mercoledì 2 giugno 2021

L'Illuminismo della Coscienza più impressionante della storia

 


Stanley Villavicencio

Dio sta già dando l'avvertimento ad alcune persone.

Negli ultimi anni, il numero di persone che sono passate attraverso l'avvertimento si è moltiplicato, come esempio di come sarà quando lo sperimenteremo.

Abbiamo già realizzato video sulle illuminazioni della coscienza a varie persone.

Ma qui portiamo l'illuminazione della coscienza più impressionante, quella del filippino Stanley Villavicencio.

Che fosse morto da tre giorni, anche il suo corpo aveva cominciato a mostrare rigor mortis e lì Nostro Signore gli mostrò la sua vita come in un film.

E dopo che Stanley è risorto, è diventato un apostolo di Gesù della Divina Misericordia e dove va a tenere conferenze si verificano guarigioni istantanee e altri miracoli.

Qui vi racconteremo come tutto questo è avvenuto, approvato dal suo Cardinale Vescovo, ei messaggi che Gesù gli ha dato da trasmettere all'umanità. 

Il 2 marzo 1993 avvenne una delle illuminazioni di coscienza più impressionanti di tutti i tempi.

E non solo perché Dio ha mostrato la sua vita come in un film a Stanley Villavicencio.

Ma perché questo è successo nel bel mezzo dei tre giorni in cui Stanley era clinicamente morto.

E anche perché in seguito Stanley Villavicencio ha continuato a comunicare con Gesù ed è stato portatore di miracoli in tutto il mondo attraverso l'immagine di Gesù della Divina Misericordia.

Stanley Villavicencio è un filippino cresciuto cattolico romano e ha una grande devozione per il Sacro Cuore di Gesù.

Proviene da una famiglia di medici e sua moglie è un'infermiera, dalla quale ha avuto 13 figli.

Il 2 marzo 1993 era il compleanno di uno dei suoi figli ed è consuetudine che ad ogni compleanno di un bambino, il capofamiglia riceva una grande statua della Vergine Maria.

Quando la statua è arrivata a casa la mattina presto, Stanley non si è alzato ed è stato ricevuto dalla suocera

E poi andò in camera sua per vedere cosa gli era successo, perché la sera prima era perfettamente sano.

E lo trovò convulso. Il sangue sgorgava dalla sua bocca con una forza incredibile. 

Sentì che il suo polso era troppo debole e quando lei aprì gli occhi erano bianchi. 

Ha subito chiamato l'ambulanza ed è stato trasferito al pronto soccorso.

Lì ha continuato a sanguinare copiosamente dalla bocca e ha avuto convulsioni.

Hanno eseguito tutti i tipi di test ma non sono riusciti a individuare l'origine dell'emorragia o di qualsiasi tipo di malattia. 

Hanno fatto un esame del sangue per somministrargli una trasfusione, ma il suo conteggio del sangue era normale, il che era impossibile dal punto di vista medico

In altre parole, al suo corpo non mancava il sangue, anche se aveva perso molto. 

Poi Stanley è entrato in coma, il suo battito cardiaco è rallentato, il colore della sua pelle è diventato grigio e poi ha smesso di respirare. 

I suoi organi si sono spenti ed è stato dichiarato "cerebralmente morto". 

La sua famiglia all'inizio non lo accettò, perché Stanley non aveva mostrato segni di malattia in precedenza e i medici non potevano determinare cosa fosse sbagliato.

Tuttavia, il secondo giorno la famiglia si preparò per il funerale di Stanley. Furono sistemati la sua bara, un luogo di sepoltura e un abito funebre. 

il terzo giorno, il sangue di Stanley si era coagulato nella parte inferiore delle gambe e dei piedi, e cominciò a comparire il rigor mortis.

La moglie di Stanley ha portato l'abito funebre all'ospedale per preparare il marito. 

I vicini si sono riuniti fuori dalla cappella per ricevere la bara di Stanley e i medici hanno firmato il certificato di morte. 

E nel frattempo qual era il problema con Stanley?

Vide una luce molto grande ma non abbagliante, che lentamente evaporò, e notò qualcuno in piedi davanti a lui. E quando guardi il suo volto, riconosci Gesù.

Ha alzato la mano sinistra e le nuvole sopra sono state risucchiate, hanno cambiato colore e quando si fermano diventano come uno schermo video. 

E gli ha mostrato il film della sua vita, dalla sua infanzia a oggi. 

Lì ha notato che ogni volta che faceva del bene, il video continuava semplicemente normalmente.

Ma ogni volta che commetteva un peccato, andava al rallentatore, si fermava, ingrandiva e ingrandiva, come se volesse mostrare che ciò che aveva fatto era sbagliato.

E notò anche che ogni volta che commetteva un peccato, sentiva pesantezza. E ogni volta che faceva del bene, per esempio facendo l'elemosina ai poveri, si sentiva come se galleggiasse. 

Impossibile negare nulla perché lo schermo è molto grande e molto nitido, e le immagini hanno anche scritto giorno, mese, anno, minuti e secondi.

In effetti, gli ha interpretato il film tre volte e poi ha parlato a lungo con lui.

Stanley racconta anche che durante il periodo della sua morte fisica si trovava in un luogo che sembrava un giardino, pieno di bellissimi fiori.

E il cardinale Vidal interpretò che si trovava nel giardino dell'Eden.

Alla fine Gesù gli diede un colpetto sulla spalla e gli disse: “Torna indietro adesso, perché hai ancora molto da fare. Se ho un messaggio per te, apparirò semplicemente nel tuo sogno.

Poi tornò al letto d'ospedale sentendo il suo corpo più leggero.

Ha rimosso tutti i dispositivi e le sonde a cui era collegato mentre l'infermiera spaventata scappava spaventata.

Immediatamente i medici e le infermiere vengono a frotte per vedere cosa fosse successo.

Fanno una serie di test come ultrasuoni e scansioni, ma sono tutti normali. I medici non ci credono e cambiano i dispositivi per nuovi esami, persino gli stetoscopi.

Ma tutti i test hanno mostrato che era perfettamente sano.

La notizia si diffonde a macchia d'olio in televisione, radio e giornali. 

Mentre la Chiesa, che non crede facilmente ai miracoli, si è presa del tempo per fare un'indagine, guidata dal cardinale Vidal di Cebu, e a metà settembre 1993 ha pubblicato una lettera che confermava il miracolo.


Un altro dei miracoli di questo è stato quello che è successo al medico stellato che era stato assegnato al CTI.

Non era solo un medico normale perché quando ha fatto i suoi esami medici ha ottenuto il punteggio più alto in tutto il paese e quando è entrato all'ospedale Chong Hua, è stato premiato come il medico più eccezionale dell'istituto.

Ma dopo aver visto il miracolo, è entrato in seminario per farsi prete, e ora è già sacerdote.

D'altra parte, i medici hanno chiesto al Direttore Spirituale di Stanley, Mons. Chris García, che è considerato uno dei Sacerdoti più santi di Cebu: da dove veniva tutto quel sangue che Stanley ha versato se i test non hanno mostrato che lo stava perdendo?

Allora il sacerdote, che è un mistico dotato, ha pregato e la risposta che ha ricevuto è che il sangue che usciva dalla sua bocca era per la sua purificazione perché doveva affrontare il Signore.

Dopo questa illuminazione Stanley divenne un apostolo di Gesù della Divina Misericordia e viaggia per il mondo contando la sua illuminazione della coscienza.

