venerdì 27 dicembre 2024

I FIORETTI DI SAN GASPARE

 


Vieni su, bambino!

Si tolse la fascia che gli cingeva la vita, la calò nel pozzo, dove galleggiava il corpo esanime d'un bambino, e disse forte: «Vieni su, bambino!» Lo tirò fuori e lo restituì alla madre che si disperava in pianto.

Un giorno si sentì un urlo dalla gente: «È morto, è morto!» Un fulmine aveva stecchito un povero venditore ambulante. Gaspare gli disse: «Vada D. Biagio, vada a soccorrerlo». D. Biagio accorse e lo richiamò in vita. L'uomo, appena aprì gli occhi, risvegliandosi come da un incubo, disse: «Ero già condannato e sull'orlo dell'inferno, perché ero morto in peccato. Che grande grazia ho ricevuto!»

Quando domandavano a D. Biagio se erano proprio veri questi miracoli, egli rispondeva: «Si, sono veri, ma non li ho fatti mica io. E stato il Fondatore che me lo ha ordinato».

Chi era questo missionario che compiva sì strepitosi prodigi con o senza ordini di S. Gaspare?

D. Biagio Valentini, nato a Porto Recanati, nel 1792. Sacerdote assai colto e di ottima e santa vita, era di carattere assai timido e incerto. Recatosi per consiglio dal Santo, che predicava a Loreto, questi lo fece inginocchiare con sé davanti alla Vergine e dopo aver pregato assieme, lo invitò ad unirsi a lui. D. Biagio predicò col Santo qualche Missione, ma poiché la famiglia era contraria al suo distacco, se ne tornò a casa. Gaspare, dopo un anno, tornò ad insistere, ma D. Biagio tentennava, anche perché aveva avuto emottisi. Allora il santo gli scrisse:«Venga! Per quanto riguarda la sua salute, non ne soffrirà alcun danno; anzi!...». A queste parole D. Biagio fuggì da casa e lo seguì. Era guarito! Avendo capito, senza più dubbi, che era volontà di Dio ch'egli diventasse missionario e che Gaspare era uomo di Dio, s'abbandonò completamente alla sua direzione.

Era a predicare con Gaspare a Gualdo Tadino, quando gli giunse una lettera del fratello: «Mamma è moribonda e vuole assolutamente vederti». Gaspare indisse pubbliche preghiere in chiesa e disse a D. Biagio: «Non abbandoni questa popolazione, Dio provvederà». Ma ecco il ferale annunzio della morte della buona donna, il cui trapasso però era stato lieto perché, negli estremi, aveva avuto la gioia di vedere il figlio, d'avergli parlato e d'essere stata da lui confortata e rasserenata». Eppure D. Biagio non s'era allontanato neppure un istante da Gualdo Tadino, distante 80 miglia dal suo paese.

La vita di questo santo missionario è ricchissima di eventi prodigiosi, ma più ancora di tanti aneddoti sulla sua carità, dei doni soprannaturali, della maniera tutta sua di commuovere i peccatori fino alle lagrime e di riportarli a Dio. Amava soprattutto passare il tempo tra gente umile. A Rimini, per esempio, passava intere giornate tra i pescatori al porto, dove S. Antonio aveva predicato ai pesci. Era d'una pietà profonda e frequenti erano anche le estasi; prevedeva il futuro e leggeva nel segreto delle coscienze. Percorse con S. Gaspare ed altri confratelli tutta l'Italia Centrale, predicando con grande zelo, senza curarsi di stenti e fatiche e sottoponendosi ad ogni sorta di privazioni e disagi; eppure non risenti mai dell'antico male. Era dunque un miracolo vivente. Il demonio per vendicarsi delle anime perdute per il suo zelo lo vessava continuamente con palesi persecuzioni e violenze. Molti furono i testimoni difatti umanamente inspiegabili.

Morto il Fondatore, tutti i Missionari, con voto unanime, lo elessero suo successore. Seppe, in un momento così delicato, guidare l'Istituto e continuare l'Opera di S. Gaspare. Si spense serenamente e santamente il 22 novembre 1846, lasciando largo rimpianto.

Non possiamo qui tacere, prima di concludere, altri due episodi tanto straordinari.

A Frosinone, sceso in chiesa a celebrare, trovò la signora Teresa Chiappini, che piangeva dirottamente: la sua bambina era cieca. D. Biagio benedisse la piccola e la restituì alla madre: era guarita.

A Rimini D. Biagio assisteva spesso negli ultimi terribili istanti i condannati a morte; uno di questi rifiutava ostinatamente i sacramenti. D. Biagio abbracciandolo gli disse: «Fratello prima che sul tuo collo cada la scure, recita con me almeno un'Ave Maria». Quando giunsero al «Prega per noi peccatori ora e nell' ora della nostra morte» il condannato scoppiò in lacrime e chiese l'assoluzione. Ancora una volta la grazia del Signore aveva trionfato per la dolcezza di D. Biagio!


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