sabato 18 settembre 2021

LIBERAZIONE - Sulla Confessione

 


V. DISTRUZIONE

Hai visto mai una città distrutta da un terremoto, o quello che fu il bellisssimo palazzo dei marines americani a Beyrut dopo l'esplosione di quel camion di tritolo? Hai visto una bella campagna devastata da un ciclone o il cadavere di una bella ragazza dopo un mese dalla morte?

Allora ti potrai fare un'idea di quanto avviene in un uomo dopo un peccato mortale. Tutto quello che hai costruito in una vita allora si distrugge. Col peccato mortale si diventa come un cadavere in putrefazione. Vari santi avvertivano questo nei peccatori: ultimamente Teresa Neumann di Konnesreut, che visse per 32 anni totalmente digiuna, mantenuta dalla sola comunione. Essa, ricevendo ogni giorno tantissime persone desiderose di parlarle, ogni tanto aveva violenti conati di vomito e segni di intossicazione, che sembravano farla morire. Una volta un'amica, che l'assisteva, si accorse casualmente che questo stato coincideva con la presenza di una prostituta conosciuta e di un bestemmiatore. Allora chiese a Teresa spiegazione. Teresa le rispose che la causa era il tremendo fetore che emanava da quei peccatori. Da quel giorno l'amica, ogni volta che vedeva in Teresa quei conati di vomito, si affacciava alla porta e pregava chi stava dietro di andarsene. Subito Teresa stava bene.

Ritornando alle similitudini precedenti, col peccato mortale l'uomo rassomiglia:

- alla bambina napoletana ritornata, dopo l'adozione, a Napoli, a vivere sul fango;

- al ferro incandescente immerso nell'acqua;

- alla lampada elettrica fusa.

D'altronde è evidente che chi rifiuta Dio per Padre, non può avere la sua eredità, il Paradiso; chi si toglie dalla luce, si mette nelle tenebre; chi rifiuta la vita, ha la morte.

E giacché per gli uomini, divenuti tutti peccatori e rinunciatari, non c'era altra prospettiva che l'inferno, il Figlio di Dio, mosso a pietà di noi, si fece uomo e per noi patí la sua tremenda passione. Il profeta Isaia, vedendolo 600 anni prima in visione cosí, lo descrive:

« È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza, né bellezza per attirare i nostri sguardi, né splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima». (Is. 53,2-3).

Cosí appare il volto di Gesù in Adrano dopo le molteplici lacrimazioni di sangue avvenute nel gennaio e febbraio 1981. Molti torcono lo sguardo per non vederlo (Leggi Dalla Polonia a Adrano); tanti addirittura mi rimproverano per averlo pubblicato.

Isaia continua: « Egli si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori, e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge; ognuno di noi seguiva la sua strada. Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di tutti noi. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprí bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?». (Is. 53, 4-8).

Dopo tutto questo, gli uomini continuano allegramente a peccare e a ricrocifiggerlo, come dice s. Paolo parlando dei cattivi cristiani: « Crocifiggono di nuovo in se stessi il figlio di Dio». (Ebr. 6.6).

Vorresti almeno tu affliggerti per Lui, per come lo hai ridotto coi tuoi peccati, confessarglieli e cambiare vita? È quanto Gesti spera da te. È quanto in qualche modo lo ricompensa del suo atroce martirio. La sua sofferenza maggiore difatti è di vedere che, nonostante tanto suo martirio, un'immensa quantità di uomini resta insensibile, continua ostinatamente a peccare e va all'inferno. Questa visione gli fa dire quelle amarissime parole che il profeta gli mette in bocca: «Quale utilità nel mio sangue?». (Ps. 29,10).

Queste tremende realtà hanno fatto avere sempre ai santi in orrore il peccato. La b. Bianca di Castiglia diceva al figlio Luigi IX piccolo:

« Figlio mio, ricordati: se mi venissero a dire: maestà, vostro figlio ha commesso un peccato, mi darebbe piú dolore che se mi dicessero: maestà vostro figlio è morto ».

Uno dei piú antichi e bravi scrittori francesi, Joinville, che fu ministro di S. Luigi IX, narra questo episodio. Il re gli disse un giomo:

- Cosa preferireste, la lebbra o un peccato mortale?

- Oh, la lebbra... !, rispose inorridito Joinville. Meglio un peccato.

- Come non avete giudizio! rispose s. Luigi IX. Anche senza la lebbra, un po' di anni dopo morirete. Ma col peccato mortale andrete all'inferno. Per conto mio, preferisco la lebbra, la peste anziché un peccato mortale.

S. Rita da Cascia, vedendo che nei suoi due figli cominciavano a spuntare sentimenti di vendetta verso l'uccisore del loro padre, cosí pregò il Signore:

- Signore, se vedi che i miei figli, crescendo, faranno peccati mortali, falli morire ora che sono innocenti.

Il Signore ascoltò quella preghiera e le fece presto morire i figlioli. Lei allora si fece monaca.

S. Domenico Savio, al primo ritiro che fece con s. Giovanni Bosco, fece questo proposito: «La morte, ma non peccati».

Padre Ildebrando A. Santangelo

 

“SIA FATTA LA LUCE!”

 


1 -“Sappiate che Dio è DIO”. Non ci sono due. E Dio è Tre Persone, non quattro. 

“Il Signore Dio adorerai e Lui solo servirai”, disse Gesù al tentatore. 

Gesù Cristo: è Persona Divina, la Seconda nella Trinità, il Figlio “generato, non creato, della  stessa Sostanza del Padre” (cioè, “consustanziale”, che ne condivide la stessa ed unica “Sostanza” o  Essere Divino). Gesù Cristo è l’Immagine Increata del Padre, “l’Altro Sé stesso” del Padre. 

Gesù Cristo ha due Nature: la sua Natura Divina o Essere Divino, vero Dio per propria natura,  Natura increata, quindi infinita ed eterna; e la sua Natura umana, vero Uomo, Natura creata, quindi  limitata e temporale.  

Gesù Cristo è “CON-CREATORE”, con il Padre e con lo Spirito Santo: in quanto che Egli fa le  Opere del Padre e le Tre Divine Persone sono inseparabili nelle loro Opere e nella loro Vita, sebbene  ognuna delle Tre Divine Persone sia la “protagonista” o “titolare” di un’opera: Il Padre della  Creazione, il Figlio della Redenzione e lo Spirito Santo della Santificazione. 

Gesù Cristo è “il Primogenito” tra tutte le creature. Tutte le altre creature sono state create da Lui, in Lui, a motivo di Lui e per Lui. 

2 - La Vergine Maria è (e si può chiamare) “la Secondogenita” del Padre, conosciuta, voluta,  decretata, amata e quindi CREATA in Gesù, a motivo di Gesù (per essere sua Madre) ed insieme con  Gesù, “in un medesimo Decreto eterno di predestinazione”.  “Non separi l’uomo quello che Dio ha  unito”. 

La Vergine Maria è soltanto CREATURA, non è il Creatore. 

E’ persona umana, ha soltanto natura umana (perfetta ed immacolata), quindi è (come lo è la natura  umana di Gesù Cristo) limitata e temporale. Non deve a sé stessa la ragione della sua esistenza, come  invece è proprio di Dio.  

3 - “Dio disse: “Facciamo l’uomo a Nostra Immagine e Somiglianza”, quindi ad immagine di Dio lo  creò: maschio e femmina lo creò”. 

Da notare che Dio parla al singolare ed agisce al plurale: un solo Dio in Tre Persone. 

La doppia “versione” dell’uomo (maschio e femmina) corrisponde al fatto di essere creato “ad immagine” di Dio.  

