GUERRA ALLA CIVILTA' CRISTIANA
Urbibus et castellis ingeruntur pro luce tenebrae; pro melle, vel potius in melle, venenum passim omnibus propinatur; transierunt de gente in gentem, et de regno ad populum alterunm. Novum auditur populis et gentibus Evangelium, nova proponitur fides, fundamentum aliud ponitur praeter
HOURRA! CONTRO LA CHIESA
Quello che Waldeck-Rousseau avea fatto capire nel discorso di Tolosa, Viviani lo proclamò fieramente, il 15 gennaio 1901, dall'alto della tribuna.
"Noi abbiamo il compito di preservare da ogni attacco il patrimonio della Rivoluzione.... Noi ci presentiamo qui recando in mano, oltre le tradizioni repubblicane, queste tradizioni francesi attestate da secoli di lotta in cui, a Poco a poco, lo spirito laico si è svincolato
dalle strette della società religiosa... Noi non ci troviamo solamente di fronte alle congregazioni.. ma in faccia alla Chiesa cattolica. Non è egli vero che al di sopra di questo combattimento di un giorno s'incontra
ancora una volta di più quel conflitto formidabile, in cui il potere spirituale e il potere temporale si contendono prerogative sovrane, e cercano, disputandosi le coscienze, di conservare sino alla fine la direzione
dell'umanità?
"Com'io diceva da principio, credete voi che questa legge ci conduca all'ultima battaglia? No; essa non è che una scaramuccia in paragone delle battaglie del
passato e dell'avvenire! La verità è questa che s'incontrano qui secondo la bella espressione del conte di Mun nel 1878 (o piuttosto nel 22 maggio 1875, chiusura del congresso cattolico di Parigi), la
società fondata sulla volontà dell'uomo, e la società fondata sulla volontà di Dio. Trattasi di sapere se, in questa battaglia, una legge sulle Associazioni possa bastare. Le Congregazioni e
la Chiesa non vi rinunciano col loro modo di procedere, ma bensì colla propagazione della fede... Non temete le battaglie che vi saranno offerte, via; e se trovate dinanzi a voi questa religione divina che poetizza
il patimento promettendogli le riparazioni future, opponete la ragione dell'umanità, che poetizza anch'essa il patimento, offrendogli, come ricompensa, la felicità delle generazioni".
Ecco la questione posta chiaramente.
In queste parole si rivelano meno i pensieri personali di Viviani che quelli della setta anticristiana. Essa dichiarava di lottare da parecchi secoli contro la Chiesa cattolica;
vantasi d'aver già ottenuto che lo spirito laico si svincolasse a poco a poco dai legami della società religiosa; sa che, in questo sforzo per distruggere le congregazioni, non fa che ingaggiare una scaramuccia,
e che, per assicurare un trionfo definitivo, dovrà dare nuove e numerose battaglie.
A nome suo, Viviani dichiara che in questa lotta trattasi di tutt'altra cosa che "della difesa repubblicana" da una parte, e dall'altra dell'accettazione
di una forma di governo. Ecco di che si tratta: "sciogliere lo spirito laico dalle strettoie della società religiosa", "prendere la direzione dell'umanità" e distruggere la società
fondata sulla volontà di Dio, per costruire una società nuova, fondata sulla volontà dell'uomo" (1).
Ecco perchè la guerra dichiarata alle congregazioni non è che un'avvisaglia. La vera campagna è quella che mette la Chiesa cattolica di fronte al Tempio
massonico, vale a dire la Chiesa di Dio in faccia alla chiesa di Satana, conflitto formidabile da cui dipende la sorte dell'umanità. Finchè la Chiesa starà in piedi, continuerà a propagare la
fede, ad infondere nel cuore di tutti quelli che soffrono - e chi non soffre? - le speranze eterne. Egli è dunque soltanto sopra le sue rovine che si potrà edificare "la religione dell'umanità"
la quale non vuole che l'uomo spinga lo sguardo al di là del tempo presente.
Il resto della discussione, al Senato come alla Camera, non fece che accentuare l'importanza di queste dichiarazioni. Alcune brevi citazioni dimostreranno che i discorsi di
Waldeck-Rousseau e di Viviani significano appunto quello che abbiamo detto.
