lunedì 2 dicembre 2019

IL MISTERO DEL PURGATORIO



II
QUALI ANIME SOFFRONO DI PIÙ NEL PURGATORIO E QUALI DI MENO?

Le anime nel Purgatorio sono avviluppate come da un velo, da una dura corteccia. È la corteccia che le ha racchiuse nella vita terrena: il proprio io, l'eccessivo preoccuparsi di sé, il mondo, il pensiero di sé e della propria reputazione e tutte le cose che erano apparse così importanti... Di queste cose è fatta la corteccia e la luce di Dio quasi non riesce a penetrarla.
Ci sono anime che non si chiedono seriamente se la loro vita piace a Dio, e che, senza timore, credono che tutto proceda bene.
Persone che vanno in chiesa, e pregano anche, e compiono opere buone, eppure si forma una «crosta» attorno all'anima.
Pensano che ciò che fanno vada tutto bene. Non si pongono interrogativi sui desideri di Dio, fanno tutto senza amore, senza timor di Dio e ottundono la coscienza con l'adempimento dei doveri esteriori. Se uno fa loro osservare le loro mancanze, esse trovano una giustificazione per tutto.
Ci sono molte di queste anime nel Purgatorio; ed anche laggiù esse sono così insensibili alla conoscenza. La conoscenza giunge dapprima per gradi: a poco a poco la luce divina trapassa l'involucro e ridesta l'anima dal suo sonno.
Ci sono uomini che in vita avevano grande saggezza, e che hanno anche fatto del gran bene all'umanità, che hanno speso la loro parola per tutto ciò che era buono e giusto: ma, poiché ciò avveniva solo per la loro propria ambiziosa saggezza, essi si sono completamente ingolfati nello spirito del mondo, vivendo in una eccessiva indipendenza, senza intrattenersi col Maestro divino. 
Queste anime giungono nell'eternità con la più grande ignoranza.
Sulla terra erano state mature in tutto, ed ora si trovano nel più profondo imbarazzo. Sapevano tanto, ed ora non sanno nulla. Perché solo ai piccoli viene rivelata la grandezza... Questi uomini saggi hanno spesso un'anima ottusa... Spesso devono rimanere a lungo nel Purgatorio: fino a quando si sono sciolti da se stessi, fino a quando si sono destati dal loro sonno, fino a quando non sono più storditi dal proprio «io». Giacciono come morti nel loro involucro: fino a quando l'eterna luce non lo ha infranto aprendolo. Queste sono le anime più impacciate. Portano tanto «mondo» e tanto «io» su di sé. Appena cominciano a ridestarsi, la luce penetra purificandole sempre di più; allora le anime diventano più sensibili a tutte le preghiere che si fanno alla loro intenzione, a tutte le S. Messe, a tutte le opere buone. Cominciano ad accorgersi, dapprima a poco a poco, che hanno bisogno di Dio: in vita, hanno sentito poco il bisogno di Lui. Appena si destano, alla conoscenza e al pentimento, diventano felici, ma fino al quel risveglio soffrono in modo particolarmente grave, soffocano nel loro involucro, non hanno né luce, né aria.
Ci sono nel Purgatorio dei saggi che sulla terra erano in grande onore ed ora si trovano in profondo imbarazzo... Qui spesso il più misero fanciullo è il più saggio. Lo vedo: solo ai piccoli vengono rivelate le cose grandi.
II Buon Dio è infinitamente delicato nel suo giudizio. II vero bene che l'anima possedeva, Egli lo purifica e lo mantiene splendente, per ricompensare con esso l'anima, eternamente. Anche se tante e tante colpe si sono accumulate, Egli non permette che quel bene vada perduto. Presso di Lui tutto viene riconosciuto, anche il più piccolo sacrificio. Oh, se noi volessimo riconoscere tutto il bene che Dio ci fa, e come Egli riconosce il nostro bene!
Come dobbiamo vergognarci della nostra sconoscenza davanti a Dio! Nel Purgatorio dobbiamo riconoscere tutto il bene che ci viene da Lui e ringraziare. Qui tutto passa ancora una volta davanti all'anima e tutto deve essere soddisfatto.
Soffrono un lungo Purgatorio anche le anime che sulla terra furono devote a causa degli uomini. Io vedo nel Purgatorio molte anime che vollero diventare sante per amor proprio e per ostinazione, ovvero si proposero una vita santa per piacere al direttore spirituale.
Ci sono laggiù anime che hanno ingannato i loro confessori e direttori; il movente delle loro azioni non era Dio solo, ma il loro proprio onore, il desiderio di apparire belle. Ci sono anime che coltivarono tutte le opere di pietà, ma non erano umili; che non vollero riconoscere nessun errore, che, comprese di sé, pensarono di essere sulla via migliore. Anime che si sottoponevano a penitenze per orgogliosa imitazione dei santi e non per umiltà e pentimento. C'è tanta imitazione che non si può quasi distinguere da ciò che è autentico! Ma Dio non Lo si può ingannare... Ci sono anime che ebbero un orgoglioso desiderio di diventare sante, che si rimiravano nel numero dei loro sacrifici e delle loro penitenze: che erano capaci di fare tutte le grandi cose e trascuravano i piccoli, essenziali doveri.
Anime tali sono nelle più profonde fiamme del Purgatorio: la loro vita è stata una bugia. Oh, come deve bruciare qui la verità eterna! Dio non è contento di queste anime, ed esse lo sentono in un grande tormento. Ma ci vuole tanto fino a che esse siano contrite, come Dio vuole; fino a che il duro «io» riesca a piegarsi. Appena spuntano questa contrizione e questa conoscenza, l'anima viene indicibilmente annientata dalla luce divina, fino a quando sarà dilatata nell'amore misericordioso, e non più lei vivrà, ma Gesù in lei.
Fui stupefatta da questa esperienza, ed ho imparato ad essere prudente. Non cerco più nulla di grande nelle anime, ma solo cose piccole e semplici. Ed ho imparato sempre di più ad essere piccola e semplice. Ci sono dunque nel Purgatorio anche anime che hanno ingannato e per queste non prega nessuno, perché la gente le riteneva pie. Oh, infelici! Gesù me le ha mostrate, perché io preghi per esse, dal momento che gli altri le credono in cielo. Queste anime, che vissero così rigidamente chiuse in se stesse, hanno tanto bisogno del fuoco dell'umiliazione.
Se un'anima, per quanto devota, e capace di tutte le opere dei santi, non è contrita ed umile, persino le sue virtù diventano difetti. Questo è stato per me un altro grande insegnamento: che nel Purgatorio le stesse virtù vengono purificate.
Quanto spesso ci sono virtù che non sono pure! Specie se alle virtù manca la luce dello Spirito Santo, se sono virtù semplicemente naturali. Le virtù sono pure solo quando sono insieme sapienti, e hanno una misura e non sono unilaterali e quando vengono dall'umiltà del cuore e sono amore. 
Insomma, quando non manca ad esse la guida dello Spirito Santo. Anche nelle virtù non si può vivere per se stessi. Ci sono virtù che racchiudono in sé molti piccoli vizi.
Perciò anche le virtù devono essere purificate. Spesso noi contaminiamo le grazie e le virtù con il nostro proprio io. Appena le virtù sono adornate dal timor di Dio, allora diventano pure.
Continuamente dobbiamo innalzare lo sguardo a Dio e dire: Oh, Salvatore, aiutami anche qui, perché io agisca rettamente. Nessuno è tanto sicuro dell'aiuto e della misericordia divina, come l'anima che diffida di se stessa. Nessuno può starsene così tranquillo come l'anima che è contrita e insieme piena di fiducioso timore di non agire rettamente in tutto davanti a Dio. L’apprensione fiduciosa di non fare ogni cosa così come Gesù vuole rende l'anima pura. Essere sicuri e quieti solo in Gesù, solo nella fiducia in Lui: questo ho imparato nel Purgatorio e questa è la mia consolazione. 
Attraverso le mie esperienze sono diventata così timorosa per la mia anima; ma ora Gesù mi ha mostrato il cammino: verso la buona volontà, ed il pentimento e l'abbandono. Meglio qui sulla terra trascinarsi con difficoltà a causa del nostro io, che laggiù nell'eternità.

