P. B. N. B.
lunedì 4 maggio 2020
Preghiera a Maria
Madre buona, affido alle tue mani la grazia e lo sviluppo della mia vita: mi dono a te, tu donami a Gesù!
Offerta ed educata da te, egli mi accoglierà e mi amerà in te. Alla tua scuola, o Madre mia, adorerò Cristo con te, lo benedirò con le tue lodi, lo pregherò
con le tue suppliche, lo servirò con le tue mani, lo amerò con il tuo cuore, lo glorificherò con la tua santità: sarò allora una "piccola Maria", un'altra te stessa ai piedi
di Lui!
Madre Maria degli Angeli
Figli pregate, pregate tanto per i terremoti che ci saranno in particolare nel centro Italia.
Trevignano Romano 3 maggio 2020
Cari figli, grazie per essere uniti nella preghiera e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, non perdete il coraggio; pregate, perché solo nella preghiera troverete consolazione e una gioia infinita nel vostro cuore; perché avrete la certezza che il vostro cuore sta tra le braccia di Gesù dove soltanto starete al sicuro. Amati miei, talmente grande sarà la vostra emozione e tante lacrime scenderanno dai vostri occhi per la grande gioia che proverete quando vedrete ciò che Gesù ha preparato per voi. Solo così potrete vivere di gioia e di vero amore. Dico ai miei sacerdoti: non abbandonate il Vangelo e la Parola; ricordate che le vostre promesse sono sacre; convertitevi prima che arrivi la fine dei tempi, Vi prego aiutatemi ad avere cura delle anime. Figli pregate, pregate tanto per i terremoti che ci saranno in particolare nel centro Italia. State comunque tranquilli perché Io non vi abbandonerò mai. Oggi tante saranno le grazie che scenderanno per i miei figli. Ora vi lascio con la mia materna benedizione, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
LA COMPUNZIONE DEL CUORE
L'Imitazione di Cristo
Se vuoi fare qualche progresso conservati nel timore di Dio, senza ambire a una smodata libertà; tieni invece saldamente a freno i tuoi sensi, senza lasciarti andare a una stolta letizia. Abbandonati alla compunzione di cuore, e ne ricaverai una vera devozione. La compunzione infatti fa sbocciare molte cose buone, che, con la leggerezza di cuore, sogliono subitamente disperdersi. E' meraviglia che uno possa talvolta trovare piena letizia nella vita terrena, se considera che questa costituisce un esilio e se riflette ai tanti pericoli che la sua anima vi incontra. Per leggerezza di cuore e noncuranza dei nostri difetti spesso non ci rendiamo conto dei guai della nostra anima; anzi, spesso ridiamo stoltamente, quando, in verità, dovremmo piangere. Non esiste infatti vera libertà, né santa letizia, se non nel timore di Dio e nella rettitudine di coscienza. Felice colui che riesce a liberarsi da ogni impaccio dovuto a dispersione spirituale, concentrando tutto se stesso in una perfetta compunzione. Felice colui che sa allontanare tutto ciò che può macchiare o appesantire il suo spirito. Tu devi combattere da uomo: l'abitudine si vince con l'abitudine. Se impari a non curarti della gente, questa lascerà che tu attenda tranquillamente a te stesso. Non portare dentro di te le faccende degli altri, non impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista; piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone, anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini; quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere del tutto e sicuramente nella via del bene, come si converrebbe a un servo di Dio e a un monaco pieno di devozione.
E' grandemente utile per noi, e ci dà sicurezza di spirito, non ricevere molte gioie in questa vita; particolarmente gioie materiali. Comunque, è colpa nostra se non riceviamo consolazioni divine o ne proviamo raramente; perché non cerchiamo la compunzione del cuore e non respingiamo del tutto le vane consolazioni che vengono dal di fuori. Riconosci di essere indegno della consolazione divina, e meritevole piuttosto di molte sofferenze, Quando uno è pienamente compunto in se stesso, ogni cosa di questo mondo gli appare pesante e amara. L'uomo retto, ben trova motivo di pianto doloroso. Sia che rifletta su di sé o che vada pensando agli altri, egli comprende che nessuno vive quaggiù senza afflizioni; e quanto più severamente si giudica, tanto maggiormente si addolora. Sono i nostri peccati e i nostri vizi a fornire materia di giusto dolore e di profonda compunzione; peccato e vizi dai quali siamo così avvolti e schiacciati che raramente riusciamo a guardare alle cose celesti. Se il nostro pensiero andasse frequentemente alla morte, più che alla lunghezza della vita, senza dubbio ci emenderemmo con maggior fervore. Di più, se riflettessimo nel profondo del cuore alle sofferenze future dell'inferno e del purgatorio, accetteremmo certamente fatiche e dolori, e non avremmo paura di un duro giudizio.
Invece queste cose non penetrano nel nostro animo; perciò restiamo attaccati alle dolci mollezze, restiamo freddi e assai pigri. Spesso, infatti, è sorta di spirituale povertà quella che facilmente invade il nostro misero corpo. Prega dunque umilmente il Signore che ti dia lo spirito di compunzione; e di', con il profeta: nutrimi, o Signore, "con il pane delle lacrime; dammi, nelle lacrime, copiosa bevanda" (Sal 79,6).
