CHI MORRA’ VEDRA’…
Il Purgatorio e il Paradiso
Riguardo al fuoco del Purgatorio come a quello dell'Inferno, ci si affaccia una difficoltà gravissima: come può il fuoco tormentare l'anima, i dannati ed i demoni che sono spiriti? Dalle apparizioni delle anime purganti e dannate, e dalle evidenti bruciature che hanno lasciato come un segno della loro presenza, si rileva chiaro che quel fuoco ha qualche cosa di materiale; e allora come può tormentare uno spirito?
Ecco le soluzioni di queste difficoltà.
Noi sappiamo, scientificamente che negli uomini le sensazioni dolorose passano per i sensi, giungono al cervello, e vanno all'anima. E nell'anima e per l'anima che si percepiscono. Un morto non sente dolore, perché non ha l'anima; un anestetizzato completo non sente dolore, perché i sensi, essendo inerti per l'anestesia, non trasmettono le dolorose sensazioni al cervello e quindi all'anima. L'anima è quasi fuori del corpo, perché non può servirsene. L'anestesia è come una morte temporanea; il corpo vive, sì, ma quasi meccanicamente, perché gli organi della vita non sono ancora in dissoluzione, ma sono come addormentati profondamente.
Ora il fuoco del Purgatorio partendo quasi dall'anima stessa, come parte del nucleo scisso dell'atomo, è nell'anima, non ha bisogno dei sensi e dei nervi per giungervi, è una totale e tremenda sensazione di tutti i dolori corporali, senza alcuna attenuazione.
Ecco perché il fuoco del Purgatorio e dell'Inferno, non può trovare alcuna analogia col fuoco della terra, che le anime purganti chiamano aura freschissima, al paragone del fuoco che le purifica.
Ecco perché il fuoco del Purgatorio dà all'anima le sensazioni di dolore le più opposte: il freddo e il calore spaventoso, la fame canina e la sazietà opprimente, l'inerzia e l'agitazione ecc., a, seconda delle colpe che debbono espiarsi. Rivivono, per così dire, nell'anima tutti i sensi del corpo, ma in una maniera intensissima, perché totale.
Ne abbiamo un esempio pallido in un quel fenomeno scientifico detto riferimento ai sensi. Chi ha subita una operazione, ed ha avuto asportato un piede, avverte al posto del piede la stessa sensazione dolorosa che aveva prima, benché il piede non ci sia. La sensazione è tutta nell'anima, che, quasi per inerzia, continua a riferirsi al membro infermo che essa informava. Questo fenomeno avviene spesso anche nell'estirpazione di un dente: si avverte il dolore nell'alveo della gengiva dove il dente non c'è più. Questi fenomeni sono intensi come lo erano prima dell'operazione, quando cambia il tempo, quando fa tempesta ecc.
L'anima purgante ha avuto il corpo nella vita terrena, e questo corpo, anche quando è ridotto in polvere, è destinato alla resurrezione, e quindi è sempre dell'anima a cui appartiene, e l'anima ha un riferimento costante al corpo che informò, e che dolorosamente, fu mezzo e strumento dei peccati che essa commise, e per i quali si trova fra le fiamme. Il suo riferimento al corpo che ebbe nella vita terrena non è un semplice riferimento scientifico al quale abbiamo accennato, è un riferimento di profondo dolore, di amore verso Dio, offeso dai peccati commessi col corpo, e di desiderio di riparazione. Il fuoco che la tormenta diventa per lei come un corpo di espiazione, e quindi può tormentare lo spirito nel suo riferimento al corpo che ebbe in terra.
Questa terribile realtà spiegherebbe la pietà che tutti i popoli hanno avuta ed hanno tuttora per i corpi dei defunti. Le anfore, le monete, i cibi posti col cadavere, i fiori, le corone, le imbalsamazioni, le leggi severissime contro i profanatori delle tombe ecc. ci dicono che subcoscientemente l’umanità ha sentito che il corpo si riferisce ancora all'anima come se fosse vivo. Per questo il bellissimo costume cristiano, di volere la sepoltura in luogo sacro, per santificare il cadavere e attrarre sull'anima la misericordia divina. Per questo le commoventi preghiere della Chiesa sui cadaveri, implorando su di essi la misericordia del Signore, quasi che fossero ancora viatori.
La cremazione dei cadaveri è un uso barbaro, un incrudelire quasi sul corpo che fu tempio di Dio, una miserabile espressione d'incredulità, ed è la somma profanazione di un cadavere. Anche l'uso moderno di porre i cadaveri non nella terra, ma in casse di zinco saldate e riposte nei loculi, in preda della putredine e dei vermi, è un uso brutto e da riprovarsi. La sepoltura cristiana è nella terra santificata, dove il corpo si dissolve sì, ma si dissolve quasi confessando la grandezza di Dio, e ritornando alla terra donde fu tratto da Dio per opera dello Spirito Santo.
Nel Purgatorio il fuoco che tormenta l'anima è attenuato dall'amore e dalla speranza dell'eterna gloria. L'anima soffre come soffrirono i Santi sulla terra, in piena unione alla Divina Volontà, e possiamo dire piena di gaudio per ogni colpa che è purificata dal fuoco doloroso, e che accresce il suo amore ed il suo sospiro a Dio, Infinito Amore. Anche sulla terra chi fa un bagno di mare, pur subendo il fastidio dell'acqua fredda, prova un benessere tale, da fargli sentire persino il bisogno di manifestarlo.
Nell'Inferno invece il fuoco tormenta i dannati in una disperazione spaventosa, perché quel fuoco è il loro stato, volontariamente ed ostinatamente scelto; e poiché il dolore disperato eccita terribilmente l'ira, essi sono in uno stato di tremendo odio e si tormentano a vicenda. La sofferenza che espia, mette l'ordine e la pace, la sofferenza disperata genera il disordine e il sempiterno orrore, come disse Gesù.
Io non so pensare ad un'anima che si perde, ad una anima dannata; mi fa una pena profondissima. E, per carità, non dite mai: Io mi danno, io vado all'Inferno... Per carità, figli miei, per carità, per carità, voi dovete salvarvi! E’ orribile il dannarsi, è irrimediabile!... A costo di ogni sacrificio dovete salvarvi!... Per questo Gesù, nell'impeto del suo Cuore, disse: Se l'occhio tuo, il piede, la mano ti scandalizza, e quindi ti mette nella condizione di andare perduto; strappali, recidili, perché è meglio andare minorato nel Regno di Dio che andare sano corporalmente nel fuoco eterno (cfr. Mt. 5, 29-30).
Salviamoci, figli miei, salvatevi; si tratta di eterna gioia o di eterna disperazione! ...
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