Ora, è vero, Cristo non merita più (poiché il merito non era possibile che fino all’istante della morte); ma i suoi meriti restano per noi e le sue soddisfazioni ci rimangono. Poiché «questo Pontefice, che è eterno, possiede un sacerdozio che non ha fine; così egli può salvare per sempre coloro che, per mezzo suo, si avvicinano a Dio» (1).
S. Paolo insiste particolarmente nel mostrare che Cristo, in cielo, intercede ora per noi, nella sua qualità di Pontefice supremo, «Gesù è salito al cielo come nostro precursore» (2). Se egli si è seduto alla destra di suo Padre, è «per intercedervi ormai per noi» (3), «sempre vivente, egli intercede continuamente per noi» (4). Cristo, poiché è il nostro capo, mostra continuamente a suo padre le cicatrici, che ha conservato, delle sue. piaghe. Fa valere per noi i suoi meriti; e, poiché è sempre degno di essere ascoltato da suo Padre, la sua preghiera è sempre esaudita (5). Che confidenza dobbiamo avere in un tal Pontefice, che è il Figlio beneamato da suo Padre, ed è costituito da lui nostro capo e nostra testa, che ci fa parte di tutti i suoi meriti e di tutte le soddisfazioni (6)!
Ci succede talvolta, quando gemiamo sotto il peso delle nostre debolezze, delle nostre miserie e delle nostre colpe, di dire con l'Apostolo: «Che uomo disgraziato sono io!
Sento in me una doppia legge, la legge della concupiscenza che mi attira verso il male, la legge di Dio che mi spinge verso il bene; chi mi libererà da questa lotta, chi mi darà la vittoria?». Ascoltate la risposta di S. Paolo (7), «la grazia di Dio che ci è meritata e data da Gesù Cristo Nostro Signore». Noi troviamo in Gesù Cristo tutto quanto ci abbisogna per essere vittoriosi quaggiù aspettando il trionfo finale nella gloria.
Se potessimo avere la convinzione profonda che non possiamo niente senza Cristo e che abbiamo tutto da lui! (1).
Per noi stessi siamo deboli, molto deboli. Nel mondo delle anime ci sono delle debolezze di ogni specie; ma questa non è una ragione per scoraggiarci. Queste miserie, quando non sono volute, sono piuttosto un titolo alla misericordia di Cristo. Guardate i disgraziati che vogliono eccitare la pietà di coloro ai quali domandano la carità; invece di nascondere la loro povertà, essi spiegano i loro stracci, mostrano le loro piaghe; questo è il titolo alla compassione ed alla pietà dei passanti. Per noi pure, come per i malati che gli conducevano quando viveva in Giudea, la nostra miseria, riconosciuta, confessata, spiegata agli occhi di Cristo, ci attira la sua misericordia. S. Paolo ci dice che Gesù Cristo ha voluto provare le nostre infermità - tranne il peccato - a fine di imparare a compatire: e, infatti, leggiamo parecchie volte nel Vangelo che Gesù era «tocco da pietà» alla vista delle sofferenze di cui era testimonio (2); S. Paolo soggiunge espressamente che Cristo conserva nella sua gloria questo sentimento di compassione, e ne conclude subito: «Avviciniamoci dunque con sicurezza, con fiducia, al trono» di colui che è la sorgente «della grazia»; poiché, se lo faremo in queste disposizioni «noi otterremo misericordia» (3).
Del resto, agire così è glorificare Dio, rendergli un omaggio piacevole. Perché dunque? Perché è pensiero divino che noi troviamo tutto in Cristo; e quando noi riconosciamo umilmente la nostra debolezza e l'appoggiamo sulla forza di Cristo, il Padre ci guarda con benevolenza, con gioia, perché noi proclamiamo così che suo Figlio è l'unico mediatore che egli ha voluto dare alla terra.
Osservate come il grande Apostolo era convinto di questa verità. In una delle sue lettere, dopo di aver pubblicato quanto egli sia miserabile, quali lotte debba sostenere nella sua anima, egli (1), invece di lamentarsi delle proprie infermità, delle proprie debolezze, delle proprie: lotte, egli se ne «glorifica». Ciò sembra strano, non è vero? Ma egli ne dà una ragione profonda. Qual è questa ragione? (2), «affinché non sia la mia forza, ma sia la forza di Cristo, che abita in me, che mi faccia trionfare» e che ogni gloria sia resa a lui solo.
Beato Dom COLUMBA MARMION
Nessun commento:
Posta un commento