tra di voi e con tutti. Fratelli nel Signore siete, non nemici. Non ci devono essere nemici per i discepoli di Gesù. L’unico nemico è Satana. Di quello siate nemici acerrimi, scendendo in battaglia contro di lui e contro i peccatori che portano Satana nei cuori. Non dategli quartiere. Il demonio non dice mai: “Basta, ora sono stanco!” Egli è l’instancabile. ma voi dovete dire ciò che dice lui: “Io non riposo!” Lui non dorme nè riposa mai per popolare l’Inferno; voi non dovete riposare per popolare il Paradiso.
Vedete questo fanciullo, è nella verità più di voi. La sua innocenza gli dà la chiave per aprire le porte del mio Regno. Egli ha compreso nella sua semplicità di pargolo che l’amore è la forza per diventare grandi, che l’ubbidienza fatta per amore è la chiave per entrare nel mio Regno. Siate semplici, umili, ubbidienti alle mie parole, amorosi di un amore che non è dato solo a Me, ma è scambievole tra di voi. Imparate dai piccoli. Il Padre rivela a loro la verità come non la rivela ai sapienti”.
“Il più grande nel regno dei Cieli è il minimo fra gli uomini, quello cioè che è considerato “minimo” dagli uomini: il semplice, l’umile, il fiducioso, l’ignaro, il fanciullo o chi sa rifarsi anima di fanciullo. Non è la scienza, né il potere, né la ricchezza, neppure l’attività anche se buona, quelle che vi faranno grandi, “il più grande” nel Regno celeste. Ma è l’essere come pargoli per amorevolezza, umiltà, semplicità e fede.
Osservate come mi amano i Bambini, come credono in Me, imitateli; come ricordano ciò che insegno e non insuperbiscono di ciò che fanno, imitateli; come non sono gelosi di Me e dei miei, imitateli.
Se non cambiate il vostro modo di pensare, di agire e di amare, e non ve lo rifate sul modello dei bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. Sanno come voi l’essenziale della mia Dottrina, ma con quanta differenza la praticano! Per ogni vostro atto buono, voi dite: “Io ho fatto questo!” Il fanciullo mi dice invece: “Gesù, per te ho ubbidito, amato, e sono contento perché lo sei anche te!” Quando mancano, con che umiltà mi confessano:
“Oggi sono stato cattivo, mi dispiace, perché ti ho dato dolore!” Non cercano scusanti. Sanno che Io so. Si dolgono per il mio dolore. O bambini, cari al mio cuore e in cui non c’è superbia, né doppiezza, né lussuria! Ve lo dico: diventate loro simili, se volete entrare nel mio Regno”.

René Vuilleumier

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