E’ inizialmente un solo uomo (Adamo), “sdoppiato” in un secondo momento in due (Adamo ed  Eva, l’uomo e la donna), e destinati a diventare unità in un terzo momento (“una sola carne”, cioè un  solo essere vivente, cioè in quanto vivente, nel vivere), la cui espressione si manifesterebbe in una  terza persona, il figlio. Ed ecco come l’immagine divina nell’uomo si trova 

– nell’uomo come singola persona (nel suo spirito: volontà, intelletto e memoria, dono rispettivamente del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo)  

– e nell’uomo come pluralità di persone o famiglia (lo sposo o padre, la sposa o madre e il  figlio): una piccola trinità creata, immagine della SS. Trinità increata, della quale deve condividere lo  stesso Amore e la stessa Vita, e destinata a popolare il Cielo o Paradiso dopo il tempo della prova  sulla terra. 

L’IMMAGINE Divina è creata nell’uomo, conforme al suo Modello:  L’IMMAGINE Increata che  è il Figlio di Dio o Verbo di Dio. 

L’IMMAGINE è nell’essere o natura umana. 

LA SOMIGLIANZA è nel vivere: quindi nell’amare, nell’agire, nella Fecondità divina. 

L’uomo, col peccato, ha ferito e degradato l’Immagine divina che è.  

Col peccato ha perso la Somiglianza divina che aveva. 

Con la Redenzione, Gesù Cristo ha riparato e messo in salvo l’Immagine di suo Padre, ferita e degradata nell’uomo. 

Con il ripristino del suo Regno, Gesù Cristo dà nuovamente la Somiglianza divina all’uomo che lo  accoglie. E il Regno è avere come vita (per dono di grazia) la stessa Volontà della SS. Trinità.  

4 - Dio ci ha creato per condividere con noi la sua Vita, il suo Amore, la sua Felicità, la sua Gloria.  Per dare sfogo al suo infinito Amore, per amarci ed essere da noi amato (in questo sta la nostra  felicità).  

Orbene, amare esige per giustizia essere amato: come poteva la creatura gareggiare in amore con  Dio? Come soddisfare i diritti della Giustizia amando con un amore “infinitesimale” Colui che ci ama  con un Amore infinito ed eterno?  Potrebbe bastare a Dio “sapere” che, siccome la creatura è piccola e  limitata, “non c’è niente da fare” e avrebbe dovuto accontentarsi e, quindi, sarebbe rimasta una  sostanziale incorrispondenza al suo Amore da parte nostra? 

No, Egli stesso ha disposto la soluzione: offrire alla creatura il suo stesso Cuore affinché la creatura  potesse corrispondere alla pari. Dare in Dono alla creatura la stessa sorgente del suo Amore, cioè la  sua Volontà Divina.  

Ovviamente, questo Dono non fa parte della natura di qualsiasi creatura, ma è assolutamente dono  di pura grazia, assolutamente immeritato. La creatura altro non deve fare che riconoscerlo e  accoglierlo. Questo Dono supremo, questa corona regale e divina è ciò che costituiva l’uomo erede e  re, “Adamo figlio di Dio”, un piccolo “dio” a somiglianza del suo Creatore e Padre. 

Con questa Volontà Divina avuta per pura grazia, l’uomo poteva e doveva riamare Dio con lo  stesso Amore, così come il Figlio ama il Padre con lo stesso Amore, che è lo Spirito Santo. E ciò che  parte dall’Unità, diversificandosi in tre Persone, ritorna a consumarsi nell’Unità per via d’Amore.   Solo così, allo stesso modo, l’uomo, uscito da Dio, deve ritornare (liberamente) a Dio.  

Povere parole umane, che per grazia di Dio riescono a dire quel che sanno e non sanno quel che dicono! La Realtà di Dio trascende infinitamente i poveri concetti che l’uomo riesce ad avere, i quali,  per quanto limitati e (per forza) inadeguati, non per questo sono sbagliati: sono come l’uomo, limitati.  

“Poiché quelli che Egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi  all’immagine del Figlio suo, perché Egli sia il Primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha  predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha  giustificati li ha anche glorificati” (Romani 8,29.30). 

Predestinati da sempre, quindi chiamati (all’esistenza = creati) da sempre, quindi giustificati (cioè  redenti) da sempre, quindi glorificati da sempre. Questo, da parte Sua; adesso sta a noi confermare o  ratificare da parte nostra affinché sia per sempre. 

“Diventare come Dio”, propose il padre della menzogna alla donna, “essere come Dio”,  mettendosi in proprio, svincolandosi da Dio. Come se un raggio di luce del sole potesse sussistere e  addirittura diventare pure lui un sole distaccandosi dal sole! 

Diventare come Dio: “In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi  tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l’Angelo del Signore  davanti a loro” (Zaccaria, 12,8). Sono forse parole buttate a caso, modi di dire? E’ questa la nostra  eterna vocazione, diventare come Dio PER PURA GRAZIA E BONTÀ E GENEROSITÀ SUA:     non “siamo” come Dio, ma Dio ci chiama a “diventare” come Lui, non nel nostro essere creato o  natura umana, ma nel vivere e nell’amare, nel suo stesso Volere e col suo stesso Amore. “La sua  potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la  conoscenza di Colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con questo ci ha donato i beni  grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventate per loro mezzo partecipi della  Natura Divina” (2 Pietro, 1,3-4). “Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate  vigilanti, fissate ogni speranza in quella Grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1  Pietro, 1,13). “Figli nel Figlio!” 

 

“Che il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito  di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui. Possa Egli  davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale  speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua Eredità fra i santi e  qual è la straordinaria grandezza della sua Potenza verso di noi credenti…” (Efesini, 1,  17-19) 

P. Pablo Martín 

La Verità raggiungerà tutti voi!

 


Figlia Mia. Mia cara figlia. Per favore comunica oggi, ai figli della terra, quanto segue:

Gli ultimi giorni della vostra vita terrena si oscureranno, le persecuzioni di quelli che amano Mio Figlio diventeranno più grandi, focolai di crisi nasceranno la dove si confidava nella pace e nella speranza, guerre inizieranno dove ci si sentiva al sicuro e “intoccabili”. Il potere oscuro si diffonde furtivamente su di voi, ma voi NON LO VEDETE. Per voi tutto è “normale”, in questo modo banalizzate gli avvenimenti PER ALLEGGERIRVI LA COSCIENZA!

Mentre sempre più figli di Dio soffrono voi, vi rifugiate nel compiacimento. Vi chiudete davanti alla verità ma, amati figli, la verità vi raggiungerà tutti: non potete cacciarla via o arrestare il suo arrivo, ma potete pregare e in questo modo mitigare le cose peggiori e addirittura evitarle.

Convertitevi quindi infine e realmente per Mio Figlio. Voi, i cristiani tiepidi, siete voi, che ferite maggiormente il cuore di Mio Figlio!

Alzatevi e state dalla parte del vostro Gesù! Aiutate quelli che vivono nella miseria e non permettete che così tanti figli credenti e fedeli siano uccisi, flagellati, perseguitati, torturati maltrattati e massacrati PERCHÉ AMANO MIO FIGLIO!

Aiutatevi a vicenda e pregate gli uni per gli altri. Ognuno di voi può fare del bene! Con denaro, con l’accoglienza, con cibo o altri tipi di assistenza e \o con la preghiera: ognuno può fare qualcosa!

Alzatevi adesso, dichiaratevi per Gesù e implorate per ricevere aiuto da LUI e da Noi: aiuto affinché la vostra fede sia fortificata, aiuto affinché possiate resistere, aiuto per pregare, aiuto per essere in grado di aiutare gli altri. Pregate e sarete esauditi.

Figli Miei. Non permettete che il maligno vi divida e vi allontani da Mio Figlio. Dovete essere forti e fermi. La fine è dura ma con Gesù non andrete perduti. Amen.

