martedì 20 aprile 2021

COLUI CHE PARLA DAL FUOCO

 


Quella giornata, lunedì 22 novembre, trascorse tutta intera in questa compagnia divina.  

«Egli sempre lì - scrive Josefa - senza separarci un solo momento».  

Ogni tanto Gesù la interrompeva nel suo lavoro. Mentre spazzava l'antico chiostro del vecchio convento dei Feuillants con l'ammattonato primitivo:  

«- Perché fai questo? - le chiede».  

Sembra compiacersi in anticipo della risposta che già sa, ma aspetta Gli sia ripetuta»  

«Signore, perché Ti amo! Vedi tutti i mattoni di questo corridoio?... altrettante volte Ti ripeto che ti amo!».  

Più tardi, mentre Josefa va in giardino a prendere il carbone.  

«- Che fai? - le dice.  

«Procuro, Signore, di provarti il mio amore in tutte queste piccole cose».   

Egli riprese.  

«- Molte anime credono che l'amore consista soltanto a dire: Ti amo, mio Dio! No, 

l'amore è soave, agisce perché ama e fa tutto amando. Voglio che Mi ami così nella fatica come nel riposo, nella preghiera e nella gioia come nella pena e nell'umiliazione, provandomi continuamente questo amore con le opere, perché questo è amore! Se le anime comprendessero bene tutto ciò, quanto progredirebbero in perfezione e quanto consolerebbero il mio Cuore!»  

Tuttavia il fatto di questa presenza divina preoccupa Josefa, soprattutto quando si trova in mezzo alle sue sorelle. Talvolta le sembra di non poter più prestare l'attenzione necessaria a ciò che fa, di fronte alla Maestà divina che la domina interamente.  

«Mio Dio! - scrive - che sto per diventare? Temo di dimenticare ogni cosa!... Un po' prima di mezzogiorno Gli chiesi di allontanarsi perché dovevo andare a servire le bambine in refettorio. Però, Signore, non ti dimenticherò lo stesso!» Gesù mi rispose.  

« Va', di' alla Madre che sono con te e domandale ciò che bisogna fare. Andiamo insieme».  

Docile ella va subito in cerca della Madre Assistente e le espone il suo imbarazzo. Non era possibile liberarla da quel servizio. Josefa torna dal buon Maestro e si scusa di non aver ottenuto niente.  

« E’ vero, Josefa, ma intanto così hai fatto un atto di umiltà e di obbedienza».  

Il pomeriggio trascorse tutto così. Se in quel giorno Gesù si rese visibile a Josefa non lo volle forse per rianimare poi in molte anime la fede nella realtà invisibile della sua Presenza di grazia, molto più sicura e autentica dell'altra? In quanto a Josefa, era così semplice nella sua fede che non si fermava a tali favori; al contrario, li paventava e ne tremava per sé, temendo sempre di non poter occultarli a chi le stava intorno.   

«Come andrà a finire tutto questo, Signore? - ella dice - Non vedi quanto mi costa di stare attenta ad altra cosa che a Te, e presto si accorgeranno...».  

«Senti, Josefa: se un bambino piccolo si trovasse ai piedi di un'erta faticosa da salire, e suo padre gli fosse vicino lo lascerebbe cadere?».  

«Queste parole mi infusero molta fiducia e di nuovo mi abbandonai alla divina Volontà».  

La sera Gesù che non l'ha lasciata neppure un solo momento completa le lezioni della giornata apparendole durante l'adorazione in cappella.  

«- Quello che oggi Mi ha consolato - Egli dice - è che tu non Mi hai lasciato solo, e quel che Mi piace in te è la tua piccolezza. Devi tenermi sempre presente così. E più ti vedi miserabile e piccola, più puoi essere certa che sono contento di te.  

Non dimenticare che sarò il tuo divino tormento e che tu sei la vittima del mio Amore. Ma sono il tuo sostegno e finché rimarrai fedele, non ti abbandonerò». Poi disparve.  

Tuttavia Nostro Signore non le permetteva di ripiegarsi su se stessa. L'abituale presenza di cui era stata favorita, non aveva altro scopo nel pensiero di Dio che di rendere pieghevole lo strumento, adattandolo alla mano che voleva utilizzarlo per la salvezza del mondo. Sempre più ella doveva occuparsi delle anime.  

Suor Maria Josefa Menéndez

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