mercoledì 22 aprile 2020

I NOSTRI MORTI



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LA PERSONALE PREPARAZIONE A UNA SANTA MORTE

Dopo l'invito alla preghiera, la raccomandazione più frequente che Gesù rivolge ai suoi discepoli è questa: Vigilate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora (Mt. 25,13). Mantenersi sempre pronti perché non si conosce quando ritorna il padrone di casa o lo sposo per le nozze, è conseguenza dell'imprevedibilità della morte. La morte infatti tronca all'improvviso il tempo che Dio ha messo a disposizione dell'uomo per guadagnarsi, con l'aiuto della sua grazia, la salvezza eterna dell'anima. La stessa alternativa del castigo eterno che Gesù minaccia a coloro che saranno colti dalla morte in peccato mortale, induce a prendere sul serio la sua raccomandazione di essere sempre preparati. La storia della Chiesa è piena di stupendi esempi di buoni cristiani che hanno abbandonato ogni cosa per prepararsi a una santa morte; e di molti peccatori che, accogliendo l'invito del Salvatore, hanno intrapreso un lungo e spesso difficile cammino di conversione.
  La morte deve essere preparata durante la vita. Un fatto così decisivo e dalle alternative conseguenze di premio o di castigo eterni non può essere relegato all'ultimo posto o all'ultimo momento nelle preoccupazioni della vita umana. Molti, purtroppo, scacciano il pensiero della morte come un guastafeste, come un pensiero che solo i malati di mente possono coltivare... Il cristiano, invece, è convinto che il pensiero della morte è un pensiero efficace e stimolante; esso impone una direttiva alla vita, frena le passioni, incoraggia nelle difficoltà e soprattutto spinge a conversione e penitenza. La parola di Gesù è tagliente come una spada: Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? (Mt. 16,26). Anzi per la salvezza dell'anima, Gesù provoca l'uomo a scelte radicali: Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco (Mt. 18,8-9). Il cristiano, come deve essere pronto a mortificare se stesso pur di salvare la propria anima, così deve essere disposto ad accettare le persecuzioni più crudeli e la stessa morte: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna (Mt. 10,28). 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

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