lunedì 1 agosto 2022

Perché questo calice non può passare senza che Gesù lo beva malgrado l'immensità di dolore che contiene?

 


21 marzo 1946, S. Benedetto. 

Perché questo calice non può passare senza che Gesù  lo beva malgrado l'immensità di dolore che contiene?   É senza dubbio perché il Padre vuole trarre il massimo  vantaggio dai dolori dell'Uomo Dio.  Giacché, se Gesù  è Dio, è l'uomo che ripara in Lui le colpe degli uomini.  La capacità di soffrire dell'uomo è limitata.  Il Padre vuole che questa capacità sia pienamente raggiunta, meglio, sorpassata; ecco perché invierà in quell'ora  un angelo a fortificare l'umanità di Cristo affinché  possa soffrire al di là di ogni misura umana.  Il Padre  lo vuole affinché la maggior parte degli uomini sia  salvata, affinché il grado di santità dei salvati sia il più  alto possibile.  É ancora per il nostro maggior bene,  oltre che per la maggior gloria e la maggior felicità del  Suo Divin Figlio, che il Padre agisce così.  Per dieci giusti, che non avrebbero sofferto, Dio avrebbe salvato le città colpevoli.  Quanti uomini salverà per il Giusto immolato nelle peggiori pene? 

Solo la matematica divina potrebbe rispondere.  E tuttavia ancora non basta.  San Paolo  vuole che noi completiamo nei nostri corpi ciò che manca alla Passione di Cristo.  Ah! è  che il numero degli eletti deve essere considerevole, che la loro santità eminente e che il  male da cui bisogna trarli è profondo.  Noi non completiamo d'altronde la Passione di  Cristo che essendo assimilati a Cristo ed è ancora Cristo che soffre per noi e con noi.   Da noi non possiamo far niente, neanche salvarci anche se umanamente giusti.  Ogni  giustificazione viene dalla passione di Cristo.  Per fare un grande fuoco, ci vuole molto  combustibile, ma soprattutto una fiamma divorante.  Gesù è questa fiamma, questo pezzo di carbone infuocato che si mette nel focolare e che infiamma tutto il resto; ogni altro  frammento di combustibile diviene a sua volta il centro di irradiamento che propaga la  fiamma di luogo in luogo.  Gesù ha fatto così; nel suo tempo, Egli ha messo il fuoco agli apostoli, ai discepoli, alle sante donne; essi lo prolungheranno nel tempo e nello spazio e così di seguito; essi saranno del Corpo del Cristo, il Suo Corpo Mistico, meglio, la  Sua fiamma, la Sua vita prolungata.  Nella nostra epoca in cui il male accresce le sue  radici e raffredda i cuori in numero sempre maggiore, c'è bisogno di un maggior numero  di altri Cristi, e dei più ardenti per lottare contro l'invasione del male.  Servono dunque  più stimmatizzati, più anime vittime, più sacrifici; ..serviranno molti martiri... 

Degnati, Signore, di venire in loro aiuto.  Che lo spirito Divino li infiammi del fuoco del  Suo Amore.  Dobbiamo sapere che la santità comporta dei rischi.  Poiché Gesù non ci  ha amati per ridere, ed è seriamente che noi dobbiamo amarlo.  La nostra ambizione non  deve essere quella di terminare un paradiso terrestre per un Cielo eterno, ma di lavorare  e di soffrire per far entrare più anime possibile in Cielo.  Quelli a cui Dio fa la grazia di  chiamarli alla missione di co-redentori devono ritenere un onore l'adempiere a questo  incarico e, per farlo, realizzare pienamente la situazione.  Coscienti, d'altronde, della  propria debolezza, essi sanno di non potervi far fronte che con l'umile preghiera di cui  Cristo ha voluto dar loro l'esempio all'orto degli ulivi. 

meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette 

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