Giacomo Piou: "Ciò che vogliono i socialisti, Viviani lo spiattellò l'altro giorno senza ambagi. Si vuole strappare per forza le coscienze al potere spirituale
e conquistare la direzione dell'umanità". L'oratore è interrotto da un membro della sinistra che gli grida: "Non sono solamente i socialisti che ciò vogliono, lo sono pure tutti i repubblicani".
Piou non contraddice. E dà lettura di un discorso in cui Bourgeois avea detto: "Dappoichè il pensiero francese si è emancipato, dappoichè lo spirito
della Riforma, della Filosofia e della Rivoluzione è penetrato nelle istituzioni della Francia, il clericalismo è il nemico". Bourgeois interrompe, e Piou replica: "La citazione che ho fatta è
esatta, e Bourgeois la sostiene interamente. Egli la sostiene, perchè è la sostanza del suo pensiero; essa spiega il suo ardore nel favorire la legge sulle associazioni, perchè la legge sulle associazioni
è la vittoria dello spirito della Rivoluzione, della Filosofia e della Riforma sull'affermazione cattolica".
Nella seduta del 22 gennaio, Lasies ripone in questi termini ,a questione sul suo vero terreno: "Vi sono due frasi, io direi due atti che dominano tutto questo dibattito.
La prima frase l'ha pronunciata il nostro onorevole collega Viviani. Egli ha detto "Guerra al cattolicismo!" Io mi levai e gli risposi: Grazie della franchezza!. L'altra parola è stata profferita e
questa dall'on. Leone Bourgeois. Dietro l'invito di Piou, Bourgeois affermò di nuovo che lo scopo a cui mira insieme coi suoi amici è quello di sostituire allo spirito della Chiesa, cioè allo spirito
del cattolicismo, lo spirito della Riforma, lo spirito della Rivoluzione e lo spirito della Ragione. Queste parole abbracciano la tesi, la dominano, ed io voglio prenderla in esame, poichè tutta la questione sta qui,
spogliata dei sotterfugi di lingua e delle ipocrisie della discussione".
L'11 marzo, C. Pelletan dichiara anch'egli che la lotta attuale si connette al gran conflitto ingaggiato tra i diritti dell'uomo e i diritti di Dio. "Ecco il conflitto che predomina in questo dibattito".
Il 28 giugno, alla chiusura della discussione, l'abate Gayraud crede suo dovere, prima del voto, ricordare ai deputati quello che vanno a fare, quello su cui devono pronunciarsi.
"La legge che voterete non è una legge di conciliazione e di pace. Con queste parole s'inganna il paese. E' una legge di odio contro la Chiesa Cattolica. Viviani ha svelato il fondo del progetto, quando
dichiarò dalla tribuna la guerra alla fede cattolica".
Il conte de Mun compie il medesimo dovere: "Nessuno ha dimenticato il discorso memorabile di Viviani che resterà, malgrado l'abbondanza dei discorsi e degli affissi,
il meglio compreso di tutti. Viviani vede nella legge il principio della guerra contro la Chiesa cattolica, che è l'alfa e l'omega dei suo partito... Nella relazione che l'Officiel ha pubblicato questa mattina
e che abbiamo dovuto leggere in fretta, l'onorevole Trouillot disse che la legge delle associazioni è il preludio della separazione delle Chiese dallo Stato, che dovrà avere per corollario indispensabile
una legge generale sulla polizia dei culti. La Camera e il paese sono adunque chiariti. "E la guerra aperta dichiarata alla Chiesa cattolica; poichè questa legge generale sulla polizia dei culti non sarà
che un complesso di prescrizioni ordinate ad ostacolare, con tutti i mezzi possibili, i ministri del culto".
Viviani sale alla tribuna per confermare la minaccia di Trouíllot, il quale, del resto, non ha fatto che ripetere quello che molti ministri
avevano detto prima di lui: "Nel corso delle tornate, mentre il partito repubblicano ha fatto maturare il progetto attuale, noi, per quanto fosse difettoso e imperfetto nella forma legale, vi abbiamo aderito pienamente
colla ferma intenzione dì avvalorarlo in avvenire con nuove misure" (benissimo! Benissimo! all'estrema sinistra).