***

Geremia


1Abitanti di Gerusalemme,
percorrete le vie della città,
guardatevi attorno, informatevi,
cercate nelle sue piazze:
se riuscite a trovare un uomo,
anche uno solo,
che si comporta in modo onesto
e si mantiene fedele al Signore,
allora Dio perdonerà la vostra città.
2 Voi giurate il falso anche quando dite:
'Com'è vero che esiste Dio...!'.
3Certamente il Signore
vuole che siate fedeli.
Egli vi ha colpiti,
ma voi non ci avete fatto caso,
vi ha schiacciati,
ma voi avete rifiutato la lezione.
Avete reso la vostra faccia
più dura della pietra,
non volete staccarvi
dai vostri peccati.
4Allora ho pensato:
'È gente ignorante, si comportano
da sciocchi
perché non seguono il Signore,
non accettano la legge del loro Dio.
5Me ne andrò a parlare
con quelli che stanno al potere.
Essi certamente seguono il Signore
e accettano la sua legge'.
Ma anche questi, come gli altri,
hanno rigettato l'autorità del Signore
e rifiutano di ubbidirgli.
6 Per questo:
usciranno i leoni dalla foresta
per sbranarli,
dalla steppa verranno i lupi per sgozzarli,
i leopardi staranno in agguato
vicino alle loro città.
Se usciranno, saranno dilaniati
perché hanno aumentato i loro peccati
e si allontanano sempre più da Dio.


7Il Signore domanda:
'In queste condizioni,
come posso perdonare i peccati
del mio popolo?
Hanno abbandonato
me per servire falsi dèi.
Io li avevo saziati, ma essi
hanno commesso adulterio
e tutti corrono a prostituirsi.
8 Sono come stalloni ben pasciuti e focosi,
ognuno nitrisce alla moglie del suo vicino.
9 Io, il Signore,
non dovrei forse punirli per questi delitti,
non dovrei vendicarmi di gente
come questa?
10Dirò ai nemici d'Israele:
'Calpestate i suoi filari di viti, saccheggiate,
ma non distruggeteli completamente.
Strappatene i tralci, perché
non sono più miei'.
11Il popolo d'Israele e di Giuda
mi ha tradito continuamente'.
Così dice il Signore.

