In quel punto i discepoli tornarono dalla città, dopo di che la donna si dipartì dal pozzo. Ma, agitata com'era, lasciò l'anfora. In qualunque momento avrebbe potuto attinger acqua. Agì d'impulso: tornata in fretta in città, disse agli uomini:
«Venite a vedere un uomo che mi ha raccontato tutto quello che ho fatto: che sia proprio il Cristo?» (Giov. 4: 29)
Ed ecco, un altro titolo ella dava a Nostro Signore: adesso Egli era il «Cristo». Ella cominciò con una viva esortazione. Non disse ch’Egli le aveva raccontato tutte le cose attinenti al culto di Dio, ma tutte le cose ch'ella aveva fatte, anche le colpe da lei taciute. Il sole non sorge prima di risplendere; il fuoco non si accende prima di bruciare; così, la grazia agisce non appena l'anima collabora. Ella divenne una delle prime missionarie interne della storia del Cristianesimo.
Disse ciò che sarebbe stato lecito aspettarsi che nascondesse. Era andata ad attinger acqua e, trovato il Vero Pozzo, aveva lasciato l'anfora, come gli Apostoli avevano abbandonato le loro reti.
In quella occasione, Nostro Signore, a Sua volta, dimenticò la fame, perché agli Apostoli che Lo pregavano di mangiare rispose che aveva un cibo che essi non conoscevano.
Giova osservare che del suo incontro con Cristo la donna samaritana parlò con gli uomini. Può darsi benissimo che le donne della città le proibissero di accompagnarsi a loro: ecco perché andava al pozzo a mezzogiorno; le altre vi andavano nelle ore fresche del mattino, oppure la sera. Presumibilmente perché le donne la scansavano, ella comunicò agli uomini il suo primo messaggio; ed è evidente che svolse opera attiva nel villaggio, perché il Vangelo ci dice:
«Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo delle parole della donna, che attestava: 'Mi ha detto tutto quello che ho fatto'.» (Giov. 4: 29)
La donna non aveva detto: «Dovete credere ciò che vi dico», bensì: «Venite a vedere». Indagate, scrollatevi di dosso qualsiasi pregiudizio. E fu quella sua serietà a convincere gli uomini. Poche ore dopo, correva di nuovo al pozzo, e gli uomini la seguivano; ma questa volta con uno scopo diverso: il conseguimento della salvezza:
«Quando dunque i Samaritani vennero da lui, lo pregarono di restare presso di loro, ed egli vi rimase due giorni. E molti di più credettero in lui a cagione di ciò che avevano essi medesimi udito» (Giov. 4: 40, 41)
E dopo aver visto Nostro Signore dissero alla donna:
«Noi non crediamo più a motivo delle tue parole, ma perché noi stessi lo abbiamo udito, e riconosciamo che egli è veramente il salvatore del mondo» (Giov. 4: 42)
Era quella la prima volta che l'espressione «Salvatore del mondo» veniva adoperata a rappresentare Nostro Signore. Adesso la crescita spirituale di lei era compiuta. Per lei, Cristo era stato dapprima un «Giudeo», poi un «uomo», poi «signore», poi un «profeta», poi il «Messia», e infine il «Salvatore del mondo» e il «Redentore dal peccato». In taluni la conversione potrebbe essere rapida, ma in quella donna non fu completa finché ella non comprese che Nostro Signore era venuto per salvare non i giusti ma i peccatori. Nessun miracolo fisico fu operato: nessuna guarigione, né occhi ciechi aperti alla luce. Il prodigio si compi in un'anima peccatrice. Il più glorioso dei titoli conseguì dalla liberazione dal peccato. Della Croce, nessuna menzione, ma Colui che vi fu sospeso venne chiaramente denominato: «Salvatore del mondo». Dovunque, nella Sua vita, era la Croce, assai prima ch'Egli vi ascendesse.
In contrasto con quella donna erano i Farisei. Costoro negavano il peccato, ma ne subivano tutte le conseguenze: il terrore, l'angoscia, la paura, l'infelicità, la vacuità; e però, negando la causa, rendevano impossibile la guarigione. Se gli affamati negano di aver fame, chi mai porterà loro il pane? Se i peccatori negano il peccato e la colpa, chi potrà mai esserne il Salvatore? Di codesti presuntuosi ed orgogliosi Farisei, Nostro Signore disse:
«Del medico non hanno bisogno i sani, ma i malati» (Luca 5: 31)
Fulton J. Sheen
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