lunedì 2 dicembre 2019

IL PROBLEMA DELL'ORA PRESENTE ANTAGONISMO TRA DUE CIVILTA'



GUERRA ALLA CIVILTA' CRISTIANA

Urbibus et castellis ingeruntur pro luce tenebrae; pro melle, vel potius in melle, venenum passim omnibus propinatur; transierunt de gente in gentem, et de regno ad populum alterunm. Novum auditur populis et gentibus Evangelium, nova proponitur fides, fundamentum aliud ponitur praeter



HOURRA! CONTRO LA CHIESA

Quello che Waldeck-Rousseau avea fatto capire nel discorso di Tolosa, Viviani lo proclamò fieramente, il 15 gennaio 1901, dall'alto della tribuna.

"Noi abbiamo il compito di preservare da ogni attacco il patrimonio della Rivoluzione.... Noi ci presentiamo qui recando in mano, oltre le tradizioni repubblicane, queste tradizioni francesi attestate da secoli di lotta in cui, a Poco a poco, lo spirito laico si è svincolato dalle strette della società religiosa... Noi non ci troviamo solamente di fronte alle congregazioni.. ma in faccia alla Chiesa cattolica. Non è egli vero che al di sopra di questo combattimento di un giorno s'incontra ancora una volta di più quel conflitto formidabile, in cui il potere spirituale e il potere temporale si contendono prerogative sovrane, e cercano, disputandosi le coscienze, di conservare sino alla fine la direzione dell'umanità?

"Com'io diceva da principio, credete voi che questa legge ci conduca all'ultima battaglia? No; essa non è che una scaramuccia in paragone delle battaglie del passato e dell'avvenire! La verità è questa che s'incontrano qui secondo la bella espressione del conte di Mun nel 1878 (o piuttosto nel 22 maggio 1875, chiusura del congresso cattolico di Parigi), la società fondata sulla volontà dell'uomo, e la società fondata sulla volontà di Dio. Trattasi di sapere se, in questa battaglia, una legge sulle Associazioni possa bastare. Le Congregazioni e la Chiesa non vi rinunciano col loro modo di procedere, ma bensì colla propagazione della fede... Non temete le battaglie che vi saranno offerte, via; e se trovate dinanzi a voi questa religione divina che poetizza il patimento promettendogli le riparazioni future, opponete la ragione dell'umanità, che poetizza anch'essa il patimento, offrendogli, come ricompensa, la felicità delle generazioni".

Ecco la questione posta chiaramente.

In queste parole si rivelano meno i pensieri personali di Viviani che quelli della setta anticristiana. Essa dichiarava di lottare da parecchi secoli contro la Chiesa cattolica; vantasi d'aver già ottenuto che lo spirito laico si svincolasse a poco a poco dai legami della società religiosa; sa che, in questo sforzo per distruggere le congregazioni, non fa che ingaggiare una scaramuccia, e che, per assicurare un trionfo definitivo, dovrà dare nuove e numerose battaglie.

A nome suo, Viviani dichiara che in questa lotta trattasi di tutt'altra cosa che "della difesa repubblicana" da una parte, e dall'altra dell'accettazione di una forma di governo. Ecco di che si tratta: "sciogliere lo spirito laico dalle strettoie della società religiosa", "prendere la direzione dell'umanità" e distruggere la società fondata sulla volontà di Dio, per costruire una società nuova, fondata sulla volontà dell'uomo" (1).

Ecco perchè la guerra dichiarata alle congregazioni non è che un'avvisaglia. La vera campagna è quella che mette la Chiesa cattolica di fronte al Tempio massonico, vale a dire la Chiesa di Dio in faccia alla chiesa di Satana, conflitto formidabile da cui dipende la sorte dell'umanità. Finchè la Chiesa starà in piedi, continuerà a propagare la fede, ad infondere nel cuore di tutti quelli che soffrono - e chi non soffre? - le speranze eterne. Egli è dunque soltanto sopra le sue rovine che si potrà edificare "la religione dell'umanità" la quale non vuole che l'uomo spinga lo sguardo al di là del tempo presente.

Il resto della discussione, al Senato come alla Camera, non fece che accentuare l'importanza di queste dichiarazioni. Alcune brevi citazioni dimostreranno che i discorsi di Waldeck-Rousseau e di Viviani significano appunto quello che abbiamo detto.

Giacomo Piou: "Ciò che vogliono i socialisti, Viviani lo spiattellò l'altro giorno senza ambagi. Si vuole strappare per forza le coscienze al potere spirituale e conquistare la direzione dell'umanità". L'oratore è interrotto da un membro della sinistra che gli grida: "Non sono solamente i socialisti che ciò vogliono, lo sono pure tutti i repubblicani".

Piou non contraddice. E dà lettura di un discorso in cui Bourgeois avea detto: "Dappoichè il pensiero francese si è emancipato, dappoichè lo spirito della Riforma, della Filosofia e della Rivoluzione è penetrato nelle istituzioni della Francia, il clericalismo è il nemico". Bourgeois interrompe, e Piou replica: "La citazione che ho fatta è esatta, e Bourgeois la sostiene interamente. Egli la sostiene, perchè è la sostanza del suo pensiero; essa spiega il suo ardore nel favorire la legge sulle associazioni, perchè la legge sulle associazioni è la vittoria dello spirito della Rivoluzione, della Filosofia e della Riforma sull'affermazione cattolica".

