martedì 3 marzo 2020

SE STARAI CON ME TI PARLERO’ DI ME




(Gesù racconta dalla Croce)


A Gerusalemme

Ed ecco riprendo a ricordare il mio ingresso trionfale nella Città Santa.
Montai su un asinello a circa un chilometro dal tempio, operando guarigioni tra le grida gioiose dei fanciulli. La folla non riuscì più a contenere l'entusiasmo; pochi giorni prima avevo risuscitato Lazzaro e questo era stato per loro il miracolo più strepitoso, quindi gettarono i loro mantelli sotto i piedi della cavalcatura e tagliati rami d'ulivo, li agitavano gridando: "Evviva, evviva, osanna al Figlio di Davide"!
Passato il torrente Cedron, alzai lo sguardo verso il tempio candido di marmi e sfavillante di ori ai primi raggi del sole. I miei occhi si riempirono di lacrime; pensai che di quel tempio così maestoso non sarebbe rimasta pietra su pietra che non fosse distrutta. Gerusalemme sarebbe stata rasa al suolo e dei suoi abitanti chi ucciso e chi condotto in schiavitù. Entrai, accompagnato dal sempre crescente entusiasmo della folla, nell'atrio del tempio e mi vennero incontro alcuni Greci e con l'aiuto di Filippo che conosceva il greco seppi che volevano conversare con me. Parlai in perifrasi anche con loro. Raccontai che se il granello di frumento caduto in terra non muore, non porta frutto; come a dire: "Proprio quando mi uccideranno comincerò a vivere nei vostri cuori". E proprio il Padre mio mi rese testimonianza, come durante il battesimo e sul Monte Tabor: si udì un rumore come di tuono e e una voce che scandiva queste parole: "Ho glorificato il tuo nome".
Ma nè i miei interlocutori, nè il popolo compresero. Così mentre loro continuavano ad inneggiare io ridiscesi verso il torrente Cedron e, tra i sentieri dell'Orto degli Ulivi, mi diressi a Betania ove andai a trovare il mio amico Lazzaro e passai la notte.

CONVERSAZIONI_EUCARISTICHE



Intret in conspectu tuo oratio mea! (Ps. 87). 

1. Signore, sono anche oggi qui da Voi per una grande carità!… Dopo tanto tempo che ho il bene d’essere da Voi graziato ed ammesso alla vostra  intima conversazione, alla scuola della preghiera; con rossore m’accorgo, e ve  lo confesso, di non avere ancora imparato a pregare. Voi mi prometteste che  qualunque grazia avrei chiesto a nome vostro al Divin Padre mi sarebbe  concessa: quidquid petieritis Patrem in nomine meo, dabis vobis. Ma io gli ho  dimandato tante cose, ed ancora non mi trovo esaudito. Forse che le  suppliche mancano delle debite disposizioni? Non può essere altro: ne sono  convinto. Per ciò, Gesù mio, e mio Divin Maestro, oggi mi rivolgo a Voi con  preghiera della più profonda pietà, onde vogliate intercedere per me. Almeno  insegnatemi una formola di preghiera, che riesca sicuramente accetta al  Padre Vostro, e lo muova, almeno propter importunitatem, a rendermi  consolato. 

2. Eterno Divin Padre rimirate il Figliuol vostro: respice in faciem Christi tui, ed ascoltatelo! Un giorno agli Apostoli, ed a noi, Voi ingiungeste di  doverlo ascoltare: Ipsum audite! Ma oggi io supplico Voi di ascoltare Lui, che  da quest’Altare vi parla e vi prega per me. Uditelo! 

3. Pater noster qui es in cœlis, sanctificetur nomen tuum! O celeste Divin Padre, è tanto l’amore che ti porto, che non desidero altro che di saperti e di  vederti da tutti conosciuto, riverito, benedetto ed amato. Voglio che  l’adorabile Nome Tuo sia da tutte le creature del cielo e della terra quotidianamente invocato, lodato e santificato, essendo Tu il loro Creatore e  provvidentissimo Conservatore. 

4. Adveniat regnum tuum! Ti prego di discendere dal cielo a stabilire il regno della tua grazia e del tuo amore nelle anime da Te create ad immagine  e similitudine tua, sì che si possa dire che Tu regni sul cuore degli uomini, e  che gli uomini portando la divina tua legge scolpita in cuore, ti si appalesino  coi fatti sudditi divoti e fedeli osservatori de’ tuoi santi consigli. 

5. Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra! Deh! gli aiuta; affinchè tutti i fratelli che ti raccomando, conosciuta che abbiano la tua santissima volontà,  la possano e la sappiano eseguire e compire perfettamente, come feci io vivente tra loro e come si fa dagli Angeli tuoi nel cielo e da’ tuoi giusti sulla  terra. 

6. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie! Oggi, ed ogni giorno dona ai tuoi poverelli, che lo dimandano, quel cibo spirituale che loro abbisogna  alla salute e santificazione dell’anima, ed anche il pane materiale per la  nutrizione e conservazione della sanità e forza corporale; onde possano  impiegarsi totalmente, anima e corpo, nel tuo santo servizio. E poichè in  questo Eucaristico Sacramento io mi sono costituito e trasformato  sostanzialmente in quel Pane Vivo che alle anime dà e conserva la vita di  grazia, per ciò ti prego di concedere a questi tuoi figli, e miei fratelli, di  profittarne quotidianamente, con tale disposizione e fervore, che torni loro ad  accrescimento di salute, di grazia, di fortezza e di carità: Panem de coelo  præstitisti eis, omne delectamentum in se habentem. Sì, Padre! Fa che lo  gustino tanto questo mio Pane celeste, che ne diventino avidi, e li trasformi  in me, com’io sono transustanziato in esso. Questo Pane di vita li mantenga  uniti con me, ut in me maneant, et ego in eis; di maniera che io ed essi  restiamo sempre insieme congiunti con indissolubile e sostanziale amore.  Allora Tu pure gli amerai tanto, che discenderai meco nei loro cuori, ed in  essi fermeremo insieme la nostra stanza con perpetua permanenza: ad eos  veníemus, et mansionem apud eos faciemus. 

7. Et dimite nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris! 
 Io ti supplico ancora, o Padre, da parte loro, di condonarli di tutti i debiti che  hanno contratto con la tua divina giustizia; giacchè anch’essi sono disposti e  pronti a condonare ai loro fratelli debitori tutto quanto dovrebbero rifar loro  nell’onore, nella roba, e nell’amore. In nome loro io ti prometto che faranno  com’io feci dalla croce: perdonando a chi gli abbia offesi o con parole e  maldicenze, o con atti ingiusti e vituperosi, onde assicurarsi che Tu perdoni  loro tutte le offese da essi fatte alla Tua Divina Maestà. Anzi io voglio, come  lo vuoi Tu, ch’eglino sieno i primi a perdonare cordialmente e totalmente ai  loro offensori, per assicurarli meglio del perdono tuo generale di ogni colpa e  di ogni pena. 

8. Et ne nos inducas in tentationem! E siccome i miei raccomandati riconoscono e confessano la propria debolezza ed impotenza a conservarsi  fedeli e costanti versi di Te e verso di me nell’adempimento dei proprî doveri  e nella osservanza della nostra divina legge, così sentendo e sperimentando in se, che senza la efficacia del nostro aiuto sono insufficienti a resistere alle  tentazioni de’ loro nemici spirituali, Ti chiedo per l’onor nostro di non  permettere che cedano giammai a qualsivoglia diabolica insidia, onde non  cadano nella tentazione; ma li libera da ogni male presente e futuro,  spirituale e corporale: sed libera nos a malo; amen. 

9. Ah così sia, Gesù mio; e così sia! Alla vostra voce e preghiera unisco la mia con il più intimo affetto della mente e del cuore. 

10. Eterno Divin Padre, con l’eco della voce ch’esce dal Cuore del Santissimo Figlio vostro, vi rinnovo qui la stessa supplica sua. Esauditemi pro reverentia sua!… Con la grazia vostra togliete qualsivoglia colpa e difetto  che faccia ostacolo al corso della vostra liberalità, e che possa intralciare i  benefici del Vostro Figlio coeterno nell’anima mia. 

11. E Voi, graziosissimo mio avvocato Gesù, che siete tanto appassionato del bene mio, tenetevi sempre unito a Voi; immedesimate il mio con il Cuor  Vostro amantissimo, affinchè per Voi le mie preci salgano fino al Padre, e gli  tornino accette, ed io ne sia esaudito. Oh quando sarà che potrò venire a  unirmi con Voi su in cielo?… Gli è pur lungo e periglioso quest’esiglio  terrestre: Ehi mihi, quia incolatus meus prolungatus est! È vero che per  degnazione vostra godo ancor quì la graziosa vostra compagnia, e posso  conversare con Voi quanto voglio; ma quì si sta sempre con timore e tremore  di potervi perdere. Fatemi morire, Signore, pria che m’abbia a toccare  cotanta sventura. 

