lunedì 2 novembre 2020

Prima la guerra civile, poi il governo Draghi: in autunno il mondialismo darà l’assalto finale all’Italia

 



Se si dà uno sguardo all’ultima indagine della banca d’Italia sulle condizioni economiche del Paese dopo il Covid, si avvertirà probabilmente un brivido freddo che percorre la schiena.

Il 55% degli italiani si trova ad un passo dalla soglia di povertà. Un terzo delle famiglie italiane tra tre mesi non avrà più sufficienti riserve. L’ossigeno finirà in autunno e molti non avranno più nemmeno le risorse necessarie per comprare il pane. (Di Cesare Sacchetti: LaCrunadellAgo.net)

Quella che sta per arrivare è una ondata tale che trascinerà il Paese in un vortice di caos e violenza mai visti dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Cacciari, uomo da sempre vicino agli ambienti globalisti, non ha avuto pudori nel descrivere ciò che sta per arrivare in Italia.

Le sue parole infatti non lasciano spazio a dubbi.

“In autunno la situazione sociale ed economica sarà drammatica con pericoli per l’ordine sociale. Per stare a galla, il governo dovrà coprirsi dietro il pericolo della pandemia e tenere le redini in qualche modo. Una dittatura democratica sarà inevitabile.”

A parte la definizione paradossale e ipocrita di “dittatura democratica”, è chiaro a cosa si sta andando incontro.

E’ uno scenario da guerra civile, accuratamente voluto e preparato dal governo e dalle élite internazionali che lo dirigono.

L’attenzione del pubblico è stata interamente rivolta contro un virus che ad oggi non è stato in grado di fare più morti nel mondo della comune influenza stagionale, al netto di tutte le falsificazioni fatte sui numeri.

Mentre le masse sono state magistralmente, e in maniera criminosa, fatte mettere le une contro le altre per quello che riguarda l’uso di guanti e mascherine, il regime è andato avanti e ha portato una sospensione delle libertà personali senza precedenti dal 1945.

Per il momento, sembra che la prevista proroga dello stato di emergenza non ci sarà, ma ciò non cambia purtroppo nulla rispetto allo scenario che sta per arrivare.

La crisi ci sarà e sarà devastante, così come le possibili rivolte. E’ a quel punto che la proroga oggi messa nel cassetto potrebbe essere ritirata fuori domani, per portare ad un’altra durissima repressione.

Il pretesto sarà ancora una volta il Covid-19, e su questo avranno un ruolo fondamentale i media nel regolare al massimo la manopola del terrore del virus.

In quel momento, il punto massimo di rottura sarà probabilmente raggiunto e il rischio di tumulti sarà estremamente elevato.

Ecco perchè il virus serve. Serve a mantenere in vita il colpo di Stato consumatosi lo scorso gennaio.

Perchè il mondialismo vuole distruggere l’Italia

A questo punto ci si chiede perchè le élite mondialiste che stanno coordinando in diverse parti del mondo uno scenario di dittatura globale, si siano accanite così tanto in modo particolare contro l’Italia.

La ragione sta nella storia stessa di questo Paese e di ciò che esso rappresenta sia sotto il profilo culturale sia sotto quello economico.

Come già spiegato in altre occasioni, l’Italia assume un ruolo importantissimo nelle strategie esecutive del nuovo ordine mondiale.

L’ex agente dei servizi segreti britannici, John Coleman, nel suo libro “Il comitato dei 300”, denunciò come la morte del Paese fosse stata decretata molti anni prima da uno dei circoli più importanti del mondialismo, il comitato dei 300 che a sua volta controlla fermamente il Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei, uomo degli Agnelli, e il club Bilderberg, un altro gruppo globalista del quale fanno parte tra gli altri l’attuale capo della task force del governo, Colao.

L’attacco all’Italia ordinato da questi gruppi sovranazionali si è articolato principalmente su due piani.

Il primo è di natura prettamente spirituale e religiosa.

L’Italia rappresenta dai tempi della sua fondazione la cristianità. Per arrivare ad un governo unico mondiale fondato su una nuova religione globale, in tutto e per tutto simile al culto misterico e gnosticista praticato dalla massoneria, occorre prima colpire al cuore il Paese che ospita e custodisce la tradizione fondante del cristianesimo, ovvero l’Italia.

L’infiltrazione degli ambienti progressisti dentro la Chiesa cattolica e il pontificato di Bergoglio sono in questo senso l’esempio più vivo della strategia di secolarizzazione e scristianizzazione perseguita dalle élite contro l’Italia.

Il secondo è di natura prettamente economica, ed è subordinato al primo in quanto a importanza.

La deindustrializzazione del Paese e la sua completa spoliazione economica è funzionale al raggiungimento del primo obbiettivo.

Occorreva giungere al depauperamento nazionale sia per spegnere la forza economica della nazione sia per togliere di mezzo un pericoloso competitor per l’industria mercantilista nord-europea e francese.

Non è certo un caso se dagli anni’80 in poi, con la prima infausta stagione di privatizzazioni realizzata avviata da Romano Prodi, allora presidente dell’IRI, l’istituto per la ricostruzione industriale che racchiudeva il patrimonio industriale pubblico, si sia andati in una progressiva direzione di abbattimento dell’industria pubblica nazionale che aveva consentito al Paese di diventare una potenza economica mondiale.

Il processo è continuato con la seconda ondata di privatizzazioni degli anni’90, e con la svendita del patrimonio dell’IRI, eseguita attraverso il contributo fondamentale ancora una volta di Romano Prodi, nuovamente presidente dell’istituto nel 1993, e di Mario Draghi, un uomo che già all’epoca era un riferimento fondamentale per le élite europee riguardo ai piani da eseguire per l’Italia, e che avrà anche ora un ruolo decisivo, come si vedrà a breve.

