lunedì 22 aprile 2019

Le APPARIZIONI di Gesù Risorto



 La Risurrezione

1 aprile 1945.  
Rivedo la letificante e potente Risurrezione di Cristo. Nell'ortaglia è tutto silenzio e brillio di rugiade. Sopra di essa un cielo che si fa di uno zaffiro sempre più chiaro, dopo avere lasciato il suo blu-nero trapunto di stelle che per tutta la notte aveva vegliato sul mondo. L'alba respinge da oriente ad occidente queste zone ancora oscure, come fa l'onda durante un'alta marea che sempre più avanza, coprendo il lido scuro e sostituendo il bigio nero dell'umida rena e della scogliera coll'azzurro dell'acqua marina.  
Qualche stellina non vuole ancora morire e occhieggia sempre più debole sotto l'onda di luce bianco verdina dell'alba, di un latteo sfumato di bigio, come le fronde degli ulivi assonnati che fanno corona a quel poggio poco lontano. E poi naufraga sommersa dall'onda dell'alba, come una terra che l'acqua sormonta. E ce ne è una di meno... E poi ancora una di meno... e un'altra, e un'altra. Il cielo perde i suoi greggi di stelle e solo là, sull'estremo occidente, tre, poi due, poi una, restano a riguardare quel prodigio quotidiano che è l'aurora che sorge. Ed ecco che, quando un filo di rosa mette una linea sulla seta turchese del cielo orientale, un sospiro di vento passa sulle fronde e sulle erbe, e dice: «Destatevi. Il giorno è risorto».  
Ma non sveglia che le fronde e le erbe, che rabbrividiscono sotto i loro diamanti di rugiada ed hanno un fruscio tenue, arpeggiato di gocce che cadono. Gli uccelli ancora non si destano fra i rami folti di un altissimo cipresso che pare domini come un signore nel suo regno, né nell'aggrovigliato intreccio di una siepe di allori che fa riparo al vento di tramontano. Le guardie, annoiate, infreddolite, assonnate, in varie pose vegliano il Sepolcro, la cui porta di pietra è stata rinforzata, al suo orlo, da un grosso strato di calcina, come fosse un contrafforte, sul bianco opaco della quale spiccano i larghi rosoni di cera rossa, impressi con altri, direttamente nella calcina fresca, del sigillo del Tempio.  
Le guardie devono avere acceso un fuochetto nella notte, perché vi è della cenere e dei tizzi mal bruciati al suolo, e devono avere giuocato e mangiato, perché sono ancora sparsi resti di cibo e dei piccoli ossi puliti, certo usati per qualche giuoco, uso il nostro domino o il nostro fanciullesco giuoco delle biglie, giocati su una primitiva scacchiera tracciata sul sentiero. Poi si sono stancate ed hanno lasciato tutto in asso, cercando pose più o meno comode per dormire o per vegliare. Nel cielo, che ora ha, all'oriente, una plaga tutta rosata che sempre più si estende nel cielo sereno, dove peraltro ancora non è raggio di sole, si affaccia, venendo da profondità sconosciute, una meteora splendentissima che scende, palla di fuoco di insostenibile splendore, seguita da una scia rutilante, che forse non è altro che il ricordo del suo fulgore nella nostra retina.  
Scende velocissima verso la Terra, spargendo una luce così intensa, fantasmagorica, paurosa nella sua bellezza, che la luce rosata dell'aurora se ne annulla, superata da questa incandescenza bianca. Le guardie alzano il capo stupite, anche perché, con la luce, viene un boato potente, armonico, solenne, che empie di sé tutto il Creato. Viene da profondità paradisiache. É l'alleluia, il gloria angelico, che segue lo Spirito del Cristo che torna nella sua Carne gloriosa. La meteora si abbatte contro l'inutile serrame del Sepolcro, lo divelle, lo atterra, fulmina di terrore e di fragore le guardie messe a carcerieri del Padrone dell'Universo, dando, col suo tornare sulla Terra, un nuovo terremoto, come lo aveva dato quando dalla Terra era fuggito questo Spirito del Signore.  
Entra nel buio Sepolcro, che si fa tutto chiaro della sua luce indescrivibile, e mentre questa permane sospesa nell'aria immobile, lo Spirito si rinfonde nel Corpo immoto sotto le funebri bende. Tutto questo non in un minuto, ma in frazione di minuto, tanto l'apparire, lo scendere, il penetrare e scomparire della Luce di Dio è stato rapido... Il «Voglio» del divino Spirito alla sua fredda Carne non ha suono. Esso è detto dall'Essenza alla Materia immobile.  
Ma nessuna parola viene percepita da orecchio umano. La Carne riceve il comando e ubbidisce ad esso con un fondo respiro... Null'altro per qualche minuto. Sotto il sudario e la sindone la Carne gloriosa si ricompone in bellezza eterna, si desta dal sonno di morte, ritorna dal «niente» in cui era, vive dopo essere stata morta. Certo il cuore si desta e dà il primo battito, spinge nelle vene il gelato sangue superstite e subito ne crea la totale misura nelle arterie svuotate, nei polmoni immobili, nel cervello oscurato, e riporta calore, sanità, forza, pensiero.  
Un altro attimo, ed ecco un moto repentino sotto la sindone pesante. Così repentino che, dall'attimo in cui Egli certo muove le mani incrociate al momento in cui appare in piedi imponente, splendidissimo nella sua veste di immateriale materia, soprannaturalmente bello e maestoso, con una gravità che lo muta e lo eleva pur lasciandolo Lui, l'occhio fa appena in tempo ad afferrarne i trapassi. Ed ora lo ammira: così diverso da quanto la mente ricorda, ravviato, senza ferite né sangue, ma solo sfolgorante della luce che scaturisce a fiotti dalle cinque piaghe e si emana da ogni poro della sua epidermide.  
Quando muove il primo passo - e nel moto i raggi scaturenti dalle Mani e dai Piedi lo aureolano di lame di luce: dal Capo innimbato di un serto, che è fatto dalle innumeri piccole ferite della corona che non dànno più sangue ma solo fulgore, all'orlo dell'abito quando, aprendo le braccia che ha incrociate sul petto, scopre la zona di luminosità vivissima che trapela dalla veste accendendola di un sole all'altezza del Cuore - allora realmente è la «Luce» che ha preso corpo. 
Non la povera luce della Terra, non la povera luce degli astri, non la povera luce del sole.  
Ma la Luce di Dio: tutto il fulgore paradisiaco che si aduna in un solo Essere e gli dona i suoi azzurri inconcepibili per pupille, i suoi fuochi d'oro per capelli, i suoi candori angelici per veste e colorito, e tutto quello che è, di non descrivibile con parola umana, il sopraeminente ardore della SS. Trinità, che annulla con la sua potenza ardente ogni fuoco del Paradiso, assorbendolo in Sé per generarlo nuovamente ad ogni attimo del Tempo eterno, Cuore del Cielo che attira e diffonde il suo sangue, le non numerabili stille del suo sangue incorporeo: i beati, gli angeli, tutto quanto è il Paradiso: l'amore di Dio, l'amore a Dio, tutto questo è la Luce che è, che forma il Cristo Risorto. 
 Quando si sposta, venendo verso l'uscita, e l'occhio può vedere oltre il suo fulgore, ecco che due luminosità bellissime, ma simili a stelle rispetto al sole, mi appaiono l'una di qua, l'altra di là della soglia, prostrate nell'adorazione al loro Dio, che passa avvolto nella sua luce, beatificante nel suo sorriso, ed esce, abbandonando la funebre grotta e tornando a calpestare la terra, che si desta di gioia e splende tutta nelle sue rugiade, nei colori delle erbe e dei roseti, nelle infinite corolle dei meli, che si aprono per un prodigio al primo sole che le bacia e al Sole eterno che sotto esse procede. Le guardie sono là, tramortite...  
Le forze corrotte dell'uomo non vedono Dio, mentre le forze pure dell'universo - i fiori, le erbe, gli uccelli - ammirano e venerano il Potente che passa in un nimbo di luce sua propria e in un nimbo di luce solare. Il suo sorriso, lo sguardo che si posa sui fiori, sulle ramaglie, che si alza al cielo sereno, tutto aumenta in bellezza. E più soffici e sfumati di un setoso rosare sono i milioni di petali che fanno una spuma fiorita sul capo del Vincitore.  
E più vividi sono i diamanti delle rugiade. E più azzurro è il cielo che specchia i suoi Occhi fulgenti, e festoso il sole che pennella di letizia una nuvoletta portata da un vento leggero, che viene a baciare il suo Re con fragranze rapite ai giardini e con carezze di petali setosi. Gesù alza la Mano e benedice e poi, mentre più forte cantano gli uccelli e profuma il vento, mi scompare alla vista, lasciandomi in una letizia che cancella anche il più lieve ricordo di tristezze e sofferenze e titubanze sul domani...  


