giovedì 10 febbraio 2022

Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 

18 Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». 

Ora viene annunziato il secondo principio o fondamento della loro ferma decisione di non obbedire al re. Sono pronti a morire per il loro Dio. 

Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». Il martirio è via della fede. 

Dio può anche avere delle ragioni valide per non liberarli dalla fornace ardente. Sono suoi motivi e ragioni eterne. Loro obbediscono alle ragioni di Dio. 

Per questo sono pronti ad andare incontro alla morte. La loro è duplice fede. È fede nell’onnipotenza del Signore, ma è anche fede nella sua sapienza. 

Per onnipotenza Dio può liberali. Ben venga la liberazione. Per sapienza può decidere di non intervenire. Ben venga il non intervento.  

La fede è purissima obbedienza a Dio. Dio è verità, onnipotenza, onniscienza, sapienza, intelligenza eterne. Dio sa l’uso che vuole fare della nostra vita. 

Lui scelga. Noi obbediamo ad ogni sua decisione. La sua scelta per noi è vita sia che moriamo sia che viviamo. Moriamo per lui. Viviamo per lui. 

Qualcosa di questi due principi di purissima fede nell’obbedienza alla decisione di Dio la troviamo anche in Paolo, in modo speciale nella Lettera ai Filippesi. 


Paolo e Timòteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 

Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. 

Desidero che sappiate, fratelli, come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. In tal modo la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, ancor più ardiscono annunciare senza timore la Parola. Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che io sono stato incaricato della difesa del Vangelo; quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non rette, pensando di accrescere dolore alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e la speranza che in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. 

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi. 

Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora (Fil 1,1-30). 


L’obbedienza a Dio è alla Parola, all’Onnipotenza, alla Sapienza, all’Intelligenza, alla Decisione, ad ogni Pensiero di Dio sulla nostra vita. 

Quando si possiede questa obbedienza, allora la vita in ogni sua manifestazione è solo servizio alla gloria del Signore. 

Anche la fornace ardente serve al Signore e la stessa morte per affermare e rivelare la sua gloria. Come Dio trarrà gloria dalla morte di Daniele? 

Questo solo la sua Sapienza lo sa. All’uomo non è dato conoscere i misteri di Dio. Lui sa però che tutto nell’obbedienza è a servizio della gloria del Signore. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

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