Quali devono essere queste misure? A che devono approdare? Lo disse Viviani: "Sostituire la religione dell'umanità alla religione cattolica", ovvero, secondo
la formula di Bourgeois, "far trionfare lo spirito della Rivoluzione, della Filosofia e della Riforma sopra l'affermazione cattolica": l'affermazione cattolica che addita il fine dell'uomo al di là
di questo mondo e della vita presente, e lo spirito della Filosofia e della Rivoluzione che è di limitare l'orizzonte dell'umanità alla vita animale e terrena.
Se le parole che abbiamo riferite fossero state pronunciate in un club o in una loggia, meriterebbero pur d'essere considerate, attesa la loro gravità. Ma che siano state
dette dalla tribuna, e ripetute, ivi pure, alla distanza di sei mesi, applaudite dalla grande maggioranza dei rappresentanti del popolo e infine sanzionate da una legge fatta collo spirito che le ha dettate, è certamente
un grave soggetto di meditazione.
Viviani disse: "Noi non abbiamo dinanzi solamente le congregazioni, ma siamo di fronte alla Chiesa cattolica, per combatterla, per farle una guerra di sterminio".
E' molto tempo che questo pensiero travaglia la mente dei nemici di Dio, è molto tempo che si lusingano di poter distruggere la Chiesa.
In una lettera scritta il 25 febbraio 1758 Voltaire diceva: "Ancora vent'anni e Dio avrà un bel giuoco". Al luogotenente di polizia Hérault che gli
rimproverava la sua empietà e gli diceva: "Avete un bel fare, ma, checchè scriviate, voi non verrete a capo di distruggere la religione cristiana". Voltaire gli rispose: "E' ciò che
vedremo" (Condorcet, Vie de Voltaire).
Dio ha avuto un bel giuoco... contro Voltaire. Per ciò che riguarda la Chiesa sono già non venti, ma centocinquanta anni, e la Chiesa cattolica è sempre in
piedi.
Avverrà lo stesso al giorno d'oggi, sebbene si tengano sicuri d'aver questa volta fatto meglio i loro conti.
Il 15 gennaio 1881, il Journal de Genève pubblicava una conversazione dei suo corrispondente di Parigi con uno dei capi della maggioranza - massonica che dominava allora come al presente la Camera dei deputati. Egli diceva: "Al fondo di tutto ciò
(di tutte queste leggi promulgate l'una dopo l'altra) havvi una ispirazione dominante, un piano stabilito e metodico che si svolge con più o meno ordine e ritardo, ma con una logica invincibile. Noi facciamo
in regola l'assedio del cattolicismo romano, prendendo per punto d'appoggio il Concordato. Noi vogliamo farlo capitolare o romperlo. Sappiamo dove sono le sue forze vive, ed è là che vogliamo assalirlo".
Nel 1886, nel numero del 23 gennaio della Semaine Religieuse, abbiamo riferito queste altre parole ch'erano state dette a Lilla: "Noi perseguiteremo senza misericordia il clero e tutto ciò che riguarda la religione. Adopreremo contro il cattolicismo dei
mezzi che esso neppure immagina. Faremo sforzi d'ingegno affinchè scompaia dal mondo. Se, ciò non ostante, avvenisse ch'egli resistesse a questa guerra scientifica, io sarei il primo a dichiarare che
è d'essenza divina".
Nel giugno 1903, la Verité Françaíse riferiva che Ribot in una conversazione intima avea detto del pari: "Io so ciò che si prepara; io conosco per filo e per segno le maglie della vasta rete che è tesa. Ebbene, se la Chiesa romana
ne va salva questa volta in Francia, sarà un miracolo, miracolo al miei occhi così splendido che mi farò cattolico con voi".
Questo miracolo lo si vide nel passato; lo si vedrà nell'avvenire. I Giacobini potevano ritenersi tanto sicuri, anzi più sicuri dei successo che i nostri liberi
pensatori; essi dovettero confessare che s'erano ingannati... e punto non si convertirono. "Io vidi - dice Barruel nelle sue Mémoires (Tomo V, p. 208) - io vidi Cerutti attaccare insolentemente il Segretario del Nunzio di Pio VI, e con una gioia empia, col sorriso della compassione, dirgli: Custodite bene il vostro Papa;
custoditelo ben bene ed imbalsamatelo bene dopo la sua morte, poichè io ve l'annunzio, e potete esserne certo, non avrete un altro papa. Questo preteso profeta non l'indovinava allora - continua Barruel - che
egli compariva prima di Pio VI davanti a Dio, il quale, ad onta delle tempeste del Giacobinismo, e di molte altre, sarà sempre con Pietro e con la sua Chiesa fino alla consumazione dei secoli".