Infine, il passaggio al disastroso modello economico ordoliberale, l’ingresso della moneta unica e la conseguente adozione di un cambio troppo pesante per i parametri dell’economia italiana ha dato un’ulteriore accelerazione al processo di deindustrializzazione del Paese, a tutto beneficio del cartello mercantilista nord-europeo, rappresentato dall’industria tedesca e olandese, che di converso hanno beneficiato di un cambio artificialmente svalutato.

La crisi da Covid è l’ultima fase per colpire a morte l’Italia

Ora si è alle battute finali. E’ stato fatto un lavoro scientifico di demolizione di una nazione dal punto di vista materiale e spirituale, ma non si è ancora giunti al suo annichilimento totale.

Serve qualcosa di ancora più devastante. In questo senso, la crisi da Covid si è rivelata perfetta perchè le previsioni economiche parlano di un crollo verticale del PIL pari a -12%.

L’Italia sarà il Paese che subirà quella che sarà considerata probabilmente la più grave repressione economica della storia economica internazionale.

Di fronte ad una situazione così drammatica, i disordini pertanto saranno inevitabili e il governo fantoccio nelle mani delle élite lo sa perfettamente.

Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, mancherà il pane a milioni di persone.

Ecco perchè è necessaria la farsa della seconda ondata. Per disinnescare qualsiasi tentativo di rivolta e usare il pugno duro della repressione dittatoriale contro le rivolte di piazza.

Quando questa crisi raggiungerà l’apogeo e l’instabilità sarà totale, allora con ogni probabilità questo traballante governo uscirà di scena.

I segnali di una sua dipartita precoce sembrano esserci già adesso.


Il vice-ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, che durante la crisi da Covid non osava pronunciare una parola contro il governo di cui fa parte, ora sembra essere investito da una sorta di incontinenza verbale acuta che lo sta portando praticamente a rinnegare tutto quanto fatto dal suo stesso governo in materia di gestione Covid.

In genere, nei palazzi della politica, quando si cambia rotta così bruscamente è il segnale che la baracca sta per crollare e si cerca di mettere un piede fuori dalla porta.

La “soluzione” delle élite: il governo Draghi

Dunque le élite e il governo da questo manovrato, stanno permettendo deliberatamente che il Paese venga travolto dalla crisi per poi passare ad ogni probabilità alla “soluzione” auspicata dalle prime.

Un altro governo tecnico, stavolta nelle mani di quello che appare ancora essere il candidato preferito dall’establishment, ovvero Mario Draghi, sicario economico che ha avuto un ruolo da protagonista nell’accompagnare il processo di smantellamento dell’Italia.

Draghi a palazzo Chigi darebbe il via all’ultima stagione di saccheggio della nazione e gli ultimi residui gioielli in mano allo Stato verrebbero messi sul mercato a prezzi di saldo.

Non sarebbe altro che l’esecuzione del piano Colao di cui si è già parlato in un’altra occasione, che prevedrebbe anche la possibilità di vendere asset strategici per il controllo del Paese, quali i trasporti e infrastrutture come porti e aeroporti, in mani straniere.

Sarebbe una privatizzazione di massa dell’intero sistema Paese.

Qualcuno è arrivato a sostenere che in realtà questo non accadrebbe perchè Draghi si sarebbe “riconvertito” nuovamente al pensiero del suo originario maestro, il compianto professor Federico Caffè.

La prova di questo “pentimento” sarebbe stato un articolo del Financial Times, nel quale l’ex presidente della Bce, parlava della necessità di espandere i debiti pubblici, senza dire però a quali condizioni e senza sottolineare che quella espansione senza un ombrello della banca centrale che inietta moneta per garantire la solvibilità del debito si rivelerebbe disastrosa.

In realtà, quell’articolo è sembrato essere fatto su ordinazione per poter appunto mettere su la narrazione di una immaginaria conversione di Draghi.

Una idea veicolata soprattutto da alcuni ambienti della Lega che hanno salutato il presunto arrivo di Mario Draghi tra i sovranisti.

Un’assurdità che si smentisce da sola, ma che comunque potrebbe essere usata per giustificare un governo Draghi appoggiato anche da Renzi.

Nel frattempo, il Draghi mai redento si sta dando da fare per prepararsi la strada che porta a palazzo Chigi. Prima ha incontrato segretamente Di Maio alla Farnesina, poi ha incontrato Renzi e si è sentito telefonicamente anche con Franceschini, che vedrà nelle prossime settimane.

Alla cordata che vuole l’ex presidente Bce prossimo primo ministro si è aggiunto anche Bergoglio che lo ha insignito dell’incarico di membro dell’Accademia delle Scienze Sociali.

Tutto questo assieme al fatto che il pontefice attuale, uno tra i più accesi e fanatici sostenitori del mondialismo, dia un incarico del genere a Draghi dovrebbe essere sufficiente a far capire che non c’è stato nessun cambiamento e che l’uomo di Goldman Sachs è rimasto esattamente quello che era prima.

Ad ogni modo, in alcuni ambienti politici, l’incontro con Di Maio è stato letto come un allargamento del fronte che vorrebbe Draghi premier.

A bordo ora ci sarebbero oltre a Renzi, Forza Italia, Prodi, un buon pezzo di PD e una buona parte del M5S guidata da Di Maio che sarebbe pronta a tutto pur di evitare le urne anticipate, evenienza che scriverebbe la parola fine alla storia del movimento della Casaleggio Associati.