12Gli Israeliti hanno rinnegato il Signore e dicono: 'Non vogliamo saperne di Dio! Non ci capiterà alcun male, non avremo né guerra né carestia. 13I profeti non valgono nulla, non annunziano la parola del Signore. Accada ad essi quel che minacciano a noi!'. 14Il Signore Dio dell'universo mi disse: 'Geremia, poiché il popolo ha detto queste cose, le mie parole sulla tua bocca saranno come un fuoco e il popolo come la legna consumata dal fuoco'.

I Dieci Comandamenti



Il Quinto Comandamento: “Non uccidere”. 


5.3 “Il suicidio” alla luce delle rivelazioni a Maria Valtorta.   
 
Sicuramente abbiamo ormai tutti ben capito che “uccidere” è peccato gravissimo e non soltanto in riferimento al corpo altrui ma anche al nostro. Come bene ci spiegherà Gesù, nel testo che vi riporterò qui sotto, anche uccidere il nostro corpo è un peccato che può portare alla dannazione eterna. Ovviamente sempre che la persona sia in perfetta capacità di comprendere. Come ogni peccato d’altronde, anche questo, è tale solo se chi compie l’azione è IN PIENA AVVERTENZA e dà il suo deliberato consenso. 
E notate che Gesù questa lezione la dà proprio a Giuda.70 Lui che sapeva che il suo Apostolo lo avrebbe non solo tradito, ma che avrebbe anche commesso proprio il peccato di disperazione contro la Misericordia infinita di Dio (e quindi contro lo Spirito Santo), ciò nonostante lo istruisce minuziosamente, proprio perché al Giudizio Finale non possa dire che se Lui l’avesse avvertito non si sarebbe suicidato. 
 
 5.3.1 Gesù istruisce Giuda Iscariota sul suicidio. 
 
<<< 
3 gennaio 1945.  
 
