Nelle sue pene interne, Gesù ebbe sempre almeno uno o due spettatori, il suo Padre Celeste e la sua Mamma, per averne lo scopo:
“… La mia stessa vita nascosta, le mie pene interne e tutto ciò che feci ebbero sempre almeno uno, due spettatori, e questo con ragione, per necessità e per ottenere lo scopo delle stesse mie pene. Quindi, il primo spettatore fu il mio Celeste Padre, al quale nulla poteva sfuggire, essendo Lui stesso Colui che mi infliggeva le pene; era attore e spettatore. Se mio Padre non avesse visto e non avesse saputo nulla, come avrei potuto soddisfarlo, dargli la gloria, piegarlo alla vista delle mie pene a misericordia per il genere umano? Ecco, lo scopo sarebbe andato fallito.
In secondo luogo, di tutte le mie pene della mia vita nascosta fu spettatrice la mia Mamma, ed era necessario. Se Io ero venuto dal Cielo in terra per patire, non per Me, ma per il bene altrui, dovevo avere almeno una creatura su cui dovevo poggiare quel bene che contenevano le mie pene e quindi muovere la mia cara Mamma a ringraziarmi, a lodarmi, ad amarmi, a benedirmi, e farle ammirare l’eccesso della mia bontà. Tanto che Lei, presa, rapita, commossa alla vista delle mie pene, mi pregava che in vista del gran bene che le portavano le mie pene, non la facessi esente d’immedesimarla con le mie stesse pene per soffrirle, per darmi il ricambio ed essere mia perfetta imitatrice. Se la mia Mamma nulla avesse visto, non avrei avuto la mia prima imitatrice, nessun grazie, nessuna lode. Le mie pene, il bene che contenevano, sarebbero rimasti senza effetto, perché non conoscendoli nessuno, non avrei potuto fare il primo appoggio; sicché lo scopo del gran bene che doveva ricevere la creatura sarebbe andato perduto. Vedi quanto era necessario che almeno una sola fosse a giorno delle mie pene?” (Vol. XIV: 3-10-1922).
“Serva di Dio” Luisa Piccarreta
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