Per mantenerci costanti nel suffragare le Anime del Purgatorio.



La pena della lontananza da Dio è quella che più aggrava il castigo delleAnime penanti. Perchè subito dopo che vien separata dal corpo, l'anima anela con ansietà, impossibile a descriversi, alla unione con Dio, da cui viene respinta.

BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES



LA TENTAZIONE DEL DENARO

Molti erano i pellegrini che giungevano a Lourdes e tutti, dopo la grotta, desideravano vedere Bernadette, ma rimanevano mortificati nel constatare in quale stato di povertà vivesse lei e la sua famiglia.
In quell'entusiasmo sarebbe stato facile accettare spontanei aiuti che quotidianamente venivano offerti, ma Bernadette ed i suoi genitori furono sempre dignitosamente irremovibili. Questo loro atteggiamento li salvò anche da tranelli ingegnosamente architettati.
Il primo storico dei fatti di Lourdes, Enrico Lasserre, narra che una sera entrò in casa Soubirous un signore che prese ad interrogare minutamente Bernadette, interessandosi al suo racconto, con esclamazioni di entusiasmo.
Poi, guardando la miseria che vi era attorno: - Io sono ricco - disse -, permettetemi di aiutarvi, e così dicendo depose sul tavolo una borsa che egli aprì a bella posta per metà, perchè si vedesse che era piena di monete d'oro.
Il volto di Bernadette si fece rosso di indignazione: - Io non voglio nulla! Riprendetevi la vostra borsa!
- Non è per voi, bambina. È per i vostri genitori che ne hanno bisogno!
- Nè Bernadette, nè noi! - dissero allora il babbo e la mamma. - Non vogliamo nulla!
- Ma voi siete poveri! Io vi ho disturbato e voglio interessarmi di voi. E’ per orgoglio che voi rifiutate!
- No, signore, ma noi non vogliamo ricevere nulla, assolutamente nulla. Prendetevi il vostro denaro!
Il forestiero allora, assai contrariato, riprese la sua borsa e se ne usci. Era un inviato della polizia che veniva a tentare la povera famiglia, a fine di avere un'arma contro i Soubirous?

LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO. - Tuttavia lo spirito di povertà, l'amore alla povertà che animava Bernadette e la sua famiglia, non partivano dalla paura di fornire ai nemici un'arma. Era un amore sincero, fatto di modestia naturale e di lunga assuefazione alla sofferenza.
Don Peyramale, che da osservatore prudente degli avvenimenti di Lourdes, si era mutato in protettore incondizionato di Bernadette, ebbe a scrivere al suo vescovo di lei: «Nell'ordine morale il più grande fenomeno è vedere questa fanciulla del popolo, povera fino a mancare spesso del pane, rifiutare con tanta dignità le offerte che le si fanno». In una intervista col corrispondente di un giornale parigino, venuta recentemente alla luce con i verbali degli interrogatori subiti la prima volta da Bernadette negli uffici della polizia, si legge: «È povera, poverissima e vuol restare povera. Se avesse accettato solo la metà dei doni che le sono stati offerti, avrebbe già una piccola fortuna; ma ha rifiutato ogni cosa. Io stesso (l'inviato del Courrier Français, del 26 settembre 1858) ho cercato di ammaliarla facendole baluginare una speranza di ricchezza.
- Ascoltate, Bernadette, - le ho proposto -, sapete che cosa dobbiamo fare? Verrete con me a Parigi e in tre settimane sarete ricca.
- Oh, no.! - ha risposto. - Voglio rimanere povera!
- Ma, bambina mia, è pazzesco rifiutare. Non verrete sola con me; condurrete con voi i genitori, non li lascerete mai!
Bernadette è stata inflessibile: - È inutile, non voglio, non voglio!.

Riflessioni: La povertà
Secondo il concetto evangelico «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!, (Matt. V-3), la virtù della povertà non consiste nell'essere di fatto privo di beni materiali, ma nell'essere da essi distaccati col cuore, nel non riporre in essi la nostra fiducia, nel riguardarli come doni di Dio da fare fruttare, da amministrare per far del bene al prossimo.
«Dio ti ha dato del bene, perché tu faccia del bene!».
Il mondo di fronte alla povertà. - Quanto è lontano da questo pensiero il mondo. Esso proclama. «Beati i ricchi, che per mezzo del danaro sanno farsi valere, ottengono ciò che vogliono, soddisfano ogni loro capriccio ed opprimono ingiustamente gli umili!».
Al danaro tutto si inchina nel mondo: si comprano anche le coscienze, le innocenze, tutto. Per esso si commettono delitti, si violano i diritti più santi.
È la fame esecranda dell'oro»!
L'esempio di Gesù, di Maria e dei Santi. - Eppure Gesù e Maria vollero vivere poveri ed i santi li imitarono.
Bernadette era povera, non desiderò mai la ricchezza. Rimase povera anche quando sarebbe stato facile a lei o alla sua famiglia accettare almeno il necessario per vivere, senza guadagnarselo col sudore della fronte.
Una ricca famiglia volle adottare Bernadette per una ingente somma di denaro, pur permettendo che essa rimanesse con i suoi parenti; ma sia la fanciulla che i parenti rifiutarono.
Altri signori lasciarono al parroco di Lourdes del denaro per i Soubirous. Il sacerdote pensò di consegnare quella somma al fornaio Maisongrosse, perché fornisse di pane quei poveretti. Ma i Soubirous rifiutarono ed il denaro ritornò al sacerdote.
Il tuo atteggiamento davanti al denaro. - La grande ricchezza di Gesù e Maria erano le loro braccia, il loro lavoro e la fiducia nella Provvidenza. Se tu hai di più di loro, ringraziali, ma non lasciare che l'amore per il denaro entri nel tuo cuore e non fare sfoggio di monili inutili, che non recano vantaggio che alla tua vanità.
Quando un vescovo, di passaggio per Lourdes, volle donare a Bernadette un rosario montato in oro, in cambio della sua povera corona, Bernadette rifiutò l'oro, pur donando la sua corona.
Fioretto: Farò una piccola elemosina al primo povero che mi stenderà la mano, senza inutili riflessioni.
Giaculatoria: «Cerchino pure gli altri i beni terreni, o mio Gesù... Per me non desidero, non voglio, non cerco altro tesoro che il vostro amore! (S. Alfonso).