La vostra Mamma Celeste.

Madre di tutti i figli di Dio e Madre della Salvezza. Amen.


“Mettetevi all’opera e pregate gli uni per gli altri. La vostra preghiera sarà esaudita, sfruttatela per voi stessi e per i vostri fratelli e sorelle nel Signore. Amen.”

A una coppia che vuole separarsi

 


Cari amici, 

      dopo la nostra conversazione e chiedendo luce al Signore, la situazione che vedo è la seguente: 

Può sembrarvi strano, ma vedo che tutti e due coincidete in ogni cosa, siete d’accordo in tutto 

tranne che in questo solo: che lei vuole la separazione e lui no. Entrambi pare che lo volete  appassionatamente, a tal punto che a ognuno sembra che manca la vita se non ottiene ciò che vuole. 

Per il resto, entrambi soffrite tantissimo, naturalmente vi sentite l’uno vittima dell’altro e  viceversa. Tutti e due pensate sinceramente di avere piena ragione e, di conseguenza, il torto è  interamente dell’altro (anche se nel parlare ognuno dichiara di aver fatto alcuni “sbagli”). Ma intanto  ognuno batte il petto dell’altro: “Per sua colpa, sua colpa, sua grandissima colpa…” 

Questa situazione si chiama “muro contro muro”. 

Tutti e due soffrite “come cani” e vorreste venirne fuori… ma per quale strada?  

Carichi come siete di ferite aperte –e di questo passo ognuno sentirà, crederà di riceverne altre  ogni giorno–, per adesso (e chissà quanto durerà questo “per adesso”) siete incapaci di dialogare con  serenità, senza giudicare l’altro né sentirvi giudicati o derisi o disprezzati o ingannati dall’altro.  Ognuno pensa di trovare la soluzione rifugiandosi in qualche cosa da solo, in qualche modo evitandosi  e vivendo in un “mondo” tutto suo, insomma, fuggendo dalla realtà: 

- lei, volendo la separazione; 

- lui, non volendola, ma non esaminando la vera realtà di lei: come mai una sposa e madre di  cinque figli ha potuto arrivare a questo ardente desiderio? È troppo semplice e comodo risolvere la  questione dicendo che “è esaurita, ha un problema psichiatrico, la sua religiosità è apparente…”, ecc.  Ognuno dice dell’altro: “non dice la verità”. Ognuno desidera trovare qualche persona autorevole  (per esempio, un sacerdote) che dica: “Poverina, poverino, hai ragione”. 

Io non sono questa persona. Dio me ne guardi! 

Abbiamo cercato insieme una qualche indicazione. Vedendo che sotto una tensione emotiva del  genere non si può ragionare, ecco un primo suggerimento: provare a “separarvi” in qualche modo     per alcuni giorni… per vedere se nel frattempo “il dente gonfio” si disinfiamma e si può toccare. 

Ma mi rendo conto che è poco praticabile e che non affronta il vero problema. Anche questo  sarebbe in qualche modo una fuga, per lei desiderata, per lui imposta.  


PERCHÉ  NON  FATE  UN’ALTRA  COSA? 

1°)  Perché non vi mettete ognuno davvero davanti a Dio per esaminarvi voi stessi? 

2°)  Perché non incominciate ognuno a ripassare –col Signore– tutte le cose belle che vi ha dato  nella vita? Per fare un elenco di tutti i suoi regali, di tutte le cose buone con cui vi ha protetto, guidato,  rallegrato e anche migliorato nella vita, per dire per ognuna “grazie, grazie, Signore”?  

Sono sicuro che tra queste cose ognuno di voi includerete la famiglia che avete, il marito, la  moglie, i bambini che tanto amate. Forse non vi sentite di includere nel ringraziamento il marito o la  moglie di adesso, ma potete farlo del marito o della moglie di una volta… (Ci sarà stata una volta!  Sicuro!) 

Tra le tante cose preziose che Dio ci ha dato, con paterna Provvidenza, Sapienza e Amore, c’è da  includere la Croce, i momenti di contraddizione, di sofferenza, di umiliazione, ecc. Se non fossero  stati per il nostro bene, Dio non li avrebbe permesso. Dovevano produrre frutto. Rospi da mandare  giù. Ma se non si masticano ben bene, se non si digeriscono bene, fanno male, tanto male…  

È un inganno portare al collo una bella croce e non volerla portare nella vita. È ingannarci,   baciare un piccolo crocifisso e non baciare con fede sincera la croce reale, che Gesù Crocifisso di  tanto in tanto ci presenta per poter poi condividere con noi altre cose…  

3°)  Poi continuate a ripassare –col Signore– tutte le cose buone e le qualità, i pregi dell’altro,  dell’altra, per apprezzarli e farne un complimento al Signore, per ringraziarlo, per ammirare di nuovo  quei pregi che, nella persona dell’altro, dell’altra, Egli vi offre con tanto amore. Non abbiamo diritto  ad essere così ciechi ed ingrati. 

4°)  Poi ognuno ancora deve continuare a ripassare –col Signore– tutti i propri comportamenti    che probabilmente hanno ferito o umiliato l’altro, l’altra, per riconoscere il proprio torto, per pentirsi  sinceramente, per chiedere perdono a Dio. Questo esame di coscienza, che può durare giorni, vi  dovrebbe portare ad una buona confessione, “ben stagionata”. Innanzi tutto, ognuno di noi ha fatto  soffrire Dio, lo sta facendo soffrire tanto adesso, con il proprio atteggiamento…  

5°)  Poi, dopo aver chiesto ognuno perdono al Signore, deve fare ancora –davanti a Lui– un altro  elenco di persone alle quali perdonare tutta una serie di cose concrete (oltre che al marito o alla  moglie, ai propri genitori, parenti, suoceri, amici, conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, ecc.,  tutti quelli con i quali abbiamo avuto qualcosa che fare nella vita…, gli stessi bambini, tanto cari e a  momenti un po’ insopportabili). Fare questo elenco per dire davanti al Signore: “…per quella tale  cosa, ti perdono veramente”. Solo facendo questo, potremmo dire alla fine: “Signore, perdonami,  perché anch’io ho perdonato”.  

Dimenticavo di aggiungere nell’elenco: perdonare sé stessi di quei difetti che in fondo in fondo ci  turbano e ci angosciano, di quegli sbagli commessi che ci umiliano, ecc., e perdonare perfino Dio  (Dio!)  perché in fondo diamo a Lui la colpa di tante cose che riteniamo cattive o ingiuste… 

6°)  E infine, l’ultimo passo, che a questo punto sarà molto facile farlo: vi chiederete perdono a  vicenda, con la fiducia che l’altro o l’altra senza’altro vi comprende e vi perdona…  

 

La separazione, come vedete, non può essere dalla persona alla quale date la colpa, ma dal covare  ognuno le proprie ragioni, il proprio egoismo. 

In tutto questo grande lavoro interiore e personale che vi indico, a momenti sentirete che non avete  la forza, sentirete forte una ribellione. Vi prevengo. È una brutta tentazione del nemico della vostra  felicità. Quanta più rabbia e ripugnanza sentirete nel fare questi passi, tanto più dovrete aggrapparvi  alla preghiera nel profondo del cuore, aggrapparvi “con le unghie e coi denti” alla Misericordia del  Signore, ai suoi Sacramenti (che non sono per chi è sano, ma soprattutto per chi è malato), a digiunare  anche, per fare posto alla grazia di cui avete bisogno e così ottenerla da Dio. 