Nella seduta del 22 gennaio, Lasies ripone in questi termini ,a questione sul suo vero terreno: "Vi sono due frasi, io direi due atti che dominano tutto questo dibattito. La prima frase l'ha pronunciata il nostro onorevole collega Viviani. Egli ha detto "Guerra al cattolicismo!" Io mi levai e gli risposi: Grazie della franchezza!. L'altra parola è stata profferita e questa dall'on. Leone Bourgeois. Dietro l'invito di Piou, Bourgeois affermò di nuovo che lo scopo a cui mira insieme coi suoi amici è quello di sostituire allo spirito della Chiesa, cioè allo spirito del cattolicismo, lo spirito della Riforma, lo spirito della Rivoluzione e lo spirito della Ragione. Queste parole abbracciano la tesi, la dominano, ed io voglio prenderla in esame, poichè tutta la questione sta qui, spogliata dei sotterfugi di lingua e delle ipocrisie della discussione".

L'11 marzo, C. Pelletan dichiara anch'egli che la lotta attuale si connette al gran conflitto ingaggiato tra i diritti dell'uomo e i diritti di Dio. "Ecco il conflitto che predomina in questo dibattito".

Il 28 giugno, alla chiusura della discussione, l'abate Gayraud crede suo dovere, prima del voto, ricordare ai deputati quello che vanno a fare, quello su cui devono pronunciarsi. "La legge che voterete non è una legge di conciliazione e di pace. Con queste parole s'inganna il paese. E' una legge di odio contro la Chiesa Cattolica. Viviani ha svelato il fondo del progetto, quando dichiarò dalla tribuna la guerra alla fede cattolica".

Il conte de Mun compie il medesimo dovere: "Nessuno ha dimenticato il discorso memorabile di Viviani che resterà, malgrado l'abbondanza dei discorsi e degli affissi, il meglio compreso di tutti. Viviani vede nella legge il principio della guerra contro la Chiesa cattolica, che è l'alfa e l'omega dei suo partito... Nella relazione che l'Officiel ha pubblicato questa mattina e che abbiamo dovuto leggere in fretta, l'onorevole Trouillot disse che la legge delle associazioni è il preludio della separazione delle Chiese dallo Stato, che dovrà avere per corollario indispensabile una legge generale sulla polizia dei culti. La Camera e il paese sono adunque chiariti. "E la guerra aperta dichiarata alla Chiesa cattolica; poichè questa legge generale sulla polizia dei culti non sarà che un complesso di prescrizioni ordinate ad ostacolare, con tutti i mezzi possibili, i ministri del culto".

Viviani sale alla tribuna per confermare la minaccia di Trouíllot, il quale, del resto, non ha fatto che ripetere quello che molti ministri avevano detto prima di lui: "Nel corso delle tornate, mentre il partito repubblicano ha fatto maturare il progetto attuale, noi, per quanto fosse difettoso e imperfetto nella forma legale, vi abbiamo aderito pienamente colla ferma intenzione dì avvalorarlo in avvenire con nuove misure" (benissimo! Benissimo! all'estrema sinistra).


Quali devono essere queste misure? A che devono approdare? Lo disse Viviani: "Sostituire la religione dell'umanità alla religione cattolica", ovvero, secondo la formula di Bourgeois, "far trionfare lo spirito della Rivoluzione, della Filosofia e della Riforma sopra l'affermazione cattolica": l'affermazione cattolica che addita il fine dell'uomo al di là di questo mondo e della vita presente, e lo spirito della Filosofia e della Rivoluzione che è di limitare l'orizzonte dell'umanità alla vita animale e terrena.

Se le parole che abbiamo riferite fossero state pronunciate in un club o in una loggia, meriterebbero pur d'essere considerate, attesa la loro gravità. Ma che siano state dette dalla tribuna, e ripetute, ivi pure, alla distanza di sei mesi, applaudite dalla grande maggioranza dei rappresentanti del popolo e infine sanzionate da una legge fatta collo spirito che le ha dettate, è certamente un grave soggetto di meditazione.

Viviani disse: "Noi non abbiamo dinanzi solamente le congregazioni, ma siamo di fronte alla Chiesa cattolica, per combatterla, per farle una guerra di sterminio".

E' molto tempo che questo pensiero travaglia la mente dei nemici di Dio, è molto tempo che si lusingano di poter distruggere la Chiesa.

In una lettera scritta il 25 febbraio 1758 Voltaire diceva: "Ancora vent'anni e Dio avrà un bel giuoco". Al luogotenente di polizia Hérault che gli rimproverava la sua empietà e gli diceva: "Avete un bel fare, ma, checchè scriviate, voi non verrete a capo di distruggere la religione cristiana". Voltaire gli rispose: "E' ciò che vedremo" (Condorcet, Vie de Voltaire).

Dio ha avuto un bel giuoco... contro Voltaire. Per ciò che riguarda la Chiesa sono già non venti, ma centocinquanta anni, e la Chiesa cattolica è sempre in piedi.

Avverrà lo stesso al giorno d'oggi, sebbene si tengano sicuri d'aver questa volta fatto meglio i loro conti.

Il 15 gennaio 1881, il Journal de Genève pubblicava una conversazione dei suo corrispondente di Parigi con uno dei capi della maggioranza - massonica che dominava allora come al presente la Camera dei deputati. Egli diceva: "Al fondo di tutto ciò (di tutte queste leggi promulgate l'una dopo l'altra) havvi una ispirazione dominante, un piano stabilito e metodico che si svolge con più o meno ordine e ritardo, ma con una logica invincibile. Noi facciamo in regola l'assedio del cattolicismo romano, prendendo per punto d'appoggio il Concordato. Noi vogliamo farlo capitolare o romperlo. Sappiamo dove sono le sue forze vive, ed è là che vogliamo assalirlo".

Nel 1886, nel numero del 23 gennaio della Semaine Religieuse, abbiamo riferito queste altre parole ch'erano state dette a Lilla: "Noi perseguiteremo senza misericordia il clero e tutto ciò che riguarda la religione. Adopreremo contro il cattolicismo dei mezzi che esso neppure immagina. Faremo sforzi d'ingegno affinchè scompaia dal mondo. Se, ciò non ostante, avvenisse ch'egli resistesse a questa guerra scientifica, io sarei il primo a dichiarare che è d'essenza divina".