Regina della Famiglia
Apparizioni a Ghiaie
La deposizione di Annunziata Roncalli
- Adelaide è venuta a dormire in casa mia tutte le sere in cui è stata a casa nel 1946: 8 o 9 volte. Anche prima veniva da me. In una di quelle sere, la prima, io le ho domandato: "È poi vero che hai visto la Madonna?". Siccome però si mise a piangere ho lasciato lì. L'ho interrogata allora la seconda sera. Allora la bambina si è messa a piangere di nuovo: "Perché piangi?" — "Perché non è vero che ho visto la Madonna". Aveva il fastidio di aver detto una cosa così grossa, di aver visto la Madonna, mentre non l'aveva vista. "E perché hai fatto una cosa così, quando nessuno te l'ha messa in testa?" — "Non so neppure io". E diceva che aveva visto delle immagini e si regolava su quelle... E lei continuava a piangere e allora le ho domandato io: "Come facevi allora tutte le sere a dire che la Madonna ti aveva parlato? Questo non c'era sull'immagine" ed essa abbassava la testa e continuava a piangere. Allora io ho pensato che fosse messa su da qualcuno e sono rimasta molto male. E ho pensato di portarla dal curato. Difatti sono venuta qui e non c'era. Allora ho aspettato un'altra sera e le ho detto: "Ho bisogno di una grazia, non faresti una novena con me?". — Lo scopo era di ottenere dalla Madonna la verità sui fatti, tanto più che per tre o quattro sere continuava ad affermare che non aveva visto la Madonna e diceva: "Però guarda che cosa grossa ho fatto. Quanta gente c'è al mondo e io sono la più cattiva di tutti". E questo lo diceva per la bugia che aveva detto. E dopo: "Verrà un momento che tutti mi abbandoneranno, anche il papà e la mamma e le mie sorelle non mi vorranno più bene". Dissi: " Io non ti abbandonerò".
Voleva essa stessa dire alle persone che venivano, che non era vero che aveva visto la Madonna. Io le ho detto: "Non tocca a te fare questo. Ci sono persone sopra te e me e le ho proibito di fare ciò e poi ho fatto la novena. E al terzo giorno venne dal curato che l'ha interrogata. Io avevo preso la scusa di portare qualche cosa alla mamma del curato. Il curato non sapeva nulla di quello che la bambina aveva prima detto a me. E ha incominciato ad interrogarla se era vero che aveva visto la Madonna o no. E la bambina rispose di sì. Ed io tra me dicevo: o è bugiarda o è la Madonna che l'ha ispirata. Ma non ho detto niente. E la bambina ha ripetuto che l'aveva vista tredici volte. Nell'andare a casa era più quieta. Dal collegio era venuta a casa triste. Ma quella sera, dopo che ebbe parlato col curato era contenta. Disse: "mi trovo come un uomo che ha confessato dei peccati grossi e si trova contento". Ed io risposi: "Perché prima hai detto di no?". Lei non ha parlato. Era allegra, ma non parlava, e a casa mi disse: "Ah, la novena l'hai fatta per me, non per te". Prima di parlare col curato diceva di no, poi diceva sempre di sì. Io dissi tutto, mi pare il giorno dopo, al curato. Ed egli restò lì. Dopo le ha chiesto perché prima aveva negato. Ed essa rispose che era stata messa su da don Cortesi e aveva scritto una lettera in cui negava di aver visto la Madonna. Dissi: "Anch'io l'ho vista", ed avendo detto questo alla bambina, mi domandò come l'avessi vista". "Perché me l'ha mostrata don Cortesi". Disse: "Che bugiardo. Anche lui l'ha fatta grossa e intendeva alludere alla promessa fattale di non mostrare la lettera a nessuno". E il curato le suggerì di fare un'altra lettera in cui smentiva la prima. E difatti un'altra sera l'ho condotta all'asilo. Per la strada le dissi: "Ti interrogheranno ancora un po' e tu devi dire la verità. Se hai visto la Madonna devi dire che l'hai vista, per non fare torto alla Madonna. All'asilo non voleva ritirarsi a scrivere da sola, perché temeva di non essere capace. Ed allora io dissi: "Ah, io non entro, per carità. Devi arrangiarti da sola". Difatti si è arrangiata da sola. C'erano lì le suore e mi pare che l'abbiano interrogata. Il curato era in sacrestia coi ragazzi e l'ho avvertito io che era venuta, e lui disse che la si lasciasse scrivere. Le fu dato penna e calamaio e ha scritto da sola. La lettera ce la lesse il curato e noi l'abbiamo firmata. Essa uscì col biglietto piegato e l'ha consegnato al curato. Egli lo lesse ad alta voce e la bambina nella lettera diceva che aveva negato perché glielo aveva fatto scrivere don Cortesi...
Mons. Patelli domanda se don Cortesi in principio era favorevole. La teste risponde: "Altro! Era infervorato più di tutti e io l'ho rimproverato dicendogli che non desse troppi vizi alla bambina; questo atteggiamento è durato un po' di tempo fino a quando hanno fatto la cappella. Con lui c'erano il Sig. Verri e la mia cugina Maria, ora suora. Le davano troppi vizi. Io non so come don Cortesi ha fatto a cambiare idea. Poi mi rimproverava perché ci credevo".
