giovedì 5 settembre 2019

LA PRIMA OPERA DI GIUSTIZIA: "DARE CRISTO AL POPOLO"



Cristo ritorna, e tornerà sempre finché la terra avrà lacrime e schiavi; tornerà a dare pienezza di libertà alla sua Chiesa, tornerà in trionfo, portato a braccia di popoli, su un trono di cuori.
  
Quando il popolo sembrerà strappato per sempre a Dio, allora si risveglierà come un forte e comprenderà che solo Cristo è la sua vita e la sua felicità, e a voce grande e angosciosa invocherà il Signore, il Dio della misericordia.
  
Basterà allora alzare un Crocifisso, che il popolo gli cadrà ai piedi, per risorgere a vita più alta; che neanche gli altari andranno rovesciati, e le pietre del santuario disperse. E peggio finché sulle rovine resti un troncone di Colui che noi adoriamo o un lembo del manto di Maria, basterà, o fratello basterà quello! E il popolo tornerà a credere, ad amare e ad adorare, a vivere, e il mondo avrà un nuovo e più vasto risorgimento cristiano e civile.
  
Coll'odio non si vive e Gesù sta preparando un grande ritorno. L'ora si avvicina: tutto ce lo dice.
L'ultimo a vincere è sempre Dio, e Dio vincerà da Salvatore e da Padre, e sarà un'ora grande di universale misericordia.
  
Vogliamo portare Cristo al cuore degli umili e dei piccoli, del popolo e portare il popolo ad amare ognora più Cristo, la famiglia e la patria.
  
Instaurare omnia in Christo: è necessario fare cristiano l'uomo e il popolo, è necessaria una restaurazione cristiana e sociale della umanità. Ma bisogna educare sempre più a Dio la gioventù e andare al popolo, vivere la sua vita, soffrire le sue sofferenze.
  
E in quest'ora del mondo, ora tanto dolorosa, tanto triste, risolviamo, o Amici, di conservare inestinguibile e ognor più divampante il sacro fuoco dell'amore a Cristo e agli uomini. E realizziamo la carità, in special modo con lo stendere fraternamente la mano e il cuore alle classi del proletariato, ai poveri operai, ai più umili e più infelici.
  
Spargiamo nel popolo, nella gioventù, nella patria questo vivificante cristiano amore.
  
Senza questo sacro fuoco, che è amore e luce, che resterebbe della umanità? Ottenebrata la intelligenza, il cuore fatto freddo, gelido più che il marmo di una tomba, l'umanità vivrebbe convulsa tra dolori d'ogni genere senza alcun alto conforto, solo abbandonata ai tradimenti, ai vizi, alle scelleraggini senza nome.
  
Che sarebbe dell'uomo e della civiltà quando, dominata dall'egoismo, da basse cupidigie, avvelenata da deleterie teorie comuniste, le masse popolari rompessero ogni legge, ogni freno di onesto vivere cristiano e civile? (... ) Il mondo ne andrebbe incendiato, gli uomini finirebbero a sbranarsi come mai s'è visto, neppure tra le belve.
  
Che guadagnerebbe l'umanità rinnegando la carità di Cristo?
  
Con Cristo tutto si eleva, tutto si nobilita: famiglia, amore di patria, ingegno, arti, scienze, industria, progresso, organizzazione sociale: senza Cristo tutto si abbassa, tutto si offusca, tutto si spezza: il lavoro, la civiltà, la libertà, la grandezza, la gloria del passato, tutto va distrutto, tutto muore.

S. Luigi Orione

Ritorno a casa



Cristiani, atei ed ebrei
convertiti alla fede cattolica


I convertiti dal Protestantesimo


Robert Hugh Benson (1871-1914)

L’anglicano Robert Hugh Benson nel suo libro Confessioni di un convertito scrive: Per 25 anni vissi in un ambiente clericale e per nove anni fui pastore in una città. Mio padre era capo principale (arcivescovo di Canterbury) della comunità anglicana d’Inghilterra. La mia formazione religiosa fu molto completa.
Un amico, sacerdote cattolico, mi disse che la maggior difficoltà che incontrò convertendosi fu di veder invalidata la propria ordinazione sacerdotale. Fino ad allora ero stato un pastore ritualista, che lavorava con abnegazione tra i poveri di una importante città inglese e che per anni celebrò ciò che ritenne essere il santo sacrificio della messa. Mi raccontò che agli inizi era quasi spaventato nel far la prima comunione... Senza dubbio, nel momento in cui la particola consacrata toccò la sua bocca avvertì la differenza. Mi disse che da quell’istante non dubitò un secondo, poiché fino ad allora aveva ricevuto pane e vino non accompagnati da una grazia sacramentale. E che questo nuovo dono era né più né meno che il Corpo di Cristo. 
Ora posso dire che ritornare alla chiesa anglicana dalla Chiesa cattolica significherebbe scambiare la certezza con il dubbio, la fede per l’agnosticismo, la sostanza per le ombre, la luce brillante per la scura penombra, l’evento universale per una dottrina provinciale e carente di storia. Gli errori dell’anglicanesimo, e del protestantesimo in generale, sono la prova che la loro dottrina non è divina, gli errori del cattolicesimo dimostrano solo che vi è un lato umano oltre che divino.
Benson si convertì nel 1903 e dopo aver studiato a Roma fu ordinato sacerdote cattolico. Da allora si dedicò alla stesura di libri per diffondere la fede cattolica, divenendo cappellano dell’Università di Cambridge. 