LA CONVERSIONE DI ALEXIS CARREL (premio Nobel per la medicina)
Nell'estate del 1903 Alexis Carrel, colui che più tardi doveva scrivere «L'uomo, questo sconosciuto -, accompagnò a Lourdes per curiosità un treno di malati, dei quali alcuni moribondi.
Carrel era sui trent'anni. Non aveva ancora compiuto le scoperte mediche, né scritto i libri che gli dettero più tardi fama mondiale. Scienziato ed ateo, restava tuttavia un miscredente onesto, pronto a prendere almeno in esame i fatti prodigiosi di Lourdes, dei quali i più dei suoi colleghi sdegnavano persino di occuparsi.
Su Lourdes aveva letto con attenzione i libri di Zola, Lasserre, Didary, Boissarie ed era rimasto incredulo. Voleva vedere, controllare...
Per questo Carrel, munito di etere, soluzioni di morfina e caffeina e di siringa di Provaz, intraprese il viaggio a Lourdes, in sostituzione di un amico medico che non aveva potuto andare.
A Lourdes assistette con i suoi occhi ad una guarigione miracolosa. Sotto il suo sguardo, proprio davanti alla grotta, la giovane Maria Ferrand, già entrata in agonia per una peritonite tubercolare, cominciò a riprendersi. Carrel vide scomparire in pochi minuti l'orrenda enfiagione del ventre della ragazza. Scosso, ma ancora sulla difensiva contro la propria emozione, controllò, palpò, visitò e fece visitare da amici medici il corpo della paziente. Egli l'aveva presa, quasi per caso, sotto particolare osservazione durante tutto il viaggio. L'aveva data scientificamente perduta proprio pochi minuti prima del miracolo...
L'incontro col miracolo determinò nell'ancor giovane scienziato, la prima seria spinta alla ricerca di quella conciliazione reale tra spirito e materia, tra fede e scienza, che fu poi la dinamica umana e cristiana dei suoi esperimenti e del suo pensiero...
All'amico don Alex Presse, Carrel disse un giorno, a questo proposito, parole estremamente umili e ferme: «Io voglio credere, io credo tutto ciò che la Chiesa Cattolica vuole che noi crediamo, e per far ciò, non trovo difficoltà alcuna, poiché non incontro nelle verità della Chiesa, alcuna reale opposizione coi dati sicuri della scienza».
Questa volontà di accostare per sé e per gli altri, la scienza alla fede, risulta in modo speciale dai frammenti di diario e dalle meditazioni scritte, la maggior parte, nel raccoglimento della sua isola di Saint Gildas.
Davanti al miracolo, a Lourdes, lo scienziato aveva pregato così la Vergine: «Vergine dolce... io credo in Voi, Voi avete voluto rispondere al mio dubbio con un miracolo manifesto. Io non so vederlo, io dubito ancora. Ma il mio desiderio più vivo, il fine più alto di tutte le mie aspirazioni è di credere perdutamente, ciecamente credere, senza più discutere, senza criticare. Il Vostro nome è più dolce del sole del mattino. Prendete Voi il peccatore inquieto dal cuore in tempesta, dalla fronte corrugata, che si consuma nella ricerca delle chimere».
Quasi 40 anni più tardi, in uno slancio mistico delle Meditazioni, egli prega così: La vita non consiste nel capire, ma nell'amare, nell'aiutare gli altri, nel pregare, e nel lavorare. Fate, mio Dio, che non sia troppo tardi: Parlate, il vostro servo indegno ascolta. Egli Vi offre ciò che gli rimane!». (N. Fabretti - «Il Popolo» 7-7-1947).

p. Luigi Chierotti C.M.

SPIRITO SANTO



Vieni, o Spirito di Fortezza, e compatendo alla fiacchezza e pusillanimità dei Cristiani del nostro tempo, rivestici tutti di forza sovrumana, onde possiamo vincere i nostri spirituali nemici. 

LA PASSIONE



Riflessioni fatte da Gesù sul Mistero della Sua Sofferenza e del valore che ha la Sua Redenzione.  


GESÙ SALE AL CALVARIO  

Continuiamo, figliola.  
SeguiMi nel cammino del Calvario, curvo sotto il peso della Croce…  
Mentre il Mio Cuore era immerso nell'abisso di tristezza per la dannazione eterna di Giuda, i crudeli carnefici, insensibili al Mio dolore, caricarono sulle Mie spalle piagate la dura e pesante Croce, sulla quale dovevo consumare il Mistero della Redenzione del Mondo.  
ContemplateMi, Angeli del Cielo! 
Guardate il Creatore di tutte le meraviglie, il Dio a Cui rendono adorazione gli Spiriti Celesti, vedeteLo mentre si avvia al Calvario, mentre porta sulle Sue spalle il Legno Santo e Benedetto, che riceverà il Suo ultimo respiro.  
GuardateMi anche voi, Anime, che volete fedelmente imitarMi!  
Il Mio Corpo, distrutto da tanti tormenti, cammina, senza forze, bagnato di sudore e di sangue…  
Soffro, senza che nessuno compatisca il Mio dolore!  
La moltitudine Mi accompagna e non c'è una sola persona che abbia pietà di Me.  
Tutti Mi ruotano intorno, come lupi affamati, desiderosi di divorare la preda…  
Tutti i Demoni erano saliti dall'Inferno, per rendere più duro il Mio soffrire.  
La fatica che sento è talmente grande e la Croce così pesante, che a metà del cammino cado svenuto.  
Guardate come quegli uomini, inumani, Mi sollevano nel modo più brutale: uno Mi afferra un braccio… un altro Mi tira la veste che, incollata alle Mie ferite, le fa riaprire…  
Uno Mi prende per il collo… un altro per i capelli… altri ancora scaricano colpi terribili su tutto il Mio Corpo, con i pugni e con i piedi.  
La Croce cade sopra di Me e il suo peso Mi provoca nuove ferite.  
Il Mio Volto sfrega sulle pietre della via e il sangue che ne esce si incolla sui Miei occhi, che sono quasi chiusi dai colpi… la polvere e il fango si mescolano al sangue: sono divenuto l'oggetto più ripugnante.  
Il Padre Mio manda i Suoi Angeli per aiutarMi e sostenerMi… perché il Mio Corpo non perda conoscenza, cadendo al suolo… perché la battaglia non sia guadagnata. Anzitempo. e Io perda così tutte le Mie Anime.  
Cammino sopra le pietre, che fanno a pezzi i Miei piedi… inciampo e cado un'altra volta.  
Getto lo sguardo ai lati della via, in cerca di un piccolo sguardo d'Amore, di una attenzione, di una partecipazione al Mio dolore, ma… non vedo nessuno.  
Figli Miei, voi che seguite le Mie orme, non liberatevi della vostra croce, per quanto vi possa sembrare pesante!  
Fatelo per Me!  
Portando la vostra croce… Mi aiuterete a portare la Mia e, in quel duro cammino, incontrerete Mia Madre e le Anime Sante che vi daranno animo e sostegno.  
SeguiteMi un momento e, dopo pochi passi, Mi vedrete alla presenza della Madre Mia Santissima che, con il Cuore trafitto dal dolore, Mi viene incontro per due ragioni:  
• per acquistare nuova forza di soffrire alla vista del Suo Dio,  
• per dare a Suo Figlio, con la Sua attitudine eroica, il coraggio per continuare l'Opera della Redenzione.  
Considerate il martirio di questi due Cuori!  
Colui che ama di più Mia Madre è Suo Figlio… Non può darMi nessun aiuto e sa che la Sua vista aumenterà ancora di più le Mie sofferenze, ma aumenterà anche la Mia forza, per compiere la Volontà del Padre.  
Colei che Io amo di più sulla Terra è Mia Madre, e non solamente non La posso consolare, ma lo stato deplorevole, nel quale Mi vede, procura al Suo Cuore una sofferenza simile alla Mia.  
Si lascia sfuggire un singhiozzo.  
La morte che Io soffro nel Mio Corpo… la riceve Mia Madre nel Cuore!…  
Come si inchiodano i Suoi occhi nei Miei, e i Miei come si inchiodano nei Suoi!  
Non pronunciamo una sola parola, ma quante cose dicono i nostri Cuori in questo doloroso sguardo!  
Si, Mia Madre è stata presente a tutti i tormenti della Mia Passione, che si facevano presenti al Suo Spirito, per Rivelazione Divina.  
Inoltre, diversi Discepoli, benché rimasti distanti, per paura dei Giudei, cercavano di tenersi informati di tutto e informavano Mia Madre…  
Quando seppe che era stata pronunciata la Mia “Sentenza di Morte”, venne ad incontrarMi e non Mi abbandonò più, fino a quando non Mi deposero nel Sepolcro.  
 
