Cari amici,
dopo la nostra conversazione e chiedendo luce al Signore, la situazione che vedo è la seguente:
Può sembrarvi strano, ma vedo che tutti e due coincidete in ogni cosa, siete d’accordo in tutto
tranne che in questo solo: che lei vuole la separazione e lui no. Entrambi pare che lo volete appassionatamente, a tal punto che a ognuno sembra che manca la vita se non ottiene ciò che vuole.
Per il resto, entrambi soffrite tantissimo, naturalmente vi sentite l’uno vittima dell’altro e viceversa. Tutti e due pensate sinceramente di avere piena ragione e, di conseguenza, il torto è interamente dell’altro (anche se nel parlare ognuno dichiara di aver fatto alcuni “sbagli”). Ma intanto ognuno batte il petto dell’altro: “Per sua colpa, sua colpa, sua grandissima colpa…”
Questa situazione si chiama “muro contro muro”.
Tutti e due soffrite “come cani” e vorreste venirne fuori… ma per quale strada?
Carichi come siete di ferite aperte –e di questo passo ognuno sentirà, crederà di riceverne altre ogni giorno–, per adesso (e chissà quanto durerà questo “per adesso”) siete incapaci di dialogare con serenità, senza giudicare l’altro né sentirvi giudicati o derisi o disprezzati o ingannati dall’altro. Ognuno pensa di trovare la soluzione rifugiandosi in qualche cosa da solo, in qualche modo evitandosi e vivendo in un “mondo” tutto suo, insomma, fuggendo dalla realtà:
- lei, volendo la separazione;
- lui, non volendola, ma non esaminando la vera realtà di lei: come mai una sposa e madre di cinque figli ha potuto arrivare a questo ardente desiderio? È troppo semplice e comodo risolvere la questione dicendo che “è esaurita, ha un problema psichiatrico, la sua religiosità è apparente…”, ecc. Ognuno dice dell’altro: “non dice la verità”. Ognuno desidera trovare qualche persona autorevole (per esempio, un sacerdote) che dica: “Poverina, poverino, hai ragione”.
Io non sono questa persona. Dio me ne guardi!
Abbiamo cercato insieme una qualche indicazione. Vedendo che sotto una tensione emotiva del genere non si può ragionare, ecco un primo suggerimento: provare a “separarvi” in qualche modo per alcuni giorni… per vedere se nel frattempo “il dente gonfio” si disinfiamma e si può toccare.
Ma mi rendo conto che è poco praticabile e che non affronta il vero problema. Anche questo sarebbe in qualche modo una fuga, per lei desiderata, per lui imposta.
PERCHÉ NON FATE UN’ALTRA COSA?
1°) Perché non vi mettete ognuno davvero davanti a Dio per esaminarvi voi stessi?
2°) Perché non incominciate ognuno a ripassare –col Signore– tutte le cose belle che vi ha dato nella vita? Per fare un elenco di tutti i suoi regali, di tutte le cose buone con cui vi ha protetto, guidato, rallegrato e anche migliorato nella vita, per dire per ognuna “grazie, grazie, Signore”?
Sono sicuro che tra queste cose ognuno di voi includerete la famiglia che avete, il marito, la moglie, i bambini che tanto amate. Forse non vi sentite di includere nel ringraziamento il marito o la moglie di adesso, ma potete farlo del marito o della moglie di una volta… (Ci sarà stata una volta! Sicuro!)
Tra le tante cose preziose che Dio ci ha dato, con paterna Provvidenza, Sapienza e Amore, c’è da includere la Croce, i momenti di contraddizione, di sofferenza, di umiliazione, ecc. Se non fossero stati per il nostro bene, Dio non li avrebbe permesso. Dovevano produrre frutto. Rospi da mandare giù. Ma se non si masticano ben bene, se non si digeriscono bene, fanno male, tanto male…
È un inganno portare al collo una bella croce e non volerla portare nella vita. È ingannarci, baciare un piccolo crocifisso e non baciare con fede sincera la croce reale, che Gesù Crocifisso di tanto in tanto ci presenta per poter poi condividere con noi altre cose…
3°) Poi continuate a ripassare –col Signore– tutte le cose buone e le qualità, i pregi dell’altro, dell’altra, per apprezzarli e farne un complimento al Signore, per ringraziarlo, per ammirare di nuovo quei pregi che, nella persona dell’altro, dell’altra, Egli vi offre con tanto amore. Non abbiamo diritto ad essere così ciechi ed ingrati.
