giovedì 19 dicembre 2024

TEMPO ED ETERNITÀ - Speranza e disperazione.

 


Speranza e disperazione. 

Non dispera l'infermo nella sua malattia, né il povero nella sua necessità, né l'afflitto nella sua tribolazione, perché i mali di questa vita mutano col tempo, o si alleggeriscono con le consolazioni, o finiscono con la morte. I poveri dannati invece non possono consolarsi neppure con la speranza della morte. Se fra tanta moltitudine di pene acerbissime vi fosse alcuna speranza della loro fine, sarebbe questo già un gran sollievo. Ma non è così, perché da ogni parte sono chiuse le porte della consolazione. La speranza è quella che rende ingannevoli i mali e toglie gran parte della loro pena e non v'è fatica che con essa non sia tollerabile. I più afflitti respirano al solo pensare alla fine delle loro miserie o al cambiamento dei loro mali; però quale sollievo può avere un dannato, mentre il suo miserabile stato non avrà mai fine, né saranno i suoi dolori modificati un solo momento? 

Avrebbe gran consolazione, se potesse sperare che dopo mille anni gli sarebbe data quella goccia di acqua che domandò il ricco Epulone. Che dico da qui a mille anni? No, da qui a centomila anni, da qui a mille volte centomila anni, come se gli dessero un termine determinato ed aprissero la porta ad una leggera speranza. Se tutto lo spazio occupato dalla terra e coperto dall'acqua e pieno dell'aria e per cui si estendono tutti i cieli, fosse zeppo di grani di frumento e dicessero ad un dannato che, quando un uccelletto, che ogni centomila milioni di anni viene a pigliare un solo granellino, avrà mangiato tutto e porterà via l'ultimo granello, gli sarebbe data la goccia che il ricco Epulone domandò a Lazzaro, si consolerebbe nel vedere tanto diminuito il rigore della sua pena per questa sola mutazione. Però non l'avrà e dopo tanti milioni di migliaia di anni sarà ancora come al principio, tanto crucciato, tanto rabbioso e senza consolazione come sempre. È questo che spezza il cuore al dannato:  

il vedersi senza rimedio ed impossibilitato a far ciò che prima gli sarebbe stato tanto facile; poiché con alcune briciole di pane che cadevano dalla mensa, avrebbe quel ricco potuto procacciarsi i gaudi eterni, mentre adesso gli è impossibile aver il sollievo di una goccia di acqua. Qual rancore avranno contro se stessi i dannati, ricordandosi che col privarsi di un gusto momentaneo avrebbero potuto sfuggire ai tormenti eterni! Quanta rabbia sentiranno nel cuore, considerando che avrebbero potuto aver sì facilmente un rimedio ed ora penano senza rimedio alcuno! 

Apra dunque gli occhi il cristiano e voglia rimediare adesso mentre può, a ciò che non potrà, quando vorrà. Adesso è il tempo del perdono, ora è il tempo della salvezza. [Ecce nunc tempus acceptabile, ecce nunc dies salutis (2Cor., 6, 2)] Che altro ci significano quelle fiamme della fornace di Babilonia, delle quali dice la Sacra Scrittura che salirono 49 cubiti in alto? (Dan., 3, 47) Perché non dice 50? E chi arrivò a misurare tanto esattamente questa fiamma che con tanta velocità saliva nell'aria, da poter discernere che la sua altezza era di 49 cubiti e non di 50? Ecco il mistero. Il numero 50 era numero di giubileo e significava indulgenza e perdono; ma le fiamme dell'inferno, simboleggiate da quella fornace, per quanto eccedano i tormenti di questa vita, non raggiungeranno mai il giubileo e la remissione della pena per milioni di secoli che possano durare. Adesso sì che è tempo di perdono ogni anno, ogni mese, ogni giorno, ogni ora ed ogni momento. 

Dei giorni interi e delle settimane intere che perdono gli uomini in questa vita, quanto darebbe un dannato per aver un solo quarto d'ora di tempo per poter fare penitenza! Non siamo prodighi di cosa tanto preziosa e non perdiamo tempo, col rischio di cadere nell'inferno e perdere la gloria eterna. Il tempo di questa vita è tanto prezioso che poté scrivere San Bernardo: Il tempo vale quanto Dio, perché con esso si guadagna Dio. Non scialacquiamo cosa di tanto valore, anzi godiamo di poter così a buon mercato guadagnare con il tempo l'eternità. Onoriamo in tal guisa In stesso Dio, Signore dell'eternità, compiendo ciò che disse l'Ecclesiastico: C'è chi con poco prezzo redime molte cose (Eccl., 20, 12). Sopra le quali parole San Goffredo scrive: Se ti si deve un'amarezza eterna e tu puoi sfuggire ad essa con soffrire una pena temporale, senza dubbio hai acquistato grandi cose con poco prezzo. Anche nei beni eterni è una grande consolazione il fatto che essi non hanno mutazione e che non solo non hanno da finire, ma neppure possono diminuire. Consumandosi e mutandosi tutti i beni temporali, essi permangono sempre nel medesimo stato. 

Confronti il cristiano la brevità e la mutazione dei beni di questa vita con la immutabilità ed eterna durata dei gaudi dell'altra vita. Rifletta sulla differenza che esiste tra queste due parole: "Ora e sempre”. I malvagi dicono: “Godiamo adesso”. I saggi e virtuosi dicono: “E' meglio non divertirci adesso, per godere sempre i beni eterni". I mondani dicono: “Viviamo regalmente ora”. I servi di Cristo dicono: “Moriamo adesso alla carne, per vivere allo spirito per tutta l'eternità”. I peccatori dicono: “Ingolfiamoci adesso nei piaceri del mondo”. I timorati di Dio dicono: “Fuggiamo il mondo instabile, per godere poi sempre il cielo”. Si pensi chi è più saggio, se chi mira a ciò che dura il momento dell'“adesso”, o chi attende all'eternità che dura sempre; se chi vuole patire senza profitto pur tutta l'eternità o chi vuole patire ora per poco tempo col gran lucro del regno dei cieli. Oh vita miserabile ed inconsolabile dei dannati, vita i cui tormenti non avranno mai fine, né mutazione i suoi dolori, né profitto le sue pene! Tre cose solamente consolano le fatiche in questa vita: che avranno fine, o che cambiandosi s'alleggeriranno, o saranno ricompensate con un premio. Tremenda cosa sarà dover patire per tutta l'eternità senza utilità alcuna, per non aver voluto patire un momento di tempo, quando lo si poteva, per la gloria di Dio e per guadagnare il regno dei cieli. 

P. Gian Eusebio NIEREMBERG S. J. 


Nessun commento:

Posta un commento