E la Lega? Al momento Salvini sembra aver accantonato l’idea del governissimo per chiedere invece le urne anticipate, ma Giorgetti, l’uomo del deep state leghista vicino a Draghi, è da sempre uno dei più convinti sostenitori di un governo di larghe intese guidato proprio dall’ex governatore di Bankitalia.

A settembre, dopo le amministrative, si vedrà meglio se Salvini avrà intenzione di strappare sul serio dalla linea di Giorgetti, oppure se si rivelerà nuovamente funzionale alla linea di quest’ultimo.

Questo comunque sembra essere lo scenario che le élite hanno delineato per il Paese.

Dal caos sociale ed economico volutamente preparato e orchestrato dai mondialisti, uscirà il governo che dovrà infliggere il colpo di grazia al Paese.

In autunno si consumerà quindi l’aggressione finale del clan globalista contro l’Italia.

La speranza è che quell’alleanza Viganò-Trump di cui si è parlato precedentemente, riesca a sventare questo piano criminoso e a impedire la definitiva morte economica e spirituale di questa nazione.

Si sta per combattere una battaglia decisiva che deciderà il destino di milioni di persone, non solo in Italia, ma nel mondo.

La guerra che è stata dichiarata all’Italia molti decenni è giunta all’appuntamento più importante.

La madre di tutte le battaglie si combatterà in Italia, nel cuore dell’Occidente cristiano dove tutto ebbe inizio 2000 anni fa, e dove tutto sembra di nuovo finire oggi.


Di Cesare Sacchetti


Fonte:

Quando arriverà il momento per la bestia di rivelare l‟anticristo, si vedranno grandi segni.

 


ANTICRISTO

Mia amata figlia prediletta, quando arriverà il momento per la bestia di rivelare l‟anticristo, si vedranno grandi segni. Il tuono si farà sentire in molte parti del mondo come non si è mai sentito prima,  ma in particolare nel luogo in cui è nato l‟anticristo. 

Da quel momento il Mio Spirito Santo, effuso tra i Miei seguaci in tutti le Mie Chiese Cristiane, garantirà che essi siano pronti. Essi, insieme con i Miei discepoli di questa Missione formeranno la Chiesa Rimanente. Il loro potere sarà grande e nessun danno verrà a quelli che hanno il Sigillo del Dio Vivente. Il loro potere verrà dalle preghiere date loro da Mia Madre e dalla Crociata di Preghiere. 

L‟Anticristo inizierà il suo regno con delicatezza. Nessuno sospett erà il suo intento perché scenderà sulla terra una sorta di pace. In questo tempo sarà molto importante che voi, il Mio Esercito Rimanente, vi riuniate in Gruppi di Preghiera. Prometto solennemente che queste preghiere diluiranno molto le terribili azioni che l‟anticristo infliggerà alle nazioni che coprono i quattro angoli della Terra. 

Io concederò tregua a tutte quelle nazioni in cui sono istituiti gruppi di preghiera. Sarà per la vostra devozione a Me, il vostro amato Gesù, che salverò le anime e riverserò più Doni sull‟umanità, al fine di proteggere i figli di Dio dalle sofferenze che la bestia sta tramando. 

Abbiate fiducia in Me. Siate in pace, consapevoli che siete guidati e protetti. 

Il vostro Gesù. 

21 Maggio 2013

FEDE - PREGHIERA – RICONOSCENZA - SEMPLICITÀ - CONFIDENZA – ABBANDONO

 


Suor M. Marta non ha scritto, non ha tenuto sapienti conversazioni in materia di spiritualità. Parlare delle sue virtù, non è dunque esporre i suoi pensieri, ma è soprattutto - se non unicamente - vederla vivere e operare sotto la mozione della Divina grazia. Considerata sotto quest'aspetto essa è veramente ammirabile: e già nei capitoli precedenti abbiamo potuto rendercene conto. 

Questi capitoli hanno già messo abbastanza in luce le linee principali della sua fisonomia spirituale, perché sia necessario fermarvisi più a lungo. Tutte le pagine ci hanno rivelato in Suor M. Marta, un'anima di fede e di preghiera, un'anima riconoscente, semplice, confidente e abbandonata in Dio. Non faremo che ricordarlo prima di trattare delle virtù propriamente religiose: umiltà - mortificazione - santi voti di castità - obbedienza, - povertà - carità - zelo apostolico. 

La FEDE è la base fondamentale d'ogni vita cristiana. Iddio la volle stabilita solidamente nell'anima della nostra Sorella.   

Si potrebbe dir veramente, che dal primo istante in cui essa aprì gli occhi alla luce terrestre, le aprì altresì alla luce della fede. Il germe prezioso deposto nell'anima sua dal Santo Battesimo si sviluppò magnificamente, al punto di farle penetrare, in maniera sorprendente i misteri della nostra religione: l'adorabile Trinità, l'Incarnazione del Verbo, la Redenzione, la Santa Eucarestia s'illuminavano per lei di splendide luci.  

Attratta da questi Divini splendori, Suor M. Marta ebbe fin dai più teneri anni, la fede per movente e per guida dei suoi atti e dei suoi pensieri: essa non viveva che per Iddio, operava solo per Lui, non vedeva che Dio in tutte le cose: “Dio è presente, Dio mi vede, Dio mi ascolta”.   

