venerdì 20 dicembre 2019

I NOSTRI MORTI



Come vederli
Come aiutarli
Come ci aiutano

IL VOLTO DELLA MORTE ALLA LUCE DELLA FEDE CRISTIANA

La morte è una realtà che ogni vivente porta con sé dalla nascita, e tuttavia la sua presenza si fa viva solo quando comincia a toccare la nostra pelle. Neppure la partecipazione a un funerale o il passare davanti al cimitero riescono a incatenare la nostra riflessione su questa realtà che portiamo sempre con noi, e di cui facciamo continua esperienza in una pianta che muore, in una foglia che cade, in un fiore che appassisce. 
          La parola di Dio ci richiama spesso al pensiero della morte e il suo ricordo è assai opportuno. Purtroppo molti fuggono il pensiero della morte come qualche cosa di alienante per l'uomo, o, peggio ancora, come un ostacolo alla sua maturazione umana. Dio, invece, con le parole: In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai in peccato (Sir. 7,36) fa comprendere che proprio il pensiero della morte illumina nella scelta tra il bene e il male, e conduce non solo alla maturazione, ma all'autentica promozione umana. Il cristiano non deve banalizzare la morte per il fatto che è una vicenda naturale come lo è il mangiare e il dormire, ma non deve farne neppure un «tabù», quasi non abbia nulla a vedere con la vita umana e specialmente cristiana. La fede, che ci presenta le verità future, ci richiama a quanto Dio ha rivelato: E stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio (Eb. 9,27). 

L'importanza del giorno della morte 

La parola di Dio, ora ascoltata, ci assicura che la morte, con il conseguente giudizio, chiude per tutti il tempo della prova, tempo che la provvidenza di Dio ha messo a disposizione dell'uomo per preparare la sua vita eterna, oltre la morte stessa. I veri cristiani s'impegnarono e, ogni giorno, s'impegnano a trafficare bene il tempo della vita terrena ricordando le parole di Gesù: Qual vantaggio, infatti, avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? (Mt. 16,26). E le altre parole ancora più provocanti: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna (Mt. 10,28). In realtà, solo la fede cristiana presenta la vera dimensione della vita terrena, la quale non è fine a se stessa, ma preparazione alla vita eterna oltre la morte. La Pasqua di Gesù, nel suo misterioso e antitetico binomio di morte-vita, ha strappato alla morte il suo carattere di «totalità e distruzione» che all'apparenza sembra avere. Nella vita di ogni uomo, Gesù ha inserito il «Regno di Dio» che cresce e si sviluppa (anche all'insaputa dell'uomo!), e lo prepara alla pasqua personale in cui la morte diventa «aurora di vita». Il cristiano ha già in mano, nella risurrezione di Gesù, la caparra di questa nuova ed eterna vita per cui può rinfacciare alla morte il suo preteso dominio: Dov 'è, o morte, la tua vittoria? Dov 'è, o morte, il tuo pungiglione? (1 Cor. 15,55). 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

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