Messaggi dettati a Catalina RIVAS 

Le spose di Gesù



Sposa regina

Tu sei stata chiamata ad essere sposa regina, poiché ci sono altre spose che sono solo concubine, coloro che non si consegnano totalmente, quelle che hanno paura dell’impegno e del sacrificio. La sposa regina invece si consegna totalmente senza condizioni come vittima d’amore. È sempre a fianco del re, per accompagnarlo nel suo dolore, consolarlo, condividere le sue gioie, amarlo con tutto il suo cuore e renderlo felice in ogni momento.
Vediamo ora la storia della regina Ester, che può essere anche la tua storia. Leggiamo nel libro biblico di Ester che ella era una povera orfana chiamata Adassa, di gran bella presenza e che era stata adottata da suo cugino Mardocheo (2, 7). «Il Re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazie e favore agli occhi di lui più di tutte le altri vergini. Egli le pose in testa la corona reale e la fece regina al posto di Vasti» (2, 17). 
Ella, con la preghiera e il digiuno, fece opera di intercessione dinnanzi al re in favore del suo popolo, condannato allo sterminio, e ne ottenne la salvezza. Ella, fu la «piccola sorgente che divenne un fiume, la piccola luce che si trasformò in sole. La sorgente è Ester che il re ha sposata e costituita regina» (10, 6). 
Anche tu, come Adassa, sei un povera sconosciuta umanamente; ma Gesù, il re, ha visto il tuo cuore bello, affascinante e si è innamorato di te perché ha visto che sei capace di un abbandono totale; ti ha scelta fra milioni di donne e ti ha fatto sua sposa. Con la grande missione di salvare il tuo popolo e i tuoi figli di tutto il mondo per i quali devi intercedere presso Dio giorno e notte. Devi pregare, digiunare e fare molti sacrifici perché solo l’amore e la croce possano ottenere la salvezza. Forse hai paura della sofferenza e della morte. Anche Ester ebbe molta paura quando si presentò davanti al Re, rischiando la propria vita; però era disposta a donarla se fosse stato necessario. «Si presentò rosea nello splendore della sua bellezza e il suo viso era gioioso come pervaso d’amore, ma il suo cuore era stretto dalla paura» (15, 8 o 5, 1b).
Sei capace di dare la vita per i tuoi figli? Hai paura di essere santa? Dì al Signore sinceramente come Ester: «Ti ho visto, Signore, come un angelo di Dio e il mio cuore si è agitato davanti alla tua gloria, perché tu sei meraviglioso e il tuo volto è pieno di incanto» (15, 16 - 5, 2 a). «Mio Signore, nostro Re, tu sei l’unico, vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta» (14, 3 o 4, 17 t).
«Salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto perché sono sola e non ho altri che te, Signore» (14, 14 - 4, 17 t).
Allora Gesù il re, come Assuero con Ester, ti prenderà sulle sue ginocchia e ti consolerà con dolci parole e baciandoti ti dirà: «Che c’è? Io sono tuo sposo fatti coraggio... avvicinati parlami non avere paura» (15, 12 - 5, 1 f). «Cosa brami? Cosa desideri? Tutto ti sarà concesso, fosse anche la metà del mio regno» (5, 6 - 5, 3).
Forse sei ancora come la piccola sorgente o la piccola lampada di Ester, ma sei chiamata ad essere sole e fiume dalle acque travolgenti. Dio ti ha scelta con infinito amore e ha posto le sue speranze in te. Non deluderlo. Egli ti ama tanto da volerti vedere ogni giorno più bella e più affascinante, come una regina. Quando tu gli dici: “Gesù fammi santa” e ti metti a sua totale disposizione, il suo Cuore divino si riempie di gioia.
Digli in questo momento: “Gesù, fammi santa. Fa di me quello che vuoi, qualsiasi cosa sia ti rendo grazie perché ti amo e confido in te, perché tu sei il mio Sposo, il mio Re, il mio Tutto. Desidero offrirmi a te come offerta volontaria, e rimanere tua per sempre”. 