Leggendo la deposizione si nota la semplicità, la sincerità, il buon senso, la rettitudine della coscienza di questa donna umile e piena di fede. E si vede anche qual è stato l'influsso del Cortesi sulla coscienza e la psiche della bambina. Essa si trovava in un vicolo cieco, dal quale non sapeva come uscire: da una parte sentiva il dovere di dire la verità e dall'altra veniva bloccata dalla paura fattale dal Cortesi di fare peccato mortale e di andare all'inferno se avesse continuato a dire che aveva visto la Madonna. Infatti il Cortesi sosteneva che lei non aveva visto la Madonna, ma erano visioni puramente fantastiche. Annunciata, nella sua saggezza ha fatto questa obiezione ad Adelaide: ammettiamo che le tue visioni non siano vere, ma tu ogni sera riferivi le parole dette dalla Madonna e quelle non erano immagini. E noi possiamo aggiungere che quel messaggio non era frutto della sua fantasia né della sua cultura.
In tutta la deposizione balza subito all'occhio la cura di rispettare la libertà di Adelaide ed anche la legge; ci sono testimoni degni di fede; la bambina deve scrivere da sola; ciò che ha scritto viene letto pubblicamente e poi sottoscritto dai testimoni. Un'ultima riflessione voglio fare. La bambina non voleva scrivere la smentita della ritrattazione, perché si riteneva incapace di Farla. Come ha potuto da sola scrivere il biglietto della ritrattazione un anno prima, quando conosceva ancora meno la lingua italiana? Un anno in più nell'età evolutiva ha la sua importanza.
3 maggio 2020 – Il virus, che non potete vedere, è ancora mortale come lo era all’inizio
Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
“Figli, fate un profondo respiro e continuate a (stare nel vostro luogo di protezione). Non fatevi ingannare dal nemico invisibile. Il virus, che non potete vedere, è ancora mortale come lo era all’inizio. La vostra volontà di non soccombere ad esso non è la vostra protezione da esso. Dovete essere abbastanza saggi da fare tutto il possibile per evitare di esporvi a questo nemico. Non prendete decisioni insensate –decisioni non necessarie.”“Ho bisogno di voi in prima linea nella preghiera e nel sacrificio. Questo virus è il tentativo di Satana di “ridurre” la popolazione e di prendersi anime impreparate al loro giudizio finale. Siate abbastanza saggi da vedere la mano di Satana in tutto questo. Proteggetevi con lo scudo della Verità che vi concedo oggi. Non ascoltate le bugie di Satana che cercano di convincervi a cedere all’incuria. Io, il vostro Eterno Padre, vi invito (ad essere) nella Verità”.
Leggi Efesini 6:10-17+
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
Holy Love
Ogni giorno la provvidenza di Dio sorge prima del Sole.
Esempi di vita
Carlo Carretto
Carlo Carretto era un religioso che sognava di fondare un convento nelle Alpi, ma un’iniezione mal fatta lo lasciò zoppo per tutta la vita. Invece di andare
sulle Alpi, andò 10 anni nel deserto del Sahara dove, nel silenzio e nella solitudine, imparò ad amare di più Dio e scrisse dei libri molto belli, letti in tutto il mondo. Per questo, ha potuto scrivere:
“Ora ringrazio Dio per quello che ha fatto con me e per la mia gamba zoppa che sto trascinando con un bastone da trenta anni”.
Sicuramente, molti santi non sarebbero mai diventati tali se Dio non avesse permesso nella loro vita fallimenti o malattie, che li avesse fatti avvicinare di più
a lui. Molti si avvicinano maggiormente a Dio tramite le sofferenze più che con una vita sana e piacevole. Perciò dobbiamo ringraziare Dio per molti dei suoi interventi dolorosi nella nostra vita, perché
ci fanno maturare e crescere spiritualmente molto di più pochi mesi di malattia di un anno di vita sana e normale.
Carlo Carretto dice: “Dio non è mai assente dalla nostra vita né può esserlo”. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,
28). “Ma quanti atti di fede per imparare a navigare nel mare di Dio ad occhi chiusi e con la convinzione che, se affondiamo, affondiamo in lui, nel divino ed eterno Presente! Felice chi impara a vivere questa navigazione
in Dio e sa rimanere sereno, anche quando aumenta la tempesta”(51).
Sì, felice l’uomo che sa che Dio è il compagno della vita, che mai lo lascerà solo, e che continua a dirgli continuamente e specie nei momenti
più difficili della vita: Io non ti lascerò né ti abbandonerò (Gs. 1, 5). Per questo, non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada (Gs.
1, 9).
GESÙ BAMBINO NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA
«Continuando il mio solito stato, mi son trovata fuori di me stessa insieme col “Carino mio, dimmi Bambino Gesù, tutto afflitto. Io, nel vederlo così afflitto, ho detto:
che cosa vuoi? Che soffri, per sollevarti?”
E Lui si è messo con la faccia per terra e pregava, quasi che volesse che interpretassi la sua Volontà, ma io non capivo niente; l’ho sollevato da terra, l’ho baciato più volte e “Diletto mio, non capisco che cosa vuoi che soffra. Vuoi che soffra la ho detto:
crocifissione?”
E Lui: “No”, e ha preso il braccio in mano e mi spuntava i polsi della camicia.
“Vuoi che sia spogliato? Sento molta ripugnanza, ma Io, nel vedere ciò, ho detto:
per amor tuo mi sottometto”.
In questo mentre, vedevo un uomo che, preso da disperazione e dalla stima propria accadeva] nel nostro paese. Il Bambino mi ha detto:
di se stesso, si suicidava, e questo [“Non posso contenere tanta amarezza, ricevi tu una parte”. E ha versato nella mia bocca un poco della sua amarezza. Io sono corsa da quell’uomo per aiutarlo a pentirsi del male che aveva fatto. I demoni prendevano quell’anima e la mettevano sul fuoco e la volgevano e rivolgevano come se la arrostissero. Io per ben due volte l’ho liberato e mi son trovata in me stessa, pregando il Signore che usasse misericordia verso quell’anima sventurata….» (Vol. 7°, 05.03.1906)
Pablo Martín Sanguiao
"...di' ai miei figli che non temano il male di questo tempo tempo né la loro morte.