E sarà così per tutta la sua vita. Oh quanto essa cercherà la gloria di Dio e gemerà al ricordo dei peccati degli uomini, oltraggianti con le loro colpe la maestà di questo Dio che essa adora! Oh con quale ardore essa desidererà cooperare alla loro salvezza col Salvatore Gesù! Oh quanto essa sospirerà il soggiorno felice ove sarà unita per sempre all'oggetto della sua fede! Accetterà sofferenze ed espiazioni, al fine di ottenere questa felicità alle povere anime del Purgatorio. Oh con quanto fervore essa pregherà per la Chiesa, il mondo, la Patria, la sua Comunità! Oh con quale riverenza, quale umiltà, essa si accosterà ai divini Sacramenti!.... Quale amore per Gesù Cristo! Quale devozione verso Maria, sua tenera Madre, verso i nostri Santi Fondatori, gli Angeli, i Santi! E quanti segni di croce in onore della SS. Trinità! Questo medesimo spirito di fede la guiderà nei suoi rapporti con il prossimo e, specialmente, nei rapporti con l'autorità. Fosse la parola del sacerdote o della sua Superiora, l'anima sua semplice e fanciulla la raccoglieva avidamente, vi credeva più che alle sue proprie vedute. Ma questo noi lo diremo altrove. 

Da una fede così viva e pratica, sgorgava naturalmente, come da propria sorgente, la preghiera. 

La PREGHIERA di Suor M. Marta era incessante come il suo respiro. Si conserva ancora, nella sua famiglia, il ricordo di questa bambina che la notte si levava di nascosto per pregare. Più tardi, quando le sue nipotine venivano a visitarla al Monastero, la buona zia non aveva che questa raccomandazione sul labbro: “Vedete, piccine mie, bisogna pregare sempre. Per la strada dovete prendere la vostra corona e recitarla. Quando andate ai campi, dovete offrire il vostro lavoro al buon Dio; e così facendo nulla è perduto”. E dopo qualche parola di edificazione, Suor M. Marta le congedava: “Ora non so più cosa dirvi”. 

La nostra cara Sorella, in verità, non sapeva troppo conversare con le creature. Ma in cambio, come sapeva parlare con Dio! Quale incensiere ardente, essa si esalava in soavi profumi d'amore ai piedi del suo Diletto.  

Ciò avveniva perché essa aveva per Maestro il Dio stesso d'amore.   

Talora Nostro Signore le ricordava il precetto della preghiera vocale, mentale o di azione.  

Talora la invitava alla preghiera che aveva le sue preferenze: “Mio buon Maestro, quale preghiera desiderate da me? - interrogava un giorno prostrandosi alla Sua Presenza. “Mia figlia diletta, fammi la preghiera che t'ho insegnata, quella del cuore a cuore con Me. Nessuna preghiera mi è più gradita di questa, che vale assai più di quella delle labbra.... Io voglio la preghiera del cuore”.   

Altre volte Gesù insisteva sulla be llezza e potenza della preghiera: “La preghiera è la via per andare a Dio e per trovarlo. Il Cielo e la terra si congiungono con la preghiera e la giustizia cede il posto alla misericordia...”. 

Docile a gli insegnamenti ricevuti, Suor M. Marta era, - l'abbiamo visto - “la perpetua Orante” del Monastero. E noi sappiamo quanto Iddio si compiacesse di esaudirla.  

Ma anche la riconoscenza della nostra Sorella verso questo Dio così buono, era senza limiti.   

La RICONOSCENZA! Gesù la richiedeva in modo speciale dalla sua eletta e coltivava Egli stesso, nel di lei cuore, questo fiore di squisita delicatezza.  

Una delle intime pene di questa prediletta del Salvatore, le era cagionata dall'ingratitudine degli uomini. Dio dona tanto! Ed è ringraziato tanto male, e così poco! Quanto a lei, il suo cuore era in continua attitudine di riconoscenza come di riparazione e di amore. Tutto le forniva occasione d'innalzare verso il Padre celeste il suo cuore riconoscente: i legumi, le frutta che raccoglieva, la pioggia, il sole, il fuoco il nutrimento, i beni della natura e, più ancora quelli della grazia... tutto l'invitava a benedirlo.   

Una delle sue pratiche predilette era di ringraziare per il beneficio fondamentale della Redenzione. 

Un'altra di ringraziare Gesù Sacramentato, nell'anima dei comunicandi quando ritornano dalla santa Mensa.   

Lenire le ferite fatte al Cuore di Gesù da tanta ingratitudine e noncuranza delle creature, assumendo - secondo un desiderio espressole da Nostro Signore - “la carica della riconoscenza” entrava pure nelle nobili ambizioni di Suor M. Marta.   

Nel corso delle sue veglie Eucaristiche, l'azione del rendimento di grazie, si univa sempre alla preghiera riparatrice e alla contemplazione.   

E per suo conto personale Essa ringraziava non soltanto delle grazie ordinarie, dei benefici piacevoli, ma altresì delle grazie dolorose e delle sofferenze. Era il consiglio del buon Maestro: “Bisogna ricevere i miei colpi con gioia e dire a ogni pena: Grazie, mio Dio!”.  

Se è vero che la riconoscenza è uno dei segni della bellezza dell'anima, quale anima bella quella della nostra Sorella! “Perdono, grazie!”, quanto spesso queste due parole le salivano dal cuore alle labbra!   

“Mia Sorella, che cosa bisogna dire a Gesù?”, le veniva qualche volta domandato. - “Due sole parole, rispondeva essa: “perdono, grazie” ma bisogna dirle sempre”. Questa intensità di spirito di fede, di preghiera e di riconoscenza aveva in Suor M. Marta, l'impronta di una perfetta Semplicità, che le attirava il Cuore del Divino Sposo.   