Padre ángel Peña

SPIRITO SANTO



Vieni, o Promesso del Padre, e rinnova la faccia della terra col ridestare nei fedeli quella superna fortezza e generosa annegazione che convertiva in veri eroi i primitivi Cristiani. 

Con la morte comincia la Vita!



Maria Madre di Dio


Figlia Mia. Mia cara bambina. Di alle persone del  mondo che le amiamo.  Amiamo tutti i figli di tutto il mondo senza distinzione di razza, di fede, di religione e di nazionalità. Di loro che è molto importante trovare la via verso di Noi, verso Gesù, perché solo con LUI, il Salvatore del mondo, troveranno la pace e vivranno in pace e spensieratezza.
Miei amati figli. Io, vostra Madre del Cielo vorrei pregare tutti voi, di dare finalmente il vostro SÌ, in modo che Mio Figlio vi possa salvare. Non restate nell’incredulità. Non seguite senza meta ciò che il diavolo vi propone. Siete tutti esseri intelligenti, dotati delle meraviglie di Dio, che vi ha creati a Sua immagine.
Che cosa state ancora  aspettando, se in realtà solo la conversione è la vostra unica via per la felicità e la gloria? Perché sprecate il vostro tempo in modo inutile con banalità terrene che non hanno valore nel Regno di Dio? Di che cosa avete ancora, bisogno per risvegliarvi e correre incontro a Gesù?
Preparatevi e ascoltate la Nostra Parola! Essa vi è stata data per trovare Dio Padre, per entrare nell'Eternità. Che cos’ è un terremoto rispetto all'Eternità? A quale scopo siete qui su questa terra, se non per prepararvi all'ingresso nel Regno dei Cieli? Che cosa vi aspetta, non appena raggiungerete la morte fisica? Chi crede veramente che tutto allora sia finito?
Bambini, svegliatevi! Con la morte comincia la Vita! L'unica vera Vita in pace! Potrete stare al fianco di Gesù, nel Regno di Suo Padre! Oppure andrete  all'inferno, dove vi esporrete al tormento eterno. Usate il vostro libero arbitrio scegliendo il bene! Se siete buoni, allora vi accadranno cose buone. Ma dovete aprire il vostro cuore e dare il vostro SI a Gesù!
Che cosa state aspettando? Nessuno verrà a voi per strapparvi dalla poltrona, per mettervi finalmente in moto. Spegnete il televisore, la radio e parlate con il Cielo! Non “chattate” con il cellulare e il computer, ma intrattenetevi con Noi!
Quelli che non Ci accettano durante la loro vita terrena, non hanno alcuna possibilità dopo la propria morte, perché il diavolo si nasconde e colpisce appena può. Allora, Miei cari non credenti, sarà troppo tardi per chiedere aiuto, perché vi " bruciano " già le fiamme dell'inferno e la vostra caduta non potrà essere fermata.
Quanto griderete, supplicherete e sarete infelici quando andrete incontro con grande spavento alla vostra rovina. E 'un momento terribile quando l'anima riconosce dove sta andando e che nulla potrà essere modificato.
Pertanto, pentitevi prima che sia troppo tardi, altrimenti sarete perduti per sempre.
Io vi amo dal profondo del Mio cuore materno e vi chiedo, come Madre di tutti i figli di Dio, di pentirvi, in modo che la vostra anima sia salvata e che non siate sottoposti per l’eternità ai più tremendi tormenti.
Così sia.

mercoledì 4 settembre 2019


La preghiera



 Pietra d’inciampo  

Tutto quanto avrai fatto per vendicarti di un fratello che ti abbia arrecato offesa, diverrà per te pietra d’inciampo nel tempo della preghiera.  

EVAGRIO PONTICO 

Cosa fare con questi diavoli



STRETTAMENTE CONFIDENZIALE 

DOMANDA Ora ti rivolgiamo alcune domande di carattere personale, che affiorano quando ci si trova dinnanzi a un esorcista veramente impegnato in questo ministero: come sei diventato esorcista? Come hai cominciato? Quali sono state le difficoltà e le tappe che ti hanno accompagnato in una esperienza così difficile e sofferta? 

R. - È accaduto così. Una trentina di anni fa, quando ero ancora giovane, chiesi al Vicario Generale della diocesi, se fosse stato opportuno dare una benedizione attraverso la formula ben nota dell'esorcismo di Leone XIII, contenuta nel Rituale Romano, ad alcune persone che accusavano strani disturbi non ben precisati. Il Vicario mi diede il permesso, anzi mi incoraggiò a portare avanti questa esperienza ritenendola pastoralmente utile, per poter comprendere certe strane situazioni. 

Per una quindicina d'anni mi rinnovò annualmente il permesso, ne feci un qualche uso, ma non ho mai capito bene se in realtà giovasse o no a qualcosa. Talvolta mi domandavo come poteva essere un indemoniato, e mi pungeva una certa curiosità di potermici imbattere prima o poi. 