Messaggio della Regina del Rosario e della Pace
2 maggio 2020:
"...di' ai miei figli che non temano il male di questo tempo tempo né la loro morte. Chiunque sia unito all'amore di mio Figlio non dovrebbe temere nulla ...Questo è il tempo dei martiri della fede e dell'amore per mio Figlio, il vero Sposo delle anime, Colui che asciugherà le loro lacrime e darà loro una nuova veste; nel suo regno divino non ci saranno più pianti, né lacrime, né morte, perché farà nuove tutte le cose. Il Signore concederà una grazia a tutti coloro che si sono preparati con dignità e non hanno mai dubitato della mia presenza materna, ma hanno accolto e vissuto i miei messaggi con amore: su mia richiesta davanti del suo Trono, prima che avvengano le grandi punizioni sul mondo, molti dei miei devoti figli saranno allontanati da questo mondo e trasformati (cfr 1Cor 15,52); in un battito di ciglia saranno uniti con lui per sempre nel suo regno di amore e di gloria..." (Edson)
Figlio mio, preparati, perché presto tutta la terra si trasformerà per trovare la sua vera natura, quella per cui l'ho creata, affinché sia interamente nella Mia Divinità.
Giovedì 30 aprile 2020, ore 5:10.
"Figlio mio, tu vivi in un tempo di purificazione. Tutto ciò che viene deve essere per il bene dei miei figli. Presto vedrete molte meraviglie compiute nel cuore dei Miei piccoli.
Farò scendere questo Fuoco d'Amore nel cuore di ciascuno, questa fiamma che infiammerà ciascuno dei miei figli affinché trovino la Via che li condurrà alla Mia Divinità.
Molti hanno perso la speranza e molti si ritrovano soli con il loro ego. È giunto il tempo in cui devo scacciare questo Male che sta invadendo la terra, ed è attraverso gli apostoli del Fuoco che trafiggerò i cuori di coloro che sono invasi dal male.
La speranza rinascerà e molti torneranno sul sentiero della verità.
Figlio mio, preparati, perché presto tutta la terra si trasformerà per trovare la sua vera natura, quella per cui l'ho creata, affinché sia interamente nella Mia Divinità. Molti saranno ancora perplessi a causa della gravità dei loro peccati, ma attraverso il Fuoco dei Miei apostoli, molti si convertiranno e diventeranno fuochi ardenti d'Amore.
Figlio mio, questo è il modo in cui devo procedere affinché tutti si riconoscano come peccatori. Attualmente, i loro peccati li accecano e impediscono loro di vedere tutta la Verità. Guardate questo mondo ingannato da Satana e da queste élite, questo mondo che è diventato un inferno di perdizione!
È per questo motivo che il vostro cuore deve sempre rimanere nella letizia, per trasferire questo Fuoco d'Amore a tutti coloro che sono coinvolti in queste falsità che il mondo le fa brillare.
Sono i Miei apostoli che trasformeranno questo Male in Bene per la potenza dello Spirito Santo. Riceverai questo fuoco che ti trasformerà presto, molto presto. Già, nei cuori di molti, l'Amore ha già cominciato a trasformarli.
Figlio mio, è attraverso questa lotta che conquisterò i cuori di coloro che si sono persi. Accettate questo fuoco d'amore. Ti amo e ti benedico".
Il Tuo Papà dell'Amore
Robert Brasseur
domenica 3 maggio 2020
VITA DI CRISTO
VITA GIOVANILE DI CRISTO
***
«Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi» (Giov. 1: 14)
La Persona che assunse natura umana non fu creata, diversamente da tutte le altre persone.
La Sua Persona esisteva prima del Verbo o Logos; e, d'altra parte, la Sua natura umana derivò dal miracoloso concepimento di Maria, in cui stupendamente si fusero l'adombramento divino dello Spirito e il Fiat umano, ossia il consenso di una donna.
Ha così principio una nuova umanità indipendentemente dalla materia della stirpe caduta. L'essersi il Verbo fatto carne non vuol dire che un qualche mutamento si sia prodotto nel Verbo Divino. Pur palesandosi, il Verbo di Dio non si discostò dal Padre: ciò che accadde non risultava dalla conversione della Divinità in carne, beni dall'assunzione di una condizione in Dio.
In virtù della natura umana che Cristo prese da Maria, s'ha da parlare di continuità della stirpe caduta dell'uomo; e al tempo stesso si ebbe discontinuità per il fatto che la Persona di Cristo era preesistente al Logos.
Talché Cristo diventa effettivamente il secondo Adamo, l'Uomo da cui il genere umano prende l'avvio per una nuova vita. Il nucleo del Suo insegnamento fu l'incorporazione in Lui delle nature umane, al modo stesso che la natura umana ch'Egli aveva presa da Maria era unita col Verbo Eterno.
È difficile che un essere umano possa intendere l'umiltà implicita nel Verbo. Si immagini, ove sia mai possibile, una persona umana che si spogli del proprio corpo e mandi poi la propria anima nel corpo di un serpente.