Padre Angel Peña

Il mondo vivrà un periodo di grandi conflitti



Maria Madre di Dio:

Il mondo vivrà un periodo di grandi conflitti e se gli uomini non si convertono al vero Dio, un grande castigo verrà sulla terra. È tempo di tornare alle braccia di Dio, pregare e fare molti sacrifici per i peccatori per raggiungere la vera pace.

07/07/1987

LA VITA DI SAN BENEDETTO



tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno


Gregorio:  seguitando  le  nostre  conversazioni,  parleremo  oggi di un  uomo veramente insigne, degno di ogni venerazione. Si chiamava Benedetto questo uomo e fu davvero benedetto di nome e di grazia. Fin dai primi anni della sua fanciullezza era già maturo e quasi precorrendo l'età con la gravità dei costumi, non volle mai abbassare l'animo verso i piaceri.

Se l'avesse voluto avrebbe potuto largamente godere gli svaghi del mondo, ma egli li disprezzò come fiori seccati e svaniti.

Era nato da nobile famiglia nella regione di Norcia. Pensarono di farlo studiare e lo mandarono a Roma dove era più facile attendere agli studi letterari. Lo attendeva però una grande delusione: non vi trovò altro, purtroppo, che giovani sbandati, rovinati per le strade del vizio.

Era ancora in tempo. Aveva appena posto un piede sulla soglia del mondo: lo ritrasse immediatamente indietro. Aveva capito che anche una parte di quella scienza mondana sarebbe stata sufficiente a precipitarlo intero negli abissi.

Abbandonò quindi con disprezzo gli studi, abbandonò la casa e i beni paterni e partì, alla ricerca di un abito che lo designasse consacrato al Signore. Gli ardeva nel cuore un'unica ansia: quella di piacere soltanto a Lui. Si allontanò quindi così: aveva  scelto  consapevolmente  di  essere  incolto,  ma  aveva  imparato sapientemente la scienza di Dio.

Certamente io non posso conoscere tutti i fatti della sua vita. Quel poco che sto  per  narrare,  l'ho  saputo  dalla  relazione  di  quattro  suoi  discepoli:  il reverendissimo  Costantino,  suo  successore  nel  governo  del  monastero; Valentiniano, che fu per molti anni superiore del monastero presso il Laterano; Simplicio, che per terzo governò la sua comunità; e infine Onorato, che ancora dirige il monastero in cui egli abitò nel primo periodo di vita religiosa.


1. Il primo miracolo

Abbandonati dunque gli studi letterari, Benedetto decise di ritirarsi in luogo solitario. La nutrice però che gli era teneramente affezionata, non volle distaccarsi da lui e, sola sola, ottenne di poterlo seguire. E partirono.

Giunti  alla  località  chiamata  Enfide,  quasi  costretti  dalla  carità  di  molte generose persone, dovettero interrompere il viaggio; presero così dimora presso la chiesa di S. Pietro.

Qualche giorno dopo, la nutrice aveva bisogno di mondare un po' di grano e chiese alle vicine che volessero prestarle un vaglio di coccio. Avendolo però lasciato sbadatamente sul tavolo, per caso cadde e si ruppe i due pezzi. Ed ora? 

L'utensile  non  era  suo,  ma  ricevuto  in  prestito:  cominciò  disperatamente  a piangere.

Il  giovanotto,  religioso  e  pio  com'era,  alla  vista  di  quelle  lacrime,  ebbe compassione di tanto dolore: presi i due pezzi del vaglio rotto, se ne andò a pregare e pianse. Quando si rialzò dalla preghiera, trovò al suo fianco lo staccio completamente  risanato,  senza  un  minimo  segno  d'incrinatura:  "Non  c'è  più bisogno di lacrime - disse, consolando dolcemente la nutrice - Il vaglio rotto eccolo qui, è sano!".

La cosa però fu risaputa da tutto il paese e suscitò tanta ammirazione che gli abitanti  vollero  sospendere  il  vaglio  all'ingresso  della  chiesa:  doveva  far conoscere ai presenti e ai posteri con quanto grado di grazia Benedetto, ancor giovane, aveva incominciato il cammino della perfezione.

Il vaglio restò lì per molti anni, a vista di tutti, e fino al tempo recente dei Longobardi, è rimasto appeso sopra la porta della chiesa.
 
Benedetto  però  non  amava  affatto  le  lodi  del  mondo:  bramava  piuttosto sottoporsi a disagi e fatiche per amore di Dio, che non farsi grande negli onori di questa vita. Proprio per questo prese la decisione di abbandonare anche la sua nutrice e nascostamente fuggì. Si diresse verso una località solitaria e deserta chiamata Subiaco, distante da Roma circa 40 miglia, località ricca di fresche e abbondantissime  acque,  che  prima  si  raccolgono  in  un  ampio  lago  e  poi  si trasformano in fiume.

Si affrettava dunque a passi svelti verso questa località, quando si incontrò per via con un monaco di nome Romano, che gli domandò dove andasse.

Conosciuta la sua risoluzione, gli offrì volentieri il suo aiuto. Lo rivestì quindi dell'abito santo, segno della consacrazione a Dio, lo fornì del poco necessario secondo le sue possibilità e gli rinnovò la promessa di non dire il segreto a nessuno.

