VITTORIOSI CON E ATTRAVERSO L'IMMACOLATA
Come attuare la «via» o il ricorso all'Immacolata.
Come entrare in questa «via», ossia come fare per impostare e condurre la lotta ai nemici di Dio con e attraverso l'Immacolata?
a) L'anima deve imparare ad amare teneramente l'Immacolata. Si impone, cioè, una grande devozione all'Immacolata. La devozione, in effetti, - prescindendo, per il momento, dal più profondo e originario significato di consacrazione, che tale parola implica -, è amore e, quindi, anche un operare nel clima e nella logica dell'amore. L'amore è la forza unitiva più feconda che esista: unisce e, sotto certi aspetti, identifica alla persona amata, e cioé a Dio, sicché chi opera, opera in quelche modo con la forza e la potenza di Dio a cui è unito. Lo stesso deve dirsi, fatte le debite proporzioni, dell'amore all'Immacolata. Muoversi, operare da «devoti» di Lei è muoversi e operare nell'amore, uniti quindi a Lei, è muoversi perciò ad operare con la sua potenza e la sua forza. Sta qui il segreto del successo dei santi e del P. Kolbe, in particolare. In effetti, la povertà e la debolezza dell'uomo, nelle mani dell'Immacolata, diventano forza formidabile. L'anima che a Lei si affida diviene un po' come Lei, che sempre ha trionfato dei suoi nemici. E all'Immacolata deve unirsi per meglio glorificare il Padre: «Quanto più esattamente un'anima comprenderà che tutti gli atti di un amore vengono indirizzati al Padre, per il fatto che è il fine ultimo, e che nell'Immacolata essi acquistano una purezza immacolata, mentre in Gesù Cristo acquistano un valore infinito, degno della maestà santissima del Padre, tanto più essa si infiammerà di amore verso Gesù e Maria», offrendoLe tutto perché possa glorificare Dio. Ovviamente, più forte sarà il vincolo d'amore, più grande e perfetta sarà l'identificazione con l'Immacolata; quanto più spazio Le si concederà, permettendole assoluta libertà di azione, tanto più sicura e luminosa sarà la vittoria. P. Kolbe, a tal proposito, parla spesso di amore illimitato: l'anima deve tendere, cioè, ad impegnarsi ad amare l'Immacolata senza limiti e senza riserve. E questo il segreto di ogni vittoria e successo. Cos'è, infatti, l'amore illimitato? «Un'amore illimitato all'Immacolata! Cos'è? L'Immacolata è talmente unita a Dio mediante l'amore che si innalza al di sopra non solo di tutti i santi, ma anche al di sopra degli angeli, degli arcangeli, dei cherubini, dei serafini; perciò un amore illimitato verso l'Immacolata ci eleva fino a Lei, e ci congiunge a Lei mediante l'amore, al di sopra... di tutti costoro... Che cos'è l'amore illimitato all'Immacolata? Ella è vicinissima a Dio, mentre noi siamo vicinissimi a Lei e di conseguenza, attraverso Lei, a Dio stesso. Dio ha dato a noi questa scala bianca e vuole che noi, salendo su di essa, arriviamo fino a Lui, o piuttosto che Ella, dopo averci stretto al suo petto materno, ci porti fino a Dio. (...) Ella è madre, nostra e... di Dio. Dov'è, dunque, il suo posto? E perciò anche il nostro? (...) Noi apparteniamo veramente a Lei. Perciò, siamo sempre e dovunque con Lei...». Ciò consentirà, appunto, tra l'altro, di partecipare, con più o meno intensità alla sua grazia e potenza, e di renderci invincibili e vittoriosi: «Quanto più uno si avvicina a Lei, tanto più abbondantemente attinge alle grazie della conoscenza e dell'amore, di un amore generoso verso Dio che per amore è salito fin sulla croce».
Quest'amore illimitato e vittorioso su tutto, anche su tutti i nemici di Dio e della Chiesa, si concretizza praticamente nella e con la consacrazione illimitata e incondzionata all'Inunacolata. Perché?... la risposta ci viene dalla natura stessa della consacrazione. Cos'è, infatti, la consacrazione?
b) La consacrazione totale. La consacrazione totale è la donazione di tutto se stesso a Dio, attraverso l'Immacolata. Ci si dona, dice P. Kolbe «A Lei completamente e sotto ogni aspetto, quali suoi figli, suoi schiavi di amore, suoi servi, suoi strumenti, sotto ogni aspetto, sotto ogni denominazione che qualsiasi persona in qualunque tempo potrebbe ancora formulare. E tutto questo come cosa e proprietà a sua completa disposizione, perché Ella si serva di noi e ci sfrutti fino alla nostra completa consumazione».
