VITA GIOVANILE DI CRISTO
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«Il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi» (Giov. 1: 14)
La Persona che assunse natura umana non fu creata, diversamente da tutte le altre persone.
La Sua Persona esisteva prima del Verbo o Logos; e, d'altra parte, la Sua natura umana derivò dal miracoloso concepimento di Maria, in cui stupendamente si fusero l'adombramento divino dello Spirito e il Fiat umano, ossia il consenso di una donna.
Ha così principio una nuova umanità indipendentemente dalla materia della stirpe caduta. L'essersi il Verbo fatto carne non vuol dire che un qualche mutamento si sia prodotto nel Verbo Divino. Pur palesandosi, il Verbo di Dio non si discostò dal Padre: ciò che accadde non risultava dalla conversione della Divinità in carne, beni dall'assunzione di una condizione in Dio.
In virtù della natura umana che Cristo prese da Maria, s'ha da parlare di continuità della stirpe caduta dell'uomo; e al tempo stesso si ebbe discontinuità per il fatto che la Persona di Cristo era preesistente al Logos.
Talché Cristo diventa effettivamente il secondo Adamo, l'Uomo da cui il genere umano prende l'avvio per una nuova vita. Il nucleo del Suo insegnamento fu l'incorporazione in Lui delle nature umane, al modo stesso che la natura umana ch'Egli aveva presa da Maria era unita col Verbo Eterno.
È difficile che un essere umano possa intendere l'umiltà implicita nel Verbo. Si immagini, ove sia mai possibile, una persona umana che si spogli del proprio corpo e mandi poi la propria anima nel corpo di un serpente.
Ne conseguirebbe una duplice umiliazione: prima, l'accettazione dei limiti di un organismo serpenti no, la consapevolezza del tempo trascorso in cui la mente godeva di uno stato di superiorità, nonché l'impossibilità dei denti di articolare pensieri che nessun serpente ha mai posseduti; poi, a séguito di codesto «autosvuotamento», il dover vivere in compagnia di serpenti. Ma tutto questo è niente a confronto dello svuotamento voluto da Dio, a séguito del quale Egli assunse il sembiante di un uomo e accettò i limiti dell'umanità, come la fame e la persecuzione; né fu cosa da poco per la Sapienza di Dio il condannarsi a convivere con dei poveri pescatori di così scarso sapere.
Sennonché, questa umiliazione, che cominciò in Betlemme quando Egli fu concepito nella Vergine Maria, non fu che la prima di molte altre da Lui sofferte per sconfiggere l'orgoglio umano, sino a quella, finale, della morte sulla Croce. Se non ci fosse stata la Croce, non avremmo avuto la mangiatoia; se non ci fossero stati i chiodi non avremmo avuto la paglia.
Ma, per espiare il peccato, Egli non poteva insegnare la lezione della Croce: doveva apprenderla. Iddio Padre non risparmiò il Figlio: tanto era il Suo amore per l'umanità. Tale il segreto avvolto in fasce.
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