Avrete bisogno di perseveranza. Chi dopo un po’ lascia perdere, non ottiene niente, anzi, il cuore  s’indurisce. E se volete ottenere la buona riuscita, la pace, ognuno di voi s’impegni senza stare a  badare se l’altro o l’altra fa o non fa…  

E tenete assolutamente fuori da ogni cosa tutti gli altri, in primo luogo i genitori: non capirebbero  mai e facilmente creerebbero un grosso ostacolo, perché anch’essi dovrebbero di sicuro fare un cammino come questo. Il cammino da percorrere riguarda TUTTI: 

 Chiedere perdono a Dio – perdonare il prossimo – chiedere perdono al prossimo. 

Non dimenticate che il nemico infernale, nemico della verità e della pace, cerca di caricare l’uno  contro l’altro, per scaraventarvi insieme l’uno contro l’altro e così rompervi; cerca di metterci davanti  al naso i suoi occhialacci neri e deformi, affinché vediamo tutto: Dio, il prossimo, noi stessi, come ci  vede lui:  neri, deformi, mostruosi…  

A questo punto, se come famiglia che siete, ogni sera pregate insieme, non dico un rosario, no, ma  tre Avemaria, con i bambini, tenendovi per mano, con piena sincerità…, ecco, questo gesto di buona  volontà e di umiltà Dio non lo può lasciare senza una grande benedizione. 

Le cose che valgono, costano e il prezzo si paga. Ma veramente vale la pena. Io prego per voi. 

Gesù e Maria vi benedicano. 

Fraternamente, 

LEGGENDA PERUGINA

 


( COMPILAZIONE DI ASSISI )


VIZI E VIRTÙ A GRECCIO

34. Francesco amava l’eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri, e aveva  una predilezione anche per gli abitanti di quella terra per la loro povertà e semplicità.  Perciò si recava spesso a riposare e soggiornare là, attirato inoltre da una celletta  estremamente povera e isolata, dove il padre santo amava raccogliersi.

Stimolati dall’esempio e dalla predicazione sua e dei suoi frati e ispirati dalla grazia del  Signore, molti abitanti del paese entrarono nell’Ordine. Anche numerose donne  vivevano in verginità, restando a casa propria e indossando un abito religioso. Pur  dimorando in famiglia, esse conducevano vita comunitaria, coltivando la virtù e  affliggendo il corpo con digiuni e orazioni. Alla gente e ai frati esse apparivano, benché  giovani e semplici, non come persone dimoranti nel mondo e a contatto con i familiari,  bensì come viventi in comunità di religiose sante e dedite al servizio del Signore da  lunghi anni. A proposito degli uomini e delle donne di Greccio Francesco soleva dire  tutto felice ai frati: «Non esiste una grande città dove si siano convertite al Signore tante  persone quante ne ha Greccio, un paese così piccolo».

E sovente, quando alla sera i frati di quell’eremo cantavano le !odi del Signore, – ciò  che a quei tempi i frati solevano fare m molti luoghi, – gli abitanti del paese, piccoli e  grandi, uscivano dalle case, si riunivano sulla strada davanti al villaggio, e ad alta voce  rispondevano, a mo’ di ritornello, al canto dei religiosi: «Lodato sia il Signore Dio!».  Perfino i bimbi, che non sapevano ancora ben parlare, al vedere i frati lodavano il  Signore come potevano.

In quegli anni, la popolazione di Greccio era esposta a un grave flagello, che durò  parecchi anni. La zona infatti era infestata da grossi lupi, che divoravano le persone, e  ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine. Durante una predica  Francesco ebbe a dire: «Vi annunzio, a onore e lode di Dio, che se ognuno di voi si  emenderà dai propri peccati e si convertirà di tutto cuore a Lui con il fermo proposito di  perseverare, ho fiducia nel Signore Gesù Cristo che subito, per la sua misericordia,  spazzerà via questi flagelli dei lupi e della grandine, che da tanto tempo vi tribolano, e  vi farà crescere e moltiplicare nelle cose spirituali e temporali. Ma preannunzio ancora  che, se (Dio non lo voglia!) tornerete al peccato, questo flagello e maledizione  ripiomberà su di voi, unitamente a molte altre sventure più gravi».

E accadde, per disposizione divina e grazie ai meriti del padre santo, che da quell’ora  cessarono le calamità. Di più, ciò che è grande miracolo, quando la grandine veniva a  devastare le campagne vicine, non colpiva i contigui poderi degli abitanti di Greccio. Per sedici o venti anni essi videro moltiplicarsi e accrescersi i loro beni spirituali e  temporali. Ma dopo, il benessere generò l’orgoglio. Presero a odiarsi, a fare uso delle  spade fino ad ammazzarsi fra loro, uccidevano di nascosto gli animali, di notte si  davano a rapine e furti, e commettevano molte altre malvagità.

Il Signore, vedendo che le loro opere erano perverse e che non osservavano gli ordini  dati per mezzo di Francesco suo servo, si indignò contro di essi, allontanò la sua mano  misericordiosa, e così ritornò il flagello della grandine e dei lupi, come aveva predetto il Santo, e molte altre tribolazioni più dure delle antecedenti li colpirono. Infatti, tutto il  paese fu divorato dall’incendio, e gli abitanti perdettero ogni loro avere, salvando  soltanto la vita.

I frati e quanti avevano udito il discorso di Francesco, che aveva predetto prosperità e  disgrazie, ammirarono la santità di lui, constatando come ogni cosa si era verificata a  puntino.

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

I SEGNI DEI TEMPI - C'è una grande indifferenza verso il sacro e lo spirituale e sembra che nessuno si preoccupi del prossimo ritorno di Gesù.

 



L'atteggiamento dell'uomo, dato dall'orgoglio, lo ha portato a riporre tutta la sua fiducia nella scienza e nella tecnologia, nelle mode, nei media, la scarsità di valori cristiani nella vita moderna ha portato l'uomo lontano da Dio; quindi, prima di tutto, c'è una grande indifferenza verso il sacro e lo spirituale e sembra che nessuno si preoccupi del prossimo ritorno di Gesù.  

In secondo luogo, c'è una grande confusione, anche tra gli stessi sacerdoti cattolici sul tema della seconda venuta di Gesù, il che peggiora le cose per i fedeli comuni.  

In terzo luogo, negli ultimi 50 anni, le sette si sono moltiplicate così tanto che, oltre ad aumentare la confusione, hanno prodotto una grande divisione nella vera Chiesa di Cristo.  

Infine, l'umanità sta correndo verso la sua distruzione e dannazione, quindi credo sinceramente che sia la volontà del Signore e un obbligo come cristiano di avvertire l'umanità degli eventi finali che avranno luogo vicino alla venuta del Re dei re e Signore dei signori. Fare altrimenti sarebbe nascondere egoisticamente la verità e non avremmo la coscienza pulita; è quindi più che un dovere avvertire gli uomini delle pene a cui saranno sottoposti per i loro terribili peccati e del grande cambiamento che sta arrivando, nella speranza che molti riflettano, cambino atteggiamento, si pentano e si salvino. 

Apparentemente, quello che ho appena detto suona come le arie e le grazie di un profeta; ma non è così, per niente, Dio non voglia che io cada in un tale atteggiamento perché non lo sono! Le profezie sono già state date da persone scelte da Dio. Ora quello che cerchiamo di fare è solo di svelarli attraverso l'esame delle Sacre Scritture, e di ricordare quello che la Santa Madre Chiesa Cattolica dice da secoli, ma ultimamente, per essere più precisi, da circa 40 anni fa, con l'apparizione della teologia della liberazione, una gran parte dei preti e delle suore cattoliche hanno cambiato radicalmente il loro modo di vedere questi temi escatologici, a causa dell'influenza e degli insegnamenti di questa corrente politica, infiltrata e travestita da cristianesimo. Al giorno d'oggi, è raro trovare un prete o una suora che creda nelle profezie di Giovanni o di Daniele riguardo ai tempi della fine, poiché è un dogma di fede che Gesù deve tornare e che Lui stesso ha indicato molti dei segni che sarebbero avvenuti prima del Suo ritorno.  

