lunedì 2 marzo 2020

PIO IX



L'elezione al Pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti

 Gregorio XVI morì, a ottantun anni di età, il 1° giugno 1846, in seguito a un'improvvisa febbre reumatica. Sarebbe stato il suo successore il «Papa secondo i nostri bisogni» auspicato dalle sètte? Era quanto ci si chiedeva con preoccupazione nelle cancellerie europee, e si sperava con febbrile trepidazione nelle centrali rivoluzionarie, quando il mattino del 17 giugno 1846, dalla loggia del Quirinale, il cardinale protodiacono Tommaso Riario Sforza, al termine di un conclave straordinariamente breve 18, annunciò l'avvenuta elezione al soglio pontificio, con il nome di Pio IX, del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, vescovo di Imola 19.

Il nuovo eletto era nato a Senigallia il 12 maggio 1792 dal conte Girolamo Mastai Ferretti e da Caterina Solazzi. Dopo aver studiato presso gli scolopi di Volterra, era stato ordinato sacerdote il 19 aprile 1819. Aveva accompagnato come uditore mons. Giovanni Muzi, delegato apostolico presso le Repubbliche del Cile e del Perù, in un lungo e disagiato itinerario apostolico.

Era stato consacrato, quindi, il 3 giugno 1827, vescovo di Spoleto e aveva governato la città durante i moti insurrezionali del '31, seguendo una linea di moderazione e di pace. Gregorio XVI lo aveva poi trasferito, il 17 dicembre 1832, alla diocesi di Imola creandolo nello stesso tempo cardinale del titolo dei santi Pietro e Marcellino (1840). In questa qualità la sera del 14 giugno 1846 era entrato nel conclave da cui sarebbe uscito Papa.

«Era il Mastai - scrive mons. Balan, scolpendone il felice ritratto - uomo di singolare virtù, di vita piissima, d'innocenti costumi, d'indole mite e pietosa, ma ferma, esperto nelle cose politiche, conoscitore delle tristi condizioni della società, memore di vari rivolgimenti e delle arti settarie, dotto nelle discipline ecclesiastiche, eloquente, sobrio, temperato, bello della persona, gentile nei modi, lontano da ogni indebito favore a parenti, largo di soccorsi e di protezioni, affettuoso, singolarmente delicato di coscienza ed ambitissimo della Vergine Immacolata. Ma in tempi grossi di tempesta era divenuto papa» 20.

La solenne incoronazione fu fissata per la domenica 21 giugno, nella basilica di San Pietro gremita di folla. Quando il Papa si assise sul trono, fu eseguita l'antifona Corona aurea super caput eius e il cardinale Riario Sforza impose sulla testa di Pio IX il Triregno, simbolo del triplice ministero papale di supremo maestro, re e sacerdote. Le acclamazioni e le feste proseguirono fino a sera nella città illuminata e, a spese del principe Torlonia, furono accesi in Piazza del Popolo fuochi d'artificio. Stupirono le dimostrazioni di vibrante entusiasmo rivolte tuttavia, come qualcuno osservò, più alla persona di Pio IX che al Papa in quanto tale 21. Sulla cupola di San Pietro brillava fra l'oscurità della notte, un'immensa croce in cui, si disse, fin da quel giorno il Papa vide il contrassegno del suo pontificato 22.

Tra i più attenti osservatori degli avvenimenti era il conte Clemente Solaro della Margarita 23, da undici anni inascoltato ministro di Carlo Alberto, re di Sardegna, di cui cercava di frenare le simpatie rivoluzionarie. «Nell'istesso dì che ricevei la notizia del transito a miglior vita dell'immortale Gregorio - egli ricorda - dissi: dal suo successore dipendono le sorti di questo paese: guai se per poco Carlo Alberto trova incoraggiamento in un nuovo Papa alle sue idee, non sarà più in mio potere trattenerlo» 24. In un momento «in cui in tutta la penisola progrediva lo spirito di vertigine in modo che l'esplosione sembrava non lontana in uno o nell'altro degli Stati italiani», convinto che «il centro di tutte le mene e congiure» fosse «in Roma che esercitava tanta influenza in tutta la penisola», il conte della Margarita, con l'approvazione del sovrano, decise di recarvisi personalmente «per iscandagliar io stesso il precipizio, e quanto rischio fosse di cadervi» 25.

Arrivato nella città santa alla fine di agosto del 1846, il ministro piemontese incontrò il cardinale Gizzi 26, nominato qualche giorno prima all'alta carica di Segretario di Stato, e venne poi ricevuto dallo stesso pontefice. «Fui altamente commosso dalla bontà con cui mi accolse e compreso d'ammirazione pel Suo alto sentire, in quanto riguardava il compimento delle eccelse funzioni cui Dio l'aveva destinato e vidi essere suo intimo desiderio portare all'amministrazione dello Stato tutti quei rimedii che i tempi esigevano, ma essere risoluto a non lasciarsi strascinare più oltre. Pio IX mi parlò colla serena tranquillità di una retta coscienza della gravità delle circostanze in cui trovavasi l'Italia, e non nascondendo a sé stesso gli eventi cui s'andava incontro, si abbandonava in Dio, perché l'assistesse nel tempo della tempesta» 27.

La personalità del nuovo pontefice, i cui tratti fondamentali erano costituiti da una bontà e da un candore che potevano apparire debolezza e ingenuità; le tendenze riformatrici della sua famiglia; il fatto che in conclave fosse stato contrapposto all'intransigente cardinale Lambruschini 28 segretario di Stato di Gregorio XVI; soprattutto i primi gesti pubblici del pontificato potevano lasciar pensare che realmente potesse essere giunta l'ora del pontefice che avrebbe conciliato la Chiesa e la Rivoluzione. Una frenetica attività si dispiegò dopo il conclave per condizionare i primi gesti del Pontefice nella speranza di determinare, per la prima volta nella storia del Papato, una "svolta" politica e religiosa che avrebbe assunto il significato di una storica "apostasia".

Roberto De Mattei

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