Ancora Gesù e Giuda che, dopo aver pregato nel luogo più vicino al Santo, concesso agli israeliti maschi, escono dal Tempio.  
Giuda vorrebbe rimanere con Gesù. Ma questo desiderio 
trova l'opposizione del Maestro.  
«Giuda, Io desidero di rimanere solo nelle ore notturne. 
Nella notte il mio spirito trae il suo nutrimento dal Padre. 
Orazione, meditazione e solitudine mi sono più necessarie del nutrimento materiale. Colui che vuole vivere per lo spirito e portare altri a vivere la stessa vita, deve posporre la carne, direi quasi ucciderla nelle sue prepotenze, per dare tutte le sue cure allo spirito. Tutti, sai, Giuda. Anche tu, se vuoi veramente essere di Dio, ossia del soprannaturale».  
«Ma noi siamo ancora della terra, Maestro. Come possiamo trascurare la carne dando tutte le cure allo spirito? 
Non è, ciò che dici, in antitesi con il comando di Dio: "Non ucciderai"? In questo non è anche compreso il non uccidersi? 
Se la vita è dono di Dio, dobbiamo amarla o meno?».  
«Risponderò a te come non risponderei ad un semplice, al quale basta fare alzare lo sguardo dell'anima, o della mente, a sfere soprannaturali, per portarselo seco noi in volo nei regni dello spirito. Tu non sei un semplice. Ti sei formato in ambienti che ti hanno affinato... ma che anche ti hanno inquinato con le loro sottigliezze e colle loro dottrine. Ricordi Salomone, Giuda? Era sapiente, il più sapiente di quei tempi. Ricordi che disse, dopo aver conosciuto tutto il sapere? "Vanità delle vanità, tutto è vanità. Temere Dio e osservare i suoi comandamenti, questo è tutto l'uomo". Or Io ti dico che occorre saper prendere dai cibi nutrimento, ma non veleno. E se un cibo lo si comprende a noi nocivo, perché vi sono in noi reazioni per cui quel cibo è nefasto, essendo più forte dei nostri umori buoni che lo potrebbero neutralizzare, occorre non prendere più di quel cibo, anche se è appetitoso al gusto. Meglio semplice pane e acqua di fonte ai piatti complicati della mensa del re, in cui sono droghe che turbano e avvelenano».  
«Che devo lasciare, Maestro?».  
«Tutto quello che sai che ti turba. Perché Dio è Pace e, se ti vuoi mettere sul sentiero di Dio, devi sgombrare la tua mente, il tuo cuore e la tua carne da tutto ciò che pace non è e porta seco turbamento. So che è difficile riformare se stesso. Ma Io sono qui per aiutarti a farlo. Sono qui per aiutare l'uomo a tornare figlio di Dio, a ricrearsi come per una seconda creazione, un'autogenesi voluta dallo stesso. Ma lascia che Io ti risponda a quanto chiedevi, acciò tu non dica che sei rimasto in errore per mia colpa. È vero che l'uccidersi è uguale all'uccidere. Sia la propria o l'altrui, la vita è dono di Dio, e solo a Dio che l'ha data è deferito il potere di toglierla. Chi si uccide confessa la sua superbia, e la superbia è odiata da Dio».  
«La superbia confessa? Io direi la disperazione».  
«E che è la disperazione se non superbia? Considera, Giuda. Perché uno dispera? O perché le sventure si accaniscono su di lui, e lui vuole da sé vincerle e non riesce a tanto. Oppure perché è colpevole e si giudica non perdonabile da Dio.71 Nel primo e nel secondo caso non è forse la superbia che è regina? Quell'uomo che vuole fare da sé non ha più l'umiltà di tendere la mano al Padre e dirgli: "Io non posso, ma Tu puoi. Aiutami, ché da Te io tutto spero e attendo". Quell'altro uomo che dice: "Dio non mi può perdonare", lo dice perché, misurando Dio su se stesso, sa che uno, offeso come egli ha offeso, non potrebbe perdonarlo. Ossia è superbia anche qui. L'umile compatisce e perdona, anche se soffre dell'offesa ricevuta. Il superbo non perdona. È superbo anche perché non sa chinare la fronte e dire: "Padre, ho peccato, perdona al tuo povero figlio colpevole". Ma non sai, Giuda, che tutto sarà perdonato dal Padre, se sarà chiesto perdono con cuore sincero e contrito, umile e volonteroso di risurrezione nel bene?».  
«Ma certi delitti non vanno perdonati. Non possono essere perdonati».  
«Tu lo dici. E vero sarà perché così l'uomo vorrà. Ma in verità, oh! in verità ti dico che anche dopo il delitto dei delitti, se il colpevole corresse ai piedi del Padre - si chiama Padre per questo, o Giuda, ed è Padre di perfezione infinita - e piangendo lo supplicasse di perdonarlo, offrendosi all'espiazione, ma senza disperazione, il Padre gli darebbe modo di espiare per meritarsi il perdono e salvarsi lo spirito».  
«Allora Tu dici che gli uomini che la Scrittura cita, e che si uccisero, fecero male».  
«Non è lecito fare violenza ad alcuno, e neppure a se stesso. Fecero male. Nella loro relativa conoscenza del bene avranno, in certi casi, avuto ancor misericordia da Dio. Ma da quando il Verbo avrà chiarito ogni verità e dato forza agli spiriti col suo Spirito, da allora non sarà più perdonato a chi muore in disperazione. Né nell'attimo del particolare giudizio, né, dopo secoli di Geenna, nel Giudizio finale, né mai. Durezza di Dio questa? No: giustizia. Dio dirà: “Tu hai giudicato, tu, creatura dotata di ragione e di soprannaturale scienza, creata libera, da Me, di seguire il sentiero da te scelto, e hai detto: 'Dio non mi perdona. Sono separato per sempre da Lui. Giudico che devo di mio applicarmi giustizia per il mio delitto. Esco dalla vita per fuggire dai rimorsi”, senza pensare che i rimorsi non ti avrebbero più raggiunto se tu fossi venuto sul mio paterno seno. E, come hai giudicato, abbiti. Io non violento la libertà che ti ho data.’
Questo dirà l'Eterno al suicida. Pensalo, Giuda. La vita è un dono e va amata. Ma che dono è? Dono santo. E allora la si ami santamente. La vita dura finché la carne regge. Poi comincia la grande Vita, l'eterna Vita. Di beatitudine per i giusti, di maledizione per i non giusti. La vita è scopo o è mezzo? È mezzo. Serve per il fine che è l'eternità. E allora diamo alla vita quel tanto che le serva per durare e servire lo spirito nella sua conquista. Continenza della carne in tutti i suoi appetiti, in tutti. Continenza della mente in tutti i suoi desideri, in tutti. Continenza del cuore in tutte le passioni che sanno di umano. Illimitato, invece, sia lo slancio verso le passioni che sono del Cielo: amore di Dio e di prossimo, volontà di servire Dio e prossimo, ubbidienza alla Parola divina, eroismo nel bene e nella virtù. Io ti ho risposto, Giuda. Ne sei persuaso? Ti basta la spiegazione? Sii sempre sincero e chiedi, se non sai ancora abbastanza: sono qui per esser Maestro».  