Viviani ha detto che se la massoneria voleva distruggere la Chiesa, era a fine di sostituire alla religione di Cristo, la religione dell'umanità.
Costituire una religione novella, la "religione dell'umanità" è, come vedremo, il termine a cui la massoneria vuol far arrivare il moto iniziato dal
Rinascimento.
Imperocchè il Rinascimento non fu solamente il ritorno al tempo di Pericle e di Augusto, rispetto alla letteratura ed alle arti; ma fu eziandio presentato come il foriere
dell'emancipazione dell'umanità e l'aurora d'un progresso indefinito nel godimento dei beni di questo mondo.
In un'opera edita a Friburgo sotto questo titolo: La deificazione dell'umanità, od il lato positivo della framassoneria, il P. Patchtler, ha dimostrato molto bene il significato che la massoneria dà alla parola "umanità" e l'uso ch'essa ne fa. "Questa parola - ci dice - è adoperata da migliaia d'uomini (iniziati od echi incoscienti di iniziati)
in un senso confuso, senza dubbio, ma tuttavia sempre come il nome di guerra di un certo partito per un certo fine, che è il rovescio del cristianesimo positivo. Questa parola, nella loro bocca, non significa soltanto
l'essere umano in opposizione all'essere animale... essa pone in tesi l'indipendenza assoluta dell'uomo nel dominio intellettuale, religioso e politico; essa nega per lui ogni fine soprannaturale, e domanda
che la perfezione puramente naturale della stirpe umana sia incamminata verso le vie del progresso. A questi tre errori corrispondono tre tappe nella via del male: L'Umanità senza Dio, l'Umanità che si
fa Dio, l'Umanità contro Dio. Tale è l'edificio che la massoneria vuol erigere in luogo dell'ordine divino che è l'Umanità con Dio".
Quando la setta parla della religione dell'avvenire, della religione dell'umanità, è appunto quest'edificio, questo tempio ch'essa ha in vista.
(1) Questa dichiarazione, Gambetta l'avea fatta son già venticinque anni. Il 4 maggio 1877 egli diede la famosa parola d'ordine seguita da tutti coloro che hanno
tenuto il potere in Francia da venticinque anni: "Il clericalismo, ecco il nemico!" Si sa in quali circostanze. La repubblica del centro destra, inaugurata coi settennato del maresciallo Mac-Mahon, avea, dovuto ben
presto eclissarsi davanti ad una repubblica di centro sinistra. Buffet era stato sostituito alla testa del ministero da Dufaure. Dufaure, stanco di dover sempre resistere alle esigenze dei radicali, diede le sue dimissioni.
Mac-Mahon chiamò allora al potere la sinistra nella persona di Jules Simon. Jules Simon fece all'estrema sinistra le concessioni che Dufaure avea fatto alla sinistra e Buffet al centro sinistro. Mac-Mahon volle
allora risalire la corrente. Il 16 maggio indirizzò a Jules Simon una lettera che questi interpretò come una dimanda a dimettersi. Il Presidente incaricò allora De Broglie di formare il Gabinetto, e, il
18 maggio, indirizzò alle Camere un messaggio in cui, dopo avere spiegato la sua condotta, le sospendeva per un mese, giusta l'art. 24 della Costituzione.
Durante questa sospensione, il 10 giugno 1877, Gambetta ricevette una deputazione della gioventù delle scuole di diritto, di medicina ecc. e disse loro una parola che non
avrebbe dovuto mai essere dimenticata, poichè nessuna getta, sul quarto di secolo che si dilegua e sul carattere della lotta attuale, una luce più chiara. "Noi abbiamo - egli disse - l'aria di combattere
per la forma di governo, per l'integrità della Costituzione. La lotta più profonda: la lotta é contro tutto ciò che rimane del vecchio
Mondo, tra gli agenti della teocrazia romana ed i figli dell'89".
I discorsi di Gambetta furono riuniti in volumi. Noi non li abbiamo sotto gli occhi, ma prendiamo questa citazione nell'opera che un inglese, Bodley, dopo lunga ricerca fatta
in Francia pubblicò sotto questo titolo: La France. Essai sur 1'histoire et le fonctionnement des Institutions politiques françaises. Questa frase di Gambetta si legge a p. 201.