mercoledì 3 aprile 2019

PREGARE CON MARIA




MAGNIFICAT! ...

Le prime pagine del Vangelo di Luca sono ritmate da canti. Quattro canti di gioia: il Benedictus di Zaccaria (Lc 1,68‑79), il Gloria degli angeli a Betlemme (Lc 1,14), il Nunc dimittis di Simeone al Tempio (Lc 2,29‑32) e soprattutto il Magnificat di Maria (Lc 1,46‑55).
Il Magnificat “ raccolta di riminiscenze bibliche ” come scrive Gérard Bessière , molto vicino al cantico di Anna (1 Sam 2, 1‑10) e al Salmo 112, che cosa, in realtà, contiene? Qualche pio pensiero situato ad anni luce dalle nostre quotidiane preoccupazioni? O della dinamite: un esplosivo rivoluzionario capace di travolgere il mondo, “ mille volte più rivoluzionario di ciò che ha scritto Marx? ” (Fulton Sheen, Le Premier Amour du monde).
Parola di fede...
Sì, nel secolo del Gulag e di Auschwitz, bisogna continuare a cantare il Magnificat: ma come l'hanno cantato e vissuto, fino al dono della propria vita, un Massimiliano Kolbe, una Edith Stein e tanti altri martiri della battaglia per i diritti dell'uomo, che hanno avuto il coraggio di assumerla e di viverla fino in fondo, essenzialmente in ragione della loro fede nel Dio che libera (René Coste, Le Magnificat, ou La révolution de Dieu, Nouvelle Cité, p. 44).
Questo canto è prima di tutto una parola di fede. Elisabetta non si è accontentata di dire a Maria: “ Te beata che hai visto l'apparizione dell'Angelo Gabriele... ” oppure: “ Te beata che hai udito una rivelazione di Dio... ”. No! Elisabetta, ispirata dallo Spirito, esclama: “ Te beata che hai creduto... ”. E la beatitudine della fede.
Cantare il Mignificat è, prima di tutto, confessare la propria fede con Maria: celebrare Dio nel suo mistero dell'Incarnazione. Precisiamo bene: il Magnificat non è una preghiera a Maria, è una preghiera di Maria. Una preghiera pervasa dallo Spirito e dalla Parola di Dio già ascoltata nell'Antica Alleanza.

JEAN‑MARIE SÉGALEN

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