4°) Poi ognuno ancora deve continuare a ripassare –col Signore– tutti i propri comportamenti che probabilmente hanno ferito o umiliato l’altro, l’altra, per riconoscere il proprio torto, per pentirsi sinceramente, per chiedere perdono a Dio. Questo esame di coscienza, che può durare giorni, vi dovrebbe portare ad una buona confessione, “ben stagionata”. Innanzi tutto, ognuno di noi ha fatto soffrire Dio, lo sta facendo soffrire tanto adesso, con il proprio atteggiamento…
5°) Poi, dopo aver chiesto ognuno perdono al Signore, deve fare ancora –davanti a Lui– un altro elenco di persone alle quali perdonare tutta una serie di cose concrete (oltre che al marito o alla moglie, ai propri genitori, parenti, suoceri, amici, conoscenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, ecc., tutti quelli con i quali abbiamo avuto qualcosa che fare nella vita…, gli stessi bambini, tanto cari e a momenti un po’ insopportabili). Fare questo elenco per dire davanti al Signore: “…per quella tale cosa, ti perdono veramente”. Solo facendo questo, potremmo dire alla fine: “Signore, perdonami, perché anch’io ho perdonato”.
Dimenticavo di aggiungere nell’elenco: perdonare sé stessi di quei difetti che in fondo in fondo ci turbano e ci angosciano, di quegli sbagli commessi che ci umiliano, ecc., e perdonare perfino Dio (Dio!) perché in fondo diamo a Lui la colpa di tante cose che riteniamo cattive o ingiuste…
6°) E infine, l’ultimo passo, che a questo punto sarà molto facile farlo: vi chiederete perdono a vicenda, con la fiducia che l’altro o l’altra senza’altro vi comprende e vi perdona…
La separazione, come vedete, non può essere dalla persona alla quale date la colpa, ma dal covare ognuno le proprie ragioni, il proprio egoismo.
In tutto questo grande lavoro interiore e personale che vi indico, a momenti sentirete che non avete la forza, sentirete forte una ribellione. Vi prevengo. È una brutta tentazione del nemico della vostra felicità. Quanta più rabbia e ripugnanza sentirete nel fare questi passi, tanto più dovrete aggrapparvi alla preghiera nel profondo del cuore, aggrapparvi “con le unghie e coi denti” alla Misericordia del Signore, ai suoi Sacramenti (che non sono per chi è sano, ma soprattutto per chi è malato), a digiunare anche, per fare posto alla grazia di cui avete bisogno e così ottenerla da Dio.
Avrete bisogno di perseveranza. Chi dopo un po’ lascia perdere, non ottiene niente, anzi, il cuore s’indurisce. E se volete ottenere la buona riuscita, la pace, ognuno di voi s’impegni senza stare a badare se l’altro o l’altra fa o non fa…
E tenete assolutamente fuori da ogni cosa tutti gli altri, in primo luogo i genitori: non capirebbero mai e facilmente creerebbero un grosso ostacolo, perché anch’essi dovrebbero di sicuro fare un cammino come questo. Il cammino da percorrere riguarda TUTTI:
Chiedere perdono a Dio – perdonare il prossimo – chiedere perdono al prossimo.
Non dimenticate che il nemico infernale, nemico della verità e della pace, cerca di caricare l’uno contro l’altro, per scaraventarvi insieme l’uno contro l’altro e così rompervi; cerca di metterci davanti al naso i suoi occhialacci neri e deformi, affinché vediamo tutto: Dio, il prossimo, noi stessi, come ci vede lui: neri, deformi, mostruosi…
A questo punto, se come famiglia che siete, ogni sera pregate insieme, non dico un rosario, no, ma tre Avemaria, con i bambini, tenendovi per mano, con piena sincerità…, ecco, questo gesto di buona volontà e di umiltà Dio non lo può lasciare senza una grande benedizione.
Le cose che valgono, costano e il prezzo si paga. Ma veramente vale la pena. Io prego per voi.
Gesù e Maria vi benedicano.
Fraternamente,
Nessun commento:
Posta un commento