Inoltre, Gesù gli appare, in sogno, dove può vederlo, può parlargli, toccarlo e persino abbracciarlo.

E in quei discorsi chiedeva a Gesù diverse cose, come se tornerà presto e se ci sarà un castigo sulla terra.

E Lui ha risposto,

«Non temere perché mi prenderò cura del tuo futuro. 

Beati coloro che approfittano della Mia Misericordia mentre è ancora il giorno della Misericordia, ma attenzione, perché il giorno del Giudizio è più vicino di quanto tutti pensino».

Gli ha anche chiesto quali sono i peccati che non può perdonare.

E Gesù gli disse: 

"Tutti i peccati possono essere perdonati, tranne se rifiuti di credere che il tuo peccato possa essere perdonato". 

Perché rifiutando la sua misericordia rifiuti anche di credere che sia Dio

Questo è un peccato contro lo Spirito Santo.

Gesù lo ha chiamato anche a moltiplicare la preghiera per i peccatori, perché è l'unico modo in cui possono essere salvati.

Pregate per i sacerdoti, che sebbene alcuni facciano sanguinare il suo cuore, sono i suoi gioielli più preziosi.

E pregate la Coroncina della Divina Misericordia alle 3 del pomeriggio, perché è l'ora della sua morte, e alle 3 del mattino, perché è l'ora della sua risurrezione.

Nelle conferenze che Stanley tiene in tutto il mondo, porta con sé un'immagine di Gesù della Misericordia.

E ci sono guarigioni istantanee e anche a volte le persone vedono delle luci uscire dal corpo di Gesù. 

E altre volte Gesù scende dal quadro e sta dietro Stanley.

Finora , ciò che volevamo dirvi sull'illuminazione di coscienza più impressionante della storia, il cui protagonista, Stanley Villavicencio, è un grande ambasciatore della potenza di Gesù della Misericordia.  

Forum della Vergine Maria.

La guerra satanica contro la Chiesa: siete preparati?

 


Dice nella Sacra Scrittura:

“O terra e mare, state attenti! Poiché il diavolo è sceso da te, pieno di grande ira, sapendo che gli rimane poco tempo» (Apocalisse 12, 12).

ENTRO NEL MARE IMMENSO DELLA TUA VOLONTÀ

 


(fare atto di abbandonare la propria volontà sperdendola nella D.V.)

Mio dolce Gesù, entro nel mare immenso della tua Volontà, fisso la mia volontà nella Tua e Ti chiedo la tua Volontà come Vita mia, come Vita di ogni mio atto, interno, esterno, volontario, involontario. Signore, che tutto sia nella tua Divina Volontà, per darti il ricambio di amore, adorazione, gloria, come se tutte le creature Ti dessero questo contraccambio completo.

Luisa piccarreta

È facile dire che siete Cristiani, finché non verrete messi alla prova per dimostrare di esserlo.

 


PERSECUZIONI

Mia amatissima figlia, non appena Mi metterò in comunicazione anche con i figli di Dio di tutte le altre religioni, non credenti e Cristiani, molti, in risposta alla Mia Chiamata, si convertiranno al Cristianesimo. Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso la Grazia di Dio e per la Potenza dello Spirito Santo. 

Nel frattempo, i buoni Cristiani e i Miei discepoli impegnati, troveranno che le prove da dover affrontare siano molto difficili. Ora, Io chiedo loro: Chi tra voi, in questo momento, è così forte da stare al Mio Fianco e da attenersi alla Verità, senza il Mio Intervento? Molti di voi, dal buon cuore, Mi rimarranno fedeli, ma solo all‟interno dei propri gruppi. Una volta che sarete tutti d‟accordo tra di voi, troverete più facile servirMi. Se invece dovrete affrontare l‟opposizione – e ciò avverrà, ad un certo punto, per colpa dei Miei nemici che cercheranno di attirarvi in una falsa dottrina – non lo troverete più così facile. 

Quando verrete criticati per il fatto che seguite la vera Parola di Dio, molti di voi saranno troppo deboli per difenderla. Una volta che dovrete fronteggiare l‟opposizione dei vostri fratelli Cristiani, e quando sarete obbligati ad accettare una scrittura falsa e recentemente modificata, vi accascerete per il gran dolore. Da quel momento, la vostra fede sarà veramente messa alla prova ed avrete due scelte: o credere nella Verità, così come fu stabilita da Dio, e per la quale tanto sangue é stato versato allo scopo di riconciliare l‟uomo con il Suo Artefice, oppure, in alternativa, accettare una versione annacquata della Mia Parola, permeata di falsità. 

Scegliere la prima opzione vi procurerà molta pena, dolore e sofferenza, perché voi sarete considerati con disprezzo dagli altri per esserMi rimasti fedeli, ma scegliendo la seconda opzione, benché possiate essere ricoperti da grandi lodi e accettati dai vostri simili e dai Miei nemici, sarete immersi nelle tenebre e la vostra anima sarà a rischio. 

È facile dire che siete Cristiani finché non verrete messi alla prova per dimostrare di esserlo; ma se verrete disprezzati, derisi, ridicolizzati o diffamati nel Mio Nome, alcuni di voi non saranno abbastanza forti per resistere a tali prove. Molti di voi Mi abbandoneranno e se ne andranno per paura della pubblica opinione. Molti di voi Mi tradiranno, molti di voi Mi volteranno le spalle poiché avranno troppa vergogna per portare la Mia Croce. 

Non crediate che essere un Mio discepolo sia facile, poiché non lo è, ma verrà un tempo in cui la vostra fede sarà sottoposta alla prova finale ed è allora che Io saprò chi è per Me e chi non lo è. 

Il vostro Gesù. 

23 Settembre 2014

Viaggio nel cuore di Dio

 


La bambina dormiva serenamente per tutto il rito battesimale finché non le versavo dell'acqua sulla fronte e pronunciavo la formula battesimale trinitaria. Si svegliò, emise un forte grido e iniziò a volteggiare all'infinito tra le braccia di sua madre. Per un attimo ho pensato di aver usato erroneamente l'acqua bollente per il Battesimo!

Pensa a questo: piangeva di dolore e di disagio nel momento stesso in cui è diventata figlia del Dio Uno e Trino per la potenza dello Spirito Santo nel Santo Battesimo.

Credo che siamo tutti come quella bambina nella sua esperienza del battesimo. Dal momento del nostro Battesimo, siamo fatti figli di Dio anche se stiamo piangendo nel dolore e nel dolore in questo mondo. Non è un caso che sperimentiamo sia il dolore che la gioia come figli di Dio . Sebbene proviamo questa profonda gioia di appartenere a Dio come Suoi figli, proviamo anche dolore e dolore perché questo  mondo non è la nostra vera casa  e siamo in viaggio verso il nostro Padre celeste.

La Santissima Trinità, tre persone divine, perfette nella loro divinità e nella loro eterna comunione di vita e di amore non hanno bisogno di noi né di nulla da noi per supplire a ciò che manca alla Divinità. Sì, Dio non ha bisogno di noi! Ma Dio ci vuole appassionatamente! Il desiderio eterno di Dio per noi di appartenere a Lui è la fonte della gioia che ci dà energia di fronte a tutto il dolore e la sofferenza che dobbiamo sopportare in questa vita mentre camminiamo verso la gloria celeste.

