sabato 16 marzo 2019

IN ADORAZIONE



Testimonianza di Catalina RIVAS


Gesù, il Buon Pastore

Alcuni anni fa, fummo invitati ad una Conferenza Mariana, nella città di Pittsburg, Pennsylvania – Stati Uniti del Nord America. Questa Conferenza viene ripetuta ogni anno e vengono invitate molte Personalità importanti tra i vari Gruppi Mariani del Mondo intero.
Da quel poco che potevo ascoltare dai vari interventi, le loro esperienze e la conoscenza dei Partecipanti, capivo che le loro esperienze in questo campo sembravano molto forti.
Ho cercato di raccogliermi e preparare la mia testimonianza, che doveva essere il racconto della mia Conversione.
Ho pensato che quella mia testimonianza non andava bene per quel Pubblico e mi misi in preghiera, supplicando l’assistenza dello Spirito santo.
Il mio Gruppo era composto da persone molto preparate nel loro campo: Scienziati – Sacerdoti – Persone del Gruppo e, poi, io.
Durante la Santa Messa, celebrata giusto prima dell’ultimo intervento, che corrispondeva al nostro Gruppo, ho chiesto al Signore che cosa Lui desiderasse dire alla gente, attraverso me, e Gli chiedevo che mi facesse sapere il perché ero lì.
Quasi tutte le tremila persone presenti si Comunicarono.
Noi fummo i primi a farlo.
Ho ricevuto la Santa Eucaristia e mi sono messa in ginocchio, nel mio banco.
In quel momento, ho visto come uno schermo dentro di me, uno schermo gigante, nel quale c’era un vasto, enorme paesaggio campestre: siti verdeggianti, piccole colline con piante, filari di alberi, un lago molto grande…
Era, insomma, un luogo splendido!
Ma, in mezzo a questo vasto paesaggio, ho visto che un gran pezzo di terreno non era coltivato: si vedeva che era senza vita, pieno di spine e di terra, era come un pugno nell’occhio in mezzo a quel magico paesaggio.
E in mezzo a tutte quelle spine e rovi, c’era una piccola pecorella bianca, della quale non si poteva vedere molto il manto peloso, perché era pieno di sangue.
Aveva molte ferite nelle zampe, nel corpo e piangeva sconsolatamente, senza fermarsi.
Cercava di uscire da lì, ma non ci riusciva: faceva due passi e… le spine cominciavano a crescere e a pungerla di più.
Questo luogo era sovrastato da un cielo oscuro, coperto da molte nubi: tuoni, lampi e un vento infido rendevano più tetra la scena.
Il piccolo animale era sempre più spaventato.
All’improvviso, vidi di spalle una donna, vestita di azzurro e con un velo bianco.
Seppi, in seguito, che era la Santissima Vergine.
Distese le mani, chiamando la pecorella perché si avvicinasse a Lei, ma la pecorella cercava di uscire dall’altro lato, perché le spine crescevano in fretta e si allontanava sempre più, come cercando di scappare dalle spine, ma anche da quelle mani che volevano tirarla fuori.
Era tanta la sua paura che non sapeva dove correre: scivolava, cadeva e le si apriva nuovamente la carne in sanguinose ferite.
Per un attimo, la Vergine si voltò ed io ho potuto vedere il Suo profilo, tanto bello e dolce.
Guardò verso un punto lontano, come se stesse con lo sguardo cercando qualcuno e, poi, sparì.
In quel momento, apparve davanti ai miei occhi un uomo alto e forte, vestito con una tunica luminosa, di colore bianco perla.
Calzava i sandali e teneva un bastone.
I capelli, castano scuro, scendevano sfiorando le spalle, le braccia e la parte alta del collo, che si potevano vedere molto abbronzate quando il vento sollevava i suoi capelli.
Aveva braccia forti, di persona dedita al lavoro.
Il mio cuore cominciò a saltare di emozione: era Gesù che, senza pensarci neppure un attimo, entrò in mezzo a quelle spine.
Per tre o quattro volte, con il Suo bastone, colpì le spine più lunghe e poi si diede a sradicare le piante, ma le altre spine graffiavano anche Lui, strappavano la sua tunica, che si impigliava in mezzo ad esse.
Sembrava, però, che a Lui niente importasse, né della Sua tunica che si strappava, né della Sua pelle che si lacerava.
Si affrettava in questo compito e vedevo il sangue sgorgare dai Suoi piedi, dalle caviglie e dalle gambe e che bagnava la terra, via via che Egli la calpestava.
La pecorella si inoltrava, sempre più, in altri gineprai ed era diventata praticamente tutta una macchia di sangue, quando Gesù le si avvicinò, la prese tra le Sue braccia e si avviò per uscire da quel campo.
Non si curava più delle spine, attraverso cui passava e che laceravano il suo Corpo.
L’unico oggetto della Sua attenzione era, adesso, la piccola bestiola che teneva tra le Sue braccia.
Uscì da quel campo, dirigendosi verso un luogo dove io potevo vederLo di fronte.
Stava piangendo e, insieme a Lui, anche la pecorella piangeva: tremava tra le Sue braccia, che si tingevano di sangue e Lo guardava, come se cercasse la sua consolazione.