La sera del 10 novembre 1975, verso le ore ventuno, ero rincasato da poco nella casa parrocchiale, dopo aver cenato fuori, e mi trovavo solo in casa. 

Suonò il campanello, domandai chi è e mi si rispose: «Siamo due signore e vogliamo parlarle». Aprii la porta, e le attesi sul pianerottolo; mentre salivano le scale, una delle due cominciò a trasformarsi sul volto in modo impressionante, a gesticolare, a gridare. Vidi così il primo caso di ossessione. Ero impressionato e sconvolto. Aiutato dall'altra, portammo la signora su di una poltrona del salotto, chiesi qualche spiegazione all'accompagnatrice, che si chiamava Teresa, e poi cominciai l'esorcismo. 

Ma la paura e l'impreparazione erano veramente tante. L'altro, l'invisibile, se ne accorse benissimo, e continuò a ridermi in faccia, dicendo: «Poveretto, come si sforza, ce la mette tutta!», e poi aggiunse: «Ma tanto tu a me non fai niente». Mi ritrovai un po' di coraggio e gli risposi; «Io non ti faccio niente, ma è Cristo che ti ordina di andartene attraverso il mio ministero». Fu allora che pronunciò una espressione che ha segnato tutta la mia vita. Con voce fredda e metallica, con grande sicurezza mi rispose: «CRISTO HA IL SUO REGNO, IO HO IL MIO REGNO. CRISTO DOMINA NEL SUO, IO DOMINO NEL MIO». 

Dopo un paio di ore riuscii a liberarla. Tornata normale, la donna domandò: «Dove mi trovo? Che ora è?». Le domandai se ricordava qualcosa e mi disse: «Mi ricordo solo che quando in cima alle scale ti ho visto da vicino mi sembravi mostruoso e poi non ricordo altro». 

Al mattino corsi dal Vescovo, che non sapeva del permesso così generico che mi aveva dato il Vicario, e gli raccontai tutto. Da quel giorno mi ha riconfermato diverse volte l'incarico, ma soprattutto mi segue costantemente e con premura: lo tengo informato di tutto, mi consiglia e mi raccomanda sempre una grande prudenza. Il mio Vescovo ritiene che ci siano dei casi in cui questo servizio è utile alla diocesi, ma si deve evitare di creare suggestioni e pubblicità inutili. 
Se in un ministero così difficile ho fatto fino a oggi un cammino sicuro e abbastanza costruttivo, lo debbo alla grande premura con cui lui mi segue in continuazione. 

Torniamo per un momento alle due signore. 

Circa due mesi dopo quell'incontro, una telefonata mi chiamò ad accorrere immediatamente in un vicolo della parte vecchia della mia città: mi dissero che c'era una donna indemoniata, che parlava lingue sconosciute e non riuscivano a tenerla in più persone. 

Mi tornò la paura, non sapevo cosa fare. Pregai un po' poi presi la macchina e andai. Entrai nella casa indicatami, era una povera abitazione. Mi vennero incontro alcune persone e mi dissero: «L'ha lasciata cinque minuti fa. Ha detto: "Ora me ne debbo andare via perché sta arrivando il sacerdote"». Il Signore fu stupendo con me, come col profeta Giona, perché dissi subito dentro di me: «Se è scappato lui perché arrivo io, tutta questa paura non è poi giustificata.» 

Poi mi accompagnarono dentro la camera. Nel letto giaceva la donna pallida e sfinita; ci guardammo e ci riconoscemmo subito. Era Teresa, l'accompagnatrice della prima ossessa. Così ebbe inizio la mia esperienza. 

Dopo questi fatti cominciai ad essere attaccato in modo diffuso e a volte violento dalle forze del male, soprattutto la notte. Iniziò un durissimo noviziato che si è protratto per anni; pregavo in continuazione per non avere a che fare con queste cose. 

Sei mesi dopo il primo incontro, che ho appena narrato, nel maggio del 1976 andai a fare le cure termali a Boario. Poco lontano da questa località, a Lovere, sul lago d'Iseo, c'è un bel santuario nel quale riposano i corpi delle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, fondatrici delle suore di Maria Bambina. Andai a visitarlo ed entrai come turista distratto, per la curiosità di vedere l'interno. Ma quando fui dinanzi alle urne delle due Sante, sentii come un piacevole senso di liberazione. 

Era ora tarda, sicché ci tornai al mattino seguente: pregai a lungo le due Sante perché potessi smettere di trattare queste cose e poi celebrai la Messa con grande devozione. Mentre ero inginocchiato su una delle prime panche e facevo il ringraziamento della Messa, una voce interiore mi ripeteva con insistenza le frasi del Vangelo con le quali Gesù incaricava gli apostoli di scacciare i demoni. Mi sembrò di capire che dovevo andare avanti. 

Passò un anno: gli attacchi crescevano, le sofferenze anche; se provavo a dare qualche benedizione stavo male, a volte per qualche giorno. Tornai di nuovo a Boario l'anno seguente e la mattina del 24 maggio 1977 andai al Santuario di Lovere. Invocai a lungo la protezione di santa Bartolomea e di santa Vincenza, celebrai la Messa, facendo al Signore una richiesta che a me sembrava chiarissima: «Signore non è possibile che io compia questo incarico se, come provo a liberare qualcuno, ricevo un sacco di bastonate. Se proprio vuoi questo da me, dammi una grande forza per colpire radicalmente le forze del male e ridonare gioia a tanti fratelli ». 

