(Tratto da “I sette vizi capitali” di don Giuseppe Tomaselli)
Dicesi superbia il desiderio disordinato della propria eccellenza. È un vizio molto radicato in noi, il
quale è causa di una grande quantità di peccati.
Iddio odia la superbia e la punisce. Il primo peccato di superbia fu commesso dagli Angeli in Cielo, allorché si ribellarono a Dio con a capo Lucifero. La punizione fu tremenda, poiché subito
fu creato l'inferno e vi precipitarono tutti i ribelli, per starvi eternamente. Un altro grave peccato di superbia fecero i nostri progenitori Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, quando furono tentati dal demonio a mangiare
il frutto proibito da Dio. - Perché non mangiate di questo frutto? – domandò il tentatore. - Non possiamo, risposero, perché Iddio ce l'ha proibito! - Se lo mangerete, continuò il demonio,
diventerete simili a Dio! - Adamo ed Eva prestarono fede e, mossi dal desiderio di diventare simili al Creatore, colsero il frutto e lo mangiarono. Il peccato fu grave, non solo per la disubbidienza, ma anche per la superbia.
Iddio, fortemente sdegnato, tolse ai due peccatori i doni soprannaturali, già dati gratuitamente, li condannò a morire e li cacciò dal Paradiso Terrestre.
IL REDENTORE.
Dio, giusto punitore della colpa, non tralascia però di compatire l'uomo impastato di debolezza e gli dà un rimedio efficace contro la superbia. Infatti la seconda Persona della Santissima
Trinità, il Figlio Eterno di Dio, lascia lo splendore del Cielo e si riveste di umana carne. Lo scopo dell'Incarnazione è di riaprire il Paradiso agli uomini e di dare un meraviglioso esempio di umiltà,
in opposizione all'innata superbia.
La vita terrena di Gesù Cristo fu una lotta continua al vizio della superbia. Avrebbe egli potuto nascere in un palazzo reale e farsi ricoprire di gloria dagli uomini; ed
invece nacque in una stalla, visse in una bottega facendo il falegname e mori ignudo sulla Croce, tra due ladroni, come un malfattore.
GL'INSEGNAMENTI DI GESÙ.
Il Vangelo è ricco di massime e di parabole, che hanno per scopo di abbattere la superbia e d'insegnare l'umiltà. Gli Apostoli domandarono a Gesù: Maestro,
chi è il più grande nel regno dei Cieli? -
Egli prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e poi disse: Chi si umilierà, facendosi piccolo come questo bambino, costui sarà il più grande nel regno dei
Cieli. -
E vedendo che gli Apostoli tendevano alla superiorità, disse loro: I principi di questo mondo signoreggiano i loro sudditi; per voi non sia così. Chi di voi vuole
essere il primo, sia l'ultimo.
Trovandosi in un convito Gesù ed osservando che gl'invitati brigavano per avere i primi posti, parlò in questo modo: Quando tu sei invitato a pranzo, non andare
a metterti al primo posto, poiché potrà darsi che sia stato invitato uno superiore a te ed allora il padrone dovrà dirti: Amico, lascia questo posto e mettiti in fondo! - Allora ne avrai vergogna presso
tutti i commensali. Quando invece sei invitato a tavola, mettiti nell'ultimo posto, affinché chi ti ha invitato abbia a dirti: Amico, vieni avanti! Così ne avrai onore presso tutti i convitati. Poichè
chi s'innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. -
Essendo la superbia come una febbre che spossa ed anche il motivo dell'inquietudine del cuore umano, Gesù Cristo si dà quale modello a tutti, dicendo: Imparate
da me che sono mite ed umile di cuore e troverete il riposo per le anime vostre! -
Fortunati coloro che vivono in conformità a questi divini insegnamenti!
LO SPIRITO DI SUPERBIA.
L'amor proprio, o l'alta stima che ciascuno sente di sé, fa sempre capolino e bisogna vigilare per non restarne vittima.
S. Giovanni Bosco confessa lui stesso di aver sentito nell'animo fin dalla fanciullezza una forte inclinazione allo spirito di superbia. Subito però si mise all'opera
e riuscì vittorioso. Una volta potè dire in maniera lepida: Ho dovuto propormi di prendere per il collo la mia superbia, metterla sotto i piedi e calpestarla. -
Lo spirito di superbia porta ad essere ambiziosi, presuntuosi, vanitosi e rende ribelli all'autorità, per cui non si sopporta di stare soggetti ad altri e, quando lo
si è costretti, internamente ci si rode. Veniamo ora alle particolari manifestazioni della superbia.
I PENSIERI.
Il superbo nella sua mente ingrandisce i propri meriti e si gonfia come un pallone. Crede di essere qualche cosa di grande e perciò guarda dall'alto in basso, studiando
i mezzi per eccellere sempre.
