domenica 9 giugno 2024

La grande Guerra di spiriti - LA LOTTA SPIRITUALE

 


La Guerra Sacra e la Grande Vittoria finale 


La  grande  Guerra  di  spiriti

 LA  LOTTA  SPIRITUALE 


Ma da che cosa nascono tutte queste guerre, tutto quest’odio e violenza tra         gli uomini, tra le nazioni, persino all’interno delle stesse famiglie? “E i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt 10,36) 

“Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non    vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non  ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che la Scrittura dichiari invano:   fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice: “Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia”. Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti.” (Giacomo 4,1-7) 

Siamo in mezzo ad una grande “GUERRA DI SPIRITI”, che è innanzi tutto   una guerra tra la Verità e la menzogna.  

Non è una lotta piccola né privata; è guerra totale, iniziata fin dal primo giorno della Creazione e che finirà alla fine del mondo. È guerra totale perché, combattendosi in noi e attorno a noi, coinvolge tutto il Creato e compromette, mettendola a rischio, l’intera opera divina della Creazione, della Redenzione e della Santificazione.  

Non è guerra soltanto d’intelligenze, da combattere a colpi di ragionamenti; è guerra di spiriti: “La nostra lotta non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef. 6,12), “contro Satana e gli altri spiriti maligni che vagano nel mondo a perdizione delle anime”.  

È guerra “sacra”, perché è guerra empia contro Dio, mossa dai quelli che lo odiano, e combatterla è dovere nostro di fedeltà e di amore verso di Lui, guerra che soltanto con armi divine possiamo vincere. “Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio. (…) Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi” (2° Cronache, 20, 15-17). 

È “santa”, perché ciò che è in gioco è la nostra salvezza o dannazione, “guadagnare” Dio o perderlo per sempre. “Proclamate questo fra le genti: chiamate alla guerra santa, incitate i prodi, vengano, salgano tutti i guerrieri.    Con le vostre zappe fatevi spade e lance con le vostre falci: anche i più debole    dica: io sono un guerriero!”  (Gioele, 4,9-10).  

“Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). “Soffre violenza”, cioè: “è oggetto di violenza, è motivo di lotta, si deve lottare   per averlo”. 

Nel parlare di lotta spirituale personale, che ognuno di noi deve combattere interiormente e non di rado esteriormente, occorre inquadrarla nel contesto di una lotta molto più grande, che ci trascende: “Regno  contro  regno”. 

Il contrario di “lotta” o di “guerra” è “pace”. Ma quale guerra?  Quale pace? 

“Non crediate che Io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto        a portare pace, ma una spada”, ha detto il Signore (Mt 10,34). “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, Io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,27). 

Dobbiamo  ricordare  questa  grande  guerra.  

Essa scoppiò in Cielo all’inizio della storia della Creazione, quando Dio “il primo giorno” creò la luce –la luce era una cosa buona– e la separò dalle tenebre. Iniziò allora il giudizio di separazione: i figli di Dio, “figli della Luce”, furono separati da coloro che volendo essere loro la luce per virtù propria, senza Dio, automaticamente diventarono tenebre. 

“Anche tu sei stato abbattuto come noi, sei diventato uguale a noi. Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te v’è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi. Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente: È questo l’individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?” (Isaia, 14,10-17). 

“Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d’Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, Egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.” (Giuda, 5-6). 

Fu l’inizio della guerra all’inizio della storia: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (Apoc. 12, 7-9). 

La lotta si spostò sulla terra, e l’oggetto di contesa fu l’uomo: “Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” (Sap. 2,23-24).  

Non solo l’uomo è conteso, come il corpo di Mosè, che l’arcangelo Michele e il diavolo si disputavano (Giuda, 8), ma lui stesso deve combattere e, come prova della vita, definire da che parte sta: “Chi non è con Me è contro di Me, e chi non raccoglie con Me, disperde” (Mt. 12,30). 

«Ed ora invito tutti: venite con me nell’Eden, dove ebbe il principio la nostra origine, dove l’Ente Supremo creò l’uomo, e facendolo re gli dava un regno da dominare. Questo regno era tutto l’universo, però il suo scettro, la sua corona, il suo comando venivano dal fondo dell’anima sua, in cui risiedeva il “Fiat” Divino come Re dominante, il quale costituiva la vera regalità nell’uomo. Le sue vesti erano regali, fulgide più che sole; i suoi atti erano nobili, la sua bellezza era rapitrice. Dio lo amava tanto, si trastullava con lui, lo chiamava “il mio piccolo re e figlio”. Tutto era felicità, ordine ed armonia.  

Quest’uomo, primo padre nostro, tradì sé stesso, tradì il suo regno, e facendo la sua volontà amareggiò il suo Creatore, che tanto lo aveva esaltato ed amato, e perdette il suo regno, il regno della Divina Volontà, nella quale tutto gli era stato dato. Le porte del regno gli furono chiuse e Dio ritirò a sé il regno dato all’uomo. 

Ora vi debbo dire un segreto: Dio, nel ritirare a sé il regno della Divina Volontà, non disse: “non lo darò più all’uomo”, ma lo tenne a riserbo aspettando le future generazioni per assalirle con grazie sorprendenti, con luce abbagliante, da eclissare l’umano volere che ci fece perdere un regno sì santo, e con tali attrattive di mirabili e prodigiose conoscenze della Divina Volontà, da farci sentire la necessità, il desiderio di mettere da banda il nostro volere che ci rende infelici e slanciarci nella Divina Volontà come nostro regno permanente». (Luisa Piccarreta, “Appello”). 

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Pablo Martín Sanguiao

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