Prima di salire, Gesù disse ai suoi discepoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Poi ha aggiunto: «Insegna loro ad osservare tutto ciò che ti ho comandato». (Mt 26,19-20) Il comando di battezzare rettamente viene prima del comando di insegnare tutto ciò che Egli ha comandato perché, senza la nostra comunione con la Trinità dal battesimo , non possiamo obbedire a Dio come Suoi figli amorevoli. Non possiamo obbedirgli con gioia se non abbiamo la gioia di appartenergli. Inoltre, non possiamo sopportare i dolori della vita se non abbiamo la convinzione che questo mondo non è la nostra vera casa.

È un eufemismo dire che abbiamo così tanto dolore e dolore nel nostro mondo di oggi. Abbiamo un virus terribile che ha ucciso molti e ha lasciato molti altri intrappolati nella paura. Il futuro ha tanta incertezza in quanto molti perdono il lavoro e le fonti di reddito. Abbiamo anche resoconti contraddittori e spaventosi sull'origine, la natura e gli effetti dei vaccini forniti e persino approvati da molti membri della gerarchia della Chiesa. La nostra famiglia e i nostri amici sono malati e stanno morendo. Dobbiamo affrontare le nostre lotte interiori. Le nostre famiglie stanno anche sentendo il peso dei blocchi draconiani e delle restrizioni anche del culto. La nostra Chiesa è afflitta dai più ripugnanti scandali sessuali e finanziari e sembra che non ci sia fine in vista. Ci sono guerre e rumori di guerre intorno a noi.

Che cosa dovremmo fare allora di fronte a questi dolori e dolori di questa vita? Lascia che tutti questi dolori e sofferenze ci ricordino che questo mondo non è la nostra casa e ci spingano ad andare avanti nel nostro viaggio di ritorno a Dio. Finiremo irrimediabilmente confusi e paranoici se accettiamo i tanti cliché odierni che tendono a ridurre la nostra intera vita spirituale a “salvare la Madre Terra” oa cercare un vago consenso con ogni deformata ideologia dei nostri tempi.  

In Rm 8,14-17 troviamo tre ingredienti essenziali di questo viaggio di ritorno a Dio.  

Prima di tutto, dobbiamo lasciare che lo Spirito Santo ci guidi in questo cammino : "Coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio". Lo Spirito Santo ci guida sulla via della verità e dell'amore per Dio e per gli altri. Permettiamo allo Spirito di guidarci rispondendo alla Sua sfida di cercare solo la verità, dire solo la verità e vivere solo della verità. Siamo guidati dallo Spirito quando prestiamo maggiore attenzione alla volontà di Dio e ai bisogni degli altri.

Resistiamo ai suggerimenti dello Spirito quando scegliamo di essere guidati dalle nostre emozioni o sentimenti in costante cambiamento. Ignoriamo i suggerimenti dello Spirito quando siamo schiavi della moda e delle tendenze attuali. Lo Spirito non può guidarci quando il nostro orientamento sessuale diventa l'unico determinante della nostra identità, delle nostre relazioni e della nostra missione nella vita. Come può lo Spirito celeste condurci alla nostra vera casa quando dipendiamo dai mass media e dall'opinione pubblica per fornirci i nostri valori più profondi in questa vita?

In secondo luogo, dobbiamo relazionarci con Dio come un Padre amorevole e personale , "Perché non hai ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere nella paura, ma hai ricevuto uno Spirito di adozione, attraverso il quale gridiamo: "Abbà, Padre". Come nostro Padre amorevole che ci accetta incondizionatamente, siamo completamente aperti e onesti con Lui. Confidiamo in Lui e non ci sottomettiamo alle preoccupazioni della vita. Abbandoniamo facilmente la nostra vita a Lui in preghiera e gli permettiamo di essere Dio in tutti gli aspetti della nostra vita, inclusa la nostra sessualità. Ci relazioniamo con gli altri come nostri fratelli e sorelle, pronti a parlare e ad agire in difesa dei più vulnerabili, specialmente i nostri fratelli e sorelle non ancora nati.

In terzo luogo, siamo pronti e disposti a soffrire con Cristo : "Se siamo figli, allora siamo eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se solo soffriamo con lui per essere anche glorificati con lui". Come Gesù Cristo, il nostro cammino verso la gloria celeste è il cammino della sofferenza e del dolore. Non cerchiamo di evitare a tutti i costi la sofferenza in questa vita. Siamo pronti a sperimentare prove sia da uomini che da demoni senza cercare di scrutare e comprendere i piani di Dio per questi eventi dolorosi.

Miei cari fratelli e sorelle, siamo davvero figli del vero Dio ora anche nei nostri dolori e lacrime. Le nostre sofferenze non significano che siamo stati abbandonati da Dio e sicuramente non significa che veniamo puniti per i nostri peccati. Le nostre sofferenze indicano solo che questo mondo non è la nostra casa, ma l'arena in cui "operare la nostra salvezza" (Fil 2:12) Dobbiamo usare riverentemente tutto ciò che Dio ci ha dato per vivere come Suoi figli ora mentre torniamo indietro a lui.

Se per qualsiasi motivo abbiamo dimenticato o rinunciato al nostro viaggio di ritorno a Dio, faremo bene a ricominciare questo viaggio oggi. In mezzo a tutte le gioie e ai dolori, il Dio Uno e Trino che non ha bisogno di noi ci vuole appassionatamente e ci richiama a Lui in ogni momento.

Gesù ci ha solennemente promesso: "Ed ecco, io sono con voi sempre, fino alla fine dei tempi". Egli realizza questa promessa nell'Eucaristia dove è con noi sia nelle gioie che nei dolori, nelle risate e nelle lacrime di questa vita terrena. Non viaggiamo mai da soli! Colui che ha ricevuto “ogni potere in cielo e in terra” è con noi per fornirci le grazie di cui abbiamo bisogno per essere guidati dallo Spirito, per relazionarci con Dio come Padre e per condividere la Sua sofferenza fino alla fine. I nostri dolori sicuramente lasceranno il posto alla perfetta gioia infinita del cielo solo quando cammineremo nel vero cuore del vero Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo.

Gloria a Gesù!!! Onore a Maria!!! 

P. NNAMDI MONEME, OMV

GLI EFFETTI DEL PECCATO IMPURO SULL’ANIMA

 


Secondo Pio XII, «il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato». Perduto o laicizzato: essi possono avere ancora il senso della colpa, un complesso di colpevolezza, ma non più il vero senso del peccato. Perciò bisogna ritrovare il vero senso di Dio e dell'uomo, della creatura davanti al suo Creatore; il peccato non è una semplice mancanza, una contravvenzione, un mancamento: è una ribellione a Dio stesso, è porre i beni transitori prima o al posto del Bene ultimo, che è Dio; anche la contrizione è ben altra dal semplice dispetto di aver compiuto qualcosa di irregolare. Bisogna tornare a concepire il peccato nel suo senso teologico di offesa a Dio, il che suppone una retta conoscenza della psicologia del peccatore e della sua vera responsabilità.

 

Effetti del peccato impuro sull'anima, prima che sopraggiunga la morte

Colui che pecca con piena consapevolezza e deliberato consenso contro la purezza, assecondando lo spirito di lussuria compie un atto gravemente disordinato di disaffezione nei confronti di Dio. Trattandosi di peccato mortale, l’anima subisce una netta separazione da Dio. L’affezione al peccato anestetizza, ammutolisce la voce della coscienza, la “voce di Dio” che costantemente richiama l’uomo sulla retta via e pertanto conduce verso un progressivo abbrutimento dell’anima, che si manifesta con la comparsa di comportamenti istintuali e peccaminosi. “Il peccato genera peccato”(cf Mc 4,25).

