domenica 19 gennaio 2020

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie


Settimana d'intervallo, 22-27 maggio 


Lunedì, 22 maggio 
Anche oggi molti pellegrini vanno a Ghiaie, a pregare sul luogo delle apparizioni, con la speranza di vedere e di parlare  con la veggente. 
Martedì, 23 maggio 
Continua l'afflusso dei pellegrini al luogo delle apparizioni. 
Adelaide passa gran parte della giornata nella scuola materna di Ghiaie. Mentre sta mangiando pane e noci, viene  avvicinata da due sacerdoti, i quali le chiedono: 
 Com'era Gesù Bambino? Era serio o rideva? 
 Era serio — risponde Adelaide. 
 Ma no: i bambini ridono sempre! 
 Al Bambì l'è mia u sccet come i óter (Il Bambino non è un bambino come gli altri). 
I sacerdoti si guardano meravigliati e dicono: 
 Questa è una risposta filosofica -. Quindi, rivolti ad Adelaide, aggiungono: 
 Hai ragione: Il Bambino Gesù non è un bambino come  gli altri. (v. A. Ballini, Andiamo alle Ghiaie a vedere, p. 46). 
La sera Adelaide viene portata a Bergamo, nel Collegio delle Suore Orsoline di via Masone. 
Per mascherare la sua presenza, le viene dato lo pseudonimo di Maria Rosa Simonini. 
Quando Adelaide si trova sola, in un ambiente estraneo, lontana dalla famiglia, tenta di fuggire, si butta a terra e tra i singhiozzi dice: 
Voglio mia mamma. Voglio andare a vedere la Madonna. 
 Ma se l'hai vista domenica per l'ultima volta? -, le dice la direttrice. 
 No, mi ha detto di andare ancora il giorno della Prima Comunione fino a mercoledì. 
A cena rifiuta il cibo e in dormitorio, dinanzi a quel lettino bianco, le si  rinnova l'incubo della solitudine e dell'esilio (v. Storia dei fatti di Ghiaie, o.c. p. 122). 
Nel colloquio del 5 marzo 1986, avvenuto nell'Ospedale maggiore policlinico di Milano, la signora Adelaide rievocò il fatto: 
 Quel giorno fui prelevata dalla scuola materna di Ghiaie, col pretesto  della gita in automobile, e portata dalle suore Orsoline a Bergamo, non con il  consenso dei genitori, ma all'insaputa dei medesimi. 
- Come mai i genitori non reagirono? 
 I genitori erano poveri, senza una particolare cultura, semplici -, aggiunse la sorella Caterina, presente. 
 Sì, erano semplici e avevano una grande fede, una fiducia immensa nei sacerdoti, e perciò pensarono che, nonostante tutto, ero in buone mani. 
La sorella Caterina aggiunse, a proposito della fiducia nei sacerdoti, che la  mamma aveva insegnato ai figli una tale stima e rispetto per i sacerdoti, visti  come i ministri di Cristo, che un giorno lei, da ragazza, baciò i gradini della porta  dove prima era passato il sacerdote che era andato a benedire la sua casa. 

Mercoledì 24 maggio 
Dalla cronaca redatta dalle Suore Orsoline si legge: 
"Nelle prime ore del pomeriggio, Padre B. sorprese la nostra buona  fede, chiedendo di vedere la bambina. Aveva con sé un gruppo di figliole  dell'Azione Cattolica... 
Adelaide, alle loro domande, rispose: 
 La Madonna aveva un vestito così (e indicava il colletto bianco di una  delle presenti), senza cintura, il manto come questa (e afferrava la gonnella  azzurra di un'altra), raccolto sul davanti e portava due rose ai piedi. 
- È vero che la guerra finirà entro poco? -, Adelaide annuì. 
 Entro quanto? 
Adelaide presentò due dita. - Due anni? -, soggiunsero. 
No, due mesi, se pregheremo e saremo buoni. 
- Verrà ancora le Madonna? 
- Sì, domenica, quando io farò la Prima Comunione, fino a mercoledì. 
- E possiamo venire anche noi? 
- Se volete... 
  E la vedremo anche noi, la Madonna? 
- No, la vedo solo io. 
 E per che ora? 
 Alle sei. 
- Dì, e come parlava la Madonna? 
 In dialetto. 
 Dialetto di Bonate? 
- No, come me. 
- Dì a Maria che ci dia la grazia di amarla tanto, perché io la amo poco -, disse una. 
La bambina fece una faccina scura e scappò via. 
Più tardi vide due Madri Canossiane attraversare il giardino: 
- Guarda vengono due uomini. 
 Ma no, sono due suore -, rispose suor Michelina. - Non ho mai  visto le suore vestite di caffè. Sono vestite come S. Giuseppe. 
Questo fu l'unico contatto che Adelaide ebbe con estranei nella nostra  casa, perché, dopo le prescrizioni di don Cortesi, non fu più  avvicinata se non da quelli che avevano autorizzazione" (v. L. Cortesi, Storia  dei fatti di Ghiaie, o.c. p. 125). 


Giovedì 25 maggio 

I pellegrini arrivano a Ghiaie già dal mattino. Si nota in  loro grande devozione: molti passano attraverso il paese pregando  la Vergine con il Santo Rosario. Il luogo delle apparizioni,  durante il giorno, è sempre gremito di gente. Si sparge la voce di  guarigioni. Oggi, il quotidiano cattolico l'Eco di Bergamo smentisce la pseudocorrispondenza cattolica della radio  repubblichina, che attacca i fatti di Ghiaie (v. diario di don Italo  Duci). 
Venerdì 26 maggio 
Don Italo nel suo diario scrive: 
"Anche oggi arrivano a Ghiaie molti pellegrini animati da grande fede; giungono spesso da lontano, ancora digiuni per  potere ricevere la Santissima Eucaristia. 
Il nostro lavoro pastorale è molto aumentato. 
Alcuni sacerdoti delle parrocchie vicine hanno iniziato a combattere le apparizioni, da loro definite una montatura". 
Adelaide si prepara al sacramento della Riconciliazione. Le Suore Orsoline scrivono: 
"Suor Michelina richiamò alla bimba il pensiero della prossima confessione. Mentre la introduceva a un rapido esame di  coscienza, Adelaide, come tutti i bimbi innocenti, anticipava la sua  confessione alla suora: 
- Non ho pregato come gli angeli... Ho rubato alla  mamma il pane. No, lo zucchero non l'ho rubato, perché non mi piace... Ho picchiato la mia Palmina e la mia Nunziata. 
 Ma perché le hai picchiate, poverine? -, domanda la suora. 
- Perché a me piace fare: cic, ciac... Poi ho fatto qualche bugia. 
- Anche riguardo alla Madonna? -, domanda la suora. 
 No, quello che riguarda la Madonna è tutto vero" (v. L. Cortesi, Storia dei fatti di Ghiaie, o.c., pp. 129-130). 
Sabato 27 maggio 
Adelaide riceve il Sacramento della Riconciliazione. A sera ritorna a Ghiaie, ma non a casa, come desiderava. 
Dormì nella casa del parroco. 
La mamma e i parenti, venuti più tardi, non poterono vederla (v. L. Cortesi, Storia dei fatti di Ghiaie, o.c. p.132). 

Severino Bortolan 

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