“La semplicità” secondo S. Francesco di Sales, non è altro che un “atto di carità puro e semplice, che ha un solo fine: acquistare l'amor di Dio; e la nostra anima è semplice quando questo è il solo scopo del nostro operare”. (1)   

E la nostra Sorella non aveva davvero “altro scopo”. La sua purità d'intenzione era giunta a quel grado in cui può definirsi: “lo sguardo della creatura che cerca lo sguardo di Dio”.  

“ Guardami - le diceva Gesù - poiché Io ti guardo sempre... E' la Faccia di un Dio che si volge a te. Quando ho una Sposa tengo sempre gli occhi rivolti a Lei... Guardami per imitarmi e Io ti guarderò per purificarti dalle tue miserie.” Suor M. Marta corrispondeva a questa amorosa provocazione dello Sposo. E delle ore intere scorrevano così, soprattutto durante le veglie notturne: “Il tuo sguardo mi basta - le diceva il Diletto - e Io ti guardo”.   

Sguardo di contemplazione e d'amore che si prolungava, pur tra le occupazioni della giornata; e come era dolce a Gesù il sentirselo confermare dalle labbra della Sua Sposa! Presentandosi un giorno a Lei, mentre era intenta a spazzare il grande Chiostro del Monastero: “Dimmi, lo fai solo per il mio sguardo Divino?” - Sì, mio buon Maestro!”.  

Per chi avvicina Suor Maria-Marta, questo unico sguardo dell'anima sua verso Dio, non poteva passare 

inosservato: “Si sentiva, - diceva una delle sue compagne - che in lei nulla vi era di umano, e che non si occupava di se stessa”. Simile all'ancella di cui parla il Salmista (2), essa cercava solo in Dio la sua linea di condotta senza considerazioni umane, e senza ripiegarsi sull'io. 

Disposizione questa tanto più gradita al Signore perché accompagnata da innocente CANDORE. “Essa ha veramente il candore dell'infanzia”, attesta la sua Superiora. “Noi le domandavamo, riguardo alla grazia di cui gode di veder ogni giorno Gesù Bambino nella Santa Comunione: “Quando eravate nel mondo non parlaste mai di ciò al Confessore?” - “Oh! no, mia Madre, io credevo che tutti Lo vedessero egualmente”. 

  

Quando N. Signore le richiese tre segni di croce per ottenere la preservazione delle patate, Suor Maria-Marta previde un giorno che essa non avrebbe potuto il giorno dopo ridiscendere nella cantina: “Vi sono tre segni anche per domani, se Voi lo permettete, mio Gesù”. 

  

Nel settembre 1885 mentre faceva per ordine della Superiora la raccolta dei fichi, perdé l'equilibrio sulla sommità d'una scala e aggrappandosi ai rami esclama: “Buon Gesù, reggetemi, nostra Madre mi ha affidata a Voi”. 

  Ingenuità, candore, rettitudine assoluta, caratterizzano la sua fisonomia morale. 

  Semplicità nei rapporti con Dio, le Superiore, il prossimo. Semplicità in tutto. 

In Suor Maria-Marta nulla che risenta l'affettazione, la posa, nonché il rispetto umano. Niente d'impicciato in Lei. Dopo le sue estasi se ne ritorna bonariamente alle sue occupazioni ordinarie senza dar mostra del minimo imbarazzo. 

Semplicissima pure nella sua vita interiore: il dovere, la volontà di Dio, il servizio della Comunità, l'amore di Gesù e di Maria, la preghiera per tutti: ecco i suoi soli fini. 

In verità, Gesù poteva dire alla sua Diletta: “Io ho modellato il tuo cuore a gusto mio e per me solo. Vi ho tolto ogni sguardo verso la creatura. Vi ho posto una grande riconoscenza che ti fa ricordare dei miei benefici. Vi ho messo la semplicità del bambino”.   

Gesù aveva cura di coltivare nella sua Diletta questa semplicità. Le sue esigenze su questo punto andavano molto avanti, particolarmente quando si trattava dei rapporti con le Superiore.   

Un giorno, Gesù Bambino le si mostrò rivestito di una bellezza così incantevole, che Essa rimase immersa in un delizioso rapimento. Gelosa di godersi da sola tanta felicità, si promise di non farlo sapere a nessuno. Subito il Divin Bambinello le rimprovera questo pensiero: “Mi piacciono i bambini che Mi assomigliano e che dicono tutto con semplicità. Il vero bambino dice tutto alla mamma e tu, mia figlia, devi dire tutto a tua Madre”.  

Una volta Gesù le aveva chiesto di portare un messaggio alla Superiora ed essa tardava a trasmetterlo. Mostrandosele allora sotto forma di fanciullo (la nostra Sorella assicura di averlo veduto coi propri occhi), le domandò severamente: “Chi di noi due è il più grande?...” Meravigliata Suor M. Marta risponde: “Mio dolce Signore, di corporatura sono più grande io; ma sono un nulla davanti a Voi”. 

Allora Nostro Signore le fece comprendere che la sua domanda conteneva un rimprovero: essa aveva fatto “la grande” non piegandosi prontamente alla Volontà Divina.   

Simili rimproveri, però, non diminuivano la confidenza di Suor Maria-Marta. Essa aveva capito troppo bene questa lezione del Divin Maestro: “Desidero veder le mie Spose avanzare sulla via dell'amore e della confidenza. Le altre vie sono meno sicure e tropo difficili”.   

La pratica di questa confidenza, non era tuttavia senza difficoltà per la nostra Sorella; la sua delicatezza di coscienza, il suo amore ardentissimo per Gesù, l'avrebbero portata ad affliggersi eccessivamente di certe mancanze puramente esteriori. Se da un lato i favori del Cielo le furono largamente compartiti, non dimentichiamo che essa conobbe pure le angosce morali, le incertezze sulla propria via spirituale, le molestie e gli assalti accaniti del demonio.   