Nel giugno 1903, la Verité Françaíse riferiva che Ribot in una conversazione intima avea detto del pari: "Io so ciò che si prepara; io conosco per filo e per segno le maglie della vasta rete che è tesa. Ebbene, se la Chiesa romana ne va salva questa volta in Francia, sarà un miracolo, miracolo al miei occhi così splendido che mi farò cattolico con voi".

Questo miracolo lo si vide nel passato; lo si vedrà nell'avvenire. I Giacobini potevano ritenersi tanto sicuri, anzi più sicuri dei successo che i nostri liberi pensatori; essi dovettero confessare che s'erano ingannati... e punto non si convertirono. "Io vidi - dice Barruel nelle sue Mémoires (Tomo V, p. 208) - io vidi Cerutti attaccare insolentemente il Segretario del Nunzio di Pio VI, e con una gioia empia, col sorriso della compassione, dirgli: Custodite bene il vostro Papa; custoditelo ben bene ed imbalsamatelo bene dopo la sua morte, poichè io ve l'annunzio, e potete esserne certo, non avrete un altro papa. Questo preteso profeta non l'indovinava allora - continua Barruel - che egli compariva prima di Pio VI davanti a Dio, il quale, ad onta delle tempeste del Giacobinismo, e di molte altre, sarà sempre con Pietro e con la sua Chiesa fino alla consumazione dei secoli".

Viviani ha detto che se la massoneria voleva distruggere la Chiesa, era a fine di sostituire alla religione di Cristo, la religione dell'umanità.

Costituire una religione novella, la "religione dell'umanità" è, come vedremo, il termine a cui la massoneria vuol far arrivare il moto iniziato dal Rinascimento.

Imperocchè il Rinascimento non fu solamente il ritorno al tempo di Pericle e di Augusto, rispetto alla letteratura ed alle arti; ma fu eziandio presentato come il foriere dell'emancipazione dell'umanità e l'aurora d'un progresso indefinito nel godimento dei beni di questo mondo.

In un'opera edita a Friburgo sotto questo titolo: La deificazione dell'umanità, od il lato positivo della framassoneria, il P. Patchtler, ha dimostrato molto bene il significato che la massoneria dà alla parola "umanità" e l'uso ch'essa ne fa. "Questa parola - ci dice - è adoperata da migliaia d'uomini (iniziati od echi incoscienti di iniziati) in un senso confuso, senza dubbio, ma tuttavia sempre come il nome di guerra di un certo partito per un certo fine, che è il rovescio del cristianesimo positivo. Questa parola, nella loro bocca, non significa soltanto l'essere umano in opposizione all'essere animale... essa pone in tesi l'indipendenza assoluta dell'uomo nel dominio intellettuale, religioso e politico; essa nega per lui ogni fine soprannaturale, e domanda che la perfezione puramente naturale della stirpe umana sia incamminata verso le vie del progresso. A questi tre errori corrispondono tre tappe nella via del male: L'Umanità senza Dio, l'Umanità che si fa Dio, l'Umanità contro Dio. Tale è l'edificio che la massoneria vuol erigere in luogo dell'ordine divino che è l'Umanità con Dio".

Quando la setta parla della religione dell'avvenire, della religione dell'umanità, è appunto quest'edificio, questo tempio ch'essa ha in vista.

(1) Questa dichiarazione, Gambetta l'avea fatta son già venticinque anni. Il 4 maggio 1877 egli diede la famosa parola d'ordine seguita da tutti coloro che hanno tenuto il potere in Francia da venticinque anni: "Il clericalismo, ecco il nemico!" Si sa in quali circostanze. La repubblica del centro destra, inaugurata coi settennato del maresciallo Mac-Mahon, avea, dovuto ben presto eclissarsi davanti ad una repubblica di centro sinistra. Buffet era stato sostituito alla testa del ministero da Dufaure. Dufaure, stanco di dover sempre resistere alle esigenze dei radicali, diede le sue dimissioni. Mac-Mahon chiamò allora al potere la sinistra nella persona di Jules Simon. Jules Simon fece all'estrema sinistra le concessioni che Dufaure avea fatto alla sinistra e Buffet al centro sinistro. Mac-Mahon volle allora risalire la corrente. Il 16 maggio indirizzò a Jules Simon una lettera che questi interpretò come una dimanda a dimettersi. Il Presidente incaricò allora De Broglie di formare il Gabinetto, e, il 18 maggio, indirizzò alle Camere un messaggio in cui, dopo avere spiegato la sua condotta, le sospendeva per un mese, giusta l'art. 24 della Costituzione.

Durante questa sospensione, il 10 giugno 1877, Gambetta ricevette una deputazione della gioventù delle scuole di diritto, di medicina ecc. e disse loro una parola che non avrebbe dovuto mai essere dimenticata, poichè nessuna getta, sul quarto di secolo che si dilegua e sul carattere della lotta attuale, una luce più chiara. "Noi abbiamo - egli disse - l'aria di combattere per la forma di governo, per l'integrità della Costituzione. La lotta più profonda: la lotta é contro tutto ciò che rimane del vecchio Mondo, tra gli agenti della teocrazia romana ed i figli dell'89".

I discorsi di Gambetta furono riuniti in volumi. Noi non li abbiamo sotto gli occhi, ma prendiamo questa citazione nell'opera che un inglese, Bodley, dopo lunga ricerca fatta in Francia pubblicò sotto questo titolo: La France. Essai sur 1'histoire et le fonctionnement des Institutions politiques françaises. Questa frase di Gambetta si legge a p. 201.