12. E Voi Maria Madre del mio Gesù, che piena di grazia ora siete con Lui nella pienezza della gloria, fatemi parte della grazia vostra, affinchè possa poi  partecipare alla vostra gloria. Voi che siete stata sempre unita a Lui qui in  terra, perpetuate l’unione del cor mio col suo. O benedetta da Dio fra tutte le  donne, che ci deste Gesù, Frutto del Ventre vostro beato, datemi la vostra  benedizione, fatemi benedire anco da Lui. O Maria, Madre di Dio, quando il  Figliuol Vostro chiamerà l’anima mia all’Eternità accompagnategliela Voi, e  pregatelo per me, povero peccatore, adesso ed allora onde mi unisca con Lui  per non separarmene mai più! 

13. O Giuseppe, Vicario del Divin Padre sopra Gesù, tenetemi tanto stretto a questo caro Divin Figlio, che d’ora in poi non possa più pensare che a Lui,  che parlare di Lui, come faceste Voi in vita, per goderlo con voi in cielo, e così  sia! 

O BONE JESU 
Ne permittas me separari a te! 
Ab hoste maligno defende me; 
In hora mortis meæ voca me, 
Ut cum Sanctis et Angelis tuis laudem te 
Per infinita saecula saeculorum, amen. 


Francesco Spinelli

Ogni simbolo(segno) malvagio ha segretamente e lentamente potere su di voi!



Io vi amo molto e Mi rallegro per ogni vostra singola preghiera che Mi regalate e che rivolgete a Me. Siate certi della Mia preghiera d’intercessione davanti al trono del Signore e unitevi a Me in preghiera per la pace, perché grande è il potere della vostra preghiera, grande è l’effetto che la preghiera di voi tutti realizza!

Figli Miei. Mie care, fedeli anime. Fate le vostre preghiere specificatamente seconde le intenzioni che Noi, sempre di nuovo, vi raccomandiamo vivamente -in questi, e in altri messaggi-! Pregate le preghiere che Noi vi doniamo qui e in altri messaggi! Esse sono straordinariamente efficaci e importanti, perché Dio il Signore le esaudirà e limiterà gli orrori sulla vostra terra, però voi DOVETE pregare, figli Miei, altrimenti il male travolge con tutti i suoi intrighi e le sue velate e mimetizzate bugie la vostra terra e voi vi ritroverete suoi schiavi, anche se non lo avete voluto!  

Alzatevi ora! Utilizzate la vostra POTENTE PREGHIERA! Dichiaratevi sempre di nuovo per Gesù e invitatoLo nella vostra vita, nel vostro cuore e nella vostra anima! Attenetevi RIGOROSAMENTE ai Comandamenti del Signore e agli insegnamenti del vostro Redentore, perché ogni allontanamento, anche se piccolissimo, vi porta più vicinio al diavolo e alla fine vi perderete perché “gli allontanamenti” ora s’intensificheranno!

In alcuni paesi ci sono già tutti i “nuovi” libri che sono stati ALTERATI! State attenti e restate vigili perché la confusione del diavolo, che egli diffonde sempre più su di voi, aumenta a un ritmo furioso! Inoltre farete sempre più la conoscenza dei simboli del maligno, perché essi sono mostrati ora sempre più pubblicamente, raffigurati e applicati nei diversi ambiti della vostra vita!

State attenti e tenetevi stretti i vostri “oggetti sacri”! Questi possono essere i vostri libri, le vostre statue, i vostri rosari e altri oggetti sacri, che si trovano o a casa vostra, o sono di proprietà delle vostre chiese!  

Ogni segno maligno esercita segretamente e lentamente potere su di voi, senza che voi ve ne rendiate conto, Miei amati figli! Per questo guardatevi da questi simboli e guardatevi da tutti i cambiamenti (rettificazioni) nei vostri libri sacri, perché vi confonderanno e infine vi allontaneranno da Gesù invece di portarvi a LUI!

Figli Miei. Gesù è il vostro Salvatore ed EGLI sarà sempre il vostro Salvatore! Dichiaratevi per LUI, consacratevi a LUI amateLO e vivete con LUI! Questa è la vostra unica possibilità per non soffocare nella palude delle bugie e della confusione del diavolo e per non andare direttamente nelle sue trappole e infine nel suo inferno, perché chi resta incagliato nella palude, riconoscerà a fatica la vera via della Luce. La sua confusione diverrà ora sempre più grande, così come la distanza che egli pone fra sé e Dio.

Figli Miei. La vostra unica salvezza è Gesù, Mio Figlio che Mi fu affidato in terra da Dio, il Nostro Padre Onnipotente! Ritornate a LUI! AmateLO! E non permettete che il diavolo si avventi su di voi. Amen.

In profondo amore,

Il vostro santo Giuseppe. Amen.