In tali dolorosi frangenti, il suo unico rifugio era una fede incrollabile nella bontà di Dio e nella parola dei di Lui rappresentanti. Sotto quest'egida Suor M. Marta trionfava d'ogni attacco nemico, e si manteneva nella confidenza semplice e serena. E non aveva forse come asilo supremo il Cuore stesso del Suo Diletto? Gesù infatti, benché l'avesse scelta per vittima e “la crocifiggesse” in mille modi, le dissipava però ogni timore esagerato: “Gettati nelle mie braccia - le diceva - qui non si può perire. Io non voglio che tu nutra la minima diffidenza. Io voglio l'amore e non il timore”.   

Favorita della Comunione quotidiana, la nostra Sorella esitava talvolta ad accostarsi alla Santa Mensa credendosi, nella sua umiltà, una grande peccatrice. “Mio buon Gesù, diceva una mattina, tutta ansiosa, nostra Madre vuole che io mi comunichi. - Vieni pure a me tranquillamente - le rispose il buon Maestro, - tu farai come il pulcino che chiude gli occhi nascondendosi sotto l'ala materna.   

Un giorno del settembre 1875, in cui la nostra Sorella era tormentata più del solito dallo spirito maligno, si mise a cantare a modo suo pur continuando il proprio lavoro, come per sfidare il nemico: “O Padre Eterno, io vi offro le cinque Piaghe del Vostro Figlio Gesù, affine di ottenere per il mondo e per le nostre Sorelle la guarigione delle nostre piaghe, e la liberazione delle anime sante del Purgatorio”.   

Questa voce, così poco armoniosa all'orecchio delle creature, penetrò i Cieli... Gesù, a questi accenti accorse tosto a consolare la sua Sposa mostrandole “il valore e la bellezza di un simile cantico”.   

Trovandosi un giorno in pena per una lieve mancanza, Nostro Signore le disse: “Vieni da Me: tu sei come un piccolo bimbo... Un padre non si offende mica, un padre non bada alle “puerilità” dei suoi piccini. Io amo tanto i bimbi piccini, mi son care le anime che vengono con fiducia a Me dopo le loro mancanze”.  

“Figlia mia, - le diceva un'altra volta - Io sto con te giorno e notte, presente nel tuo cuore e vi resterò continuamente fino a tanto che tu ti manterrai così come Io ti voglio, piccola, umile, immersa nel tuo nulla”. Candidamente, la nostra Sorella replicava: “Mio buon Gesù, quando io commetto qualche mancanza, come fate a restare con me? - Tu sei il bambino che offende suo padre senza saperlo - rispose il Salvatore, - ma appena se ne accorge si getta nelle braccia del padre, e questi dimentica tutto”.  

Pareva a Suor M. Marta, che la sua unione con Gesù, fosse più stretta e perfetta quanto più grande era la propria miseria: “Mio Gesù, aspetto tutto da Voi solo, perché io non sono che miseria”.   

Quando la confidenza si esprime con tanta umiltà e fede, si chiama ABBANDONO.   

Questa virtù, nelle circostanze ordinarie, non era scabrosa per lei: amava tanto nostro Signore, che cercava solo il suo Divino beneplacito sempre pronta a sacrificare al dovere, nell'oscuro e faticoso suo lavoro, le divine consolazioni dell'Orazione.   

Ma in una vita seminata di prove dolorose, l'abbandono assoluto nelle mani di Dio includeva talora una vera immolazione.  

Negli anni di digiuno richiesti dal Signore, vi furono momenti in cui la povera Sorella si sentiva estenuata e provava l'istintiva impressione di dover morire di sfinimento. Quale generosità e quale abbandono le occorreva allora, per conformarsi alle raccomandazioni del Signore: “Stai tranquilla... aspetta il cenno della mia volontà per tornare al refettorio”.  

Lo stesso si dica delle penose perplessità circa le sue vie straordinarie, con il loro corteggio di umiliazioni e di difficoltà... Essere il “Giocattolo d'amore” di Gesù comportava tutto ciò; e Suor M. Marta seppe esserlo docilmente.   

“Mia Madre - confessava alla sua Superiora - vedo che Nostro Signore è sempre più Padrone di me: io non faccio ciò che voglio io; ma ciò che vuole Lui”.   

Ma per arrivare a questo punto, la nostra cara Sorella avrà dovuto lottare molto? Il progresso fu lento o rapido? Non è facile rispondere... Comunque sia, sembra che essa sia andata ben lungi su questa via tanto cara al nostro Santo Fondatore.   

Cinque o sei mesi prima del suo decesso, racconta la sua Aiutante spirituale, le domandammo se temeva la morte o se la desiderava. Con l'espressione di un intenso desiderio, e come se gustasse di già le delizie dell'unione divina e l'eterna beatitudine tante volte intravvista, sua Carità esclamò: “Ah! avrei ben caro morire!...”. Poi, riprendendosi subito: “Ma, ecco!... desidero più di tutto la Volontà di Dio. Vivere o morire non conta nulla, purché io faccia la Volontà di Dio - Sì, comprendo; ma il Purgatorio non vi fa forse paura? - Oh sì! io non ci penso (sic), io mi abbandono. Che Egli faccia la sua Volontà; PER ME, IO MI ABBANDONO!”. 