Se il superbo riceve un'offesa o una mancanza di riguardo, non sa darsi pace. Pensa e ripensa il torto ricevuto e concepisce desideri di vendetta. - A me fare questo affronto?
... Trattare in tal modo me, che ho tanti meriti? ... Ah! questo è troppo! - In preda a tali sentimenti, perde la pace del cuore.
LE PAROLE.
Il superbo non si contenta di pensare altamente di se, ma sente il bisogno di esternare con le parole i suoi sentimenti. Si loda facilmente, mettendo in mostra i titoli di onore,
dicendo di appartenere a nobile famiglia, parlando con entusiasmo delle proprie cose e mettendo sempre avanti il proprio « io ». - Io faccio così ... Io in quell'occasione mi comportai in tal modo ...
Io sono salutato sempre ... Io sono stimato assai ... Io porto abiti di lusso ...
Insomma s'incensa di continuo e non ricorda il proverbio: Chi si loda, s'imbroda! -
Chi ha il vizio della superbia, non si limita a lodarsi; è anche portato naturalmente a disprezzare gli altri.
Il parlare del superbo suole essere impastato di critica, di mormorazione e di bugia.
Coloro che assistono a simili conversazioni, esternamente dimostrano di approvare, per non irritare il superbo, ma appena questi si allontana, cominciano a ridere alle sue spalle,
dicendo: Che superba persona! . .. Oh, quanto è sciocca! ... Ma cosa crede di essere?... -
E così si avvera il detto di Gesù: Chi s'innalza, sarà umiliato! -
IL VOLERE COMPARIRE.
Il superbo è smanioso di comparire e fa di tutto per apparire in società qualche cosa di più degli altri. Se è ricco, spende grosse somme per avere un'abitazione
più bella degli altri ricchi, compra gioielli di grande valore ed indossa abiti lussuosi.
Se il superbo non è ricco, fa grande economia pur di comparire davanti agli altri; perciò limita le spese giornaliere, va forse in prestito di denaro e tutto spende
in abiti eleganti ed in profumi.
La persona superba e vanitosa ama di stare lungamente davanti allo specchio e studia la conciatura dei capelli e l'abbellimento del volto; studia anche il sorriso ed i movimenti
del corpo, per apparire sempre più attraente. Esce di casa, non tanto per sbrigare faccende, quanto per mettersi in mostra. Lungo le vie cammina con affettazione e pare voglia dire a tutti: Guardatemi! ... Chi c'è
simile a me? ... Desidera ricevere saluti e gode nel suo cuore ad ogni piccola dimostrazione di stima.
Poveri superbi vanitosi! ... Ma credete che tutti abbiano a pensare a voi?... Ognuno ha i propri fastidi e tira per la sua strada! ... Vale dunque la pena sprecare tanto tempo e
denaro per la voglia di comparire? ... Cosa ne resta a voi di utile? Vanità della vanità!…
LE OPERE DEL SUPERBO.
Le nostre opere devono essere dirette alla gloria di Dio ed al bene del prossimo; soltanto così sono meritorie per l'altra vita. Ma il superbo non bada a ciò,
anzi agisce in senso contrario; il fine del suo operare è l'appagamento dell'orgoglio, con la ricerca della stima e dell'approvazione altrui.
È bene qui ricordare gli Scribi ed i Farisei, uomini superbi, i quali furono riprovati da Gesù Cristo. Costoro facevano elemosina, pregavano a lungo, digiunavano ed
erano osservanti scrupolosi della legge di Mosè. Tuttavia non erano accetti a Dio, perchè le loro opere erano fatte per riscuotere la lode degli uomini. Gesù perciò disse ai suoi discepoli: Se la
vostra giustizia non sarà più abbondante di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei Cieli. -
Il superbo, quando non è visto, si astiene dal far la carità o ne fa assai poca; se invece sa di essere osservato, fa elemosina ed anche abbondantemente, affinché
possa sentirsi dire: Oh, com'è caritatevole e di buon cuore! -
Quello che si dice per la carità, si dica per tutto il resto.
Quale ricompensa può sperare il superbo da Dio in questa o nell'altra vita? Nessuna!
LA SUPERBIA SPIRITUALE.
E’ superbia spirituale il credersi buono, anzi più buono degli altri ed il disprezzare il prossimo perchè peccatore. Questo genere di superbia dispiace moltissimo
a Dio, il quale conosce la miseria di ciascuno e sa che senza il suo aiuto non può farsi niente di buono.
Il Signore suole abbandonare questi superbi, lasciandoli in balia di se stessi, permette che poco per cadano in nei peccati e specialmente in quelli più vergognosi, affinchè
imparino a conoscere la propria miseria spirituale.
Bisogna perciò guardarsi da un vizio così funesto; e per riuscirvi, ci si umili tanto più, quanto maggiore è il progresso che si fa nella via della perfezione.
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