«Ho compreso e mi basta. Ma... è molto difficile fare ciò che ho compreso. Tu lo puoi perché sei santo. Ma io... Sono un uomo, giovane, pieno di vitalità...».  
«Sono venuto per gli uomini, Giuda. Non per gli angeli. 
Quelli non hanno bisogno di maestro. Vedono Dio. Vivono nel suo Paradiso. Non ignorano le passioni degli uomini, perché l'Intelligenza, che è loro Vita, li fa cogniti di tutto, anche quelli che non sono custodi di un uomo. Ma, spirituali come sono, non possono avere che un peccato, come uno lo ebbe di loro, e seco trascinò i meno forti nella carità: la superbia, freccia che deturpò Lucifero, il più bello degli arcangeli, e ne fece il mostro orripellente dell'Abisso. Non sono venuto per gli angeli, i quali, dopo la caduta di Lucifero, inorridiscono anche solo alla larva di un pensiero d'orgoglio. Ma sono venuto per gli uomini. Per fare, degli uomini, degli angeli.  
L'uomo era la perfezione del creato. Aveva dell'angelo lo spirito e dell'animale la completa bellezza in tutte le sue parti animali e morali. Non vi era creatura che l'eguagliasse. Era il re della terra, come Dio è il Re del Cielo, e un giorno, quel giorno in cui si sarebbe addormentato l'ultima volta sulla terra, sarebbe divenuto re col Padre nel Cielo. Satana ha strappato le ali all'angelo-uomo e vi ha messo artigli di fiera e brame di immondezza e ne ha fatto un che ha più nome di uomo-demone che di uomo soltanto. Io voglio cancellare la deturpazione di Satana, annullare la fame corrotta della carne inquinata, rendere le ali all'uomo, riportarlo ad essere re, coerede del Padre e del celeste Regno. So che l'uomo, se vuole volerlo, può fare quanto Io dico per tornare re e angelo. Non vi direi cose che non poteste fare.  
Non sono uno dei retori che predicano dottrine impossibili. Ho preso vera carne per poter sapere, per esperienza di carne, quali sono le tentazioni dell'uomo».  
«E i peccati?».  
«Tentati, tutti lo possono essere. Peccatori, solo chi vuole 
esserlo».  
«Non hai mai peccato, Gesù?»   
«Non ho mai voluto peccare. E questo non perché sono il Figlio del Padre. Ma questo ho voluto e vorrò per mostrare all'uomo che il Figlio dell'uomo non peccò perché non volle peccare e che l'uomo, se non vuole, può non peccare». 
«Sei stato mai in tentazione?».  
«Ho trent'anni, Giuda. E non sono vissuto in una spelonca su un monte. Ma fra gli uomini. E, anche fossi stato nel più solitario luogo della terra, credi tu che le tentazioni non sarebbero venute? Tutto abbiamo in noi: il bene e il male. 
Tutto portiamo con noi. E sul bene ventila il soffio di Dio e lo avviva come turibolo di graditi e sacri incensi. E sul male soffia Satana e lo accende in rogo di feroce vampa. Ma la volontà attenta e la preghiera costante sono umida rena sulla vampa d'inferno: la soffoca e doma».  
«Ma se non hai mai peccato, come puoi giudicare i peccatori?».  
«Sono uomo e sono il Figlio di Dio. Quanto potrei ignorare come uomo, e mal giudicare, conosco e giudico come Figlio di Dio. E del resto!... Giuda, rispondi a questa mia domanda: uno che ha fame, soffre più nel dire "ora mi siedo al desco", o nel dire  “non vi è cibo per me"?». 
«Soffre di più nel secondo caso, perché solo il sapere che ne è privo gli riporta l'odore delle vivande, e le viscere si torcono nella voglia».  
«Ecco, la tentazione è mordente come questa voglia, Giuda. Satana la rende più acuta, esatta, seducente di ogni atto compiuto. Inoltre l'atto soddisfa e talora nausea, mentre la tentazione non cade ma, come albero potato, getta più robusta fronda».  
«E non hai mai ceduto?».  
«Non ho mai ceduto».  
«Come hai potuto?».  
«Ho detto: "Padre, non mi indurre in tentazione"».  
«Come? Tu, Messia, Tu che operi miracoli, hai chiesto l'aiuto del Padre?».  
«Non solo l'aiuto, gli ho chiesto di non indurmi in tentazione. Credi tu che, perché Io sono Io, possa fare a meno del Padre? Oh! no! In verità ti dico che tutto il Padre concede al Figlio, ma che anche tutto il Figlio riceve dal Padre. E ti dico che tutto quanto sarà chiesto in mio nome al Padre verrà concesso. Ma eccoci al Get-Sammi, dove Io abito. Già sono i primi ulivi oltre le mura. Tu stai oltre Tofet. Già scende la sera. Non ti conviene salire sin là. Ci rivedremo domani allo stesso posto.  
Addio. La pace sia con te».  
«La pace a Te pure, Maestro... Ma vorrei dirti ancora una cosa. Ti accompagnerò sino al Cedron, poi tornerò indietro. 
Perché stai in quel luogo così umile? Sai, la gente guarda a tante cose. Non conosci nessuno in città che abbia una bella casa? Io, se vuoi, posso portarti da amici. Ti ospiteranno per amicizia a me; e sarebbero dimore di Te più degne».  
«Lo credi? Io non lo credo. Il degno e l'indegno sono in tutti i ceti. E senza mancare di carità, ma per non offendere giustizia, ti dico che l'indegno, e maliziosamente indegno, è sovente fra i grandi. Non occorre e non serve esser potenti per esser buoni o per nascondere il peccare agli occhi di Dio. 
Tutto deve capovolgersi sotto il mio segno. E grande non sarà chi è potente, ma chi è umile e santo».  
«Ma per essere rispettato, per imporsi...»  
«E' rispettato Erode? E Cesare è rispettato? No. Sono subìti e maledetti dalle labbra e dai cuori. Sui buoni, o anche solamente nei volonterosi di bontà, credi, Giuda, che saprò impormi più con la modestia che con l'imponenza».  
«Ma allora... spregerai sempre i potenti? Te ne farai dei nemici! Io pensavo parlare di Te a molti che conosco e che hanno un nome...»  
«Io non spregerò nessuno. Andrò ai poveri come ai ricchi, agli schiavi come ai re, ai puri come ai peccatori. Ma se sarò grato a chi darà pane e tetto alle mie fatiche, quale che sia il tetto e il cibo, darò sempre preferenza a ciò che è umile. I grandi hanno già tante gioie. I poveri non hanno che la retta coscienza, un amore fedele, dei figli, e il vedersi ascoltati dai più di loro. Io sarò curvo sempre sui poveri, gli afflitti e i peccatori. Io ti ringrazio del tuo buon volere. Ma lasciami a questo luogo di pace e preghiera. Va'. E Dio ti ispiri ciò che è bene».  
Gesù lascia il discepolo e si interna fra gli ulivi, e ogni cosa finisce.  