Ora quasi tutti credono che le profezie di Giovanni fossero messaggi segreti per i cristiani del suo tempo. E quando menzionate loro le profezie di Gesù e dei suoi profeti, vi guardano come se foste ignoranti e ridono dell'apparente assurdità che avete appena detto. Allora, umiliato e deriso, non si chiede più nulla sull'argomento e si crede a quello che questi signori presentano e dicono; perché sono sacerdoti, laici consacrati con master e dottorati o grandi teologi che insegnano nelle università e nei seminari.  


L'apostolo Paolo ha avvertito di questo, quando dice: 

"In realtà non è che ci sia un altro messaggio di salvezza. Quello che sta succedendo è che ci sono alcuni che vi disturbano e che vogliono sconvolgere il messaggio di salvezza di Cristo. Ma se qualcuno vi annuncia un messaggio di salvezza diverso da quello che vi abbiamo già annunciato, sia maledetto, sia io stesso che un angelo dal cielo" (Galati 1:7). 

Recentemente, nel 2001, ho intervistato diversi frati e sacerdoti a Boston (USA) sulla seconda venuta di Cristo e sui tempi finali. Le risposte sono state sorprendenti e un po' angoscianti, perché gli uomini di fede dovrebbero conoscere e aspettare questi eventi. Eppure queste risposte erano banali e anche un po' fastidiose per se stesse. Così, uno mi ha detto che la seconda venuta di Cristo non deve preoccuparci, perché nessuno sa quando sarà, e che secondo lui ci vorrà molto tempo prima che accada, e che... se accadrà.... come dubitare della Parola di Dio. Un altro ha detto che sperava che non fosse ancora la fine perché tutto sarebbe finito. Aveva l'idea che la terra sarebbe stata distrutta per sempre e che non ci sarebbe stata più vita. Un altro ancora disse che queste cose erano bugie, perché ogni volta che si avvicinava un nuovo secolo o millennio, o ogni volta che c'era una catastrofe come quella dell'11 settembre a New York, la gente cominciava a proclamare la fine del mondo... che come abbiamo già visto, sono passati 2000 anni e non è successo niente, quindi spero che la terra duri ancora molti millenni... disse. 

E infine, un altro ha dato la sua opinione dicendo che la fine dei tempi di cui parla la Bibbia è una fine personale, che ogni persona affronta quando arriva la morte, ma che il mondo continuerà ad esistere per sempre finché l'uomo stesso non lo distruggerà? 

Solo uno dei circa venti che ho intervistato ha detto di sperare che Gesù venga presto a porre fine a tutta la gamma di ingiustizie e sofferenze a cui siamo sottoposti. 

Come si può vedere, c'è una tremenda mancanza di conoscenza delle cose della fine, ma la cosa peggiore è che tra tutti gli intervistati, quando si discute con loro di questo argomento, che siano sacerdoti cattolici, pastori evangelici o laici, è chiaro che è un argomento che li disturba, come se non volessero che questo accada, perché sono molto attaccati alle cose terrene e non gli dispiace vivere sotto questo sistema dominato da Satana, o perché hanno paura delle cose che verranno. È pietoso e deplorevole che le stesse persone religiose non desiderino con veemenza la venuta del Re che dicono di servire, quando il servo dovrebbe aspettare con ansia il suo padrone, o meglio ancora, come il figlio o la figlia, aspetta con impazienza il ritorno del padre, o come la moglie, (Chiesa che sono tutti i cristiani) dovremmo aspettare con ansia la venuta dell'Amato che è Gesù. Cosa direbbe un marito se dopo essere stato assente per molto tempo sua moglie non lo aspettasse o non desiderasse il suo ritorno? .... Semplicemente che lei non lo ama, che non è degna di essere chiamata moglie. Ci sono molti, mi sembra, che non sono degni di essere chiamati figli di Dio o fratelli di Cristo, anche se indossano abiti o si fanno chiamare pastori. 

Sulla base delle Sacre Scritture e del Magistero della Santa Madre Chiesa Cattolica, questa situazione che ho appena descritto è di per sé uno dei segni più importanti dei tempi finali: confusione della Dottrina e apostasia all'interno della Chiesa stessa.  

Insieme a questa confusione e incredulità delle profezie sono venuti una serie di altri errori come: (1) Dio non punisce, (quindi continuiamo a fare qualsiasi cosa ci sentiamo di fare, dopo tutto Dio è così buono che alla fine tutto sarà perdonato).  

***

Scritto da padre Ernest Ben Odevecq 

Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo

 

LA PASSIONE DELLA CHIESA NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA



Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo: 

Trovandomi nel solito mio stato, sentivo il mio adorabile Gesù a me vicino, che  diceva: “Figlia mia, in che passo doloroso sta per entrare la Chiesa, ma tutta la gloria  in questi tempi è di quegli spiriti atletici che, non curando ceppi, catene e pene, non  fanno altro che rompere il sentiero spinoso che divide la società e Dio”. 

Poi ha soggiunto: “Nell’uomo si vede un’avidità di sangue umano. Lui dalla terra ed Io dal Cielo, vi concorrerò con terremoti, incendi, uragani, disgrazie, da farne morire buona parte.” (Vol. 6°, 19.06.1904)

Preghiera allo Spirito Santo

 


O Spirito Santo, 

sei Tu che unisci la mia anima a Dio: 

muovila con ardenti desideri 

e accendila con il fuoco del Tuo amore.  Quanto sei buono con me, 

o Spirito Santo di Dio: 

sii per sempre lodato e benedetto 

per il grande amore che effondi su di me. 

Dio mio e mio Creatore è mai possibile 

che vi sia qualcuno che non Ti ami?  

Per tanto tempo non Ti ho amato!  

Perdonami, Signore. 

O Spirito Santo, 

concedi all’anima mia 

di essere tutta di Dio e di servirLo 

senza alcun interesse personale, 

ma solo perché è Padre mio e mi ama. 

Mio Dio e mio tutto, c’è forse qualche altra cosa  che io possa desiderare?  

Tu solo mi basti.  

Amen. 

 

Santa Teresa d’Avila 

Ho preparato un posto in Paradiso per ognuno di voi, ma dovete guadagnarvelo

 


17 settembre 2021 

Dio Padre

“Figli, preparate i vostri cuori affinché la Santa Madre giunga a voi il 7 ottobre, festa del Santo Rosario. Ogni cuore riceverà in quel giorno delle grazie individuali secondo la Mia Eterna Volontà. Molti angeli saranno con i pellegrini in quel giorno.”

“Vivete sempre ogni momento presente nel modo in cui vi preparate per la vostra eternità. Questa è la via della santificazione. Ho preparato un posto in Paradiso per ognuno di voi, ma dovete guadagnarvelo. Siate in pace in questa conoscenza. Durante i periodi di prova, vi prego di capire che le prove sono come un’arma a doppio taglio. Da ogni difficoltà può venire fuori qualcosa di buono. Prega per scoprirlo.”

Leggi Galati 6:7-10+ Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.

LA PRESENZA REALE

 


IL SACRO CUORE DI GESÙ

Il mio cuore sarà là tutti i giorni.

III, Re, IX, 3.