In quel luogo di solitudine, l'uomo di Dio si nascose in una stretta e scabrosa spelonca. Rimase nascosto lì dentro tre anni e nessuno seppe mai niente, fatta eccezione del monaco Romano. Questi dimorava in un piccolo monastero non lontano, sotto la guida del padre Adeodato; con pie industrie, cercando il momento opportuno, sottraeva una parte della sua porzione di cibo e in giorni stabiliti la portava a Benedetto.

Dal monastero di Romano però non era possibile camminare fino allo speco, perché sopra di questo si stagliava un'altissima rupe. Romano quindi dall'alto di questa rupe, calava abilmente il pane con una lunghissima fune, a cui aveva agganciato un campanello: l'uomo di Dio sentiva, usciva fuori e lo prendeva.

Il bene però non piace mai allo spirito maligno: sentiva rabbia della carità dell'uno e della refezione dell'altro. Un giorno, osservando che veniva calato il pane, scagliò un sasso e ruppe il campanello. Romano però continuò lo stesso, come meglio poteva, a prestare questo generoso servizio.

Dio però, che tutto dispone, volle che Romano sospendesse la sua laboriosa carità e più ancora volle che la vita di Benedetto diventasse luminoso modello agli uomini:  questa  splendente  lucerna,  posta  sopra  il  candelabro,  doveva  ormai irradiare la sua luce a tutti quelli che sono nella casa di Dio.

Per questo il Signore stesso si degnò di trovarne la via. Un certo sacerdote, che abitava parecchio distante, si era preparata la mensa nel giorno di Pasqua. 
All'improvviso ecco una visione: è il Signore che parla: "Tu ti sei preparato cibi deliziosi, e va bene: ma guarda là; vedi quei luoghi? Lì c'è un mio servo che soffre la fame".

Il buon sacerdote balzò in piedi e nello stesso giorno solenne di Pasqua, raccolti gli alimenti che aveva preparato per sé, volò nella direzione indicatagli. 

Cercò l'uomo di Dio tra i dirupi dei monti, tra le insenature delle valli e tra gli antri delle grotte: lo trovò finalmente, nascosto nella spelonca.

Tutti e due volarono prima di tutto al Signore, innalzando a Lui benedizioni e preghiere. Sedettero poi, insieme, scambiandosi dolci pensieri sulle cose del cielo.

"Ora - disse poi il sacerdote - prendiamo anche un po' di cibo, perché oggi è Pasqua". "Oh, sì, - rispose Benedetto - oggi è proprio Pasqua per me, perché ho avuto la grazia di vedere te". Così lontano dagli uomini il servo di Dio ignorava persino che quel giorno fosse la solennità di Pasqua.

"Ma oggi è veramente il giorno della Risurrezione del Signore - riprese il sacerdote - e dunque non è bene che tu faccia digiuno. Io sono stato inviato qui proprio  per  questo,  per  cibarci  insieme,  da  buoni fratelli,  di questi  doni  che l'Onnipotenza di Dio ci ha messo davanti".

E così, con la lode di Dio sulle labbra, desinarono. Finita poi la refezione e scambiata qualche altra buona parola, il sacerdote fece ritorno alla sua chiesa.
 
Poco tempo dopo anche alcuni pastori scoprirono Benedetto nascosto dentro lo speco. Avendolo intravisto in mezzo alla boscaglia, coperto com'era di pelli, credettero sulle prime che si trattasse di una bestia selvatica. Ma riconosciutolo poi come un vero servo di Dio, molti di essi, che veramente eran pari alle bestie, mutati dalla grazia, si diedero a santa vita.

In seguito a questi fatti la fama di lui si diffuse in tutti i paesi vicini. E le visite sempre più diventarono frequenti: gli portavano cibi per sostenere il suo corpo e ripartivano col cuore ripieno di sante parole, alimento di vita per l'anima loro.

Lode a Dio l’Altissimo



Oh, Eterno Padre,  
Ti offriamo le nostre preghiere in gioioso ringraziamento  
per il dono prezioso della Misericordia a tutta l’umanità. 
Noi ci rallegriamo e offriamo a Te, Re il più glorioso,  
la nostra lode e adorazione per il Tuo amore e la tua tenera Misericordia. 
Tu, Dio, l’Altissimo sei il nostro Re,  
e per questo dono che ora porti a noi,  
ci distendiamo ai tuoi piedi in umile servitù. 
Ti preghiamo Dio, abbi pietà di tutti i tuoi figli. 
Amen. 

"Io sono Amore, non aver paura di venire a Me."