a cura del Team Neval

Riflessioni di Giovanna Busolini 

domenica 1 dicembre 2019

APPELLI



Ai Miei servi sacri dico questo. Non fate  l‟errore dei vostri antenati che Mi rifiutarono quando venni la  prima volta. 

Mia amatissima figlia, sappi che é quando una missione, come quella che ora lascio al mondo, è cosi importante, che molte persone cercheranno di fermarla. 

Cercheranno di attaccarti e sminuire chi riconosce la Mia voce mentre cerco di impartire i Miei messaggi al mondo intero. 

La scala di odio mostrata verso questi messaggi, forniti attraverso te il profeta della fine dei tempi, continuerà ad aumentare. 

AscoltateMi ora tutti quelli che dicono di conoscerMi. Sto preparando l‟umanità per la Mia Seconda Venuta. 

Se credete in Me, nei Miei insegnamenti e dite che Mi conoscete, sappiate che mando il Mio profeta della fine dei tempi, insieme ad altri profeti, per rendervi degni di entrare nel Mio Regno. 

Per i Miei servi sacri dico questo. Non fate l‟errore dei vostri antenati che mi rifiutarono quando venni la prima volta. 

Fate bene attenzione e ascoltate il Mio appello poiché ho bisogno che voi Mi aiutiate a preparare le anime del Mio gregge prima che il grande miracolo avvenga. 

Pensavate che non avrei mandato i Miei profeti per avvertirvi? 

Pensavate che avrei annunciato il Mio ritorno, senza prepararvi e consentire che le anime perissero? 

Per quelli di voi che negano la Mia Seconda Venuta, e tuttavia pretendono di capire la Mia promessa per l‟umanità, ho vergogna di voi. 

La vostra mancanza di umiltà significa che non potete essere purificati con Spirito Santo. 

È necessario invocarMi per questo dono di discernimento oppure vi allontanerete da Me. 

Mi avete deluso. Mi fate piangere di frustrazione perché voi siete i Miei servi cui è data la responsabilità della salvezza delle anime, che è il vostro ministero. 

Ora che faccio appello a voi dal cielo, vi prego di rispondere al Mio invito. 

Ho molte anime elette che lavorano con Me per portarMi le anime per le quali ho sete. 

È vostro dovere svegliarvi dal vostro sonno e prestare attenzione alla Mia chiamata. 

Solo quelli di voi che veramente Mi amano, riconosceranno la Mia voce. 

Come un bambino riconosce sua madre, così voi, i Miei servi amati, dovete chiamarmi come un bambino per essere rassicurati sul fatto che sono Io, il vostro amato Gesù, che vi invita a prendere la Mia mano. 

Io vi condurrò attraverso una giungla di spine su cui  dovrete camminare per raggiungere le porte del Mio Nuovo paradiso. 

Non vi dissi che sarei venuto di nuovo? Per giudicare i vivi ei morti? 

Bene, Io verrò presto e ho bisogno di voi per aiutarMi a portare tutti i figli di Dio insieme come una cosa sola. 

Pochissimi ormai Mi riconoscono a causa del velo di falsità che è caduto sul mondo. Molti non credono in Dio Padre. 

Pochi accettano che Io, Gesù Cristo, Suo unico Figlio, mori per salvarli. Eppure essi sono disposti a credere e idolatrano falsi dèi che non esistono. 

Come piango con una terribile tristezza quando testimonio dei giovani ridere quando il Mio nome è citato e quando deridono altri che pubblicamente ammettono che Io esisto. 

Come soffro il dolore della Mia crocifissione quando vedo quelli che affermano di essere cristiani e si rifiutano di annunciare pubblicamente i Miei insegnamenti per paura del ridicolo. 

Il mondo è stato ingannato dal re della menzogna. Sola ora posso portare la speranza e salvare i figli di Dio dal destino terribile che è in programma per infliggere il terrore in ogni nazione da questi eserciti di gruppi di potere globali, compresi quelli sotto il controllo del falso profeta e dell‟Anti-Cristo. 

Tutti i Miei avvertimenti, dati al Mio profeta degli ultimi tempi Maria Misericordia Divina, accadranno. 

Fino a quando ciò non accade, non dimenticate mai che la vostra fedeltà è verso di Me, il Salvatore Gesù Cristo. 

Senza il Mio amore e la Mia guida vi troverete nell‟impossibilità di governare la nave che è la Mia Chiesa Santa sulla terra. 

Sveglia. Non rifiutate i profeti di Dio. 

Molti ora sostengono di venire in Mio nome, come predetto nelle Scritture, ma non offrono il cibo spirituale che può venire solo da Me. 

Molti stanno venendo fuori ora in modo che la Mia principale voce pubblica al mondo, contenuta in questi messaggi, in questi ultimi tempi sarà respinta. 

La preghiera è la vostra via per ritornare tra le Mie braccia. 

Pregate, pregate, pregate per le grazie di aprire gli occhi in modo che mi possiate riconoscere prima che sia troppo tardi. 

Ho bisogno del vostro aiuto, del vostro amore e della vostra lealtà. 

Ricordatevi che era a causa Mia che prendeste i sacri voti. Ora che vi chiamo non Mi rifiutate. 

AbbracciateMi e permetteteMi di guidarvi in modo che possiate condurre il resto della Mia chiesa e salvare le anime. 

Vi do la Mia benedizione speciale e aspetto la vostra risposta al Mio invito tramite questa Crociata di preghiera (49) Giuramento di fedeltà per il Clero cristiano. 