Ne conseguirebbe una duplice umiliazione: prima, l'accettazione dei limiti di un organismo serpenti no, la consapevolezza del tempo trascorso in cui la mente godeva di uno stato di superiorità, nonché l'impossibilità dei denti di articolare pensieri che nessun serpente ha mai posseduti; poi, a séguito di codesto «autosvuotamento», il dover vivere in compagnia di serpenti. Ma tutto questo è niente a confronto dello svuotamento voluto da Dio, a séguito del quale Egli assunse il sembiante di un uomo e accettò i limiti dell'umanità, come la fame e la persecuzione; né fu cosa da poco per la Sapienza di Dio il condannarsi a convivere con dei poveri pescatori di così scarso sapere.
Sennonché, questa umiliazione, che cominciò in Betlemme quando Egli fu concepito nella Vergine Maria, non fu che la prima di molte altre da Lui sofferte per sconfiggere l'orgoglio umano, sino a quella, finale, della morte sulla Croce. Se non ci fosse stata la Croce, non avremmo avuto la mangiatoia; se non ci fossero stati i chiodi non avremmo avuto la paglia.
Ma, per espiare il peccato, Egli non poteva insegnare la lezione della Croce: doveva apprenderla. Iddio Padre non risparmiò il Figlio: tanto era il Suo amore per l'umanità. Tale il segreto avvolto in fasce.
Non vengo a pregare
Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare. Non ho nulla da offrire e nulla da domandare. Vengo, Madre, soltanto per guardarti, per guardarti e piangere di gioia, per sapere
che io sono tuo figlio e che tu sei qui. Un istante solo, mentre tutto si arresta. Essere insieme con te, Maria, qui, dove sei tu. Non dir nulla e cantare, solo perché il cuore è troppo pieno. Perché tu
sei bella, sei immacolata, la donna finalmente restituita alla grazia, la creatura nella sua prima felicità, nel mattino del suo originale splendore, ineffabilmente intatta. Perché sei la Madre di Gesù
Cristo, che è la verità fra le tue braccia, la sola speranza e il solo frutto. Perché tu sei la donna, 1' Eden dell' antica tenerezza dimenticata; il cui sguardo va dritto al cuore e fa sgorgare
le lacrime accumulate. Semplicemente perché tu esisti, Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata.
8 gennaio 2020 – La politica deve cessare di dominare il cuore del mondo
"La saggezza, guidata dallo Spirito Santo, deve trasformare i cuori e giustificare le azioni. Le critiche ingiustificate sono il nemico. La verità è la vittoria."
Ancora una volta, io (Maureen) vedo una Grande Fiamma che ho compreso essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
“Quando si verifica uno spettacolo di potere contro il male, Satana raddoppia i suoi tentativi nell’attaccare la rettitudine. A volte, questo è soltanto a livello personale. Altre volte – come oggi in Medio Oriente* – è a livello internazionale. Le false coscienze di molti e l’ambizione politica di altri non devono essere la forza motrice di questa grande nazione**. Questi sono cavalli di Troia della menzogna. Non fatevi persuadere dalle menzogne nel credere che le recenti azioni di questo Presidente*** erano ingiustificate. Quando si salvano vite, la vittoria è giusta”.“Siate uniti come nazione sotto una solida leadership. Non fatevi ingannare dalle controversie. La politica deve cessare di dominare il cuore del mondo. La saggezza, guidata dallo Spirito Santo, deve trasformare i cuori e giustificare le azioni. Le critiche ingiustificate sono il nemico. La verità è la vittoria.”
*Gli attacchi missilistici iraniani mirati nella notte alle basi militari degli Stati Uniti in Iraq.
**U.S.A.
*** Il Presidente Donald J. Trump
Leggi 2 Timoteo 1:14
Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
Read 2 Timothy 2:24-26+
Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
Holy Love
7 gennaio 2020 – Il fuoco dell’inferno ha il sopravvento dove la gerarchia religiosa mi delude
Ancora una volta, io (Maureen) vedo una Grande Fiamma che ho compreso essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
"Il fuoco dell’inferno ha il sopravvento dove la gerarchia religiosa mi delude."
Holy Love
GESU’ OSTIA
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11)
Santa Brigida, la grande mistica svedese, è per i suoi discepoli anche maestra di preghiera.
Per uno di loro, avendole chiesto di comporgli una preghiera, scrive una breve orazione, ma pure lo consiglia di «non recitare altra preghiera più volentieri del Padre
Nostro, la preghiera che abbiamo appresa, nel suo celestiale amore, dalle labbra di Gesù Cristo».
Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce, in piena sintonia, considerano questa preghiera il compendio di tutte le preghiere.
L'influenza della loro scuola si sente nelle future generazioni del Carmelo. Così, infatti, stupendamente si esprime il Ven. Alessandro Ubaldini di S. Francesco (1584-1630),
nipote di Leone XI, nel suo "Manuale dei poveri": «O preghiera dolce insegnata dal Signore! Tu sei per me un tesoro grande ed inesauribile. Istillata dapprima sulle mie labbra da bambino, sarai la mia ultima
invocazione nell'ora della vecchiaia. Tu sola vali più di ogni scienza e dottrina, più di una biblioteca che contenga tutti i libri. Nel pellegrinaggio della vita, tu sola mi basti come pane per il cibo e
come indumento per il vestito ... Tu sei porto, tu vita, tu salvezza, tu scuola di dottrina celeste, alla quale ciò che s'impara è Dio ... O memoriale dolcissimo! Tu sei paradiso di delizie, diletto delle
anime sante, dolcezza inesauribile! ».
