venerdì 23 maggio 2025

LA PERFEZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL'UOMO

 


Testi scritturistici da concordare tra loro sulla santità dell'uomo. 


18. 39. Scrive costui: Obiettano ancora il testo: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 209 ". Anche a questo testo evidentissimo tenta di rispondere con testi apparentemente contrari. Scrive: Il medesimo Giovanni dice nella medesima lettera: "Fratelli, vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Chiunque è nato da Dio, non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui e non può peccare 210 ". Ancora nella stessa lettera: "Chiunque è nato da Dio, non pecca, perché la generazione divina lo preserva e il maligno non lo tocca 211". Sempre nella stessa lettera, parlando del Salvatore: "Egli è apparso per togliere i peccati. Chiunque rimane in lui, non pecca; chiunque pecca, non l'ha visto né l'ha conosciuto 212. Un altro passo della medesima lettera: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro 213". Per quanto siano vere queste testimonianze, tuttavia è vero altresì quello che costui ha posto come obiezione, senza risolverla: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 214. Eccone la spiegazione. In forza di ciò che abbiamo perché nati da Dio noi rimaniamo in colui che è apparso per togliere i peccati, ossia nel Cristo, e non pecchiamo: ciò poi significa che l'uomo interiore si rinnova di giorno in giorno 215 . Viceversa in dipendenza della nostra nascita da quell'uomo che ha fatto entrare il peccato nel mondo e con il peccato la morte, cosicché raggiunse tutti gli uomini 216, noi non siamo senza peccato, perché non siamo ancora senza l'infermità che il peccato ha causata, finché da quel rinnovamento che si attua di giorno in giorno 217 e secondo il quale siamo nati da Dio non è risanata tutta l'infermità nella quale siamo nati dal primo uomo e nella quale non siamo senza peccato. Rimanendo le tracce del peccato nell'intimo dell'uomo, per quanto in coloro che progrediscono si attenuino ogni giorno di più, se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 218. Ma in che modo è vera l'affermazione: Chiunque pecca, non l'ha visto né l'ha conosciuto 219, dal momento che secondo la visione e la cognizione che si avrà faccia a faccia nessuno lo vede e lo conosce in questa vita e dal momento che viceversa secondo la visione e la cognizione che si ha nello stato di fede molti sono coloro che peccano, per lo meno gli apostati, e che tuttavia un tempo hanno creduto in lui, cosicché di nessuno di essi si può dire secondo la  visione e la cognizione che si ha nello stato di fede: Non l'ha visto né l'ha conosciuto? Quanto a me, penso che si debba risolvere così: lo vede e lo conosce il rinnovamento che ha da perfezionarsi, non lo vede né lo conosce invece l'infermità che ha da eliminarsi. E finché rimarranno interiormente in noi le tracce di tale infermità, quelle che siano, se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 220. Benché dunque per la grazia del rinnovamento siamo figli di Dio, tuttavia per le tracce dell'infermità non è stato ancora rivelato ciò che saremo. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 221. Allora non esisterà più nessun peccato, perché non rimarrà più nessuna infermità, né interiore né esteriore. E chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, com'egli è puro 222. Non si purifica da se stesso, ma credendo in colui e invocando colui che purifica i suoi santi. La perfezione di tale purificazione, che va presentemente progredendo e crescendo ogni giorno di più, è destinata a togliere tutte le tracce della nostra infermità.

Sant'Agostino


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