Finita la Messa, mi misi a fare la preghiera di ringraziamento sul bordo di una delle prime panche. Avevo appoggiato i gomiti sulla parte alta della panca e avevo nascosto il viso entro le palme delle mani. Pregavo intensamente quando sentii una voce delicata che mi parlava all'orecchio: 

«PADRE, IL SIGNORE MI INCARICA DI DIRLE CHE LA GRAZIA CHE È VENUTO A CHIEDERE LE È GIA STATA ACCORDATA». 

Levai le mani dal viso e vidi accanto a me una suora di statura non molto alta, con gli occhiali affumicati. Feci appena in tempo a dire: «Grazie», che lei stava dileguandosi andando verso il fondo della chiesa. 

Non sapevo se fosse una visione celeste, mi rigirai restando in ginocchio per vederla di dietro, e notai che aveva i tacchi delle scarpe molto consumati e le scarpe un po' sporche. Pensai: «Se venisse dal cielo, probabilmente avrebbe avuto le scarpe nuove e pulite». Doveva dunque essere una suora in carne e ossa e continuai a pregare con grande dolcezza. 

In seguito la lotta divenne più dura, ma ormai avevo una indicazione sicura. 

Questi due messaggi hanno segnato la mia vita. Il primo, che veniva dall'inferno, espresso per bocca di una povera creatura indemoniata: 

«Cristo ha il suo regno, io il mio. Lui domina nel suo, io nel mio», e il secondo, che veniva dal cielo per bocca di un'anima consacrata a Dio: «Il Signore mi incarica di dirle che la grazia che è venuto a chiedere le è stata già accordata». 

Sono stati come due binari sui quali ho camminato per anni, arrivando a una progressiva maturazione. A sedici anni di distanza non finisco ancora di stupirmi nel constatare ogni giorno come è potente ed efficiente il regno di satana e come, d'altra parte, il Signore moltiplica le sue vie spirituali perché lo possa combattere con crescente efficacia. 

Sacerdote Esorcista Raul Salvucci

RIMANETE NEL MIO AMORE



DECALOGO DELL'AMORE 

1°) «Darsi all'Amore.
2°) Abbandonarsi all'Amore. 
3°) Seguire l'Amore.
4°) Non uscire dall'Amore. 
5°) Credere all'Amore.
6°) Assecondare l'Amore. 
7°) Inculcare l'Amore.
8°) Lasciarsi bruciare dall'Amore. 
9°) Lasciarsi impiegare dall'Amore. 
10°) Lasciarsi consumare dall'amore.