Specificando meglio, P. Kolbe afferma: «Noi consegniamo a Lei tutto il nostro essere, tutte le facoltà dell'anima, vale a dire l'intelletto, la memoria e la volontà; tutte le facoltà del corpo, cioè tutti i sensi e ciascuno singolarmente, le forze, la salute o l'infermità; consegniamo a Lei l'intera nostra vita con tutte le sue vicende, piacevoli, tristi o indifferenti. Consegniamo a Lei la nostra morte, in qualsiasi momento, luogo e modo essa ci capiterà. Le consegniamo perfino la nostra eternità. Anzi, noi abbiamo la ferma speranza che solo in paradiso potremo appartenere a Lei in un modo incomparabilmente più perfetto». Dono vero, a tutti gli effetti, che rende l'Immacolata padrona e signora del nostra essere: «L'anima offre all'Immacolata i propri atti di amore (= e tutto il resto, come detto), non come si consegna un oggetto ad un mediatore qualsiasi, ma in proprietà, in piena ed esclusiva proprietà, poiché comprende che l'Immacolata offrirà a Gesù tali atti come fossero suoi propri, vale a dire li offrirà senza macchia, immacolati; Gesù poi li offrirà al Padre».
Essere, allora, «cosa e proprietà» dell'Immacolata significherà, anche, non avere più alcun diritto su se stesso e i propri atti: «Consacràti a Lei illimitatamente (...) non abbiamo diritto né a pensieri né ad azioni, né a parole nostre. Ella ci governi «dispoticamente». Si degni benevolmente di non rispettare la nostra libera volontà e, qualora noi volessimo in qualsiasi cosa svincolarci dalla Sua mano immacolata, ci costringa». Siamo veramente al concetto della «cosa», come si esprimevano i Romani, per es., a proposito degli schiavi. Ad un Frate, P. Kolbe scriveva apppunto così: «Cosa e proprietà. Ella faccia con te ciò che vuole, non si senta legata ad alcuna limitazione derivante dagli obblighi di una madre nei confronti del proprio figlio. Sii cosa, proprietà di Lei, Ella si serva liberamente di te, disponga di te senza alcuna riserva per qualunque cosa Ella voglia. Sia la proprietaria di te, la tua Signora e Regina assoluta. Il servo vende il proprio lavoro; tu, al contrario, offri in dono la fatica, la sofferenza, tutto te stesso. Supplicala affinché non rispetti la tua libera volontà, ma agisca con te sempre liberamente, secondo la sua volontà. Di Lei sii figlio, servo, schiavo d'amore, sotto ogni aspetto e sotto qualunque denominazione formulata finora o che potrebbe essere escogitata in questo nostro tempo o in avvenite. In una parola: sii di Lei».
Essere tutto di Lei, come sua cosa e proprietà, senza più alcun diritto personale, costituisce l'essenza stessa della consacrazione, da distinguersi bene da qualsiasi altro elemento, pur buono e utile, ma, decisamente, secondario: «tutte le pratiche che servono per approfondire la conoscenza dell’Immacolata e uniscono più ad Essa sono molto desiderabili» (...). L'essenza della consacrazione è essere dell'Immacolata come Essa è di Dio: «L'essenza è: essere di Essa illimitatamente. (...) Essa è di Dio. È perfettamente di Dio, perfino da diventare quasi una parte della SS. Trinità, benché sia una creatura finita. Anzi non soltanto è "ancilla", "figlia", "res", "proprietas" etc. di Dio, ma anche Madre di Dio!... Qui la testa gira... quasi sopra Dio, come la madre è sopra i figli ed essi devono riverirla... (...). E noi siamo Suoi, dell'Immacolata, illimitatamente Suoi, perfettissimamente Suoi, siamo quasi Essa stessa. Essa per mezzo di noi ama il buon Dio. Essa col nostro cuore povero ama il suo divin Figliuolo. Noi diventiamo il mezzo per il quale l'Immacolata ama Gesù, e Gesù vedendo noi proprietà, quasi parte della sua amatissima Madre, ama Essa in noi e per noi. Che bellissimi misteri!...»
P. ANTONIO M. DI MONDA O.F.M.Conv.
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