RELIGIOSA DELLA VISITAZIONE SANTA MARIA DI CHAMBERY

Santi Martiri del I – II e III Secolo

 


Dalla Gerarchia Cardinalizia di  Carlo Bartolomeo Piazza  

e dalle Rivelazioni Private della mistica Maria Valtorta 


Santa Cecilia.  

22 luglio 194467.  

Festività di S. Maria Maddalena. 

Una bella e lunga visione che non ha nulla a che fare con la  Santa penitente che io ho sempre amata tanto. La scrivo  aggiungendo fogli a questo quaderno perché sono sola e prendo  quanto ho sotto mano. 

Vedo le catacombe. Per quanto io non sia mai stata nelle  catacombe, capisco che sono esse. Quali non so. Vedo oscuri  meandri di stretti corridoi scavati nella terra, bassi e umidi, fatti  tutti a giravolte come un labirinto. Si cammina diritti e sembra  di poter continuare, al massimo di poter svoltare in un altro  corridoio, invece ci si trova di fronte una parete terrosa e  occorre svoltare, tornare indietro sino a ritrovare un altro  corridoio che vada oltre. 

In essi sono loculi e loculi, pronti per ricevere martiri. Pronti  in questo senso: che ognuno è leggermente scavato nella parete  per dare una norma ai fossori. Così in principio. Ma più ci si  addentra e più i loculi sono già fondi e compiti, messi tutti nel  senso della parete, come tante cuccette di nave. Altri sono  invece già colmi della loro santa spoglia e chiusi da una rozza  lapide incisa malamente col nome del martire o del defunto e i  segni cristiani, oltre una parola di addio e di raccomandazione.  Ma questi loculi già completati e chiusi sono proprio in  quella zona che suppongo sia la centrale della catacomba,  perché qui si aprono sovente ambienti più vasti, come sale e  salette, e più alti, ornati di graffiti e più luminosi degli altri per delle lucernette a olio sparse qua a là per devozione e per  comodità dei fedeli ai quali per qualche motivo si spenga la  propria lampadetta. 

Anche le persone qui sono più numerose e sboccano da  tutte le parti, salutandosi con amore, a voce bassa come il luogo  santo lo richiede. Vi sono uomini, donne e bambini. Di ogni  condizione sociale. Vestiti da poveri e da patrizi. Le donne  hanno il capo coperto da una stoffa leggera come una mussola.  Non è il velo di tulle, certo, ma è come una garza fitta fitta, più  bella nelle ricche, più povera nelle povere, scura per le spose e  vedove, bianca per le vergini. Vi sono spose che hanno i  bambini in braccio. Forse non avevano a chi lasciarli e se li  sono portati seco e, se i più grandicelli camminano al fianco  delle mamme loro, i più piccini, certuni infanti, dormono beati  sotto il velo materno, cullati dal passo della madre e dai canti  lenti e pii che si elevano sotto le volte. Sembrano angioletti scesi  dal Cielo e sognanti il Paradiso a cui sorridono nel sonno. 

La gente aumenta e finisce a radunarsi in una vastissima sala  semicircolare  che ha nel culmine del cerchio l’altare volto verso la folla ed è tutta coperta di pitture o mosaici. Non  capisco bene. So che sono figurazioni colorate in cui splendono i toni più vivi o chiari e brillano le raggiere d’oro. Sull’altare molti lumi accesi. Intorno all’altare una corona di vergini bianco-vestite e bianco-velate. 

Entra, benedicente, un vecchio dall’aspetto buono e maestoso. Credo sia il Pontefice, perché tutti si prostrano  riverenti. Egli è circondato da preti e diaconi e passa fra la siepe  di teste chine con un sorriso di bellezza ineffabile sul volto. Il solo sorriso dice della sua santità. Sale all’altare e si prepara al rito mentre i fedeli cantano. 

La celebrazione ha luogo. È quasi simile alla nostra.68 Molto  più complessa di quella vista nel Tullianum, celebrata dall’apostolo Paolo, e di quella vista celebrare in casa di Petronilla.69 

Il vecchio celebrante, Vescovo di certo se non Pontefice, è  aiutato e servito dai diaconi, i quali hanno vesti molto diverse  dalle sue perché, mentre questo porta una veste (di celebrazione) che somiglia, tanto per darle un’idea, a quegli accappatoi da toletta che le donne usano per pettinarsi -  mantellette tonde che coprono sul davanti e sul dietro e le spalle  e braccia sino quasi al polso - i diaconi hanno una veste di  celebrazione quasi uguale alle attuali, lunga sino al ginocchio e  con maniche larghe e corte. 

La Messa consta di canti, che comprendo essere brani di salmi o dell’Apocalisse, di letture di brani epistolari o biblici e del Vangelo, i quali vengono commentati ai fedeli dai diaconi a  turno. 

Finito di leggere il Vangelo - lo legge con voce di canto un  giovane diacono - si alza il Pontefice. Lo chiamo così perché  sento che così è indicato da una mamma ad un suo bambino  piuttosto irrequieto. Il brano scelto era la parabola delle dieci  vergini: sagge a stolte.70 

Il Pontefice dice:  

«Propria delle vergini, questa parabola si rivolge a tutte le  anime, poiché i meriti del Sangue del Salvatore e la Grazia  riverginizzano le anime e le fanno come fanciulle in attesa dello  Sposo. 