A proposito di questa "anestesia della coscienza" si legga quanto afferma S. Alfonso Maria de Liguori:

CONSIDERAZIONE XXII - DEL MAL'ABITO

Uno de' maggiori danni, che a noi cagionò il peccato di Adamo, fu la mala inclinazione al peccare. Ciò facea piangere l'Apostolo, in vedersi spinto dalla concupiscenza verso quegli stessi mali, ch'egli abborriva: «Video aliam legem in membris meis... captivantem me in lege peccati» (Rom. 7. 23). E quindi riesce a noi, infettati da questa concupiscenza, e con tanti nemici che ci spingono al male, sì difficile il giungere senza colpa alla patria beata. Or posta una tal fragilità che abbiamo, io dimando: Che direste voi d'un viandante, che dovesse passare il mare in una gran tempesta, con una barca mezza rotta, ed egli poi volesse caricarla di tal peso, che senza tempesta, e quantunque la barca fosse forte, anche basterebbe ad affondare? Che prognostico fareste della vita di costui? Or dite lo stesso d'un mal abituato che dovendo passare il mare di questa vita (mare in tempesta, dove tanti si perdono) con una barca debole e ruinata, qual'è la nostra carne, a cui stiamo uniti, questi volesse poi aggravarla di peccati abituati. Costui è molto difficile che si salvi, perché il mal'abito accieca la mente, indurisce il cuore, e con ciò facilmente lo rende ostinato sino alla morte.

Per prima il mal'abito «accieca». E perché mai i santi sempre cercano lume a Dio, e tremano di diventare i peggiori peccatori del mondo? perché sanno che se in un punto perdon la luce, possono commettere qualunque scelleragine. Come mai tanti cristiani ostinatamente han voluto vivere in peccato, sino che finalmente si son dannati? «Excaecavit eos malitia eorum» (Sap. 2. 21). Il peccato ha tolto loro la vista, e così si son perduti. Ogni peccato porta seco la cecità; accrescendosi i peccati, si accresce l'accecazione. Dio è la nostra luce; quanto più dunque l'anima si allontana da Dio, tanto resta più cieca. «Ossa eius implebuntur vitiis» (Iob. 20. 11). Siccome in un vaso, ch'è pieno di terra, non può entrarvi la luce del sole, così in un cuore pieno di vizi non può entrarvi la luce divina.

E perciò si vede poi che certi peccatori rilasciati perdono il lume, e vanno di peccato in peccato, e neppure pensano più ad emendarsi. «In circuitu impii ambulant» (Psal. 11.9). Caduti i miseri in quella fossa oscura, non sanno far altro che peccati, non parlano che di peccati, non pensano se non a peccare, e quasi non conoscono più che sia male il peccato. «Ipsa consuetudo mali (dice S. Agostino) non sinit peccatores videre malum, quod faciunt». Sicché vivono come non credessero più esservi Dio, paradiso, inferno, eternità.

Ed ecco, che quel peccato che prima faceva orrore, col mal'abito non fa più orrore. «Pone illos, ut rotam et sicut stipulam ante faciem venti» (Psal. 82. 14). Vedete, dice S. Gregorio, con che facilità una pagliuccia è mossa da ogni vento anche leggiero; così vedrete ancora taluno che prima (avanti che cadesse) resisteva almeno per qualche tempo, e combatteva colla tentazione; fatto poi il mal'abito, subito cade ad ogni tentazione, ad ogni occasione che gli vien di peccare. E perché? perché il mal'abito gli ha tolta la luce. Dice S. Anselmo9 che 'l demonio fa con certi peccatori, come fa taluno che tiene qualche uccello ligato col filo, lo lascia volare, ma quando vuole torna a farlo cadere a terra; tali sono (come dice il santo) i mal abituati: «Pravo usu irretiti ab hoste tenentur, volantes in eadem vitia deiiciuntur» (Ap. Edinor. in Vita lib. 2). Taluni, aggiunge S. Bernardino da Siena (tom. 4. Serm. 15), seguiranno a peccare anche senz'occasione. Dice il santo che i mal abituati si fan simili a' molini a vento, i quali «rotantur omni vento», girano ad ogni aura di vento; e di più voltano, ancorché non vi stesse grano da macinare, e benché il padrone non volesse che voltino. Vedrai un abituato che senz'occasione va facendo mali pensieri, senza gusto, e quasi non volendo, tirato a forza dal mal'abito. S. Gio. Grisostomo: «Dura res est consuetudo, quae nonnunquam nolentes committere cogit illicita». Sì, perché (come dice S. Agostino) il mal'abito diventa poi una certa necessità: «Dum consuetudini non resistitur, facta est necessitas». E come aggiunge S. Bernardino, «usus vertitur in naturam»; ond'è che siccome all'uomo è necessario il respirare, così a' mal abituati, fatti schiavi del peccato, par che si renda necessario il peccare. Ho detto «schiavi»; vi sono i servi, che servono a forza colla paga; gli schiavi poi servono a forza senza paga; a questo giungono alcuni miserabili, giungono a peccare senza gusto.

«Impius, cum in profundum venerit, contemnit» (Prov. 18. 3). Ciò lo spiega il Grisostomo appunto del mal abituato, il quale posto in quella fossa di tenebre, disprezza correzioni, prediche, censure, inferno, Dio, disprezza tutto, diventa il misero quale avoltoio, che per non lasciare il cadavere, su di quello più presto si contenta di farsi uccidere da' cacciatori. Narra il P. Recupito che un condannato a morte mentre andava alla forca, alzò gli occhi, vide una giovane, ed acconsentì ad un mal pensiero. Narra ancora il P. Gisolfo che un bestemmiatore, anche condannato a morte, mentre fu buttato dalla scala proruppe in una bestemmia. Giunge a dire S. Bernardo che per li mal'abituati non serve più a pregare, ma bisogna piangerli per dannati. Ma come vogliono uscire dal loro precipizio, se non ci vedono più? ci vuole un miracolo della grazia. Apriranno gli occhi i miserabili nell'inferno, quando non servirà più l'aprirli, se non per piangere più amaramente la loro pazzia.

 

In oltre il mal'abito indurisce. «Cor durum efficit consuetudo peccandi», Cornelio a Lapide. E Dio giustamente il permette in pena delle resistenze fatte alle sue chiamate. Dice l'Apostolo che 'l Signore «cuius vult miseretur, et quem vult indurat» (Rom. 9. 18). Spiega S. Agostino: «Obduratio Dei est nolle misereri». Non è già che Iddio indurisce il mal abituato, ma gli sottrae la grazia, in pena dell'ingratitudine usata alle sue grazie; e così il di lui cuore resta duro e fatto come di pietra. «Cor eius indurabitur tanquam lapis, et stringetur quasi malleatoris incus» (Iob. 41. 15). Quindi avverrà che dove gli altri s'inteneriscono e piangono in sentir predicar il rigore del divino giudizio, le pene de' dannati, la passione di Gesu-Cristo, il mal abituato niente ne resterà commosso; ne parlerà e sentirà parlare con indifferenza, come fossero cose che a lui non appartenessero; e a tali colpi egli diventerà più duro. «Et stringetur quasi malleatoris incus».