Augurava San Paolo agli Efesini di conoscere, per la grazia del Padre, da cui ogni dono procede, la scienza sopra eminente della carità di Gesù Cristo verso gli uomini. Nulla poteva loro desiderare di più santo, più dolce, più importante. Conoscere l'amore di Gesù Cristo per noi, della sua pienezza essere ripieni, è il regno di Dio nell'uomo. Ora questo è il frutto della devozione al Cuore di Gesù, che vive e ci ama nel Santissimo Sacramento. Questa devozione è per eccellenza il culto dell'amore: è l'anima e il centro della religione, perché la religione è la legge, la virtù e la perfezione dell'amore, ed il Sacro Cuore ne è la grazia, il modello e la vita. Studiarne quest'amore innanzi al focolare in cui si consuma per noi.

La devozione al Sacro Cuore ha un doppio oggetto: si propone prima di onorare, con l'adorazione ed il culto pubblico, il Cuore di carne di Gesù Cristo, e poi l'amore infinito di cui questo Cuore fu acceso per noi dalla sua creazione, e che ancora lo consuma nel Sacramento dei nostri altari.

 

I. - Nobilissimo tra gli organi del corpo umano, il cuore è posto nel suo mezzo, come un re nel centro dei suoi Stati. E' circondato immediatamente dagli organi più importanti, che sono come i suoi ministri ed ufficiali; esso li muove, li fa agire comunicando loro il calore vitale, di cui è il serbatoio. E' la sorgente donde sgorga con impeto il sangue che si diffonde in tutte le parti dell'organismo e le bagna e ristora. Perduto il vigore, il sangue dalle estremità ritorna al cuore, per riaccendervi i suoi fuochi e riprendere nuovi spiriti vitali.

Quel che si è detto del cuore umano in generale, è pur vero del Cuore adorabile di Gesù Cristo. E' parte nobilissima del corpo dell'Uomo-Dio, unita ipostaticamente al Verbo, e perciò meritevole del culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo. Imperocché nella nostra venerazione non possiamo separare il Cuor di Gesù dalla divinità dell'Uomo-Dio, alla quale è unito da legami indissolubili: il culto che gli rendiamo non si termina in esso, ma va alla Persona adorabile che lo possiede e se l'è unito per sempre.

Quindi segue che al divin Cuore possiamo rivolgere le preghiere, gli omaggi, le adorazioni stesse che presentiamo a Dio, e che s'ingannerebbero quelli che, sentendo pronunziare le parole “Il Cuore di Gesù”, non vedessero più in là dell'organo materiale, ritenendo questo Cuore un organo senza vita e senza amore, presso a poco come si farebbe di una sacra reliquia: così sbaglierebbero quelli ancora i quali pensassero che questa devozione divide Gesù Cristo, restringendo al Cuore solo un culto che deve rendersi a tutta la Persona. Questi non riflettono che onorando il Cuore di Gesù non escludiamo il resto dell'Uomo Dio; ma al contrario intendiamo onorare tutte le azioni di Gesù Cristo e tutta la sua vita, che è l'espansione del suo Cuore.

Come nel sole si formano e da esso partono i raggi ardenti che fertilizzano la terra e fanno vivere tutto ciò che ha vita, così dal cuore escono le dolci e forti influenze che spandono il calore vitale ed il vigore in tutte le membra. Se il cuore langue, tutto l'uomo s'affievolisce; se soffre, tutte le membra sono sofferenti, le funzioni non si compiono bene e l'organismo si arresta. Fu dunque funzione del Cuore di Gesù vivificare, fortificare, sostenere tutte le sue membra, i suoi organi, i suoi sensi, influendo in essi continuamente: di modo che era esso il principio delle azioni, degli affetti, delle virtù e di tutta la vita del Verbo fatto carne.

Essendo il cuore, al dire dei filosofi, il focolare dell'amore, e l'amore essendo stato il movente della vita di Gesù, al suo Cuore dobbiamo attribuire tutti i suoi misteri e tutte le sue virtù. “Come è naturale al fuoco il bruciare, dice San Tommaso, così è naturale al cuore l'amare; e siccome nell'uomo è il primo organo del sentimento, così è conveniente che l'atto comandato dal primo di tutti i precetti sia reso sensibile dal cuore”.

Come gli occhi vedono, gli orecchi odono, così il cuore ama: è l'organo dell'anima per produrre gli affetti e l'amore. Nel parlare comune si confondono queste due espressioni e si adopera il cuore per dire l'amore, e reciprocamente. Il Cuore di Gesù fu dunque l'organo del suo amore: cooperò al suo amore, ne fu il principio e la sede; provò tutte le nobili impressioni d'amore che possono commuovere un cuore d'uomo, con la differenza che, amando l'anima di Gesù con un amore incomparabile ed infinito, il suo Cuore è una fornace d'amore verso Dio e verso gli uomini, dalla quale divampano senza posa le fiamme ardentissime e purissime dell'amore divino. Ne fu acceso dal primo istante del suo concepimento fino all'ultimo respiro, e dalla risurrezione non cessò e non cesserà mai di sentirne gli ardori. Il Cuore di Gesù ha prodotto e produce tuttora innumerevoli atti di amore, dei quali uno solo onora più Dio che tutti gli atti di amore degli Angeli e dei Santi uniti insieme mai potranno fare. Di tutte le creature corporee è dunque quella che più contribuisce alla gloria del Creatore, e che merita maggiormente il culto e l'amore degli Angeli e dei Santi.

Tutto quello che appartiene alla persona del Figlio di Dio è infinitamente degno di venerazione. La più piccola parte del suo Corpo, una stilla del suo Sangue meritano le adorazioni del Cielo e della terra. Cose vili per se stesse diventano venerabili per il contatto della sua carne, come le spine, la croce, i chiodi, la spugna e la lancia e tutti gli strumenti del suo supplizio.

Quanto più dobbiamo venerarne il Cuore, per la nobiltà delle funzioni che esercita, per la perfezione dei sentimenti che produce e delle azioni che ispira? Giacché, se Gesù è nato in una stalla, visse povero a Nazaret, morì per noi sulla Croce, lo dobbiamo al suo Cuore: in quel santuario si formarono tutte le risoluzioni eroiche, i disegni che ne inspirarono la vita.

Il suo Cuore deve dunque essere onorato come il presepio, ove l'anima devota vede Gesù venire al mondo povero e abbandonato; come la cattedra donde Gesù le predica il suo: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore; come la croce ove lo vede spirare; come il sepolcro donde lo contempla uscire glorioso ed immortale; e come il Vangelo eterno che le insegna ad imitare tutte le virtù, delle quali è modello perfetto.

L'anima devota al Sacro Cuore si applicherà tuttavia specialmente all'esercizio dell'amore divino, di cui questo Cuore è soprattutto sede e simbolo; e poiché il Santissimo Sacramento è il pegno sensibile e permanente dell'amore di Gesù, nell'Eucaristia essa né cercherà il Cuore, e dal Cuore Eucaristico imparerà ad amare.

 

II. - Gesù Cristo volendo essere sempre amato dall'uomo gli da' incessanti prove del suo amore; e come, per vincere e conquistare il nostro cuore, ha dovuto farsi uomo, sensibile e palpabile, così per assicurare la sua conquista deve continuare a farci sentire un amore alla umana. Perpetua è la legge dell'amore e tale deve esserne pure la grazia; il dolce sole dell'amor di Dio non deve mai tramontare per il nostro cuore, affinché questo non sia invaso dal gelo della morte e dell'oblio. Il cuore umano si da' a quel che è vivo, si unisce all'amore che gli da prove attuali della sua esistenza.

Orbene, l'amore che animò la vita mortale del Salvatore, da quello di bambino nella culla a quello di apostolo del Padre durante la predicazione e di vittima sulla croce, tutto si trova riunito e trionfante nel suo Cuore vivente nel SS. Sacramento. Qui dobbiamo cercarlo e nutrircene. Certo il Sacro Cuore è pure in Cielo, ma per gli Angeli ed i Santi già coronati. Nell'Eucaristia è per noi.