Sorridete, o vecchi cadenti; alzate il volto, o patrizi sino a ieri  immersi nella fanghiglia del paganesimo corrotto; guardate  senza più rimpianto al vostro candido ignorare di fanciulle, o madri e spose. Non siete, nell’anima, dissimili da questi gigli fra cui passeggia l’Agnello e che ora fanno corona al suo altare.  L’anima vostra ha bellezze di vergine che nessun bacio ha sfiorata, quando rinascete e permanete in Cristo, Signor nostro.  Il suo venire fa più candida di alba su un monte coperto di neve l’anima che prima era sporca e nera dei vizi più abbietti. Il  pentimento la deterge, la volontà la depura, ma l’amore, l’amore del nostro santo Salvatore, amore che viene dal suo Sangue che grida con voce d’amore, vi rende la verginità perfetta. Non già quella che aveste all’alba della vostra vita umana. Ma quella che era del padre di tutti: Adamo, ma quella che era della madre di  tutti: Eva, prima che Satana passasse, traviando, sulla loro innocenza angelica, sull’innocenza: dono divino che li vestiva di grazia agli occhi di Dio e dell’universo. 

O santa verginità della vita cristiana! Bagno di Sangue, di Sangue di un Dio che vi fa nuovi e puri come l’Uomo e la  Donna usciti dalle mani dell’Altissimo! O nascita seconda della vostra vita, nella vita cristiana, preludio di quella terza nascita  che vi darà il Cielo quando vi salirete al cenno di Dio, candidi  per la fede o porpurei per il martirio, belli come angeli e degni  di vedere e seguire Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore nostro!  Ma oggi, più che alle anime riverginizzate dalla Grazia, mi  volgo a quelle chiuse in corpo vergine, con volontà di vergine. 

Alle vergini sagge che hanno compreso l’invito d’amore del Signor nostro e le parole del vergine Giovanni, e vogliono seguire per sempre l’Agnello fra la schiera di coloro che non  conobbero contaminazione e che empiranno in eterno i Cieli  del cantico che niuno può dire se non coloro che vergini sono per amore di Dio.71 E parlo alla forte nella fede, nella speranza,  nella carità, che si ciba questa notte delle Carni immacolate del  Verbo e si corrobora col suo Sangue come di Vino celeste per  esser forte nella sua impresa. 

Una fra voi si alzerà da questo altare per andare incontro a un destino il cui nome può essere “morte”. E vi va fidente in 

Dio, non della fede comune a tutti i cristiani, ma di una ancor  più perfetta fede che non si limita a credere per se stessa, a  credere nella protezione divina per se stessa. Ma crede anche  per gli altri e spera di portare a questo altare colui che domani  sarà agli occhi del mondo il suo sposo ma agli occhi di Dio il  fratello suo dilettissimo. Doppia, perfetta verginità che si sente  sicura della sua forza al punto di non temere violazione, di non  temere ira di sposo deluso, di non temere debolezza di senso, di  non temere paura di minacce, di non temere delusione di  speranze, di non temere paura e quasi certezza di martirio. 

Alzati e sorridi al tuo Sposo vero, casta vergine di Cristo che vai incontro all’uomo guardando a Dio, che ci vai per portare  l’uomo a Dio! Dio ti guarda e sorride e ti sorride la Madre che  fu Vergine e gli angeli ti fanno corona. Alzati e vieni a dissetarti  alla Fonte immacolata prima di andare alla tua croce, alla tua  gloria. 

Vieni, sposa di Cristo. Ripeti a Lui il tuo canto d’amore sotto queste volte che ti sono più care della cuna della tua nascita al mondo, e portalo teco sino al momento che l’anima lo canterà  nel Cielo mentre il corpo poserà nell’ultimo sonno fra le braccia  di questa tua vera Madre: l’apostolica Chiesa.» 

Finita l’omelia del Pontefice, vi è un poco di brusio, perché i  cristiani sussurrano guardando e accennando la schiera delle  vergini. Ma viene zittito per far fare silenzio e poi vengono fatti  uscire i catecumeni e la Messa prosegue. 

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68 La scrittrice si riferisce, ovviamente, alla S. Messa come veniva celebrata ai  suoi tempi, prima della riforma liturgica introdotta dal Concilio Vaticano II,  anche se resta la somiglianza della celebrazione da lei descritta con quella dei  nostri giorni. 

69 Il 29 febbraio e il 4 marzo 1944. 

70 Cfr. Matteo 25, 1-13. 


PER TUTTI I DEFUNTI

 


Amabilissimo Gesù, umilmente ti prego d’offrire tu stesso all’Eterno Padre, per le anime sante del Purgatorio, il Sangue Preziosissimo scaturito dalle piaghe del tuo Corpo adorabile nella tua agonia e nella tua morte.
Ed anche tu, addolorata Vergine Maria, presentagli con la dolorosa Passione del tuo Figlio diletto, tutti i dolori sofferti nel tuo cuore affinché esse ottengano refrigerio e libere dai loro tormenti cantino in eterno nel cielo le divine misericordie. Amen.

L'umanità non può più nascondersi come fecero Adamo ed Eva quando realizzarono la loro disobbedienza. La grande correzione sta arrivando

 


Nostro Signore a Jennifer il 22 ottobre 2020: 

Figlio mio, il Grande disfacimento continuerà affinché l'umanità possa conoscere e comprendere la mia misericordia. L'umanità non può più nascondersi come fecero Adamo ed Eva quando realizzarono la loro disobbedienza. Vengo a dirvi questo: che verrà mostrato il disfacimento dei cuori e la mia grande luce risplenderà ancora di più nelle anime dell'umanità fino a quando non sceglierà di pentirsi o di continuare sul sentiero delle tenebre. La Grande Correzione sta arrivando ei miei figli non possono più nascondersi dalla mia luce. Una grande vittoria sta arrivando perché io sono Gesù e la mia misericordia e giustizia prevarranno.

CHIAMA MARÍA

 


Se ti sei allontanato dai sacramenti, chiama Maria.