Anche le morti improvvise, i tremuoti, i tuoni, i fulmini più non lo spaventeranno: prima che svegliarlo e farlo ravvedere, più presto gli concilieranno quel sonno di morte, in cui dorme perduto. «Ab increpatione tua, Deus Iacob, dormitaverunt» (Ps. 75. 7). Il mal'abito a poco a poco fa perdere anche il rimorso della coscienza. Al mal abituato i peccati più enormi gli sembrano niente. S. Agostino: «Peccata quanvis horrenda, cum in consuetudinem veniunt, parva, aut nulla esse videntur». Il far male porta seco naturalmente un certo rossore, ma dice S. Girolamo che i mal abituati perdono anche il rossore peccando: «Qui ne pudorem quidem habent in delictis». S. Pietro paragona il mal abituato al porco, che si rivolta nel letame: «Sus lota in volutabro luti» (2. Petr. 2. 22). Siccome il porco, rivoltandosi nel loto, non ne sente egli il fetore; così accade al mal abituato: quel fetore che si fa sentire da tutti gli altri, egli solo non lo sente. E posto che il loto gli ha tolta anche la vista, che meraviglia, è, dice S. Bernardino, che non si ravveda, neppure mentre Dio lo flagella? «Populus immergit se in peccatis, sicut sus in volutabro luti; quid mirum si Dei flagellantis futura iudicia non cognoscit?» (S. Bern. Sen. p. 2. pag. 182). Onde avviene che in vece di rattristarsi de' suoi peccati, se ne rallegra, se ne ride e se ne vanta. «Laetantur, cum malefecerint» (Prov. 2. 14). «Quasi per risum stultus operatur scelus» (Prov. 10. 23). Che segni sono questi di tal diabolica durezza? Dice S. Tommaso di Villanova, sono segni tutti di dannazione: «Induratio, damnationis indicium». Fratello mio, trema che non ti avvenga lo stesso. Se mai hai qualche mal'abito, procura d'uscirne presto, ora che Dio ti chiama. E mentre ti morde la coscienza, sta allegramente perché è segno che Dio non t'ha abbandonato ancora. Ma emendati, ed esci presto; perché se no, la piaga si farà cancrena, e sarai perduto.

Perduta che sarà la luce, e indurito che sarà il cuore, moralmente ne nascerà che 'l peccatore faccia mal fine, e muoia ostinato nel suo peccato. «Cor durum habebit male in novissimo» (Eccli. 3. 27). I giusti sieguono a camminare per la via dritta. «Rectus callis iusti ad ambulandum» (Is. 26. 7). All'incontro i mal abituati van sempre in giro. «In circuitu impii ambulant» (Ps. 11. 9). Lasciano il peccato per un poco, e poi vi tornano. A costoro S. Bernardo annunzia la dannazione: «Vae homini qui sequitur hunc circuitum» (Serm. 12. Sup. Psal. 90). Ma dirà quel tale: Io voglio emendarmi prima della morte. Ma qui sta la diffìcoltà, che un mal abituato si emendi, ancorché giunga alla vecchiaia; dice lo Spirito Santo: «Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea» (Prov. 22. 6). La ragione si è, come ci dice S. Tommaso da Villanova (Conc. 4. Dom. Quadr. 4), perché la nostra forza è molto debole. «Et erit fortitudo nostra ut favilla stupae» (Is. 1. 31). Dal che ne nasce, secondo dice il santo che l'anima priva della grazia non può stare senza nuovi peccati: «Quo fit, ut anima a gratia destituta diu evadere ulteriora peccata non possit». Ma oltre ciò, che pazzia sarebbe di taluno, se volesse giuocare e perdere volontariamente tutto il suo, sperando di rifarsi all'ultima partita? Questa è la pazzia di chi siegue a vivere tra' peccati, e spera poi nell'ultimo giorno della vita di rimediare al tutto. Può l'Etiope, o il pardo mutare il color della sua pelle? e come potrà far buona vita, chi ha fatto un lungo abito al male? «Si mutare potest Aethiops pellem suam, aut pardus varietates suas, et vos poteritis benefacere, cum didiceritis malum» (Ier. 13. 23). Quindi avviene che il male abituato in fine si abbandona alla disperazione, e così finisce la vita. «Qui vero mentis est durae, corruet in malum» (Prov. 28. 14).

S. Gregorio su quel passo di Giobbe: «Concidit me vulnere super vulnus, irruit in me quasi gigas» (Iob. 16. 15): dice il santo così: Se taluno è assalito dal nemico, alla prima ferita che riceve resta forse anche abile a difendersi; ma quante più ferite riceve, tanto più perde le forze, sino che finalmente resta ucciso. Così fa il peccato; alla prima, alla seconda volta resta qualche forza al peccatore (s'intende sempre per mezzo della grazia che gli assiste), ma se poi egli seguita a peccare, il peccato si fa gigante, «irruit quasi gigas». All'incontro il peccatore, trovandosi più debole e con tante ferite, come potrà evitare la morte? Il peccato, al dire di Geremia, è come una gran pietra, che opprime l'anima: «Et posuerunt lapidem super me» (Thren. 3. 53). Or dice S. Bernardo esser sì difficile il risorgere ad un mal abituato, quando è difficile ad uno che sia caduto sotto un gran sasso, e che non ha forza di rimuoverlo per liberarsene: «Difficile surgit, quem moles malae consuetudinis premit».

Dunque, dirà quel mal abituato, io son disperato? No, non sei disperato, se vuoi rimediare. Ma ben dice un autore che ne' mali gravissimi vi bisognano gravissimi rimedi: «Praestat in magnis morbis a magnis auxiliis initium medendi sumere» (Cardin. Meth. cap. 16). Se ad un infermo che sta in pericolo di morte e non vuol prender rimedi, perché non sa la gravezza del suo male, gli dicesse il medico: Amico, sei morto, se non prendi la tal medicina. Che risponderebbe l'infermo? Eccomi, direbbe, pronto a prender tutto; si tratta di vita. Cristiano mio, lo stesso dico a te, se sei abituato in qualche peccato: stai male, e sei di quell'infermi, che «raro sanantur» (come dice S. Tommaso da Villanova); stai vicino a dannarti. Se non però vuoi guarirti, vi è il rimedio; ma non hai d'aspettare un miracolo della grazia; hai da farti forza dal canto tuo a toglier le occasioni, a fuggire i mali compagni, a resistere con raccomandarti a Dio, quando sei tentato; hai da prendere i mezzi, con confessarti spesso, leggere ogni giorno un libretto spirituale, prendere la divozione a Maria SS., pregandola continuamente che t'impetri forza di non ricadere. Hai da farti forza, altrimenti ti coglierà la minaccia del Signore contro gli ostinati: «In peccato vestro moriemini» (Io. 8. 21). E se non rimedi, or che Dio ti dà questa luce, difficilmente potrai rimediare appresso. Senti Dio che ti chiama: «Lazare, exi foras». Povero peccatore già morto, esci da questa oscura fossa della tua mala vita. Presto rispondi; e datti a Dio; e trema che questa non sia l'ultima chiamata per te.

GLI EFFETTI DEL PECCATO IMPURO SULL’ANIMA

Come dice San Tommaso d’Aquino della Summa Theologica “ Niente impedisce che l'effetto di un peccato sia causa di un altro. Infatti dal momento che l'anima viene disordinata da un peccato, più facilmente è inclinata a peccare”.