Oh Gesù, io sono Tuo umile servo 
impegno il mio amore e la mia fedeltà a Te 
ti prego di darmi un segno del Tuo appello 
aiutami ad aprire gli occhi e testimoniare la Tua promessa 
benedicimi con la grazia dello Spirito Santo 
così che non sarò ingannato da coloro che pretendono di venire nel Tuo Nome, ma 
che non dicono la verità. 
Mostrami la verità. 
Permettimi di sentire il Tuo amore in modo che possa soddisfare la Tua Santissima 
Volontà. 
Ti chiedo con cuore umile di mostrarmi la via in modo da poter aiutare a salvare le 
anime dell’umanità. 
Amen. 

Non ignorate la Mia chiamata. Non Mi rifiutate quando verrò ancora una volta. 

Questa volta vengo non solo per salvare ancora una volta l‟umanità, ma per soddisfare la Divina Volontà del Padre Mio amato, Dio l‟Altissimo. 

Andate in pace. 

Il vostro amato Gesù. 

24 Aprile 2012

TUTTO, MA NON OFFENDERLO



Ho ancora un grande sacrificio da compiere. Devo bere il calice che il Signore mi darà, prima di morire. Che cosa contiene? Non lo so. Ma lo accetto in anticipo.
Non voglio, in ogni caso, offendere Gesù. Preferirei più volentieri morire, e rimanere cento e mille anni in Purgatorio, piuttosto che offenderlo anche solo un poco.

Beata Mirjam di Gesù Crocifisso

I NOSTRI MORTI



Come vederli
Come aiutarli
Come ci aiutano


Il corpo risorto 

Per completare il quadro della verità annunciata, l'apostolo Paolo, su richiesta dei cristiani, ci fa intravedere «come» risorgeranno i nostri corpi. È evidente che non è possibile dare una definizione scientifica dei corpi risorti. Noi, infatti, non abbiamo alcuna esperienza diretta delle realtà spirituali! Possiamo soltanto servirci di «analogie» che ci facciano intravedere quanto Dio ha preparato per i suoi eletti. L'analogia che usa l'Apostolo è quella del «seme». Spetta a Dio dare a ciascun seme il corpo che gli conviene. Certamente la natura del corpo risorto è uguale per tutti, ma le qualità saranno assai diverse. La bellezza ha le sue esigenze: come stella differisce da stella, fiore da fiore, splendore da splendore, così le qualità dei corpi risorti saranno più o meno luminose perché Dio, giusto rimuneratore, deve tener conto dei sacrifici, delle penitenze e delle virtù esercitate mediante il corpo, quale docile strumento dell'anima. Ecco le parole dell'Apostolo che realmente aprono un panorama impressionante alla nostra riflessione: Si semina corruttibile e risorge incorruttibile: si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale (1 Cor. 15,42-44). 
          L'analogia del seme può far nascere il dubbio di una lenta evoluzione dei corpi risorti. Ma non è così! Infatti: In un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba, suonerà infatti la tromba, e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo nostro corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo nostro corpo mortale si vesta di immortalità (1 Cor. 15,52-53). Abbiamo voluto presentare il pensiero dell'apostolo Paolo con le sue stesse parole, perché la stupenda verità della risurrezione dei morti sia compresa in tutta la sua profonda realtà. È infatti così sublime che perfino molti cristiani ne dubitano o di essa non hanno che vaghe e distorte idee. Ma la parola di Dio, così chiara, profonda e convincente nella presentazione dell'Apostolo, dovrebbe togliere ogni dubbio e illuminarne il contenuto. Inoltre la risurrezione dei morti, così esposta dall'Apostolo, ci fa intravedere la radicalità e l'estensione della redenzione di Gesù, e ci fa capire come il mistero pasquale di morte e di risurrezione del Figlio di Dio si rinnovi in ogni cristiano, anzi in tutto il creato. 

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME



Il cameriere Nicolò

Da qualche tempo vedo il cameriere Nicoló, che rimase molto tempo con mio nonno, ma lo vedo solo al primo piano girare per le camere. Sembra che cerchi qualche cosa: non potei ancora parlare con lui perchè finora non ero mai stata sola.
Durante la notte, da Pasqua in qua’, devo passare sempre brutte notti. Sento che c'è qualche cosa molto vicina a me, ma non riesco a vedere, però sento camminare, respirare, sempre vicino a me, poi anche un mormorìo o un rumore indefinibile, come "battere alla porta". E' una cosa molto più penosa che quando vedo qualche cosa. Una volta è incominciato alle undici ed è durato fino alle 5, impossibile dormire in queste condizioni. Mi sono alzata e mi sono seduta sul corridoio, ma il rumore mi seguí. Quando domandai: "Non potete farvi capire?" Qualche cosa mi toccò sulle spalle, io fui molto spaventata.