Delasuss, Henri;

IL SACERDOTE



IL SACERDOTE È FIGLIO PREDILETTO DI MARIA

Mentre Gesù moriva in Croce volle rivelare alla Mamma il mistero del Sacerdozio: l'Ordine Sacro rende presente Gesù nel Sacerdote.
Gesù dice alla Mamma: «Donna, ecco il tuo Figlio!». Si sono dati a queste parole tanti significati, tutti belli, veri e santi: ma il più consolante per il Sacerdote è che Gesù voleva dire a Maria: «Mamma, tu non mi perdi, tu mi trovi in Giovanni, tu mi trovi nel Sacerdote».
Maria, da quel momento, compie un ufficio eminentemente materno verso il Sacerdote che giustamente Ella chiama e considera il Mio Gesù.
Che cosa vede Maria nel Sacerdote:
1) Vede in qualche modo se stessa nella sua missione e nella sua santità.
2) Vede anche il suo Gesù che continua la missione di salvezza nel tempo e nello spazio. Anzitutto Maria vede se stessa nella sua santità.
Maria è tutta santa, immacolata, piena di grazia.
Che cosa deve essere il Sacerdote se non santo, immacolato, tanto ricco di grazia da donarla agli altri?
San Paolo dice dei cristiani che Dio ci ha predestinati prima della creazione del mondo ad essere «santi e immacolati».
Tale è Maria in modo eminente.
Tale deve essere in modo particolare il Sacerdote da modello del gregge.
Maria forma Gesù in sé, lo genera e dona agli altri.
Anche il Sacerdote deve formare Gesù in sé e formarlo negli altri.
Già san Paolo lo affermava di sé: «Io sento le doglie del parto finché non sia formato Cristo in voi».
È, dunque, il Sacerdote partecipe della funzione materna di Maria che si vede perpetuata nella missione generatrice del Sacerdote.
Questo vale anche con una certa analogia nella celebrazione eucaristica quando alla Consacrazione si fa presente il mistero dell'Incarnazione.
In Maria l'Incarnazione avviene per opera dello Spirito Santo: nella Consacrazione della
Messa la presenza di Gesù avviene per opera dello Spirito Santo.
II Sacerdote in unione con Maria e in nome di Maria è aiuto dei cristiani, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatore degli afflitti, potente come la Vergine contro il maligno.
La mano del Sacerdote schiaccia satana come lo schiaccia il piede verginale di Maria. Lo schiaccia specialmente quando stritola satana con l'assoluzione sacramentale. Es.: san Paolo nella lettera ai Romani cap. 16, vers. 20 e seguenti afferma: «Ben presto il Dio della pace stritolerà satana sotto i vostri piedi!».
Maria vede Gesù nel Sacerdote.
Il Sacerdote diventa Gesù per una trasformazione ontologica operate dall'Ordine Sacro. Gesù vive, è presente ed operante nel Sacerdote in quanto Capo del Corpo mistico insignito delle potestà di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote.
La Madonna vede e contempla nella luce della SS. Trinità le realtà divine di cui il Sacerdote è ricco, vede davvero Gesù nel Sacerdote e non può non amarlo di amore di predilezione.
La Madonna vede che la trasformazione operata nel Sacerdote è opera dello Spirito Santo e che perciò il Sacerdote è diventato strumento congiunto di cui si serve lo Spirito Santo per compiere l'opera della salvezza.
La Madonna vede Gesù operante nel Sacerdote in particolare nell'esercizio delle tre funzioni (munus) e potestà: Maestro - Pastore - Santificatore.
Maria vede nel Sacerdote Gesù Maestro: e Lei lo aiuta a trasmettere la vera, sana e intatta dottrina ai fedeli, Lei che è la Virgo Fidelis.
Maria aiuta il Sacerdote ad essere un Vangelo vivente e vissuto in modo tale che ai fedeli giunga prima la predica dell'esempio e poi quella della parola.
Maria vede nel Sacerdote Gesù Pastore: Lei è stata chiamata da un Padre: la divina Pastora. Vuol vedere nel Sacerdote Gesù che vive in funzione della salvezza delle anime, delle pecorelle e degli agnelli ed aiuta con la sua materna intercessione il Sacerdote ad essere pastore pronto a sacrificare anche la vita perché nessuna pecora vada perduta.
In questa funzione di Pastore Maria è alleata del Sacerdote come il Sacerdote lo è di Maria. Maria è la Madre del gregge: il Sacerdote ne è il Padre.
Maria vede nel Sacerdote Gesù Santificatore delle anime attraverso la sua attività ministeriale e lo aiuta ad essere santo perché tutti i figli di Maria siano santi.
Nessuno più di Maria desidera e vuole che il Sacerdote sia santo davvero soprattutto con la vita immolata e spesa tutta per Dio e per le anime.
La Madonna anima il Sacerdote alla rinunzia come atto di amore e scelta di amore, sostenendolo affinché sia santo nell'anima e nel corpo con l'esercizio gioioso della purezza del cuore, della mente, dello spirito e del corpo.
Maria vede nel Sacerdote la estensione della sua fecondità verginale per opera dello Spirito Santo. Lei ha detto: «Non conosco uomo» e Dio l'ha resa feconda per opera dello Spirito Santo facendola Madre del Cristo e della chiesa, del Capo e del Corpo.
Il Sacerdote liberamente e per amore col celibato dice: «Non conosco donna» e lo Spirito Santo lo fa padre e madre (come san Paolo che dice ai figli: sento le doglie del parto finché Cristo non sia formato in voi) e lo rende fecondo sul piano divino e soprannaturale di innumerevole prole.