Quando un’anima commette un peccato si dice che questa viene macchiata. Cos’è questa macchia?

Dice San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica, Questione 86:

[…]In senso proprio si parla di macchia per le cose materiali, quando un corpo nitido, p. es., l'oro, l'argento, o una veste, perde la sua lucentezza a contatto con altri corpi. Perciò nelle cose spirituali se ne deve parlare per analogia a codesta macchia. Ora, l'anima umana può avere due tipi di lucentezza: l'una dovuta allo splendore della luce naturale della ragione, che la dirige nei suoi atti; l'altra dovuta allo splendore della luce divina, cioè della sapienza e della grazia, che porta l'uomo a compiere il bene dovuto. Ma quando l'anima aderisce con l'amore a una cosa, si ha come un contatto di essa. E quando pecca aderisce a qualche cosa che è contraria alla luce della ragione e della legge divina, com'è evidente da quanto sopra abbiamo detto. Ebbene, codesta perdita di luminosità metaforicamente è chiamata macchia dell'anima.


SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:

1. L'anima non viene macchiata dalle cose inferiori per la virtù di esse, come se queste agissero su di essa: al contrario è l'anima che col suo agire si sporca, aderendo ad esse disordinatamente, contro la luce della ragione e della legge divina.
2. L'atto intellettivo si compie con la presenza delle cose intelligibili nell'intelletto; perciò l'intelletto non può esserne macchiato, ma piuttosto ne riceve un perfezionamento. Invece l'atto della volontà consiste in un moto verso le cose, cosicché l'amore unisce l'anima alla cosa amata. Per questo l'anima si macchia quando vi aderisce disordinatamente, secondo il detto di Osea: "Diventarono abominevoli come le cose che amarono".
3. La macchia non è qualche cosa di positivo nell'anima, e non indica una semplice privazione: indica invece una privazione della lucentezza dell'anima in rapporto alla sua causa, cioè al peccato. Perciò peccati diversi arrecano macchie diverse. Avviene qualche cosa di simile con l'ombra, privazione della luce dovuta all'interposizione di un corpo: secondo la diversità dei corpi le ombre cambiano. […]

la macchia rimane nell’anima anche dopo l’attaccamento

[…] RISPONDO: La macchia del peccato resta nell'anima anche dopo l'atto peccaminoso. E la ragione si è che la macchia importa, come si è visto, un difetto di luminosità dovuto a un rifiuto di fronte alla luce della ragione, o della legge divina. Perciò finché uno rimane estraneo a codesta luce, resta in lui la macchia del peccato: questa scompare soltanto col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia. Infatti, pur cessando l'atto del peccato, col quale si era allontanato dalla luce della ragione e della legge divina, l'uomo non torna immediatamente al punto in cui era; ma si richiede un moto della volontà contrario al precedente. Se uno, p. es., si allontana da una persona con una camminata, non si ritrova subito vicino a lei appena smette di camminare, ma deve riavvicinarsi tornando con un moto contrario.[...]

Il peccato è una terribile forza disgregatrice, che provoca lentamente ed inesorabilmente la rovina dell'anima. E' più che evidente la differenza tra una persona che ha costruito la propria anima, attraverso decisioni e azioni, nella propria libertà, seguendo un percorso tracciato nel bene, e un'altra persona che con decisioni e azioni malvage, si è costruita nel male, acconsentendo al male, piuttosto che combatterlo. In sintesi: tra bontà e perversione la differenza è abissale! Il potere del peccato abbrutisce l'umanità, degradandola attraverso una via discendente, che ci avvicina all'animalità, privando per gradi dell'autentica dignità originaria: lo spirito si asservisce alla carne, che prende il sopravvento senza alcun controllo. La via discendente, la via del piacere, la via della carne, è quella che conduce a Satana. Questo è il percorso nel quale la coscienza individuale perde la sua sensibilità, dove è sempre più difficile distinguere tra il bene e il male: progressivamente l'anima muore, nel senso che cade totalmente immersa nelle tenebre del nulla; si vive solo per soddisfare l'istinto e l'egoismo. In questo processo, ha la sua genesi il peccato mortale: totale separazione da Dio, anticipazione della sofferenza eterna.

Se non interviene la Grazia di Dio, se l’anima non ritorna a Dio, convertendo il proprio cuore cambiando radicalmente strada, da un cammino discendente verso un cammino ascendente, l’anima in stato di peccato mortale continuerà a vivere nella separazione da Dio per tutta l’eternità!


Effetti del peccato impuro sull'anima, in seguito alla morte

Come abbiamo precedentemente accennato, l’anima che fino alla fine della propria vita terrena rimane tenacemente legata alla propria situazione di peccato mortale, morendo impenitente sarà necessariamente destinata all’inferno.

Qualcuno, evidentemente poco addentrato nella s. teologia potrà ritenere eccessive queste parole sui castighi che Dio infligge.
Per queste persone aggiungo il seguente testo di Paolo VI , Papa, tratto dalla “Indulgentiarum doctrina”al n. 2

“ È dottrina divinamente rivelata che i peccati comportino pene inflitte dalla santità e giustizia di Dio, da scontarsi sia in questa terra, con i dolori, le miserie e le calamità di questa vita e soprattutto con la morte, sia nell’aldilà anche con il fuoco e i tormenti o con le pene purificatrici. Perciò i fedeli furono sempre persuasi che la via del male offre a chi la intraprende molti ostacoli, amarezze e danni. Le quali pene sono imposte secondo giustizia e misericordia da Dio per la purificazione delle anime, per la difesa della santità dell’ordine morale e per ristabilire la gloria di Dio nella sua piena maestà. Ogni peccato, infatti, causa una perturbazione nell’ordine universale, che Dio ha disposto nella sua ineffabile sapienza ed infinita carità, e la distruzione di beni immensi sia nei confronti dello stesso peccatore che nei confronti della comunità umana. Il peccato, poi, è apparso sempre alla coscienza di ogni cristiano non soltanto come trasgressione della legge divina, ma anche, sebbene non sempre in maniera diretta ed aperta, come disprezzo e misconoscenza dell’amicizia personale tra Dio e l’uomo. Così come è pure apparso vera ed inestimabile offesa di Dio, anzi ingrata ripulsa dell’amore di Dio offerto agli uomini in Cristo, che ha chiamato amici e non servi i suoi discepoli.”

Come dice la Scrittura: non c'è pace per gli empi!! Chi pecca non avrà mai la vera pace, perché la pace viene dalla carità, è dono di Dio e non si potrà mai trovare in chi è contro Dio!