   1°) L'Amore si dà a chi si dona a Lui senza riserva, senza ritorno, senza preoccupazione.
   2°) L'Amore prende cura amorosa di chi gli si abbandona totalmente.
   3°) L'Amore guida, dà la mano, e al caso porta l'anima che si dà a Lui.
   4°) L'Amore chiude in sè l'anima che si è una volta data e non la lascia più uscire, a meno della sua libera volontà; del resto, niente la può togliere dal potere dell'Amore.
   5°) L'Amore gode che l'anima creda in Lui in tutte le sue operazioni, anche le più dolorose.
   6°) L'Amore ama di essere assecondato, favorito, aiutato e fa progressi mirabili nell'anima che così l'aiuta.
   7°) L'Amore ama di essere comunicato e cresce nell'anima che lo comunica ad altri, a misura che questa lo comunica.
   8°) L'Amore brucia tutto ciò che è atto a bruciare, e più la cosa è secca e più la brucia in fretta e facilmente.
   9°) L'Amore gode di disporre non solo dell'anima, ma ancora delle sue operazioni, in favore di chi vuole.
   10°) Finalmente, l'Amore consuma fino alla fine ciò che gli si è dato, se l'anima non oppone resistenza.
   La grazia è una comunicazione di me stesso all'anima fedele; quando un'anima è già in grazia, Io mi comunico a lei per aumentargliela.
La grazia è un bene tanto prezioso che non c'è l'uguale, perchè chi possiede la grazia possiede Dio perchè Dio è carità e chi è in grazia è nella carità e quindi in Dio.
   L'amore che Io porto alle anime mi spingerebbe a dare la grazia a tutte le anime e Io lo farei, ma tante di esse si oppongono. Quando l'anima mette anche il minimo ostacolo, Io non la violento, perchè è libera.
   Lasciami agire liberamente in te, non interrompere anche per poco il lavoro della mia grazia. Siimi fedele e vedrai i prodigi che opererò in te e per mezzo di te.
   Io dono a tutti la quantità sufficiente di grazia per salvarsi, ma sono padrone dei miei doni e posso accordarli a chi voglio e quando voglio.
   La grazia viene gradatamente, secondo i bisogni delle anime e con maggior abbondanza a chi l'aspetta e la desidera con grande confidenza.
   Lasciati muovere come Io voglio: tu sei fatta da me, sei fatta per me, devi servire a me. Non indugiare ad abbandonarti; più aspetti e più te ne pentirai. Se il mio Cuore mette ora a tua disposizione tutti i suoi aiuti, più tardi potrebbe negarteli.
Mi piaci perchè sei debole, perchè sei incapace da te a provvedere a te stessa, perchè ami l'umiltà e l'umiliazione, perchè hai capito che cosa sei, che cosa puoi, che cosa vali.
   Quando Io mi comunico a un'anima, la prima cosa che faccio è darle la grazia, se non l'ha, e poi il mio amore non sta inoperoso. L'anima non può da sè meritare la prima grazia: quella bisogna che Io gliela dia; è come una persona che non può seminare se non ha il primo granello di grano. Anche i peccatori non possono meritare la grazia, e se non pregano, hanno bisogno di qualche anima che preghi per loro e che faccia come facevano le persone buone che mi portavano gli ammalati durante la mia vita mortale.
   Niente è difficile alla mia grazia: essa fa qualunque prodigio nell'anima fedele.
   La grazia è più unita all'anima che non l'anima al corpo, perchè l'anima in grazia partecipa della natura divina, resta come deificata, mentre l'anima muove il corpo, gli dà vita, ma non lo trasforma in sè. Si conserva questa vita col conservare la grazie; la grazia si perde solo col peccato mortale. I peccati veniali non tolgono la grazia, ma diminuiscono il fervore della carità. Questa vita si accresce facendo atti di carità e opere buone.
I frutti di questa vita sono: una vita soprannaturale, celeste, una vita di grande gloria di Dio, di edificazione per il prossimo, di salute per le anime.
   Attingi nel tesoro dei miei meriti la grazia di cui hai bisogno.
   Se si sapesse che cosa vuol dire avere un grado di più di grazia e cosa vuol dire un'anima più unita a Dio!
   Io non guardo tanto alle ricadute delle anime che mi amano, ma guardo alla loro buona volontà, per modo che un'anima che sia piena di buona volontà mi piace sommamente.
   Io amo tanto l'anima in grazia, che se potesse intenderlo morirebbe d'amore.
   La strada che conduce più presto in paradiso è la speranza nei miei meriti e la fedeltà alla grazia.
   Istante per istante ti do le grazie di cui hai bisogno.
   Non c'è tentazione che ti sopravvenga, che Io non abbia pesata e proporzionata alle tue forze, e a ogni tentazione vinta, Io ti do un aumento di grazia in questa vita e di gloria nell'altra.
Quando tu sei tentata, ricorri a me; l'anima non ricorre mai a me senza riportarne qualche aiuto, qualche accrescimento di grazia. Io sono con te, Io sono per te: non temere.
   Nei peccatori, la mia immagine c'è, ma è sfigurata; invece nei giusti diventa sempre più bella a misura che crescono in grazia. Io non perdo niente con il comunicare la grazia alle creature. La mia grazia è come il sole che illumina tutti. Io do a tutti gli uomini le grazie necessarie per salvarsi, ma quelle particolari posso darle a chi voglio, senza far torto a nessuno.
   Io chiamo tutte le anime al mio amore, ma molte mi lasciano, e allora con quelle che mi restano fedeli, non conosco più limiti nel dare le mie grazie.
   Io mi comunico all'anima a misura della sua capacità; più l'anima mi fa posto e più mi comunico a lei.
   Il vero modo di progredire è di far bene l'azione presente.
   La mia grazia ti lavora, il mio amore ti istruisce, il mio Cuore ti protegge.
   Vi sono quattro categorie di anime sulle quali Io faccio cadere la mia grazia come una pioggia: anime figurate dalle montagne, dalle colline, dalle valli e dai burroni.
Le montagne rappresentano le anime superbe, perchè sono quasi tutte sasso; la pioggia scorre giù, e, se c'è vento, dopo due minuti il sasso è già asciutto come se non avesse piovuto.
La seconda categoria comprende le anime che ricevono, si, la grazia, ma, siccome non hanno buone disposizioni interne, la lasciano scappare... come un terreno in pendio che lascia scorrer via la pioggia.
La terza categoria di anime comprende quelle paragonate alle valli; esse ricevono tutta la pioggia, non ne perdono neppure una goccia, e questa pioggia le feconda; di più, esse ricevono ancora l'acqua che le montagne lasciano scorrere. Queste anime sono tanto fortunate, perchè il mio Cuore le ama e le predilige, sono le mie beniamine; tutto torna in bene a queste anime, anche le grazie più piccole.
I burroni figurano le anime che cercano tutte le occasioni di umiliarsi. Queste fanno tanto progresso nella virtù quanto se ne può fare, e sono ripiene di pace, perchè l'umiltà incorona tutte le loro virtù.
   Quando tu lotti estremamente per vincerti, la mia grazia tanto soave ti dà la forza della vittoria.
   Io avrei un bel volere la santificazione di un'anima, ma se quest'anima non corrisponde alla grazia, i miei sforzi rimangono sempre sterili.
La mia grazia è il primo grado di unione, perchè quando l'anima è in grazia, è unita a Dio. Se tu vedessi la bellezza di un'anima in grazia, ne saresti rapita. Metti insieme tutte le stelle, il sole, tutte le luci che l'uomo ha trovato, sono ancora un niente in confronto della bellezza di un'anima in grazia; perchè queste sono luci naturali, mentre l'anima ha uno splendore soprannaturale.
   La grazia perfeziona i doni di natura. 
   Perchè mi son dato a te, è presto detto: è perchè ti ho trovata vuota e quindi disposta a ricevere la mia grazia: se ti avessi trovata occupata d'altro, non sarei venuto.
   Non trai tanto profitto dalle grazie che ti faccio, perchè non sono da te abbastanza apprezzate, abbastanza considerate e ricordate.
   Tu avrai solo da seguire momento per momento l'impulso dell'amore e operare secondo la grazia, non secondo la natura disordinata.
   Fedeltà alla grazia: come quando si tocca una campana subito essa dà il suono, così quando lo Spirito Santo dà un'ispirazione, subito l'anima dovrebbe corrispondere. Tante volte l'anima corrisponde ma in ritardo, quando non le costa più tanto. E per questa pigrizia le anime non giungono a quella santità più grande a cui erano destinate.
   Senza la mia grazia non puoi niente; la stessa tua corrispondenza è ancora una grazia che ti faccio, benchè tu sia libera e potresti non corrispondere. Non basta la mia grazia, ci vuole anche il tuo consenso e la tua cooperazione.
   La mia grazia sarà la tua forza.
   La grazia domina la natura e la rende pieghevole alle sue salutari impressioni.
   Se vuoi farmi un piacere grande, abbandonati al lavoro della mia grazia, come una tela che attende di essere dipinta.
   Quando un'anima mi dà tanto per fedeltà, Io le do tanto in amore; se mi dà tanto in amore, Io le do tanto in grazia; se mi dà tanto in grazia, Io le do tante occasioni di praticare la virtù.
   La grazia, in un'anima fedele, fa delle creazioni d'amore. Si pensa troppo poco, si valuta troppo poco questa parola «grazia». Ricevendo la grazia, tu diventi simile a Gesù, ti unisci di più a Lui, ti perdi in Lui.
   Gesù cammina sempre e l'anima lo segue quando è fedele a tutti i movimenti della grazia. Se l'anima incomincia a essere infedele a un primo impulso, incomincia a stare un po' indietro; quando è infedele un'altra volta, si distacca di più, e allora è più difficile per lei seguire Gesù».

