SUL CAPITOLO NONO DELL’APOCALISSE
Il quinto e sesto Angelo.
§. I.
Il quinto angelo, che suonò la tromba.
Cap. IX. v. 1-12.
I. Vers. 1.
E il quinto angelo suonò la tromba, e vidi una stella caduta dal cielo sulla terra, e le fu data la chiave del pozzo dell‟abisso.
Questa stella che qui vien detta che cadde dal cielo sulla terra al suono del quinto angelo, è l‟Imperatore Valente, potente e massimo fautore dell‟eresia ariana, sotto di cui incominciò dapprima a fiorire e raggiungere la massima espansione, al punto che soprattutto al suo tempo si pone meritatamente questo quinto e principale e distinto suono della tromba, per gli immani malanni che cagionò alla Chiesa. Fece più lui, infatti, nel propalare l‟eresia ariana, che Ario stesso nel darla alla luce. Questo Valente, blandito dalla moglie, a sua volta caduta nei lacci dell‟eresia anche per la diabolica influenza del Patriarca di Costantinopoli Eudossio, il più scellerato di tutti gli ariani, aderì a questo funestissimo errore. Per cui, fattosi battezzare dallo stesso Eudossio, giurò a se stesso, che avrebbe perseverato nell‟empio suo dogma, per difendere il quale incrudeliva a tal segno che infestava i cattolici con l‟esiliarli e metterli in prigione, fece chiudere tutte le chiese [sub dio, sta a cielo aperto, sotto il cielo] e ordinò di strappare i monaci dell‟Egitto, i quali gli erano ostinatamente avversi, alla solitudine del deserto, costringendoli ad entrare nell‟esercito, oltre a tante altre scelleratezze di cui trattano Teodoreto e Baronio all‟anno 377. Di tutti i suoi crimini, tuttavia, quello che fu davvero il più scellerato ed esiziale, fu che, volendo i Goti accogliere la fede cristiana, su consiglio e esortazione del perverso Eudossio, inviò loro dei sacerdoti ariani. Lo stesso fece con i Vandali, i quali in seguito, per circa 150 anni, attraverso varie vicende, portarono grandi rovine in Tracia, Gallia, Spagna, Africa, Italia, Borgogna e altri luoghi, finché, l‟anno 527, sotto l‟Impero di Giustiniano, vennero sconfitti e completamente distrutti dai generali Belisario e Narsete, come si legge nel cap. 21 della Storia Ecclesiastica e in altre cronologie. Questi infatti erano popoli molto numerosi, feroci, bellicosi, rapidi, e singolarmente ingegnosi nell‟arte della guerra, come anche oggigiorno sperimentò, ahimé!, la Germania. Prosegue quindi:
Vers. 1. E il quinto angelo suonò la tromba, questo angelo è il quinto sia in ordine alla narrazione, sia in ordine alla rivelazione. S. Giovanni, infatti, riconsidera gli effetti e i gravissimi danni che seguirono dall‟eresia ariana. Si riconosce che questo empio è Eudossio, uomo d‟animo presuntuoso e gonfio della perfidia ariana, che suonò la tromba, istigando convincendo l‟Imperatore Valente ad abbracciare l‟eresia ariana, a permettere che lo battezzasse, a vincolarsi con giuramento a perseverare nell‟errore ariano, a inviare al popolo dei Goti (allontanati i cattolici) dei preti ariani, cose che tutte ottenne per il tramite delle lusinghe della moglie del sovrano. Prosegue: E vidi una stella caduta dal cielo sulla terra, costui è l‟Imperatore Valente, che è paragonato alla stella per le esimie virtù che possedeva, se non le avesse corrotte con la peste ariana. È del pari paragonato alla stella per le insegne della dignità imperiale, nella quale sono costituiti gli Imperatori perché debbano risplendere davanti ai loro principi e ai loro popoli nella sana fede e in tutte le virtù. E vidi una stella, ossia Valente, caduta dal cielo, dalla Chiesa militante di Cristo, sulla terra, dall‟altezza e incorrotta verità della fede cattolica per la seduzione della sua malvagia moglie e di Eudossio, come già detto, cadde nell‟eresia ariana, che metaforicamente è la terra, poiché trattava di cose mondane, nei suoi errori riguardo al Figlio e allo Spirito Santo. Dice caduta al tempo passato, per la sua ostinazione e il giuramento, con cui si ripromise di perseverare in quell‟empio dogma, morendo in tale perfidia. Del pari dice caduta dal cielo sulla terra, poiché venne da Dio abbandonato, disprezzato e reso abbietto per la sua perfidia nei confronti di Cristo Signore e di tutta la SS. Trinità, come anche perché morì privo dell‟onore della sepoltura. E le fu data la chiave del pozzo dell‟abisso. La chiave indica la potestà imperiale concessagli da Dio e il permesso d‟impiegarla empiamente con il richiamare dall‟inferno ed esaltare al massimo grado l‟eresia di Ario, la quale, al contrario, Costantino il Grande, dopo che fu condannata nel Concilio di Nicea, ben impiegando il potere imperiale, aveva seppellito, gettato e chiuso nell‟inferno. E aprì il pozzo dell‟abisso: con la sua autorità imperiale spalancò da ogni parte le porte e le vie all‟eresia ariana, permettendo di diffondersi liberamente, sostenendola ovunque, sottraendo le chiese e gli episcopati ai cattolici, e dandoli agli ariani, inviando sacerdoti eretici ai Goti e ai Vandali e ad molti altri popoli. Per pozzo metaforicamente si intende la stessa eresia di Ario e per abisso l‟inferno. Come, infatti, dagli abissi marini si originano tutti i corsi d‟acqua della terra e le sorgenti che sgorgano attraverso canali sotterranei, così dall‟inferno si diffondono nel mondo tutte le eresie per mezzo di uomini empi.
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Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser
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