Dunque siamo nell’alveo della vera teologia cattolica si noti la distinzione che il Papa fa tra le pene del fuoco e i tormenti che dicono la pena, e dunque la punizione, che è propria dell’inferno, ed è eterna, e le pene purificatrici, che sono proprie del Purgatorio, e che sono limitate nel tempo.
Questa falsa cultura di cui dicevo tende precisamente a nascondere la reale gravità morale della lussuria e la pena terribile che ad essa segue, presentando il peccato che è un grave male come un grande bene. Di questi tali, paladini dell’inganno e del male, Dio, per bocca del profeta Isaia, afferma “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.” (Isaia 5:20)


Circa il merito di una pena eterna per chi muore in condizione di peccato mortale, afferma San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica, Questione 87:

[…]un peccato merita una punizione in quanto sconvolge un dato ordine. E finché rimane la causa, rimane anche l'effetto. Quindi finché dura il sovvertimento dell'ordine, deve rimanere l'obbligazione alla pena. Ora, uno può sconvolgere l'ordine in modo riparabile, o in modo irreparabile. Ebbene, irreparabile è la mancanza che ne elimina il principio stesso: invece se ne salva il principio, in virtù di esso le deficenze si possono riparare. Se si corrompe, p. es., il principio visivo, la vista non è più ricuperabile, se non per virtù divina: se invece la vista soffre delle difficoltà, ma ne è salvo il principio, è ancora riparabile per la natura o per l'arte. Ma ogni ordine ha un principio in rapporto al quale le altre cose ne divengono partecipi. Se quindi il peccato distrugge il principio dell'ordine, col quale la volontà umana è sottomessa a Dio, si avrà un disordine di per sé irreparabile, sebbene possa essere riparato dalla virtù di Dio. Ora, il principio di quest'ordine è il fine ultimo, al quale l'uomo aderisce con la carità. Perciò tutti i peccati che ci distaccano da Dio, col distruggere la carità, di per sé importano un'obbligazione alla pena eterna.
[…]
come insegna S. Gregorio, è giusto che sia punito nell'eternità di Dio, chi osò peccare contro Dio nell'eternità del proprio essere. E si dice che uno ha peccato nell'eternità del proprio essere, non solo per la continuità dell'atto peccaminoso durante tutta la sua vita: ma perché costituendo il proprio fine nel peccato, mostra la volontà di voler peccare eternamente. Perciò S. Gregorio afferma, che "gli iniqui avrebbero voluto vivere senza fine, per poter rimanere senza fine nel peccato".


Molti moriranno

 


1 giugno 2021

   Figli miei, la morte verrà in molti modi nel tempo in cui state entrando ora.

   Molti moriranno per le piaghe che inizieranno, mentre una dopo l'altra devasteranno la terra. Molti moriranno per l'inizio delle guerre, e molti di più quando le guerre continueranno. L'umanità si stancherà delle guerre, ma non smetterà di combattere. Alla fine verrà una guerra che porrà fine a tutte le altre guerre. Allora non ci sarà nessun vincitore. Ma il Mio popolo non vedrà l'ultima grande guerra, perché sarete tutti qui con Me.

   Molti moriranno nella carestia che coprirà il mondo, ma il Mio popolo che Mi conosce veramente non morirà di carestia, perché Io lo nutrirò dalla Mia stessa mano.

   Nel tempo in cui stai entrando, molti periranno per mano loro, poiché la disperazione li sorprenderà. Il dolore sarà troppo grande da sopportare per molti, quando coloro che hanno a cuore saranno presi, e quando saranno testimoni di orrori e distruzioni che non avrebbero mai pensato di vedere.

   Tenetevi stretti alla vostra fede, figlioli, perché il tempo in cui state entrando vi sembrerà davvero senza speranza, ma non vi affliggete come coloro che non hanno speranza, perché state tornando a casa da Me.

Glynda

PIANIFICAZIONE FAMILIARE NATURALE, L'ATTO SESSUALE CONIUGALE E LA PROCREAZIONE

 


LA LEGGE NATURALE E I PAPI E I PADRI DELLA CHIESA CONDANNANO INFALLIBILMENTE E UNANIMEMENTE TUTTI I CONIUGI CHE NON GIUSTIFICANO I LORO ATTI SESSUALI CON IL MOTIVO DELLA PROCREAZIONE, O CHE PRATICANO IL CONTROLLO DELLE NASCITE, O CHE NON INTENDONO GENERARE FIGLI QUANDO SI SPOSANO E DESIDERANO AVERE RAPPORTI SESSUALI

Ci sono tre ragioni principali per cui la PFN, così come tutti gli altri atti contraccettivi, sia nei fatti che nel pensiero, sono mortalmente peccaminosi secondo l'insegnamento della Legge Naturale, la Sacra Bibbia, la Tradizione Apostolica, così come tutti i Papi, Padri e Santi della Chiesa. Il primo è che i coniugi devono sempre scusare l'atto sessuale con il motivo dei figli. La seconda ragione è che i Santi Padri, i Papi e i Santi della Chiesa Cattolica condannano unanimemente tutte le forme di controllo delle nascite e di contraccezione (sia nei fatti che nel pensiero) come intrinsecamente cattive e mortalmente peccaminose. In terzo luogo, dobbiamo anche conoscere la verità che le persone che scelgono di sposarsi (e che desiderano avere rapporti sessuali) devono anche desiderare di generare ed educare figli per la gloria e l'onore di Dio.

Poiché i Padri della Chiesa insegnano all'unanimità queste tre dottrine (come vedremo) riguardanti il matrimonio e l'atto coniugale, ciò significa che queste dottrine sono infallibili secondo i concili di Trento e Vaticano I. Una dottrina di fede o morale che è insegnata dal "consenso unanime dei Padri" fa parte del Magistero solenne della Chiesa. La Chiesa cattolica insegna infallibilmente che tutte le dottrine bibliche che sono state tenute dal consenso unanime dei Padri della Chiesa sono vere e quindi vincola tutti i cattolici a crederle anche.

Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 2, 6 gennaio 1870, ex cathedra: "Io, Pio, vescovo della Chiesa Cattolica, con ferma fede... accetto la Sacra Scrittura secondo quel senso che la Santa madre Chiesa ha tenuto e tiene, poiché è suo diritto giudicare del vero senso e interpretazione delle Sacre Scritture; né mai le riceverò e interpreterò se non secondo il consenso unanime dei Padri."

Il Concilio di Trento nel XVI secolo fu il primo a definire infallibilmente che un consenso può effettivamente rendere una dottrina parte del Magistero Solenne della Chiesa. E fu il primo a definire infallibilmente che l'unico tipo di consenso che può farlo è il consenso unanime dei Padri della Chiesa.

Papa Paolo III, Concilio di Trento, Sessione 4, AD 1546, ex cathedra: "Inoltre, al fine di frenare gli spiriti petulanti, esso decreta che nessuno, confidando nella propria abilità, in materia di fede e di morale per l'edificazione della dottrina cristiana, strappando la sacra Scrittura ai propri sensi, presuma di interpretare la detta sacra Scrittura contrariamente a quel senso che la santa madre Chiesa, cui spetta di giudicare il vero senso e l'interpretazione delle sacre Scritture, ha ritenuto e ritiene; o anche contro il consenso unanime dei Padri, anche se tali interpretazioni non sono mai state pubblicate. I contravventori [cioè coloro che si oppongono o contraddicono ciò] saranno resi noti dai loro Ordinari, e saranno puniti con le pene stabilite dalla legge".

Come vedremo, il consenso unanime dei Padri, e quindi del Magistero solenne, condanna l'intento contraccettivo e quindi qualsiasi metodo usato per attuare tale intento (il che include i nuovi metodi che la scienza moderna ha inventato, come la PFN, le schiume e le pillole anticoncezionali).