Basette

21 Aprile 1923. Oggi vidi per la seconda volta in chiesa due donne inginocchiate durante il Santo Rosario del sabato; esse sparirono e poi ritornarono. Quando dopo, io entrai insieme al Signor Parroco sperando che le vedesse anche lui, esse erano effettivamente lì, ma quando volli parlare con loro sparirono. Nicolò incontrato quattro volte, egli passò come di corsa accanto a me.
Per alcuni giorni ebbi la febbre la sera e non potei dormire ma non vidi e non sentii niente. Ora che sto di nuovo bene esse tornano di nuovo.
26 Aprile. All'una di notte venne la "Hauserin" (governante) morta un anno fa, di cui non so il nome. Aveva una espressione molto triste, non rimase a lungo, continuava ad andare in su e in giú.
27 Aprile. Eccola di nuovo, rimase piú a lungo; mi guardò fisso ma non disse niente, non rispose. Ho visto due volte Nicolò che cercava come sempre.
29 Aprile. La "Hàuserin" accanto a me dalle tre alle quattro e mezzo molto triste. Lei vorrebbe parlare, ma non può; non la vedo molto volentieri perché essa mi guarda sempre con gli occhi sgranati. Ho visto le undici colonne nebulose.
I Maggio. Essa era già in camera mia quando andai a dormire. Io le porsi un fazzoletto, perché li premesse su la mano, lei venne molto vicina, ma non lo prese.
4 Maggio. Essa venne due volte durante la notte, si è curvata tutto su di me, cosa che mi disgusta assai. - Ho rivisto anche Nicolò. Chiesi alla "Donna" come si chiamasse; lo feci piú volte senza ottener risposta. Poi risuonò come un suono spaventoso,.., Ba ...e", era molto triste. E' molto contenta dell'acqua santa, perché fino che non gliela dò è molto agitata.

Nota. Il parroco Sebastiano Wieser conobbe molto bene la morta (Barbara Z.) quando era viva. Secondo la sua descrizione essa era una nubile, apparentemente molto pia, ma molto isterica, era una persona sensuale, che scriveva lunghe lettere ai sacerdoti e ingannó uno di loro con molta raffinatezza. Alla fine ne nacque un bambino e poi in meno di un anno morì. "Hauserin" é il vecchio nome per Haushelterin - governante o massaia.

5 Maggio. Era di nuovo qui; ora so che si chiamava Babette. Mi stanca assai, perché resta sempre così a lungo. Vidi anche che ha un vestito molto sciupato; tiene anche qualche cosa in bocca, non si vede bene.
9 Maggio. Venne di nuovo due volte di notte; vidi pure gli undici.
12 Maggio. Incontro Nicoló sul corridoio, sembra molto contento.
13 Maggio. La "H'àuserin" di nuovo lì, per niente comodo, si piegò su di me. La sua bocca è ripugnante come una ulcerazione, il labbro inferiore tutto nero. Ha pure brutti occhi; sarei felice di riuscire a far breccia su di lei, ma non se ne ricava nulla. Vorrebbe parlare ma non può.
14 Maggio. Dì nuovo, ha aperto la porta che io chiusi solo per provare.
15 Maggio. Ho visto di nuovo Nicolò.
18 Maggio. La "Hauserin" rimase vicina a me dall'una alle tre e mezzo, mi svegliò con un lamento. Poiché avevo ricevuto questo consiglio, le tenni davanti la reliquia della S. Croce e domandai: "Sei dannata?" Lei scosse il capo in senso negativo. Allora io dico: "Io ti scongiuro di dirmi che cosa vuoi! Non voglio piú vederti!" Poi con suoni difficili da comprendere: "Sempre ingannato... Parroco.." La pregai di ripetere, perché non riuscivo a capire il senso, ma se ne andò aprendo di nuovo la porta.
22 Maggio. Venne tutta sconvolta, come uno che scappa, aveva un aspetto pauroso. Io dissi: "Ti ordino di dirmi perché continui a venire da me?" Allora mi venne vicina mi indicò la sua bocca. Io mi spaventai moltissimo. Poi mi sparì.
23 Maggio. Mi ero appena addormentata che lei era di nuovo qui. Io dissi: "Se adesso non mi dici che cosa vuoi, io non prego piú per te!" Per lungo tempo non disse una parola, poi un mormorìo incomprensibile. Io: "Dimmi una buona volta che genere di bugie hai detto!" Mi viene molto vicina e dice chiaramente: "Devo patire, ho mentito molto, ho diffamato, dillo al Parroco!" Io: "Perché non vai tu da lui?" Nessuna risposta.
24 Maggio. Venne con un'altra figura, che non potei riconoscere. Io avevo tanta paura, tenni davanti a loro la reliquia della Croce e dissi: "Vi prego, non venite piú!" Riceverete una S. Messa. Vidi di nuovo le due donne in Chiesa.

EUGENIA VON DER LEYEN

Preghiere con comando diretto alle legioni diaboliche




Nel nome di Gesù, per il Suo Preziosissimo Sangue versato per l’umanità intera, con l’intercessione di Maria Vergine, di San Michele Arcangelo e di tutti i Santi Arcangeli, e di tutti i Santi Angeli, e di tutti i Santi, tra essi San Padre Pio, San Francesco, San Giuseppe, Sant’Antonio da Padova, io spezzo e rompo, sciolgo e anniento, ogni maleficio e maledizioni, ogni effetto di rito vudù e macumba, di magia, di stregoneria, di rito satanico e demonio, di legame maligno fatto tramite bambolotti e conficcamento di spilli sulla mia testa, sul mio cervello, sulla mia nuca, sulle mie spalle, sulla mia schiena, sul mio sesso, sul mio utero, sul mio stomaco, sul mio apparato digerente, sulle mie gambe, sui miei piedi. Io lo sciolgo e lo anniento nel nome di Gesù.