Gesù la stringeva contro il Suo petto.
All’improvviso, Egli guardò verso il Cielo: il suo gesto diventò per un attimo severo, il tempo sufficiente perché sparissero velocemente tutte le nubi oscure e potesse uscire il Sole.
I Suoi occhi erano pieni di lacrime, che scorrevano lungo le Sue guance.
Gesù cominciò a baciare la pecorella ed ecco che lì, dove cadeva una delle Sue lacrime, o dove Egli baciava, di colpo si chiudevano le ferite del piccolo animale e appariva la bianca lana.
Erano tanto grandi la Tenerezza e l’Amore di Gesù, che sembrava che quel piccolo animale fosse tutto quello che Egli possedeva.
Giunse un momento in cui, mentre Egli baciava la testolina della pecorella, essa lambì la Sua mano, le lacrime di tutti e due si mescolavano e, mentre piangevano insieme, Gesù sorrideva e la pecorella emetteva debolmente dei teneri belati.
Un momento dopo, vidi Gesù che camminava a passi lenti, come se aspettasse la Sua piccola compagna che Lo seguiva.
Il Suo portamento era sicuro, forte.
Nonostante la semplicità del Suo vestire, era Maestoso come un Re e la pecorella, felice, con la testa sollevata, guarita, correva dietro a Lui, belando ora con più vigore, lambendoGli, di quando in quando, la punta delle dita delle mani.
Di tanto in tanto, Egli le accarezzava la testolina, rispondendo così alla sua tenerezza.
In immagini successive, vidi poi Gesù, seduto sopra ad un sasso.
Parlava e la pecorella, seduta sulle sue due zampe posteriori, come si siedono i cani, Lo ascoltava, tutta attenta.
Ogni tanto, Egli le prendeva la testolina tra le Sue mani e la baciava, ridendo.
Poi, era lei che lambiva i piedi di Gesù e le ferite del Signore guarivano.
Tutte le ferite si chiusero e perfino la tunica di Gesù pareva diventata nuova.
Non c’erano più tracce di tanto sangue e di tanto dolore.
Era una scena perfetta, non c’erano più nubi e il Sole brillava, dardeggiando di luci dorate la testa del Pastore; correva una fresca brezza, che scompigliava leggermente i Suoi capelli ed Egli sorrideva.
Si udì, ad un tratto, un altro lamentevole belato e vidi Gesù alzarsi e, premuroso, avviarsi di nuovo verso quel campo di spine.
La Sua andatura esprimeva tristezza e preoccupazione; si stava di nuovo incamminando in cerca di un’altra pecorella, ma, questa volta, quella pecorella, che era già stata sanata, si affrettò davanti al Signore, correndo a cercare quella che ora gemeva.
Come una che, ormai, era molto esperta, si incamminò verso sentieri più ripidi e scoscesi.
Si lamentava, sì, però era come se non le importasse, perché correva, cercava la sua compagna per guidarla dove stava il Signore, per trovare le braccia forti e sicure di Gesù…
In quel momento, la voce del Sacerdote mi portò alla Celebrazione della Santa Messa e sentii le sue parole:“Oremus…”.
Mi guardai intorno e vidi tutta quella gente: peccato, quella bella Visione era terminata.
Avevo il volto coperto di lacrime e mi lasciai sfuggire qualche singhiozzo.
Allora, Gesù mi parlò e, dolcemente, mi disse:
“Ecco, l’argomento: racconta la tua Conversione, perché quella prima pecorella, che hai visto, sei tu!”.
Mentre tutte quelle persone, che mi precedevano, stavano parlando, sentivo che, ormai, non avevo più paura di parlare. Sentivo appena ciò che dicevano, udivo gli applausi, ma come se venissero da molto lontano.
Ho chiuso gli occhi ed ho potuto vedere il Volto bellissimo di Gesù: un po’ piangeva, un po’ sorrideva e questo riempiva completamente il mio cuore.
Ho saputo che quello è stato uno dei miei migliori discorsi: avevo messo tutto il mio cuore nel descrivere ciò che il Signore mi aveva permesso di vivere, pochi momenti prima.
Quando hanno acceso le luci ed ho potuto vedere il Pubblico, molta gente stava piangendo, forse si erano identificati con la piccola pecorella, che era stata liberata dal campo del Mondo, pieno di spine e guarita con le lacrime, con il sangue e con l’Infinito Amore di Gesù.
Sono passati diversi anni, forse otto o nove, da quel giorno e nello scrivere, ora, questa esperienza, il Signore mi ha permesso di riviverla con una chiarezza ed una nitidezza incredibili.
Da quel giorno, tengo in casa mia, di fronte al mio letto, un’Immagine del Buon Pastore, perché mai dimentichi il luogo da cui fui liberata, per avere sempre presente la Missione che Dio mi ha assegnato nel suo Gregge e per poter vincere, così, il timore e le mie comodità, che mi possono impedire di uscire in cerca di altre Anime bisognose di Gesù… per poter guardare il futuro con speranza e fiducia totale nel suo Divino Volere: tutto, con un inno di gratitudine che, ogni giorno ed ogni notte, elevo, con il cuore innamorato, ai piedi del Buon Pastore.







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