Tutti i padri e i santi insegnano che il peccato di contraccezione è commesso nel pensiero (intenzione) così come nei fatti. Sant'Agostino lo riassume bene: "Suppongo, quindi, che anche se non stai mentendo [con tua moglie] per il bene di procreare la prole, non stai per la lussuria ostacolando la loro procreazione con una preghiera cattiva o un'azione cattiva ..." (Sant'Agostino, Sul matrimonio e la concupiscenza 1:15:17, A.D. 419)

L'intenzione, il piano, l'azione, il desiderio o la preghiera (pensiero o desiderio) che il concepimento non avvenga durante le relazioni coniugali è quando e dove si commette per la prima volta il peccato mortale di contraccezione, anche se non si usa alcun metodo contraccettivo, perché "i pensieri malvagi sono un abominio per il Signore." (Proverbi 15:26) I coniugi che hanno rapporti coniugali devono sempre desiderare di generare figli (e non possono essere contrari nella loro volontà, pensieri o azioni), anche se per qualche motivo è umanamente impossibile generare figli. Questo è l'insegnamento unanime dei Padri e dei Santi.

LA PIA PRATICA DELLA GRANDE PROMESSA TUTTI IN PARADISO

 


IL CULTO DEL SACRO CUORE DI GESÙ 

Il culto del Sacro Cuore di Gesù è antico quanto la Chiesa, anzi quanto l'umanità. Fin dal giorno nel quale Dio nel paradiso terrestre promise all'uomo caduto redenzione per opera di un gran, Nato di Donna, di un Emmanuele, ossia Dio umanato, di un uomo di dolori, che avrebbe preso sulle proprie spalle innocenti tutti i nostri peccati e avrebbe soddisfatto per tutti col suo Sangue, l'umanità credente adorò il Cuore del Verbo umanato, simbolo ed istrumento nobilissimo del suo amore.  

[10] La prima a sentire i palpiti di questo Cuore adorabile fu la Vergine Madre nella nuda e squallida grotta di Betlemme, quando adorò Colui al quale ella aveva dato la vita secondo la carne; e li sentirono questi palpiti Giuseppe, i pastori ed i magi, Simeone ed Anna nel tempio e molti di coloro, che ebbero la bella sorte di conoscere Gesù nella sua vita mortale; li sentì in modo speciale San Giovanni Evangelista, che posò il capo sul petto adorabile del Verbo Incarnato.  

San Giovanni fu il primo a scrivere divinamente del Sacro Cuore di Gesù, che egli vide attraverso la ferita del Sacratissimo Costato. I suoi scritti tendono a farci conoscere sempre meglio il Cuore di Gesù, nel quale è la sintesi di tutti i misteri del cristianesimo; misteri di carità, che procedono dal cuore 1 .  

I Padri della Chiesa e gli scrittori sacri facevano a gara per parlare dell'amore di Gesù e dei tesori di grazie che a noi sgorgano dal suo Cuore trafitto. Sant'Agostino, commentando la narrazione di San Giovanni del soldato che trafisse il costato del Crocifisso, scrive: «Intenzionalmente e ben a [11] proposito l'evangelista ha usato quest'espressione e non ha detto: il costato fu colpito, ovvero fu ferito, ma fu aperto, per farci comprendere, che allora si aprì questa porta da cui si diffusero nel mondo le grazie dei sacramenti, senza dei quali non si giunge a quella vita che è la vera vita. Il sangue che versa la ferita del Salvatore è quello che ci ottiene la remissione dei nostri peccati; l'acqua che vi si mischia è la bevanda salutare che rinfresca le anime. Qui è, in una parola, la sorgente che ci purifica e ci disseta» 2 .  

La dottrina di Sant'Agostino è, che dalla ferita del Cuore di Gesù è nata la Chiesa, promanano i sacramenti, vengono alle anime tutti i conforti e tutte le grazie, e che il Cuore di Gesù deve essere l'asilo e il conforto di quanti hanno bisogno di consolazione, di forza e di perdono.  

Belle le pagine di S. Anselmo, S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Tommaso d'Aquino, e di altri grandi teologi e mistici del Medioevo, che parlano dell'amore di Gesù e cantano le glorie del suo Cuore divino. Celebre una rivelazione fatta da San Giovanni Evangelista alla più grande mistica del Medioevo, [12] Santa Geltrude la Grande, monaca cistercense del Monastero di Helfta presso Eisleben (1256-1302), illustre per santità di vita ed abbondanza di grazie spirituali e di visioni celesti.  

La Santa si lamentò un giorno con San Giovanni perché egli non aveva parlato a nostro ammonimento dei palpiti amorosi del Cuore di Gesù. Cui l'apostolo dell'amore: «La mia missione era di dire alla Chiesa nascente, parlando del Verbo increato di Dio Padre, una sola parola, che fosse bastata fino alla fine del mondo a nutrire l'intelletto di tutta l'umanità, benché nessuno possa arrivare mai a comprenderla a pieno. Ciò che di dolcezza e di soavità celano queste pulsazioni (del Cuore adorabile di Gesù) la Provvidenza si è riservata di manifestarlo nei tempi moderni, per rianimare la fiamma della carità, ridotta ben poco nel mondo invecchiato e languente» 3 .  

Il giansenismo - la più perniciosa tra le eresie perché voleva spegnere la fiamma dell'amore di Dio - menava stragi in Francia e nell'Europa, allontanava molte anime da Dio, da Gesù, dal Tabernacolo, e dalla Comunione, e insegnava, sotto il manto di una falsa, untuosa pietà, l'indifferenza religiosa, [13] quando il Signore volle mantenere la promessa fatta dal suo discepolo prediletto alla grande Geltrude, è venne ad accendere nel mondo la fiamma della carità, manifestando le indicibili ricchezze del suo Cuore, fornace ardentissima di divino amore.  

Il Signore si serve generalmente nelle sue maggiori manifestazioni di istrumenti non idonei secondo il mondo e la carne, per dimostrare che l'opera grande che Egli vuol compiere e gli effetti sorprendenti che vuole ottenere sono suoi e non dovuti all'istrumento. Da questi strumenti egli non chiede nessuna di quelle doti che il mondo chiede per fare opere grandi; non potenza, non ricchezza, non scienza e neppure una cospicua posizione sociale, ma li sceglie tra l'umiltà è di una vita poco appariscente, nascosta e magari disprezzata dal mondo; scelse, per la diffusione del Vangelo, dodici poveri galilei, nella maggior parte pescatori; per la fondazione del Papato, l'istituzione più meravigliosa di tutti i tempi, il pescatore Pietro, così povero di doti esteriori; per salvare la società nel Medioevo il poverello d'Assisi, e per la diffusione del culto del suo Cuore adorabile, per incendiare il mondo di amore, una povera, piccola suora visitandina, Santa Margherita Maria Alacoque.  

***

 


Vi chiedo di seguire Dio che è amore, l’unico vero e infinito amore, siate voi uniti nel Suo amore, solo cosi tutto potrà essere slegato dalle trappole infernali.

 


Trevignano Romano 1 giugno 2021

Cari figli amati dal cielo, grazie per essere qui nella preghiera e grazie per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Figli miei, vi chiedo di seguire Dio che è amore, l’unico vero e infinito amore, siate voi uniti nel Suo amore, solo cosi tutto potrà essere slegato dalle trappole infernali. Figli miei, abbiate un cuore puro e potrete entrare nel regno dei cieli, infatti Io fui affidata a Giovanni, un ragazzo dal cuore di bambino, solo lui avrebbe potuto proteggere la grazia. Figli, abbiate fede in Dio e seguite i suoi comandamenti, non lasciatevi distrarre dalle cose del mondo, ma abbiate sempre lo sguardo rivolto al cielo. Ora vi benedico nel nome della Santissima Trinità, amen.