"Signore, insegnaci a pregare!"



preghiere della Serva di Dio LUISA  PICCARRETA 


Gesù ha fatto tutto quello che le creature devono fare verso Dio 

... E non so come, mi son trovata dentro di Gesù. Chi può dire quante cose comprendevo dentro di quella Umanità Santissima? Solo so dire che la Divinità dirigeva in tutto l’Umanità; e, siccome la Divinità in un medesimo istante può fare in tutto il periodo della vita quanti atti vuoi fare, ora, essendo che nell’Umanità di Gesù Cristo operava la Divinità, comprendevo con chiarezza che Gesù benedetto in tutto il corso della vita rifaceva per tutti in generale e per ciascuno distintamente tutto ciò che ognuno è obbligato a fare verso Dio; in modo che adorava Iddio per ciascuno in particolare, ringraziava, riparava, glorificava per ciascuno, lodava, soffriva, pregava per ciascuno... Onde comprendevo che tutto ciò che ciascuno deve fare è stato già fatto prima dal Cuore di Gesù. (Vol. 4°, 02.08.1902). 

a cura di D. Pablo Martín

Chi vive con il Padre ha tutto ciò che gli serve!



Maria Madre di Dio

Figli Miei, dovete svegliarvi, dovete prepararvi e non pensare solo a voi stessi, ai vostri divertimenti, alla vostra soddisfazione perché  in questo modo non troverete mai la via verso Dio.

Tornate in voi stessi! Guardate nei vostri cuori! Se vedete che esso è strapieno di sporcizia allora purificatevi! Se esso soffre e duole alleviate la sua sofferenza. Non cercate però di guarirlo con le esteriorità , ma guaritelo dall’interno!

Dio Padre è con ognuno dei Suoi figli, e mai vi lascerà soli, ma il vostro cuore deve essere aperto per LUI e deve trovare la calma per potersi accorgere di LUI, per poterLo percepire e sentire.

Figli Miei, una vita con Nostro Padre è più bella di qualsiasi cosa bella che conoscete.

Chi  vive con il Padre ha tutto ciò che gli serve.

Raggiungete anche voi questa indescrivibile gioia, amore e fiducia nella vostra vita che milioni di milioni di figli di Dio hanno già e possono vivere ogni giorno.

Cosi sia

IL PADRE NEGLI ULTIMI TEMPI



«VOGLIO ESSERE COME UN BAMBINO PICCOLINO... »
 "Voglio essere come un bambino piccolino... che tira la veste al suo Papà e con il sorriso gli chiede le cose più semplici, che al mondo possono sembrare le più impossibili..."
La piccolina del Padre


La grande Luce

11) «E vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo».
Nel cielo dello spirito le nubi sono i peccati, i fantasmi che l'inferno fa scaturire costituendo come un velo, una nube che impedisce di vedere Dio. E' quella che Isaia chiama la "coltre" che verrà squarciata (Is 25,7).
Il Figlio dell'uomo verrà "sopra le nubi", cioè verrà nonostante gli sforzi che l'inferno farà per offuscare la visione di Dio. Esso sa che qualora l'uomo riuscirà a scorgere anche solo un bagliore del Sole che vive in lui, si accenderà dentro di lui un fuoco sempre più forte e cercherà Dio, lo vorrà "con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze" (Dt 6,5; Mt 22,37).
Chi ha visto la Luce di Dio non può più accettare di essere nuovamente sommerso dalle tenebre del peccato e della morte.
Per questo satana cerca di non farci vedere Dio, o di farcene avere un'idea falsa: non Padre tenerissimo, ma padrone vendicativo e giudice inflessibile, quasi nemico.

Padre Andrea D'Ascanio

VITA DI CRISTO



 LA SOLA PERSONA CHE SIA MAI STATA PREANNUNZIATA  

La storia è piena di uomini che hanno asserito di venire da Dio, o di essere Dio, o di recare il messaggio di Dio: Budda, Maometto, Confucio, Cristo, Lao-Tse, e tanti e tanti altri, fino a colui che oggi stesso magari ha fondato una nuova religione. E, di essi, ciascuno ha il diritto di essere ascoltato e valutato. Ma, come per ogni cosa che si debba misurare occorre un metro esterno e ad essa affatto estraneo, così occorrono talune prove permanenti, che siano valide per tutti gli uomini, tutte le civiltà, tutte le epoche, onde si possa stabilire se alcuno di coloro o tutti coloro che hanno fatto simili affermazioni siano, o non, nel giusto. A due categorie appartengono tali prove: alla ragione e alla storia. Alla ragione, perché tutti ne sono dotati, anche quelli che mancano di fede; alla storia, perché tutti, vivendo, ne partecipano, ed è lecito presumere che abbiano a conoscerne alcunché.  

La ragione ci suggerisce che, ove questo o quello di tali uomini venisse realmente da Dio, Dio ne avrebbe perlomeno preannunziato l'avvento al fine di convalidarne l'affermazione. I fabbricanti di automobili avvertono la clientela circa l'epoca in cui ha da aspettarsi un nuovo modello. Orbene, se Dio ci mandasse un messaggero o se Egli stesso venisse su questa terra per diffondere un messaggio d'importanza vitale per gli uomini tutti, sembrerebbe logico che anzitutto Egli mettesse gli uomini in grado di sapere quando il Suo messaggero apparirebbe in mezzo a loro, e dove nascerebbe, dove vivrebbe, quale dottrina predicherebbe, quali nemici susciterebbe, quale programma adotterebbe per il futuro, quale morte farebbe. Di modo che, nella misura in cui il messaggero si conformasse a tali annunzi, sarebbe possibile giudicare la validità delle sue asserzioni.  

La ragione, inoltre, ci induce a credere che se Dio non agisse a questo modo, nulla potrebbe impedire un qualunque impostore d'introdursi nella storia dicendo: «Provengo da Dio», oppure: «Un angelo mi è apparso nel deserto e mi ha consegnato questo messaggio». In simili casi, verrebbe a mancare un mezzo oggettivo, storico, per constatare la veridicità del messaggero, ché altro non avremmo che la sua parola, e, pertanto, egli potrebbe essere nel torto.  