Dunque la nostra devozione verso il Sacro Cuore dev'essere eucaristica, concentrarsi nella divina Eucaristia, come nel centro personale e vivente dell'amore e delle grazie del Sacro Cuore per noi.

Perché separare il Cuore di Gesù dal suo Corpo e dalla sua divinità? E' esso che vivifica e anima il suo Corpo nel Sacramento. Gesù risorto non muore più: perché separarne il Cuore dalla Persona e volerlo, per così dire, far morire nella nostra mente?

No, no, il divin Cuore è nell'Eucaristia vivo e palpitante; ora, quella del Salvatore, è una vita, non più passibile e mortale, soggetta a tristezza, agonia e dolore, ma una vita risorta e consumata nella beatitudine. Questa esenzione dal dolore e dalla morte, ben lungi dal diminuire la realtà della vita, la rende più perfetta. Entrò mai la morte in Dio? Egli è tuttavia la sorgente della vita perfetta ed eterna.

Il Cuore di Gesù vive dunque nell'Eucaristia perché in essa il suo Corpo è vivo. Non è palpabile né visibile questo Divin Cuore: ma non è così in tutti gli uomini? Onesto principio della vita deve rimanere misterioso e velato; denudarlo sarebbe dargli la morte: l'esistenza del cuore si manifesta dagli effetti che produce. L'uomo non pretende di vedere il cuore dell'amico; gli basta una parola per conoscerne l'amore. Non ci vuol neppure tanto per il Cuore divino di Gesù! Ci viene manifestato dai sentimenti che c'inspira, e questo deve bastarci. D'altra parte, chi potrebbe contemplare la bellezza, la bontà del divin Cuore? Chi sostenere lo splendore di gloria, gli ardori consumanti e divoranti di questo focolare d'amore? Chi oserebbe fissare gli sguardi su quest'arca divina nella quale sta scritto a caratteri di fuoco l'Evangelo della carità, ove tutte le sue virtù sono glorificate, il suo amore ha il trono e la sua bontà tutti i tesori? Chi vorrebbe penetrare nel santuario stesso della Divinità? Il Cuore di Gesù! Esso è il cielo dei cieli abitato da Dio in persona, che vi trova le sue delizie.

No, noi non lo vediamo il Cuore eucaristico di Gesù! ma lo possediamo: è nostro!

Volete sapere la sua vita? Essa è divisa fra il Padre e noi.

Il divin Salvatore ci custodisce; e, mentre chiuso nella debole Ostia sembra dormire il sonno dell'impotenza, il suo Cuore veglia: Ego dormio et cor meum vigilat. Veglia quando pensiamo a lui e quando non vi pensiamo; non ha riposo, manda al suo Padre gridi di perdono in nostro favore. Gesù ci fa scudo del suo Cuore e ci preserva dai colpi della collera divina, provocata dai nostri peccati incessanti; il suo Cuore è là aperto come sulla croce, e fa sgorgare sul nostro capo torrenti di grazia e di amore.

E' là, quel Cuore, per difenderci contro i nemici, come la madre che, per salvare il figlio da un pericolo, lo stringe al cuore così che non si può giungere al figlio senza colpire la madre. E quand'anche una madre potesse dimenticare suo figlio, io non vi abbandonerò mai, ci dice Gesù.

L'altro sguardo del Cuore di Gesù è per il Padre. L'adora con i suoi ineffabili abbassamenti, nel suo annientamento d'amore; lo loda e ringrazia dei benefici accordati agli uomini suoi fratelli; si offre vittima di espiazione alla sua giustizia; e presenta incessante la sua preghiera per la Chiesa, per i peccatori, per tutte le anime che ha redente.

O Padre, mirate con sguardo di compiacenza il Cuore del vostro Figlio Gesù! Vedete il suo amore, ascoltatene i sospiri, e il Cuore Eucaristico di Gesù sia la nostra salvezza!

 

III. - II modo in cui Gesù ha manifestato il suo Cuore e le ragioni per le quali né fu istituita la festa, d'accordo c'insegnano che dobbiamo onorare il divin Cuore nell'Eucaristia, ove lo troviamo con tutto il suo amore.

Santa Margherita Maria riceve la rivelazione del Sacro Cuore trovandosi innanzi al Santissimo Sacramento esposto: dall'Ostia Gesù si mostra a lei, temendo il suo Cuore tra le mani, e le dice queste parole adorabili che sono il più eloquente discorso sulla sua presenza nel Sacramento: Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini.

Nostro Signore, apparendo alla venerabile Madre Metilde, fondatrice di una Congregazione di Adoratrici, le comanda di amare ardentemente e di onorare quanto potrà il suo Sacro Cuore nel Santissimo Sacramento, e glielo da' come pegno del suo amore, perché sia il suo rifugio in vita e suo conforto all'ora della morte.

Lo scopo della festa del Sacro Cuore è di onorare con maggior fervore e devozione l'amor di Gesù Cristo nelle sue pene e nella istituzione del Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue.

Per entrar nello spirito della devozione al Cuor di Gesù, dovete dunque onorare i passati patimenti del divin Salvatore e riparare le ingratitudini di cui ogni giorno è fatto segno nell'Eucaristia.

Come furono grandi i dolori del Cuore di Gesù! Tutte le prove vennero a pesare sopra esso: fu ricolmo di di disprezzi; saturato di obbrobri; le calunnie più abominevoli lo assalirono e si accanirono nel disonorarlo. Ciò nonostante si è volontariamente offerto, e senza dare un lamento.

Il suo amore fu più forte della morte, e i torrenti della tribolazione non poterono estinguerne gli ardori. Ora questi dolori sono finiti; ma noi, per i quali Gesù li ha sofferti, dobbiamo ricambiarli di grato amore e onorarli come se li avessimo presenti. Il Cuore che li ha sofferti con tanto amore è là: non è morto, ma vive e agisce; non è insensibile, ci ama sempre più.

Ma ahimè! se Gesù non può più soffrire, gli uomini danno prova verso di lui di una ingratitudine mostruosa! Ed è questo il tormento supremo del Cuore di Gesù nel Santissimo Sacramento! Sì nera ingratitudine verso un Dio che è presente e vive per ottenere il nostro amore!

L'uomo è indifferente al dono eccessivo dell'amore di Gesù per lui; non ne fa caso; non vi pensa neppure; o se involontariamente vi pensa, se Gesù cerca di svegliarlo dal suo torpore, ne caccia subito il pensiero importuno. Non vuole l'amore di Gesù Cristo: Anzi l'uomo empio, eccitato dalla fede, dai ricordi della sua educazione cristiana, dal sentimento che la grazia gli mette in fondo al cuore, per spingerlo ad adorare nell'Eucaristia Gesù Cristo come suo Signore, a servirlo di nuovo, si leva contro questo dogma, il più amabile fra tutti, lo nega e giunge sino all'apostasia, piuttosto che adorarlo e sacrificargli un idolo, una passione, e resta così tra le ignominiose sue catene. E va più oltre ancora la sua malizia, sino a rinnovare gli orrori della Passione del divin Redentore.
Sì, si vedono cristiani disprezzare Gesù nel Santissimo Sacramento, il Cuore che tanto li ha amati e si consuma d'amore per essi. Profittano, per fargli onta, del velo che lo nasconde! Lo insultano con le esterne irriverenze, i pensieri gli sguardi colpevoli, in sua presenza. Come già i soldati di Caifa, di Erode e di Pilato, abusano, per insultarlo, della sua bontà e pazienza inalterabile che tutto soffre in silenzio!