Suor Benigna Consolato Ferrero

AVE MARIS STELLA



Ave, o Stella del mare, nobile Madre di Dio, vergine sempre, Maria, porta felice del cielo. L'angelo reca il saluto: Ave, messaggio di Dio, muta la sorte di Eva, dona la pace all'uomo. Rompi i legami dei miseri, rendi la luce ai ciechi, scaccia da noi ogni male, chiedi per noi ogni bene. Mostrati Madre per tutti, porta la nostra preghiera: Cristo l'accolga benigno, lui che si è fatto tuo Figlio. Vergine sola fra tutte mite e senza peccato, rendi i tuoi figli innocenti, miti e puri di cuore. Donaci un cuore sincero, guidaci sulla via sicura, fin che vedremo il tuo Figlio gioia immortale per noi. Gloria all'Altissimo, al Padre, lode a Cristo, allo Spirito: salga al Signore, al Santo, l'unico e triplice onore. Amen.

Siate sempre sinceri e difendete la verità.



Maria Madre di Dio

È importante, Miei cari figli che chiariate subito eventuali errori o malintesi; se non lo fate e pensate ”ma si è lo stesso” né può seguire molto male. Un piccolo errore o malinteso  può causare danni. Esso, l’ errore può assumere dimensioni ininmaginabili e causare grandi danni. A causa del”lasciar correre “di errori e i malintesi , le persone prima o poi possono apparire come bugiarde, anche se in realtà non hanno mentito.

A loro o a qualcuno che essi conoscono è semplicemente sfuggito un malinteso che non hanno chiarito subito, perché non appariva loro importante. Aver tralasciato il chiarimento, la spiegazione ha ora conseguenze fatali, perché la persona alla quale si riferisce il malinteso,ora appare non attendibile.

Prestateci attenzione, Miei amati figli e cercate di rimediare subito ai vostri malintesi ed errori. Se vi accorgete che qualcosa non è completamente corretto, allora chiaritelo subito, cio è molto importante, in modo che tutto mantenga la propria veridicità e che nessuno possa parlar male, o mormorare alle spalle o additare né voi né altri che conoscete.
Non mettete in gioco la credibilità vostra e dei vostri fratelli. Chiarite subito malintesi, anche se non vengono da voi percepiti come importanti. Non potete sapere quale slavina, quale flusso di cose negative un piccolissimo malinteso, una piccola parola, un racconto o un resoconto di informazioni lievemente modificato possa causare.
Siate sempre sinceri, restati fedeli alle vostre parole e non mescolate le vostre emozioni quando riportate informazioni ricevute da altri, perché con esse potete facilmente alterarne il significato e vi rendete i fautori di “un’onda negativa” anche se non ne avevate le intenzioni.
Siate quindi vigili, attenti e scrupolosi. Quando dovete comunicare qualcosa, riportatela così come l’avete sentita. Svelate gli errori o i malintesi ed rimediate ad essi. Allora Miei amati figli, non c’è più il terreno fertile per l’insorgere di maldicenze ,di compromissioni e di altre cattiverie che i malintesi possono causare.
Siate sinceri e rimediate quello che è stato capito in modo sbagliato. Allora, Miei amati figli, nessuno vi potrà rinfacciare qualcosa e nessun danno sarà arrecato al vostro cuore e alla vostra anima.
Siate sinceri, anche se a volte avete fatto degli errori. Riconoscete i vostri errori, chiaritevi e quando è necessario scusatevi, infatti bisogna rintracciare i malintesi e gli errori presenti in diverse situazioni, forme, modi e azioni.
Siate sempre sinceri e difendete la verità.