Dio Padre:
Mi fa molto male vedere che la gente ha paura di venire da Me, perché questo dimostra mancanza di fede; solo l'amore può venire da me
Io sono la fonte della vita. Io sono la fonte dell'amore. Coloro che hanno sete del mio cuore vengono a me. Tutte le anime sono state create in un sublime atto d'amore dal mio cuore. Tutto il mio potere è tuo. Tu sei i miei figli; il Padre non inganna mai i suoi figli, dà tutto ciò che è a coloro che ama e che vivono nel loro Creatore. Io, il tuo Padre celeste, cerco anime generose, ma ne trovo poche. Perché, figli miei, non trovo una risposta ai miei lamenti? Perché il tuo cuore rimane chiuso a Grazia e Amore?
TUTTO viene da Me, senza di me non sei nulla. Io sono la fonte della vita. Prendi da Me, prendi da Me e condividi con i tuoi fratelli. La luce del mondo ti chiama a dare completamente te stesso. L'oscurità copre tutto e la grazia non può più essere trovata nell'umanità. Hai permesso alle tenebre di offuscare la tua mente. Hai scelto la convenienza del male piuttosto che l'impegno e la felicità del bene.
Vivere, quindi, cercando di prosperare nell'amore e nell'amore di Dio prevarrà.
Devo agire presto affinché le mie pecore non siano perse. Ho bisogno delle tue preghiere, delle sentite preghiere. Preghiere che vengono dai cuori, fedeli all'amore. Cuori che sono mossi dall'amore, quando vedono i loro fratelli soffrire. Vivi unita alla tua dimora celeste. Io, tuo Padre, ti nutrirò con il sostentamento dai cieli superiori che durano e garantiscono la vita eterna.
Figli miei, vi amo teneramente. Non riempire le tue vite di dolore e paura. Come ho detto prima: l'amore non ha paura.
Quindi, quando il vero amore riempie i tuoi cuori, non ci sarà spazio per nient'altro. Io sono l'unico e unico vero amore, io sono, il tuo Dio e il tuo creatore, colui che non ha né inizio né fine, tutto ciò che merita. Tutto è inutile senza di Me, perché IO ​​SONO AMORE.


16 05 1998

MESSAGGIO DELLA MADONNA DI ANGUERA



05/03/2005

Cari figli, una bella città bagnata da due famosi fiumi sarà in rovina. Cercata per il peccato, motivo d’ispirazione per grandi poeti. Il fuoco la consumerà. Della sua torre resteranno solo macerie. Oh uomini, vivete nella grazia di Dio. Non restate stazionari nel peccato. La fine di coloro che non vogliono saperne del Signore sarà la morte eterna. Io sono vostra Madre e soffro per ciò che vi attende. Convertitevi. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

"Ed ecco Gesù venne loro incontro"



Tu che all'alba sei stato compianto
dalle donne che portavano unguenti,
dona anche al mio cuore di versare
lacrime di fuoco per il tuo amore ardente.
E grazie alla buona novella dell'angelo
che parlava dall'alto della pietra (Mt 28,2),
fammi sentire il suono
dell'ultima tromba che annuncia la risurrezione.
Dalla tomba nuova e intatta
sei risuscitato col corpo nato da Maria Vergine
sei diventato per noi primizia
e primo nato tra i morti.
E a me, che il Nemico ha legato
col male del peccato del corpo,
concedi ancora la liberazione,
come hai fatto per le anime del soggiorno dei morti (1Pt 3,19).
Ti sei rivelato nel giardino
a Maria Maddalena,
ma non hai permesso di avvicinarsi
a colei che apparteneva ancora alla stirpe di Eva.
Rivelati anche a me l'ottavo giorno
nell'ultima e grande alba;
ed in quel momento permetti
alla mia anima indegna di avvicinarsi a te.

San Nerses Snorhali (1102-1173)
patriarca armeno

domenica 21 aprile 2019

La contaminazione ha colpito i Ministri di Dio e molti non sono più fedeli. Molti sono diventati traditori della fede e non accettano più la verità annunciata dal Mio Gesù e insegnata dalla Sua Chiesa.



Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, a Sabato Santo, trasmesso il 20/04/2019

Cari figli, aprite i vostri cuori alla Grazia del Signore e sarete grandi nella fede. Vivete in un tempo peggiore del tempo del Diluvio. L'umanità è diventata infedele a Dio e i miei poveri figli camminano come ciechi che guidano altri ciechi. La contaminazione ha colpito i Ministri di Dio e molti non sono più fedeli. Molti sono diventati traditori della fede e non accettano più la verità annunciata dal Mio Gesù e insegnata dalla Sua Chiesa. Sono la vostra Madre Addolorata. La Chiesa del Mio Gesù passerà attraverso la purificazione; Sarà disprezzata e perseguitata perchè insegna la verità, ma dopo tutto il dolore la Chiesa del Mio Gesù sarà vittoriosa. Siate fedeli. Non vi allontanate dalla verità. Come promesso, il Mio Gesù sarà sempre presente nella Sua Chiesa. Avanti nella difesa della verità. Pregate molto, perché solamente così potete trovare forze per i tempi difficili che verranno. DateMi le vostre mani e Io vi condurrò a Colui che è la vostra Via, Verità e Vita. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

  

Preghiera a Gesù Risorto



O Signore risorto,
donaci di fare l’esperienza delle donne il mattino di Pasqua.
Esse hanno visto il trionfo del vincitore,
ma non hanno sperimentato la sconfitta
dell’avversario. 

Solo tu puoi assicurare
che la morte è stata vinta davvero.
Donaci la certezza
che la morte non avrà più presa su di noi.

Che le ingiustizie dei popoli
hanno i giorni contati.
Che le lacrime di tutte le vittime della violenza
e del dolore saranno prosciugate
come la brina dal sole della primavera. 

Strappaci dal volto,
ti preghiamo, o dolce Risorto,
il sudario della disperazione
e arrotola per sempre,
in un angolo, le bende del nostro peccato. 

Donaci un po’ di pace.
Preservaci dall’egoismo.
Accresci le nostre riserve di coraggio.
Raddoppia le nostre provviste di amore. 

Spogliaci, Signore,
da ogni ombra di arroganza. 
Rivestici dei panni della misericordia,
e della dolcezza. 

Donaci un futuro 
pieno di grazia e di luce
e di incontenibile amore per la vita. 

Aiutaci a spendere per te
tutto quello che abbiamo e che siamo
per stabilire sulla terra
la civiltà della verità e dell’amore
secondo il desiderio di Dio. Amen.
Tonino Bello