Se un visitatore venisse da un paese straniero a Washington e asserisse di essere un diplomatico, il governo gli chiederebbe il passaporto e altri documenti comprovanti la sua qualità di rappresentante di questo o quel governo; e s'intende che codesti documenti dovrebbero recare una data anteriore al suo arrivo. Se dunque ai delegati dei nostri paesi vengono richieste simili prove d'identità, la ragione deve per certo agire allo stesso modo con i messaggeri che affermano di essere stati inviati da Dio. 
A ciascuno di costoro la ragione domanda: «Che cosa, prima che tu nascessi, stava ad attestare che tu saresti venuto?»  

Un simile criterio consente di giudicare il merito degli assertori. (E, in questo stadio preliminare, Cristo non è più grande degli altri.) Nessuno predisse la nascita di Socrate; nessuno preannunziò Budda e il di lui messaggio, né svelò il giorno in cui egli si sarebbe seduto sotto l'albero; di Confucio non ci sono stati tramandati né il nome della madre né il luogo di nascita, e neppure è a dire che questi dati fossero stati rivelati agli umani alcuni secoli prima del suo avvento così che quando egli venne al mondo gli uomini potessero riconoscere in lui un messaggero di Dio. 
Quanto a Cristo, il discorso è diverso: date le profezie dell’Antico Testamento, la Sua venuta non era inaspettata. Perché, se mancò qualsiasi predizione relativa a Budda, a Confucio, a Lao-Tse, a Maometto, o a chiunque altro, non mancarono per contro le predizioni relative a Cristo. Gli altri vennero e dissero: «Eccomi, credete in me». 
Erano, quindi, solo uomini fra gli uomini, non erano divini fra gli umani. Unica eccezione fu Cristo, in quanto disse: «Ricercate gli scritti del popolo ebraico e i riferimenti storici dei Babilonesi, dei Persiani, dei Greci e dei Romani». (Per il momento, gli scritti del mondo pagano, e perfino l'Antico Testamento, possono considerarsi solo documenti storici e non già parole ispirate.)  

Sta di fatto che le profezie dell’Antico Testamento possono venir comprese nella loro pienezza alla luce del loro compimento. Perché il linguaggio profetico non ha la precisione delle scienze matematiche; ma ove nell' Antico Testamento si ricerchino i ricorsi messianici, e ove si paragoni l'immagine che ne risulta con la vita e le opere di Cristo, si può mai dubitare che le predizioni antiche si riferiscano a Cristo e al Regno da Lui istituito? La promessa che Dio fece ai patriarchi che per il loro tramite tutti i popoli della terra sarebbero stati benedetti; la predizione che la tribù di Giuda avrebbe avuto su tutte le altre tribù ebraiche la supremazia fino all'avvento di Colui al quale tutte le genti avrebbero obbedito; il fatto, certamente strano, ma innegabile, che nella Bibbia dei Giudei di Alessandria, cioè nella Versione detta dei Settanta, si trovi chiaramente predetta la nascita verginale del Messia; la profezia di Isaia (53) relativa all'Uomo dei Dolori, al Servo del Signore, il quale darà la vita in espiazione delle colpe del Suo popolo; le prospettive del glorioso ed eterno regno della Stirpe di Davide: in chi, se non in Cristo, queste profezie han trovato il loro compimento? Da un punto di vista meramente storico, si verifica qui una unicità che distingue Cristo da tutti gli altri fondatori di religioni terrene; e giacché il compimento di tali profezie si verificò, storicamente, nella persona di Cristo, non soltanto cessarono in Israele tutte le profezie ma si produsse anche la cessazione dei sacrifici dopo il sacrificio del vero Agnello pasquale.  

E si guardi alla testimonianza del mondo pagano. Tacito, parlando degli antichi Romani, dice: «La gente, per la maggior parte, credeva nelle antiche profezie, secondo le quali l'Oriente avrebbe prevalso e dalla Giudea sarebbe venuto il Padrone e Reggitore del mondo». E Svetonio, là dove narra la vita di Vespasiano, così riferisce circa la tradizione romana: «Era vecchia e perpetua credenza, in tutto l'Oriente, che, in base a profezie d'indubbia veridicità, i Giudei avrebbero raggiunto l'apice della potenza».  

La Cina nutriva la medesima attesa, ma, poiché si trovava dall'altra parte della terra, credeva che il Gran Savio sarebbe nato in Occidente. Gli Annali del Celeste Impero contengono la seguente relazione:  

«Nell'anno ventiquattresimo di Ciao- Wang della dinastia dei Cieu, nel giorno ottavo della quarta luna, una luce apparve a sud-ovest, che illuminò il palazzo del re. Colpito da tanto splendore, il monarca interrogò i savi, che gli mostrarono alcuni libri dai quali risultava che quel prodigio doveva venire interpretato come l'apparizione del Gran Santo d'Occidente, la cui religione sarebbe stata introdotta anche nel loro paese».  

E Lo aspettavano i Greci, perché nel Prometeo, composto sei secoli prima ch'Egli nascesse, Eschilo scriveva: «E, inoltre, non aspettarti che questa maledizione abbia fine sino a quando Iddio non si manifesti, per addossarsi, in vece tua, tutte le pene conseguenti dai peccati da te commessi».  

Come fecero i Re Magi a sapere della Sua venuta? Probabilmente in base alle tante profezie diffuse per il mondo dagli Ebrei, nonché in base alla profezia che Daniele alcuni secoli prima della nascita di Cristo aveva fatta ai Gentili.  