È per questo che - nel corso dei secoli - viene recitata, cantata, meditata, commentata.
Dagli scritti dei Padri della Chiesa, si apprende che in questa preghiera sono contenute sette richieste: con le prime tre chiediamo le cose eterne; con le quattro seguenti, invece,
quelle temporali utili al conseguimento dei beni eterni.
Una di queste ultime richieste è: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Quale dottrina cela ogni singola parola?' Sant'Agostino ci presenta la misera condizione
di chi prega, e la natura di questo pane: «Quando dici: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, confessi di essere un mendicante di Dio. E non diventar rosso di vergogna quando lo dici: per quanto uno sia ricco su questa
terra, è pur sempre un mendicante di Dio. [...] Il pane quotidiano che i figli chiedono al Padre è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano: di esso vive
lo spirito, non il ventre. [...] Anche l'Eucaristia, oltre alla parola di Dio, è il nostro pane quotidiano, necessario alla vita presente. Ma dobbiamo riceverlo per dare ristoro non solo al corpo, ma anche allo
spirito: è infatti un alimento spirituale quello che riceviamo all'altare del Signore».
Sant'Ambrogio aggiunge: «E vivi in modo da essere degno di riceverlo ogni giorno».
Questo nutrimento va inteso sia in senso spirituale che in senso materiale. Il pane quotidiano, per San Massimo il Confessore, è «il pane di ogni giorno, che costituisce
il naturale sostentamento della vita presente. Non andiamo oltre questo limite posto dalla preghiera stessa, volendo avidamente comprendere nella nostra richiesta un periodo più lungo, magari anni interi [...]. Chiediamo,
dunque, senza affanno con la preghiera il pane per ogni giorno e diamo prova di considerare la vita come una preparazione, quasi una meditazione alla morte, secondo la sapienza di Cristo».
Il pane quotidiano, perciò, sottolinea la Provvidenza quotidiana e la fugacità della vita. Questi due concetti sono presenti anche in San Cipriano: «Chi ha cominciato
ad essere discepolo di Cristo [...] deve chiedere il cibo per ogni giorno, e non estendere al domani la richiesta di esaudire i propri bisogni».
San Cipriano marca pure la parola "nostro", per evidenziare l'unità: «Come diciamo "Padre nostro", perché Dio è padre di coloro che
lo riconoscono e credono in lui, così chiamiamo Cristo 'pane nostro', perché egli è il pane di noi che siamo partecipi del suo corpo».
San Gregorio di Nissa coglie nel "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" il messaggio dell'essenzialità: «È mia opinione che il Signore, insegnandoci
le parole con cui chiediamo il pane quotidiano, ci voglia presentare questa evidente dottrina: chi vive nella frugalità e si accontenta del giusto bene, vivendo secondo la legge della temperanza, è come chi non
ha bisogno di nulla».
Poi si sofferma su un altro insegnamento: «"Dacci il pane" vuol dire anche: possa ottenere il nutrimento grazie alla mia giusta fatica». È lo stesso concetto
di San Cipriano: «Al giusto non può mancare il cibo quotidiano», che a sostegno cita le Scritture: "II Signore non fa morir di fame l'uomo giusto" (Pr 10,3), e "Sono stato giovane e ora
sono vecchio: non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane" (Sal 36,25).
La parola "oggi" è, secondo San Gregorio di Nissa, «una piccola aggiunta che dà però a questa frase un ulteriore insegnamento morale. Mentre pronunci
queste parole, sei aiutato a comprendere che la vita umana è davvero effimera: a ciascuno di noi appartiene soltanto il presente. Il futuro con tutte le speranze che suscita in noi rimane avvolto nel mistero: nessuno,
infatti, sa che cosa ci porterà il domani».
San Giovanni Crisostomo così commenta la richiesta insegnata da Gesù: «Non ci comanda di pregare per chiedere ricchezze, lusso, vestiti costosi, né altre
cose del genere. Ci esorta a domandare soltanto il pane, e il pane quotidiano, sì che non abbiamo a preoccuparci del domani... E dice "oggi" così che non ci lasciamo fiaccare dall'affanno per il
giorno successivo. Perché mai dovremmo preoccuparci di un giorno che potremmo anche non vedere?».
Alle voci di questi Padri della Chiesa, di un passato sempre vivo, fanno eco altri ammaestramenti.
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano : il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: a ricordo e a riverente comprensione di quell'amore
che ebbe per noi, e di tutto ciò che per noi disse, fece, e patì»6: invoca San Francesco d'Assisi.
Questo pane quotidiano è il «duplice pane della grazia e dell'Eucaristia»', spiega Padre Carlo de Foucauld, l'eremita del Sahara.
E il Beato Francesco Faà di Bruno così prega: «Tre specie di pane, Signore, ti domando: quello della tua Parola divina che mi insegna ciò che devo fare; quello
della SS. Eucaristia e quello che mi è necessario per nutrire e sostenere il mio corpo e, dopo aver preso la mia parte, aiutare i bisognosi»".
Sublime è l'invocazione di Padre Pio: «Padre santo, dateci oggi il nostro pane quotidiano; dateci Gesù sempre durante questo nostro breve soggiorno in questa
terra di esilio; datecelo e fate che noi ce ne rendiamo sempre più degni di accoglierlo nel nostro petto; datecelo sì, e saremo sicuri di adempiere quanto Gesù stesso per noi a voi ha indirizzato: "Sia
fatta la volontà tua, come in cielo così in terra"»9.