OPERA DEI "TABERNACOLI VIVENTI"



Il grande dono di Gesù agli uomini d'oggi tramite Vera Grita

1-I-1968 

Gesù. 
Al Cuore del tuo Gesù, nulla sfugge, e lo vengo a te a dirti che l'amore è sofferenza, croce, aridità, santità. Crocifissa in Me è la mia Sposa, e chi porta Me porta la mia Croce. Ora ciascuno rifletta a se stesso questi pensieri, li mediti e riconosca quanto la mia Sposa già condivide con Me, quanto deve condividere per arrivare all'unione con Me. A Vera faccio un'esortazione: perseveri nell'umiltà e nell'obbedienza; non si scoraggi, no, no... A Lucia un ammonimento: sia cauta e prudente. A p. G.: il mio Dono porti frutti copiosi di anime sacerdotali. La mia Mamma Io terrà come figlio tenerissimo fra le sue sante braccia. A tutte le mie Spose il mio bacio d'amore e di perdono. A te, figlia mia, a te che soffri e gemi sotto il peso schiacciante della tua fragilità, a te la mia Forza ogni giorno di più; a te il mio Dono perché tu ricordi sempre che chi ti ama è con te e non ti abbandona mai. 

La nube della non-conoscenza



Con questo lavoro non solo si distrugge il peccato, ma si acquistano anche le virtù


Perciò, se vuoi tenerti in piedi e non cadere, non recedere mai dal tuo fermo proposito: colpisci a più riprese la nube della non-conoscenza che si trova tra te e il tuo Dio, con la freccia acuminata del desiderio d’amore. Non aver l’ardire di pensare a qualsiasi cosa inferiore a Dio, e non venir via di lì qualunque cosa capiti. È solo grazie a questo lavoro che puoi sperare di distruggere il fondamento e la radice del peccato.
Se anche dovessi digiunare oltre misura o vegliare fino a tarda notte o alzarti ale prime luci dell’alba o dormire su un tavolaccio e portare il cilicio — sì, se anche ti fosse permesso, ma non lo è!, di cavarti gli occhi o di tagliarti la lingua o di tapparti le orecchie o le narici o di amputarti le membra, insomma, di torturarti il corpo in maniera inverosimile —, tutto questo non ti servirebbe assolutamente a niente. Sentiresti ancora dentro di te gli stimoli e gli impulsi del peccato.

E c’è di più: se anche dovessi piangere lacrime di dolore per tuoi peccati o per le sofferenze di Cristo, o pregustare le gioie del cielo, a che servirebbe? Certamente ricaveresti molto bene, un grande aiuto e giovamento e, in definitiva, molta grazia. Ma in confronto a questo cieco slancio d’amore è veramente ben poca cosa quel che può farti tutto ciò, se manca l’amore. Proprio in questo, e non in altro, consiste «l’ottima parte» che Maria ha scelto. Tutto il resto, senza di essa, è praticamente inutile. E questo amore non solo distrugge il fondamento e la radice del peccato, per quel che è possibile nella vita presente, ma in più suscita le virtù. Infatti, se c’è l’amore, tutte le altre virtù vi sono comprese in maniera vera, perfetta e sensibile, senza che nulla renda meno retta la nostra intenzione. Se manca l’amore, invece, si possono avere tante virtù quante se ne vogliono: saranno tutte in qualche modo viziate da un’intenzione non retta, e quindi imperfette.
Infatti, la virtù non è altro che una tendenza dell’animo ben ordinata e misurata, rivolta direttamente a Dio per amor suo.
Perché? Ma è lui, in se stesso, la pura causa di tutte le virtù! Tanto è vero che se qualcuno fosse spinto a ricercare una particolare virtù per motivi diversi, anche se Dio fosse il motivo principale, una virtù del genere sarebbe imperfetta. E questo lo si vedrà meglio prendendo come esempi una o due virtù, quali l’umiltà e la carità. Chiunque possiede veramente queste due virtù non ha bisogno d’altro: ha già tutto.

Angeli e Draghi XIV: Mont Saint Michel






Saint Aubert, il vescovo di Avranches in Francia, fondò Mont Saint Michel nel 708 dopo che San Michele Arcangelo gli apparve tre volte nei suoi sogni. Saint Aubert ignorò l'Arcangelo nei primi due sogni, ma nel terzo sogno San Michele spinse il dito nel cranio di Aubert e gli ordinò di costruire la chiesa in suo onore a Mont Tombe. Fu dopo questa terza e ultima visione che decise di iniziare a costruire il santuario! Il teschio di reliquia di St. Aubert, insieme a un foro in cui il dito dell'arcangelo lo perforava, può ancora essere visto nella Basilica di Saint-Gervais ad Avranches.

