sabato 2 ottobre 2021

Conversazioni Eucaristiche

 


Num quem diligit anima mea vidistis? 

 

1. Ma a chi rivolgo io questa dimanda? Sono pur sciocco! E che? Non sono assicurato, o Gesù mio, da Voi stesso, che per una incomprensibile  miracolosa ubicazione d’amore vi fate trovare personalmente Sacramentato  in ogni Chiesa, dove attirato dal cielo, vi fate collocare e custodire nei  Tabernacoli per godere la compagnia degli uomini, e per dare comodo ai  vostri amici e divoti di visitarvi, e di venire a sfogarvi l’amante cuore loro?… 

2. Qual grazia è mai questa che ci fate, o Gesù mio? Chiuso qual tesoro sotto le specie eucaristiche per darci agio di trovarvi ognora che vogliamo, vi  nascondete, sì, agli occhi dell’umanità nostra, ma non a quelli della fede.  Siate benedetto, Salvator mio caro!… Voi aveste sempre un’appassionata  predilezione alla vita nascosta, e per ciò anche dopo la vostra gloriosa  Risurrezione ed Ascensione al cielo, vi piacque e vi piace di starvene quì  occulto nella Eucaristia, quasi ad inculcarci col vostro esempio di imitarvi: Exemplum do vobis! 

3. Da questo Tabernacolo; dalla Vostra divina Sacramentata Umanità esce una fragranza così soave, che rapisce e diletta immensamente. Ah,  Signore, tiratemi dietro a Voi! Correrò all’odore de’ vostri balsamici unguenti,  che sono le vostre virtù, sino a penetrare e chiudermi nel Cuor Vostro: Trahe  me post Te! In odorem curremus unguentorum tuorum. Mi volete tirare a vivere  quì con Voi solitario? Io verrò, e mi fermerò. Così mi mi parlerete con  maggior intimità al cuore: ducam eam in solitudine, et loquor ad cor ejus… 

Ma è quìi dove volete parlare al mio cuore? Bene: io mi resto quì ad  ascoltarvi! Sederò quì sotto all’ombra del massimo Mistero del vostro amore: sub umbra illius quem desideraveram sedi. Veggo che già mi state guardando  da codesto Tabernacolo: En ipse stat post parietem nostrum respiciens, et  prospiciens. Vi odo, o mio Gesù dilettissimo; parlate pure al cuor mio sicut  solet amicus ad amicum suum! 

4. En Dilectus meus loquitur mihi! Sì; siete Voi che mi chiamate e m’invitate a entrar dentro alla cella del Cuor vostro. Surge, propera et veni !  Ma che volete, che quasi impaziente mi tirate al vostro seno? Ah, anima mia;  Egli vede i tuoi bisogni; vede che non sai riordinare i tuoi affetti tanto deformi da quelli del Cuor Suo; ti vuol rendere conforme a Se! Quos  praescivit, predestinavit conformes fieri Imagini Cordis Sui. 

5. O mio caro Gesù, introducetemi pur subito nella celletta del Cuor Vostro! Vedrete di quante riforme abbisogna la difformata anima mia. Fate  dunque attorno ad essa tutto ciò che più vi piace per ridurla a perfetta  somiglianza del Vostro Cuore! 

6. Ma già introduxit me Rex in cellaria sua; ordinavit in me charitatem. 

Questo era il primo e principal bisogno dell’anima mia: una carità ben  ordinata! Io non amava che disordinatamente me stesso, e le creature. D’ora  in poi non sarà più così. Ego dilecto meo, ed ad me conversio eius.  Amabilissimo mio Gesù, affinchè non abbia a riprodursi in me mai più un  tanto disordine, eccovi il Cuor mio: racchiudetelo dentro al Vostro; anzi il  Vostro lo assorbisca tutto di maniera che non me ne rimanga neppure una  minima particella da disporre a mio talento. Uniteli insieme i nostri cuori, il  mio col vostro, sicchè diventino uno solo nel vostro petto: Dilectus meus mihî,  et ego illi. Vi piace così?… Mi pare che unione più intima e perfetta non si  possa compire. Già la mia anima si sente trasfondere in Voi; ed all’udire che  il Cuor vostro è rimasto ferito da questa amorosa mia proposta, si liquefà  d’amore per Voi: Vulnerasti cor meum, soror mea sponsa, vulnerasti cor  meum! Oh Gesù mio, Voi mi fate andar fuori di me; voi mi fate morire della  maggiore soddisfazione di tenerezza e di riconoscenza! Anima mea liquefacta  est, ut Dilectus locutus est ! 

7. Ma Voi mi amaste sempre anche pria ch’io principiassi a conoscervi.  

L’amore v’indusse a chiamarmi ed a tirarmi dentro all’orto solitario del Cuor  vostro per parlarmi e trattarmi con più intima espansione, per deliziarmi ed  inebbriarmi del vostro amore. Dunque, mio caro ed unico Bene, la nostra  unione è già stretta e consumata. Chi più mi separerà dal Cuor vostro? Quis  me separabit a charitate tua?… Ah, più nessuno; neppure gli Angeli! neque  Angeli, neque creatura alia poterit me separare a charitate Dei, quae est in  Christo Jesu! 

8. Potentissima Vergine Maria, San Giuseppe, e Voi tutti miei Santi  Avvocati e Protettori, circondate con la vostra carità la rinnovata Unione del  cuor mio con quello di Gesù, sicchè non abbia mai più a rallentarsi per la  mia propria debolezza e fragilità. Oh me beato, se d’ora in poi non troverò  maggior delizia che di starvi sempre unito, di sempre pensare a Voi, di sempre amarvi, come voi state pensando sempre a me, e sempre amandomi  in questo divinissimo Sacramento! 

9. Il Santo vecchio Simeone, che desiderò tanto di vedervi, e poi morire, appena vi vide allorchè bambolino foste dalla vostra Madre e da S. Giuseppe  portato al Tempio, fu invaso e compreso da tanto giubilo, che v’intonò quel  tenero supplichevole Cantico del – Nunc dimittis. – O amabilissimo Gesù,  quanto più fortunato e graziato sono io di quel vostro Giusto! Io vi veggo con  gli occhi della fede qui a me presente non una volta, ma quante volte vi  degnate di ammettermi alla vostra divina udienza. E non solo ho la sorte di  vedervi, ma vi posso accogliere tra le mie braccia e nel mio petto. Di più: Voi  siete tanto cortese con me, che mi alimentate del vostro spirito, del vostro  corpo e del vostro sangue divino quante volte io lo voglia: lo che è tanto più  maraviglioso, sorprendente e quasi incredibile. 

10. O Dio! O amore incomprensibile, giacchè vi dimostrate tanto generoso con me, io voglio esserlo altrettanto con Voi! Ma che dico? Come potrò io  povera e vile creatura contraccambiare a Voi, mio Dio, mio Creatore, mio  Padrone mio tutto? Ma voglio dimostrarvi almeno la gratitudine ch’io sento  pel beneficio sommo che ci fate della vostra augusta presenza nel  Sacramento dell’altare. Voglio venire a tenervi compagnia più spesso che  potrò, e godere della vostra sovrana conversazione, che fa beati i Santi in  Paradiso. Oh potessi starvi sempre vicino per adorarvi e farvi atti di amore!  Deh, accrescete in me l’ardenza di questo desiderio, fino a tanto che avrò la  grazia di ricevervi l’ultima volta sul letto di morte, per indi passare a vedervi,  a benedirvi, ringraziarvi ed amarvi in Paradiso per tutta l’eternità! Amen,  amen, amen. 

Francesco Spinelli

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