venerdì 31 luglio 2020

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato



Sulla Domenica del Corriere dell'Agosto del 1924 (n. 32) anno 25, oltre la fotografia del Padre e del Convento di S. Giovanni Rotondo, vi erano stampate le seguenti parole: 


UN FRATE IN FAMA DI SANTITÀ  

Nel convento dei Cappuccini di S. Giovanni Rotondo fra i monti del Gargano, vive Padre Pio di Pietrelcina, di anni 35, che il 23 settembre 1918, mentre pregava, cadde in estasi; quando si riebbe aveva ed ha tuttora le stigmate alle mani, ai piedi, ed al costato sinistro, eguali a quelle di Gesù. Da allora non si sa come, cominciò a diffondersi la voce di guarigioni miracolose, ottenute per intercessione di Padre Pio, tanto che la superiore Congregazione del Santo Ufficio ritenne opportuno intervenire e dichiarò: «premessa un'inchiesta sui fatti attribuiti a Padre Pio, che non constava della soprannaturalità di tali fatti». Tuttavia la fama del frate continua, e si citano numerosi casi di guarigioni, e il paese di S. Giovanni Rotondo è meta di visite anche di autorevoli personaggi. Presentiamo ai lettori il ritratto del Frate e la veduta del convento che lo ospita».  

Questo si legge sulla Domenica del Corriere di allora.  

Per ciò che si riferisce alla fotografia del Padre e del Convento, rimando alle illustrazioni che riproduco nel volume. (Vedi Tavole N. 5 - 6 - 7 - 8).  

Molti furono i giornali che parlarono del Padre. Tutti gli articoli non li riporto, poiché troppo lungo sarebbe il citarli tutti, riporto solo quelli che ritengo più meritevoli.  

Per cavalleria, dò la preferenza ad un giornale di Torino «La Stampa» del 26 marzo 1929. L'articolo è di un noto e Illustre scrittore bolognese, il signor Riccardo Bacchelli, che non solo a Bologna, ma anche fuori è conosciuto e apprezzato.


Scrive il Bacchelli:  

COLLOQUIO CON UNO CHE UN GIORNO SARÀ FORSE SUGLI ALTARI  

.... Io andava a visitare un cappuccino del convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio, del quale i giornali hanno discorso già più di una volta, e che porta le stimmate come San Francesco. La sua fama di santo va lontana e chiama molta gente, quantunque, mi fu assicurato da persone degne di fede, egli, obbediente ai superiori, cerchi di non aumentarla. Avviandomi al convento, che sorge solitario coi suoi cipressi e il bianco recinto in una stesa di magre erbe e di sassi, io mi tenevo in una disposizione equanime, non prevenuta dalla incredulità e neanche da quella voglia di meraviglie, che è quanto ci resta della fede antica nei miracoli. Insomma, ero disposto a rispettare un fatto ed a scrutare un uomo senza vana curiosità, ma fermamente. So bene quanto sì possano spiegare scientificamente simili fatti e so benissimo quanto non si spieghino scientificamente lo spirito umano, la storia e quel che si chiama vocazione.  

Dopo visto e parlato con questo cappuccino, non so se ho discorso con un santo, e di ciò se mai dovrà deliberare a suo tempo la Chiesa, ma so di aver trovato un uomo il quale, per quanto ha mostrato a me in un'ora di colloquio agevole e sereno, porta l'insegna di ciò che deve percuotere più d'ogni altro mistero la sua coscienza di fedele, o per lo meno costituire la più possente e insidiosa tentazione di ogni peccato dello spirito, con semplicità indubbia, senza equivoca umiltà, con una chiara fierezza negli occhi, e con dignità modesta di frate e di sacerdote.  

Lo trovammo che stava facendosi rifare la tonsura da un fraticello, e la macchina da radere, visibilmente disaffilata, gli dava notevoli strappi ai capelli. Per qualche minuto egli, che ci voltava le spalle, non si avvide della nostra presenza, e sottostava alla fastidiosa operazione, a spalle tonde, rispondendo con affettuosa condiscendenza alle facezie del frate barbiere, che lo rimproverava di curar poco il taglio dei capelli. Quando s'accorse di noi, non mutò atteggiamento, né umore.  

Padre Pio porta i mezzi guanti per celare le stimmate, e svia la conversazione se qualcuno glie ne fa parole. Discorremmo del più e del meno, scherzando anche, e non capii se nel parlare d'argomenti seri egli si esprimesse con giustezza e criterio, come faceva, per naturale buon discernimento o per esercizio di studio. Diceva cose fini con parole illetterate, di solida semplicità insolita. Così, discorrendo di un suo detrattore invelenito, si espresse con risoluzione e fermezza, con una severa carità, che mi dissero molto sulla saldezza convinta dell'animo suo. Questa nasceva da un non so che di più spontaneo e nativo della umiltà ascetica e degli esercizi spirituali, che avevano contribuito a fortificarla.  

Parlando d'una ritrattazione del detrattore, (pare, assai violento e velenoso), e dicendosi che costui pareva dire e fare sul serio nel pentirsi, il frate disse: - Questo lo spero per lui; per me non ne ho bisogno.  

Delle stimmate e dei miracoli non si discorre, quasi ci fossero usciti di mente. E questo, per quel che ne posso dir io con criterio naturale, mi fece al ripensarci più disposto alla meraviglia ed al rispetto insieme.  

Tale è stato il mio incontro con uno che un giorno sarà forse sugli altari, e che vive nella valle che fu di Giano, ed è oggi francescana, in Gargano.  

RICCARDO BACCHELLI 


ALBERTO DEL FANTE

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