( COMPILAZIONE DI ASSISI )
VIZI E VIRTÙ A GRECCIO
34. Francesco amava l’eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri, e aveva una predilezione anche per gli abitanti di quella terra per la loro povertà e semplicità. Perciò si recava spesso a riposare e soggiornare là, attirato inoltre da una celletta estremamente povera e isolata, dove il padre santo amava raccogliersi.
Stimolati dall’esempio e dalla predicazione sua e dei suoi frati e ispirati dalla grazia del Signore, molti abitanti del paese entrarono nell’Ordine. Anche numerose donne vivevano in verginità, restando a casa propria e indossando un abito religioso. Pur dimorando in famiglia, esse conducevano vita comunitaria, coltivando la virtù e affliggendo il corpo con digiuni e orazioni. Alla gente e ai frati esse apparivano, benché giovani e semplici, non come persone dimoranti nel mondo e a contatto con i familiari, bensì come viventi in comunità di religiose sante e dedite al servizio del Signore da lunghi anni. A proposito degli uomini e delle donne di Greccio Francesco soleva dire tutto felice ai frati: «Non esiste una grande città dove si siano convertite al Signore tante persone quante ne ha Greccio, un paese così piccolo».
E sovente, quando alla sera i frati di quell’eremo cantavano le !odi del Signore, – ciò che a quei tempi i frati solevano fare m molti luoghi, – gli abitanti del paese, piccoli e grandi, uscivano dalle case, si riunivano sulla strada davanti al villaggio, e ad alta voce rispondevano, a mo’ di ritornello, al canto dei religiosi: «Lodato sia il Signore Dio!». Perfino i bimbi, che non sapevano ancora ben parlare, al vedere i frati lodavano il Signore come potevano.
In quegli anni, la popolazione di Greccio era esposta a un grave flagello, che durò parecchi anni. La zona infatti era infestata da grossi lupi, che divoravano le persone, e ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine. Durante una predica Francesco ebbe a dire: «Vi annunzio, a onore e lode di Dio, che se ognuno di voi si emenderà dai propri peccati e si convertirà di tutto cuore a Lui con il fermo proposito di perseverare, ho fiducia nel Signore Gesù Cristo che subito, per la sua misericordia, spazzerà via questi flagelli dei lupi e della grandine, che da tanto tempo vi tribolano, e vi farà crescere e moltiplicare nelle cose spirituali e temporali. Ma preannunzio ancora che, se (Dio non lo voglia!) tornerete al peccato, questo flagello e maledizione ripiomberà su di voi, unitamente a molte altre sventure più gravi».
E accadde, per disposizione divina e grazie ai meriti del padre santo, che da quell’ora cessarono le calamità. Di più, ciò che è grande miracolo, quando la grandine veniva a devastare le campagne vicine, non colpiva i contigui poderi degli abitanti di Greccio. Per sedici o venti anni essi videro moltiplicarsi e accrescersi i loro beni spirituali e temporali. Ma dopo, il benessere generò l’orgoglio. Presero a odiarsi, a fare uso delle spade fino ad ammazzarsi fra loro, uccidevano di nascosto gli animali, di notte si davano a rapine e furti, e commettevano molte altre malvagità.
Il Signore, vedendo che le loro opere erano perverse e che non osservavano gli ordini dati per mezzo di Francesco suo servo, si indignò contro di essi, allontanò la sua mano misericordiosa, e così ritornò il flagello della grandine e dei lupi, come aveva predetto il Santo, e molte altre tribolazioni più dure delle antecedenti li colpirono. Infatti, tutto il paese fu divorato dall’incendio, e gli abitanti perdettero ogni loro avere, salvando soltanto la vita.
I frati e quanti avevano udito il discorso di Francesco, che aveva predetto prosperità e disgrazie, ammirarono la santità di lui, constatando come ogni cosa si era verificata a puntino.
Traduzione di VERGILIO GAMBOSO
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