Quanto a Cicerone, dopo aver riportato le parole degli antichi oracoli e delle Sibille relativamente a un «Re che dovremo riconoscere se vorremo essere salvati», si domanda ansioso: «A quale uomo e a quale periodo di tempo alludono codeste predizioni?» La Quarta Egloga di Virgilio testimonia della medesima antica tradizione e parla di «una donna casta, sorridente al suo bambino, con il quale avrebbe fine l'età del ferro».  

Svetonio cita un autore contemporaneo per rilevare che tanta paura avevano i Romani di un Re che avrebbe governato il mondo da ordinare che tutti i bambini nati in quell'anno venissero uccisi: ordine che poi non fu emanato se non da Erode.  

Non soltanto gli Ebrei aspettavano la nascita di un Gran Re, di un Savio, di un Salvatore, ma anche Platone e Socrate parlarono del Logos e del Savio Universale «che doveva ancora venire». Confucio parlò del «Santo»; le Sibille, di un «Re Universale»; i tragici greci, di un salvatore e redentore che avrebbe liberato l'uomo dalla «primaria remota maledizione». Tutti costoro aspettavano nel senso dei Gentili. Ciò che anzitutto distingue Cristo da tutti gli uomini è che era atteso: perfino i Gentili bramavano un liberatore o redentore che fosse. Il che è di per sé sufficiente a differenziarLo da tutti i condottieri religiosi.  

La seconda distinzione consiste nel fatto che, una volta apparso, con tanta violenza Egli percosse la storia da fenderla in due, dividendola in due periodi: anteriore alla Sua venuta il primo, posteriore il secondo.  

Il che Budda non fece, né alcun altro dei grandi filosofi indiani. Perfino coloro che negano l'esistenza di Dio devono così datare gli attacchi che conducono contro di Lui: l'anno tale d. C., oppure l'anno tal altro a. C. La terza realtà che Lo differenzia da tutti gli altri è questa: chiunque altro sia mai venuto al mondo è venuto per vivere; Egli è venuto per morire. Per Socrate, la morte fu una pietra d'inciampo, in quanto ne troncò l'insegnamento; mentre per Cristo fu la meta e il compimento della vita, la ricchezza ch’Egli ambiva. Delle Sue parole ed azioni, poche sono intelligibili ove non si stabilisca un riferimento con la Sua Croce, giacché Egli si manifestò come un Salvatore invece che come un semplice Maestro. A nulla infatti sarebbe valso ch'Egli avesse insegnato agli uomini il modo d'esser buoni se non gli avesse anche concesso la facoltà d'esser buoni, dopo averli riscattati dalla amarezza della colpa.  

La Storia d'ogni vita umana comincia con la nascita e finisce con la morte; nella Persona di Cristo, invece, venne prima la morte poi la vita. La Scrittura Lo descrive come «l'Agnello sgozzato fin dalla fondazione del mondo», ché, nell'intenzione, Egli fu sgozzato dal primo peccato e dalla prima ribellione contro Dio. Non fu la Sua nascita a proiettare un'ombra sulla Sua vita e a trarLo quindi a morte; prima in ordine di tempo venne bensì la Croce, rimandò la propria ombra sopra la Sua nascita.  

La Sua è stata l'unica vita che sia mai stata vissuta a ritroso. Come il fiore nel muro screpolato rivela il poeta della natura, e come l'atomo è la miniatura del sistema solare, così la Sua nascita rivela il mistero del patibolo. La Sua esistenza si svolse tra i poli di due realtà conosciute, dalla ragione della Sua venuta resa palese dal nome di Gesù», ossia «Salvatore», al compimento della Sua venuta, cioè alla Sua morte sulla Croce.  

Di Lui, Giovanni ci dà la preistoria eterna; Matteo, la preistoria temporale, attraverso la genealogia; è significativo che la Sua stirpe umana sia tanto legata a peccatori e stranieri! Codeste macchie sullo scudo del Suo lignaggio umano Gli ispirano pietà per i peccatori e per quanti siano estranei all'Alleanza; ed entrambi questi aspetti della Sua compassione Gli saranno, in séguito, addebitati a mo' di accuse: «È amico dei peccatori»; «un Samaritano». Ma l'ombra di un passato contaminato predice il Suo futuro amore per i contaminati. Nato da una donna, Egli fu un uomo e, al tempo stesso, poté essere tutt'uno con l'umanità intera; nato da una Vergine adombrata dallo Spirito e «piena di grazia», sarebbe stato altresì fuori da quella corrente di peccato che corrompeva tutti gli uomini.  

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

LO SPIRITO SANTO È FORZA DEI DEBOLI



Lo Spirito Santo conforta, sostiene e rianima coloro che a Lui si affidano. - Felice dunque chi ripone in Lui ogni fiducia, e chi, con vivo desiderio invocandolo, può dire col Profeta: Os meum aperui, et attraxi Spiritum.
Ma rifletti, o cristiano, che non meritano i conforti del Divin Paracleto, nè lo attraggono a sè quelle anime infingarde, che non vogliono sapere di sacrifizi, nè quelle anime eccessivamente delicate, che pretendono di non sentire il peso della croce. Saresti mai di queste? Guai a te! che soffrirai inolto e meriterai poco. Lévati dunque generosamente sopra te stessa, disponiti con amore e con pace ad ogni sacrifizio che da te voglia il Signore, ed ecco che sarà teco lo Spirito Santo col dono della Fortezza e colle consolazioni della sua grazia: anzi verrà Ei medesimo in te, e sarà tuo sostegno, tuo conforto, tua consolazione, tua vita.

Cari figli, due templi e un'unione; La Città dei Sette Colli e la Terra della Santa Croce (Brasile).




