lunedì 1 luglio 2019

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



L'EUCARISTIA E LA GLORIA DI DIO
Io onoro il mio Padre. (Giovanni, VIII, 49).

Nostro Signore non tu pago di restare sulla terra con la sua grazia, la sua verità, la sua parola: vi è rimasto in persona. Noi possediamo lo stesso Signore Gesù Cristo che fu visto nella Giudea, sebbene sotto un'altra forma di vita. Si è coperto di un manto sacramentale, ma è pur sempre lo stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria.
La gloria del Padre, che Nostro Signore soprattutto cercò durante la sua vita mortale, è sempre l'oggetto di tutti i suoi desideri nel Sacramento: si può dire che Gesù Cristo si è posto nello stato sacramentale per continuare sulla terra a onorare e a dar gloria al Padre suo.

I. - Per mezzo della Incarnazione il divin Verbo ha riparata e ripristinata la gloria del Creatore, offuscata nel creato dalla caduta dell'uomo, dall'orgoglio. Il Verbo si è umiliato sino ad unirsi alla nostra natura umana; è disceso in Maria, si è annientato, ha rivestito la torma di schiavo.

Dopo avere pagato il riscatto dell'uomo, reso al Padre una gloria infinita con gli atti della sua vita, purificata la terra con la sua presenza, Egli è risalito glorioso al Cielo; la sua opera era finita.

Gran giorno per il Cielo quello dell'Ascensione trionfante del divin Salvatore! Ma triste assai per la terra che vede andarsene il suo Re, il suo Riparatore. Non deve essa temere di divenire presto, per il Cielo, una terra di ricordo, poi di dimenticanza, e forse di collera e di tempeste?

Gesù, è vero, lascia agli uomini la sua Chiesa, i santi Apostoli, ma essi non sono il buon Maestro! Vi saranno sempre dei Santi, imitatori del divin modello; ma al postutto saranno uomini come gli altri, deboli, imperfetti e soggetti a cadere anche molto in basso.

Se dunque la riparazione operata da Gesù Cristo, la gloria conquistata al Padre con le sue fatiche e i suoi patimenti è lasciata nelle mani degli uomini, non vi è a temere che sia in grande pericolo? Lasciata in mano ad uomini sì imperfetti ed incostanti, non sarebbe troppo esposta l'opera della Redenzione e della glorificazione di Dio?

No, non si abbandona così un regno conquistato a prezzo di Sacrifici inauditi, a costo della Incarnazione e della morte di un Dio! Non si espone così la Legge divina dell'amore.

II. - Che farà dunque il divin Salvatore? Resterà sulla terra: vi continuerà il suo uffizio di adoratore, di glorificatore del Padre. Farà di Sé stesso il Sacramento della gloria di Dio.

Ecco Gesù sull'altare, nel tabernacolo: che fa? Adora il Padre, lo ringrazia e continua il suo ufficio d'intercessore a pro degli uomini. Si fa vittima di propiziazione, ostia di riparazione della gloria di Dio oltraggiata. Dimora sul mistico suo Calvario ripetendo quella grande preghiera: Padre, perdonate loro. Ed offre il suo Sangue e le sue piaghe. Si moltiplica dovunque c'è bisogno di espiare. E là dove si forma una famiglia cristiana Gesù viene a stringere con essa società di adorazione e a glorificare il Padre adorandolo e facendolo adorare in spirito e verità.

L'eterno Padre soddisfatto, degnamente glorificato, fa dire dal suo profeta: Il mio nome è grande tra le genti; da levante a ponente, si offre al nome mio un'oblazione monda!

III. - Ma, oh, meraviglia dell'Eucaristia! Gesù rende al Padre, nello stato sacramentale, un nuovo omaggio, un omaggio che il Padre non ricevette mai da alcuna creatura, più grande, direi, di quanto il Verbo incarnato abbia fatto sulla terra durante la sua carriera mortale.
E qual è questo singolare omaggio? E' l'omaggio del Re della gloria, coronato in Cielo, che nel Sacramento viene a immolare al Padre tutta insieme la sua gloria divina e la gloria della sua umanità risuscitata.

Non potendo onorare in Cielo il Padre con tale sacrificio, Gesù Cristo ridiscende sulla terra, s'incarna di nuovo sull'altare, cosicché l'eterno Padre può ancora contemplarlo povero come a Betlemme, sebbene sia veramente Re del Cielo e della terra, umile e obbediente come a Nazareth, sottomesso ai suoi nemici, ai suoi profanatori, sino all'ignominia della comunione sacrilega, dolce Agnello che non si lamenta! tenera Vittima che si lascia immolare in silenzio! dolcissimo Salvatore che non si vendica! Or perché tutti questi eccessi di abbassamento?

Per glorificare l'eterno Padre con la continuazione mistica delle più sublimi virtù, col sacrificio perpetuo della sua libertà, potenza e gloria, che il suo amore tiene legate nel Sacramento sino alla fine del mondo. Gesù che su questa terra fa colle sue umiliazioni contrappeso all'orgoglio dell'uomo e rende al Padre una gloria infinita! che spettacolo per il Cuore di Dio! Tra le ragioni della presenza eucaristica, la più degna fra tutte è l'amore di Gesù Cristo per il suo divin Padre! 

di San Pietro Giuliano Eymard

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