Gli insegnamenti di questi grandi uomini, prima di noi in cammino sulla strada della fede, ci invitano dunque a riflettere sulla profondità di ogni singola parola usata da Gesù.
Dacci è dai a noi; l'azione del dare implica un dono: dono di Dio che è la vita, ma anche ciò che per la vita serve. Nel dacci è implicito il noi; nostro
è il pane che chiediamo a nostro Padre. Noi e nostro fanno del credente che chiede, non un singolo, ma un insieme, una collettività che è la Chiesa. II pane è l'immagine dell'essenziale:
è ciò che serve per vivere, è il lavoro col quale si procura.
II pane non è solo materiale, c'è anche quello spirituale. Nel pane c'è la Sapienza di Dio e il mezzo che ce la trasmette, cioè la Scrittura; nel
pane c'è il corpo e il sangue di Cristo contenuti nell'Eucaristia.
Ed è un pane particolare: quotidiano, cioè per tutti i giorni, e da chiedere ogni giorno; non per domani, quindi, ma per il giorno stesso: oggi.
Quale eccelsa dottrina in un'espressione fatta di così poche parole: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"!
SUPERBIA
(Tratto da “I sette vizi capitali” di don Giuseppe Tomaselli)
Dicesi superbia il desiderio disordinato della propria eccellenza. È un vizio molto radicato in noi, il
quale è causa di una grande quantità di peccati.
Iddio odia la superbia e la punisce. Il primo peccato di superbia fu commesso dagli Angeli in Cielo, allorché si ribellarono a Dio con a capo Lucifero. La punizione fu tremenda, poiché subito
fu creato l'inferno e vi precipitarono tutti i ribelli, per starvi eternamente. Un altro grave peccato di superbia fecero i nostri progenitori Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, quando furono tentati dal demonio a mangiare
il frutto proibito da Dio. - Perché non mangiate di questo frutto? – domandò il tentatore. - Non possiamo, risposero, perché Iddio ce l'ha proibito! - Se lo mangerete, continuò il demonio,
diventerete simili a Dio! - Adamo ed Eva prestarono fede e, mossi dal desiderio di diventare simili al Creatore, colsero il frutto e lo mangiarono. Il peccato fu grave, non solo per la disubbidienza, ma anche per la superbia.
Iddio, fortemente sdegnato, tolse ai due peccatori i doni soprannaturali, già dati gratuitamente, li condannò a morire e li cacciò dal Paradiso Terrestre.
IL REDENTORE.
Dio, giusto punitore della colpa, non tralascia però di compatire l'uomo impastato di debolezza e gli dà un rimedio efficace contro la superbia. Infatti la seconda Persona della Santissima
Trinità, il Figlio Eterno di Dio, lascia lo splendore del Cielo e si riveste di umana carne. Lo scopo dell'Incarnazione è di riaprire il Paradiso agli uomini e di dare un meraviglioso esempio di umiltà,
in opposizione all'innata superbia.
La vita terrena di Gesù Cristo fu una lotta continua al vizio della superbia. Avrebbe egli potuto nascere in un palazzo reale e farsi ricoprire di gloria dagli uomini; ed
invece nacque in una stalla, visse in una bottega facendo il falegname e mori ignudo sulla Croce, tra due ladroni, come un malfattore.
GL'INSEGNAMENTI DI GESÙ.
Il Vangelo è ricco di massime e di parabole, che hanno per scopo di abbattere la superbia e d'insegnare l'umiltà. Gli Apostoli domandarono a Gesù: Maestro,
chi è il più grande nel regno dei Cieli? -
Egli prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e poi disse: Chi si umilierà, facendosi piccolo come questo bambino, costui sarà il più grande nel regno dei
Cieli. -
E vedendo che gli Apostoli tendevano alla superiorità, disse loro: I principi di questo mondo signoreggiano i loro sudditi; per voi non sia così. Chi di voi vuole
essere il primo, sia l'ultimo.
Trovandosi in un convito Gesù ed osservando che gl'invitati brigavano per avere i primi posti, parlò in questo modo: Quando tu sei invitato a pranzo, non andare
a metterti al primo posto, poiché potrà darsi che sia stato invitato uno superiore a te ed allora il padrone dovrà dirti: Amico, lascia questo posto e mettiti in fondo! - Allora ne avrai vergogna presso
tutti i commensali. Quando invece sei invitato a tavola, mettiti nell'ultimo posto, affinché chi ti ha invitato abbia a dirti: Amico, vieni avanti! Così ne avrai onore presso tutti i convitati. Poichè
chi s'innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. -
Essendo la superbia come una febbre che spossa ed anche il motivo dell'inquietudine del cuore umano, Gesù Cristo si dà quale modello a tutti, dicendo: Imparate
da me che sono mite ed umile di cuore e troverete il riposo per le anime vostre! -
Fortunati coloro che vivono in conformità a questi divini insegnamenti!
LO SPIRITO DI SUPERBIA.
L'amor proprio, o l'alta stima che ciascuno sente di sé, fa sempre capolino e bisogna vigilare per non restarne vittima.