Bestemmiano orrendamente contro il Dio dell'Eucaristia, perché sanno che il suo amore lo fa restare muto. Lo crocifiggono nella loro anima colpevole: lo ricevono, osando gettare quel divin Cuore nel loro putridume e consegnarlo al demonio che li domina. Gesù nella sua Passione non ha sofferto tante umiliazioni quante né subisce nel suo Sacramento. La terra è per Lui un ignominioso Calvario.

Ah! nell'agonia cercava un consolatore; sulla croce domandava che si volesse compatire al suo dolore: ora è più che mai necessaria l'ammenda onorevole, la riparazione al Cuore adorabile di Gesù! Circondiamo l'Eucaristia del nostro amore e delle nostre adorazioni.

Al Cuore di Gesù vivente nel Santissimo Sacramento onore, lode, adorazione e regno per tutti i secoli dei secoli!

di San Pietro Giuliano Eymard


La Battaglia Finale del Diavolo - Il prezzo da pagare

 


La Battaglia Finale del Diavolo

“Alla fine, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi  consacrerà la Russia, che sarà convertita, e verrà concesso al mondo  un periodo di pace”. Questo ha promesso la Madonna a Fatima. Ma  qualcosa è andato storto. Le profezie di Fatima, avveratesi in tutti gli  altri aspetti, in questo caso non si sono avverate. La Madonna ci ha  forse mentito? O siamo stato semmai ingannati da certi individui?   Arrivati quasi alla fine di questo libro, dobbiamo ricordare che  assieme alla meravigliosa promessa della Madonna c’era anche un vero  e proprio ultimatum alla Chiesa, che descriveva le conseguenze che si  sarebbero verificate se la Consacrazione della Russia non fosse stata  compiuta in tempo: “Se le Mie richieste verranno esaudite, la Russia sarà  convertita e vi sarà la pace; altrimenti, essa diffonderà i propri errori  in tutto il mondo, causando guerre e persecuzioni contro la Chiesa. I  buoni verranno martirizzati; il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie  nazioni saranno annientate.”

Il Trionfo del Cuore Immacolato, pertanto, avverrà sicuramente  – “alla fine” – perché nessuna  opera umana potrà mai impedire il  compimento finale del progetto divino per i nostri tempi, annunciato a  Fatima. Ma i Cattolici che credono nel Messaggio di Fatima si chiedono  giustamente quanto ancora debbano soffrire la Chiesa e l’umanità, prima  che la Consacrazione della Russia venga compiuta e si ottenga così il  glorioso trionfo del Cuore Immacolato compimento, che Antonio Socci  definì ha definito una vittoria per la Madonna più grande ancora di quella  contro l’Islam, a Lepanto: “un cambiamento radicale e straordinario  del mondo, uno stravolgimento della dominante mentalità moderna, probabilmente a seguito di eventi drammatici per l’umanità.” Dobbiamo  assistere all’annientamento di alcune nazioni e a “eventi drammatici per  l’umanità”, prima che possa verificarsi il Trionfo del Cuore Immacolato?  Quante anime sono state perse e quante altre verranno perdute ancora  per colpa del fallimento dell’elemento umano della Chiesa e   della sua  presunta “saggezza” diplomatica, che da tempo cerca un accordo tra la  Chiesa e le potenze secolari, e che ci impedisce di esaudire la semplice  richiesta della Vergine Maria?

Il 3 marzo 2002, la rivista Time pubblicò la seguente notizia: “Ad  un mese dagli attacchi dell’11 settembre, i vertici federali hanno avuto  il timore che una bomba nucleare, proveniente dall’arsenale sovietico,  fosse stata portata segretamente a New York. La task force della Casa  Bianca contro il terrorismo, che fa parte della NSA (National Security  Council) è stata avvertita del pericolo grazie al rapporto di un agente  speciale, nome in codice Dragonfire, ma le autorità di New York e l’FBI non sono state avvertite per evitare il panico tra la gente”. Anche se  quest’informazione si è poi rivelata inattendibile, a Washington è stata  creata una struttura per assicurare la sopravvivenza del governo, in vasti  bunker sotterranei; inoltre, diversi sensori nucleari sono stati dislocati  in vari punti strategici degli Stati Uniti, in preparazione di quello che  il Presidente ed i suoi consiglieri considerano essere il prossimo ed  inevitabile attacco terroristico Islamico, questa volta con effetti assai  più letali. Ecco cosa scrisse il The Washington Post, il 3 marzo 2002:  “Preoccupati dai sempre più evidenti indizi dei progressi compiuti da  Al Qaeda nell’ottenere un ordigno nucleare o almeno una ‘nucleare  sporca’, sin da novembre l’amministrazione Bush ha piazzato centinaia  di sofisticati sensori ai confini degli Stati Uniti, nelle basi oltreoceano  e nei punti vitali attorno a Washington. Inoltre, la Delta Force, l’unità  commando d’elite degli Stati Uniti, è stata messa in allerta per un  pronto intervento, qualora uno di questi sensori capti la presenza di  materiale nucleare”.

Basandosi su rapporti umani, e quindi passibili di errore, le autorità  politiche hanno mostrato una certa prudenza e si sono preparate al  peggio, sapendo che questo presto o tardi avverrà. Ma i revisionisti di  Fatima all’interno della burocrazia del Vaticano, seguendo la Linea del  Partito di Sodano, ci dicono che le profezie di Fatima, compreso il Terzo  Segreto, “appartengono al passato” (per usare le incommentabili parole  usate dai Cardinali Sodano e Bertone) e che possiamo tranquillamente  ignorare un rapporto d’intelligence Celeste proveniente da una fonte  attendibile, che ci avverte dell’imminente distruzione di intere nazioni  e la perdita di innumerevoli anime! Peggio ancora, queste persone  nascondono alla Chiesa una parte vitale di questi rapporti d’intelligence  Celesti – le parole ancora mancanti del Terzo Segreto – mentre al  contempo ci assicurano che tutto è stato tutto rivelato. E mentre il mondo  si avvia verso una catastrofe, sembra che non manchino nella Chiesa  quelli che Lenin – parlando dei liberali Occidentali – aveva definito  “utili idioti”, ovvero persone individui che sono che si rivelano più che  felici di appoggiare la Linea del Partito, denunciando pedissequamente  chiunque osi opporvisi. 

Le promesse della Madonna di Fatima comprendono due grandi doni  per tutta l’umanità: la pace nel mondo, attraverso la conversione della  Russia, e la pace ed il rinnovamento nella Chiesa, come conseguenza  della Consacrazione della Russia e della diffusione mondiale della  devozione al Cuore Immacolato di Maria. Tuttavia, mentre andiamo in  stampa (dicembre 2009), non abbiamo ancora visto avverarsi nessuna  di queste due promesse.

Padre Paul Kramer

 


Rispettate e osservate i Miei Comandamenti

 


16 settembre 2021 

Dio Padre

“Figli, ogni anima che nasce nel mondo passa attraverso la sua vita, passione e morte. Le scelte che fa e la sua relazione con Me, il suo Creatore, determinano la sua destinazione eterna. Non faccio questa scelta per l’anima. L’anima sceglie da sé. Mentre è davanti a Mio Figlio in giudizio, essa sa dove andrà.”

“Vivete secondo il cammino del Santo Amore. Rispettate e osservate i Miei Comandamenti. Nella carità, pregate gli uni per gli altri prima che l’anima nasca nel mondo e durante la sua vita sulla terra e anche dopo la sua morte. Siate generosi con le vostre preghiere. Così facendo, sono generoso con le grazie che vi invio.”

“La maggior parte delle persone vive come se Io non esistessi. Questo è il motivo per cui avete guerre, malattie e fame tra voi. Attraverso questi Messaggi e questo Santuario, cerco di catturare l’attenzione della razza umana. Aiutatemi nei miei sforzi col diffondere questi Messaggi.”

Leggi 1 Giovanni 3:19-24+ Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.