Cari figli, due templi e un'unione; La Città dei Sette Colli e la Terra della Santa Croce (Brasile). La sofferenza verrà per gli uomini e le donne di fede. Quello che vi dico non potete comprenderlo ancora, ma vi chiedo di intensificare le vostre preghiere in favore della Chiesa del Mio Gesù. Abbiate coraggio, fede e speranza. Voi siete importanti per la realizzazione dei Miei Piani. Date il meglio di voi nella missione che il Signore vi ha affidato. Dite a tutti che Dio ha fretta. L'umanità cammina verso l'abisso della distruzione spirituale. Amate e difendete la verità. Pentitevi e ritornate. Quello che dovete fare, non lasciatelo per il domani. In questi tempi difficili, cercate forze nella preghiera e nell'Eucaristia. Accogliete il Vangelo del Mio Gesù e ovunque testimoniate la vostra fede. Non tiratevi indietro. Io vi amo e sarò sempre vicino a voi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Ch'io non veda che la Croce insanguinata

O misericordia del mio Dio! O carità di Gesù! O misteri di grazia! O tesori dell'anima attinti con la confidenza e con l'amore!
Tutto questo è il dono magnifico del Sangue del mio Gesù, di Cristo Crocifisso.
«Sanguis Christi inebria me».
O Sangue di Cristo, sorgente prodigiosa dei divini tesori, da cui fluiscono come raggi luminosi le eterne verità, la forza che produce l'amore e la grazia che si chiama ascensione, o Sangue del mio Cristo, «inebria me et omnia».
lo ti adoro fluente dal petto adorato di Gesù, da tutte le sue membra straziate. Ti raccolgo nei calici della adorazione, della riparazione, della impetrazione e dell'amore e Ti offro alla augustissima Trinità come pegno della mia salvezza, come prezzo della mia santità, come caparra della mia beatitudine.
O Sangue di Cristo, io mi unisco a Te per ritemprare la mia vita e intendere quella del mio Gesù, per sentire in me gli strazi della sua Passione e per compiere quanto mi manca nella conquista della perfezione e dell'amore.
O Sangue di Cristo, io intendo di invocarTi ad ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni palpito del cuore e di riceverTi insieme al Corpo, all'Anima, alla Divinità del mio Gesù; intendo di raccoglierTi sugli altari del Tempio e in quelli delle anime per adorarTi perpetuamente per me e per tutte le creature e per vivere la perfetta vita di Gesù.
«Sanguis Christi, age pro me!».
Con questa invocazione chiedo a te l'ispirazione, lo slancio della vita soprannaturale, la sanzione delle comunicazioni con Dio, l'aiuto, la forza, la grazia per la corrispondenza, per la santa perseveranza, per l'accrescimento nel bene, nella virtù, nel sacrificio della pietà e dell'amore.
«Sanguis Christi, age pro me!».
O Sangue di Cristo, chiedo, desidero, e supplico che tu mi unisca a Gesù, così strettamente alla sua vita di dolori, così intensamente al martirio della Croce, così realmente alla sua immolazione nel Tabernacolo, ch'io senta straziarmi il cuore, le membra, la vita; ch'io non desideri se non pene e dolori, che io non pensi che al Mistero della Passione e non veda che la Croce insanguinata.
O Croce squallida e triste, che ti sei presentata alla mia anima il primo giorno dei Santi Esercizi, forse per scuotere il mio torpore, fissare la mia compassione ed avvincere il mio cuore, ti comprendo ora in cui il soffio dello Spirito divino mi porta a te con palpiti inenarrabili. Ti comprendo, o vita di unione con Cristo Crocifisso; ti comprendo, o voto di unione, che mi stringi a Lui ineffabilmente.
L'obbedienza verrà a sanzionarti.
lo ti depongo con la vita, povero, piccolo voto, a' piedi del mio adorato Maestro, ripetendo con tutto lo slancio dell'anima: «Sanguis Christi, age pro me!».
Il mio povero cuore è trapassato come da una freccia acuminata, scosso, palpitante per una forza occulta.
Sei Tu, mio Signore, che lo pervadi, che lo trafiggi, che lo commuovi così?
O è illusione della mia povera mente?
O forse è inganno del demonio per rapirmi il timore della tua Maestà e la paura della mia abiezione?
O mio Dio, che adoro nell'alto dei cieli; o mio Gesù, o Cristo, mio Redentore, o Spirito Santo, che invoco ed a cui consegno la mia povera anima, o Trinità Augusta, abbi pietà di me!
Se questo affanno che mi opprime è il peso formidabile della tua gloria, se il palpito violento che mi porta fuori di me stessa è l'effetto della tua attrazione; se la vita è sconcertata, annientata, scossa perché sia poi orientata alle influenze della tua grazia, abbi pietà di me!
Io non cerco che Te, mio Dio, e sono pronta a morire per Te! Fammi dunque morire così, di amore, per amore, sulla croce del mio Gesù.
Gesù stacca dalla sua Croce le braccia divine, le avvolge intorno alla poverissima anima e le fa gustare le gioie più alte dell'unione divina.
- Ho simboleggiato l'unione con i miei santi avvincendoli a me con anelli e catene preziose; il tuo anello è formato dalle stesse mie braccia che ti portano e ti stringono al mio Cuore. - Perché, o Signore, tanta degnazione?
- Perché ti ho veduto pronta al sacrificio. Ricordati che il godimento spirituale nutre l'anima tua, ma il sacrificio di questo godimento, compiuto per obbedienza e per dovere, nutre l'anima mia.

Tu temi ed hai ragione. Il pulviscolo portato sulla cima più alta è più facilmente soggetto alla furia dei venti e può discendere più in basso del luogo da cui fu elevato, ma se è strettamente unito alla montagna della umiltà, non temere, continuerà a contemplare il sole, a rivestirsi di luce, di un manto immacolato che perpetuerà la sua unione e la sua fecondità. -
O labbra del mio Dio aperte per me! O braccia tese verso la mia povertà!
O Cuore Santissimo, schiuso a ricevere la mia vita! q. 12: 22 agosto 

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO