Ogni santo ha un proprio segreto che lo ispira ed anima: il carisma, che lo distingue nella sua vita. Il segreto è, ovviamente, sempre il Cristo vissuto, ma ognuno si sente da lui attratto in maniera peculiare, anche secondo la propria natura.
Gaspare può essere in molte cose paragonato all' Apostolo prediletto sia per la sua mai offuscata purezza, sia per il suo filiale abbandono sul Cuore sanguinante del Signore; può essere anche paragonato a Paolo di Tarso per la sua predicazione calda e accorata del Cristo Crocifisso. Il nostro Santo, però, sarà per tutta la vita particolarmente preso, ammaliato, innamorato del Sangue Redentore, che ogni mattina consacra nel Calice della sua Messa. Prima a S. Nicola in Carcere, poi nell' orrore dell' esilio, i trasporti d'amore per quel Sangue lo confermano nella incrollabile scelta di vita: versare anche il proprio sangue per quel Sangue!
Nel carcere già vede la sua futura Congregazione che inalbererà lo stendardo del Sangue Prezioso. A Firenze, prima sosta dopo la liberazione, sorge l'aurora dell'apostolato per la diffusione del culto al Sangue di Cristo. Gaspare è convinto che il suo apostolato, per 1' espressione del massimo pegno che Cristo ha dato del suo amore all'umanità, debba andare molto al di là del quotidiano dovere sacerdotale. Egli vorrebbe sentire in sé quello stesso slancio col quale Cristo ha effuso il suo Sangue.
Chi ha osato accusare Gaspare di sentimentalismo non ha capito proprio nulla della maschia statura spirituale e mistica di questo Santo. Egli infatti è il santo che si accosta più d'ogni altro a Pietro e Paolo nel concetto fondamentale della Redenzione universale operata da Cristo versando il suo Sangue. E di tale verità ne fa costante norma di vita.
Vita verginale, distaccata dal mondo, dalle persone e cose più care per una pratica eroica d'ogni virtù cristiana. Vita di preghiera e di meditazione che lo inoltri sempre di più nel solco purpureo di quel Sangue e lo assimili maggiormente al Martire del Golgota. Vita d'apostolato, affinché quel Sangue, dal Cuore squarciato di Cristo, raggiunga tutte le anime e a Lui le riconduca. Alla luce di quel Sangue comprende tutto il male della vita e la tristezza del peccato. Cristo vuol lavare le sordidezze del male col suo Sangue e l'ha messo nelle mani dei sacerdoti per compiere con la loro cooperazione questo ministero d'amore. Gaspare fa sue le sofferenze e le miserie altrui e si sente sanguinare per il prossimo lontano da Cristo. Adora quel Sangue, trabocca d'amore per quel Sangue, distribuisce quel Sangue, chiama attorno a sé uno stuolo di apostoli di quel Sangue, lotta per il trionfo di quel Sangue!
«E l'arma dei tempi, l'arma più potente per vincere ed umiliare Lucifero!» È di suo pugno la frase che troviamo in una lettera al Cristaldi: «Il demonio mi divorerebbe, se non fosse una corona di Calici dei quali parmi vedere il mio spirito circondato». Come si rileva da altri suoi scritti non era un modo di dire, ma una visione reale e quasi costante. Il Pallotti, santo, amico e confessore di Gaspare, afferma: «Il demonio perseguitava il Servo di Dio, perché propagava la devozione al Prez.mo Sangue» e così tanti altri testimoni ed episodi della vita del Santo lo confermano. «I contrasti del demonio - scrive ancora Gaspare - confermano che l'Opera è da Dio. Teme il Nemico per le tante anime che gli strappa il Sangue Divino e gli strapperà in futuro per la diffusione che ne faranno gli Operai Evangelici di questo Santo Istituto».
Gaspare sa che il Sangue è l'emblema insuperabile della carità non solo in chi l'aveva versato, ma anche in chi se ne sarebbe fatto tramite per portarlo alle anime. Il Sangue di Gesù non conosce la legge della stasi, ma è il divenire perenne, il perpetuarsi per la moltiplicazione dei credenti. Gaspare ne diviene il serafino, il più grande apostolo, la tromba squillante delle sue glorie fino alla morte, ed oltre, tramite i suoi figli.
Egli vuole che, come tutta la sua vita, anche la nostra sia un continuo inno d'amore al Sangue di Gesù.
Nessun commento:
Posta un commento