S. Giovanni Bosco confessa lui stesso di aver sentito nell'animo fin dalla fanciullezza una forte inclinazione allo spirito di superbia. Subito però si mise all'opera
e riuscì vittorioso. Una volta potè dire in maniera lepida: Ho dovuto propormi di prendere per il collo la mia superbia, metterla sotto i piedi e calpestarla. -
Lo spirito di superbia porta ad essere ambiziosi, presuntuosi, vanitosi e rende ribelli all'autorità, per cui non si sopporta di stare soggetti ad altri e, quando lo
si è costretti, internamente ci si rode. Veniamo ora alle particolari manifestazioni della superbia.
I PENSIERI.
Il superbo nella sua mente ingrandisce i propri meriti e si gonfia come un pallone. Crede di essere qualche cosa di grande e perciò guarda dall'alto in basso, studiando
i mezzi per eccellere sempre.
Se il superbo riceve un'offesa o una mancanza di riguardo, non sa darsi pace. Pensa e ripensa il torto ricevuto e concepisce desideri di vendetta. - A me fare questo affronto?
... Trattare in tal modo me, che ho tanti meriti? ... Ah! questo è troppo! - In preda a tali sentimenti, perde la pace del cuore.
LE PAROLE.
Il superbo non si contenta di pensare altamente di se, ma sente il bisogno di esternare con le parole i suoi sentimenti. Si loda facilmente, mettendo in mostra i titoli di onore,
dicendo di appartenere a nobile famiglia, parlando con entusiasmo delle proprie cose e mettendo sempre avanti il proprio « io ». - Io faccio così ... Io in quell'occasione mi comportai in tal modo ...
Io sono salutato sempre ... Io sono stimato assai ... Io porto abiti di lusso ...
Insomma s'incensa di continuo e non ricorda il proverbio: Chi si loda, s'imbroda! -
Chi ha il vizio della superbia, non si limita a lodarsi; è anche portato naturalmente a disprezzare gli altri.
Il parlare del superbo suole essere impastato di critica, di mormorazione e di bugia.
Coloro che assistono a simili conversazioni, esternamente dimostrano di approvare, per non irritare il superbo, ma appena questi si allontana, cominciano a ridere alle sue spalle,
dicendo: Che superba persona! . .. Oh, quanto è sciocca! ... Ma cosa crede di essere?... -
E così si avvera il detto di Gesù: Chi s'innalza, sarà umiliato! -
IL VOLERE COMPARIRE.
Il superbo è smanioso di comparire e fa di tutto per apparire in società qualche cosa di più degli altri. Se è ricco, spende grosse somme per avere un'abitazione
più bella degli altri ricchi, compra gioielli di grande valore ed indossa abiti lussuosi.
Se il superbo non è ricco, fa grande economia pur di comparire davanti agli altri; perciò limita le spese giornaliere, va forse in prestito di denaro e tutto spende
in abiti eleganti ed in profumi.
La persona superba e vanitosa ama di stare lungamente davanti allo specchio e studia la conciatura dei capelli e l'abbellimento del volto; studia anche il sorriso ed i movimenti
del corpo, per apparire sempre più attraente. Esce di casa, non tanto per sbrigare faccende, quanto per mettersi in mostra. Lungo le vie cammina con affettazione e pare voglia dire a tutti: Guardatemi! ... Chi c'è
simile a me? ... Desidera ricevere saluti e gode nel suo cuore ad ogni piccola dimostrazione di stima.
Poveri superbi vanitosi! ... Ma credete che tutti abbiano a pensare a voi?... Ognuno ha i propri fastidi e tira per la sua strada! ... Vale dunque la pena sprecare tanto tempo e
denaro per la voglia di comparire? ... Cosa ne resta a voi di utile? Vanità della vanità!…
LE OPERE DEL SUPERBO.
Le nostre opere devono essere dirette alla gloria di Dio ed al bene del prossimo; soltanto così sono meritorie per l'altra vita. Ma il superbo non bada a ciò,
anzi agisce in senso contrario; il fine del suo operare è l'appagamento dell'orgoglio, con la ricerca della stima e dell'approvazione altrui.
È bene qui ricordare gli Scribi ed i Farisei, uomini superbi, i quali furono riprovati da Gesù Cristo. Costoro facevano elemosina, pregavano a lungo, digiunavano ed
erano osservanti scrupolosi della legge di Mosè. Tuttavia non erano accetti a Dio, perchè le loro opere erano fatte per riscuotere la lode degli uomini. Gesù perciò disse ai suoi discepoli: Se la
vostra giustizia non sarà più abbondante di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei Cieli. -
Il superbo, quando non è visto, si astiene dal far la carità o ne fa assai poca; se invece sa di essere osservato, fa elemosina ed anche abbondantemente, affinché
possa sentirsi dire: Oh, com'è caritatevole e di buon cuore! -
Quello che si dice per la carità, si dica per tutto il resto.
Quale ricompensa può sperare il superbo da Dio in questa o nell'altra vita? Nessuna!
LA SUPERBIA SPIRITUALE.
E’ superbia spirituale il credersi buono, anzi più buono degli altri ed il disprezzare il prossimo perchè peccatore. Questo genere di superbia dispiace moltissimo
a Dio, il quale conosce la miseria di ciascuno e sa che senza il suo aiuto non può farsi niente di buono.
Il Signore suole abbandonare questi superbi, lasciandoli in balia di se stessi, permette che poco per cadano in nei peccati e specialmente in quelli più vergognosi, affinchè
imparino a conoscere la propria miseria spirituale.
Bisogna perciò guardarsi da un vizio così funesto; e per riuscirvi, ci si umili tanto più, quanto maggiore è il progresso che si fa nella via della perfezione.
Iscriviti a:
Post (Atom)