Il santuario fu terminato e dedicato come Mont Saint Michel il 16 ottobre 709 d.C. La festa di San Michele il 16 ottobre commemora le apparizioni di San Michele al vescovo Aubert e per secoli questo luogo è stato il luogo di numerose guarigioni, liberazioni, e pellegrinaggi per contadini e re allo stesso modo.




Tra i miracoli immediati del 16 ottobre 709 d.C. c'era la guarigione di una donna che era cieca per tutta la vita. In un altro, nel giorno della dedica, San Michele indicò a San Aubert dove colpire una roccia sull'isola per ottenere acqua fresca per l'intera isola. Nel 714 d.C., San Michele apparve di nuovo a St Aubert prima di fargli sapere che in tre giorni si sarebbe unito ai suoi genitori in paradiso.
L'intercessione e la protezione di San Michele a Mont Saint Michel si diffuse in Europa come un incendio.
Carlo Magno, che divenne re dei Franchi nel 768 d.C., re degli Lambardi nel 774 d.C., e il primo santo imperatore romano nell'800 d.C. di tutta l'Europa occidentale, fu anche il protettore del papato contro Mori e Sassoni. Carlo Magno fece un pellegrinaggio con il suo esercito a Mont Saint Michel e scelse San Michele come protettore del suo impero. Consacrò se stesso e tutto il suo regno a San Michele in questo santuario santo. Carlo Magno venerò talmente San Michele per la sua intercessione in battaglia che collaborò con papa Adriano (772-795) per unificare la liturgia romana con i Galli e nella festa di San Michele (16 ottobre), Carlo Magno con l'aiuto del papa Adriano compose la seguente prefazione di massa,
“È giusto ... che in questo giorno proclamiamo i meriti di San Michele Arcangelo. Per quanto dovremo venerare tutti gli angeli che stanno alla presenza di tua Maestà, è giusto che in questo ordine celeste l'angelo guerriero meriti il ​​primo rango. ”



Aiutò anche a comporre, sotto la guida del Papa, una "Sequentia de Sancto Michaeli" in cui si diceva che San Michele era il comandante delle schiere celesti, intercessore davanti a Dio e alla fine dei tempi il vincitore del drago. Ordinò un'immagine di San Michele con il titolo di "Patrono e Principe dell'Impero della Gallia" e proibì la venerazione di angeli sconosciuti in tutto il suo regno cristiano.



Carlo Magno ha dato a San Michele il primato totale attraverso questo santuario e festa del 16 ottobre sulle ambizioni culturali, sociali e imperiali del suo regno cristiano. I re che seguirono Carlo Magno, fino a Carlo XI, fecero tutti pellegrinaggi a Mont Saint Michel il 16 ottobre, chiedendo a San Michele di tenere sotto controllo tutti i grandi mali durante questa era di re e regine cristiane sante.




I miracoli di Mont Saint Michel sono continuati nel corso dei secoli. Nel 1423 durante un'invasione inglese, lo stesso San Michele intervenne con una tempesta miracolosa che fece schiantare tutte le navi del nemico contro le rocce. La battaglia tra San Michele e il drago continua oggi. Il drago ci tenta nel nostro orgoglio ed ego di essere il dio della nostra stessa vita, dicendo in effetti,
“Salirò nei cieli; Alzerò il mio trono sopra le stelle di Dio. Mi siederò sul monte dell'assemblea, nella parte più lontana del nord. Salirò sopra le cime delle nuvole; Mi farò piacere Il più alto “.

È. 14: 12-14
San Michele Arcangelo difende ogni anima umana dalla tentazione di essere il nostro stesso salvatore, gridando contro il drago in nostra difesa,
"Chi è come il Signore, il nostro Dio, che è salito in alto sul suo trono e si china dalle alture per guardare in basso, per guardare in cielo e in terra?"

Ps. 113: 5-6




Il prossimo 16 ottobre 2018, in questa festa che un tempo regnava sull'impero di un re, celebra e commemora le apparizioni di San Michele a San Aubert partecipando o offrendo una messa speciale in suo onore. Sii come il re Carlo Magno che invocò San Michele per permeare ogni aspetto della sua vita e del suo regno. Attraverso la nostra stessa devozione e consacrazione, possiamo collaborare con San Michele per riprendere la nostra Chiesa, il nostro paese, stato, città e persino le nostre stesse case da chi si aggira per il mondo in cerca della rovina delle anime. San Michele Arcangelo Ora Pro Nobis!

Preghiera per il Clero – Gesù fammi sentire la Tua chiamata



O mio caro Gesù, 
apri le mie orecchie al suono della Tua Voce. 
Apri il mio cuore alla Tua chiamata amorevole. 
Riempi la mia anima con lo Spirito Santo, 
cosicché possa riconoscerTi in questo momento. 
Ti offro la mia umile fedeltà a tutto quel che richiedi da Me. 
Aiutami a discernere la Verità,   
ad alzarmi, reagire e seguire la Tua Voce in modo che possa 
aiutarti a salvare le anime di tutta l’umanità. 
La Tua volontà è il mio comando. 
Dammi il coraggio di lasciare che Tu mi guidi, 
cosicché sarò in grado di prendere l’armatura necessaria 
per guidare la Tua Chiesa verso il Tuo Regno Nuovo. 
Amen.