INVOCAZIONI AI NOVE CORI DEGLI ANGELI



I - O Angeli Santissimi, Creature purissime, Spiriti nobilissimi, Nunzi e Ministri del Sommo Re della gloria e fedelissimi esecutori dei suoi comandi, vi prego di purificare le mie preghiere e offrendole alla Maestà dell'Altissimo fate che spirino un soave odore di Fede, di Speranza e di Carità. 
Gloria al Padre...
II - O fedelissimi Arcangeli, Capitani della milizia celeste, ottenetemi la luce dello Spirito Santo, istruitemi nei divini misteri e fortificatemi conto il comune nemico. 
Gloria al Padre...
III - O Principati sublimi, Governatori del mondo, governate così anche l'anima mia, affinché l'anima mia non sia mai dominata dai sensi. 
Gloria al Padre...
IV - O invittissime Potestà, frenate il maligno quando mi assale e tenetelo lontano da me, perché non mi allontani da Dio. 
Gloria al Padre ...
V - O potentissime Virtù, fortificate il mio spirito, affinché pieno del vostro valore avanzi nella conquista di ogni virtù e resista ad ogni assalto infernale.
Gloria al Padre ...
VI - O beatissime Dominazioni, ottenetemi un perfetto dominio di me stesso e una santa forza, affinché io riesca ad allontanare subito tutto ciò che dispiace a Dio.
Gloria al Padre...
VII - O Troni stabili, insegnate all'anima mia la vera umiltà, affinché divenga domicilio di quel Signore che risiede benignamente negli ultimi. 
Gloria al Padre...
VIII - O sapientissimi Cherubini, assorti nella contemplazione divina, fate ch'io conosca la mia miseria e la grandezza del Signore. 
Gloria al Padre...
IX - O ardentissimi Serafini, accendete con il vostro fuoco il mio cuore, perché ami solo Colui che voi amate incessantemente. 
Gloria al Padre...


Ai nove cori degli Angeli

Angeli Santissimi, vegliate su di noi, dovunque e sempre. Arcangeli nobilissimi, presentate a Dio le nostre preghiere e i nostri sacrifici. Virtù celesti, donateci forza e coraggio nelle prove della vita. Potenze dell'Alto, difendeteci contro i nemici visibili e invisibili. Principati sovrani, governate le nostre anime e i nostri corpi. Dominazioni altissime, regnate di più sulla nostra umanità. Troni supremi, otteneteci la pace. Cherubini pieni di zelo, dissipate tutte le nostre tenebre. Serafini pieni di amore, infiammateci di ardente amore per il Signore. Amen


L’unificazione di organizzazioni chiesastiche? Dottrine deformate



Finché gli uomini non possono decidersi di purificare la Dottrina cristiana da tutta l’opera  umana aggiunta, finché ogni confessione non ha la seria volontà di stare nella pienissima erità e di estirpare ogni errore, fino ad allora non si produrrà nessuna unificazione delle  chiese, perché le differenti confessioni possono ritrovarsi soltanto nella pura Verità ed allora  saranno d’accordo. Ma nessun orientamento è disposto di rinunciare a qualcosa del suo patrimonio  spirituale e perseverano quasi sempre proprio sulle false dottrine, perché da loro stessi non sono  capaci di discernere, finché lasciano regnare soltanto il loro intelletto, E la cosa eclatante è che  nessun orientamento spirituale stesso rappresenta “l’Agire dello Spirito”, l’Agire di Dio nell’uomo,  e soltanto su questa via riconosce un sapere conquistato, ma a loro sembra di valore soltanto ciò che  l’intelletto dell’uomo ha fatto sorgere e loro non se ne possono staccare. Quindi il simbolo della  Chiesa che Io Stesso ho fondato sulla Terra, si trova solo raramente come dimostrazione della  credibilità e della Verità di ciò che viene annunciato. Proprio ciò che garantisce la Verità, manca alle  organizzazioni chiesastiche, altrimenti tutte si troverebbero nella stessa Verità ed ogni impurità  sarebbe esclusa.

Così quindi dev’essere constatato per il più grande rincrescimento degli uomini che la pura Verità  non si trova più da nessuna parte dove si pera di cogliere del sapere spirituale. Dev’essere detto che  ovunque dove vengono insegnati i Comandamenti dell’amore per Dio ed il prossimo passa soltanto  un sottile filo, che questo patrimonio d’insegnamento debolmente splendente potrebbe bastare  completamente a rendere malgrado ciò la Verità accessibile per gli uomini, perché l’osservanza di  questi Comandamenti d’amore garantisce anche “l’Agire di Dio nell’uomo” e poi l’uomo viene  istruito dall’interiore, egli quindi è molto ben in grado di discernere ciò che è la Verità e ciò che è  l’errore. Ma anche soltanto la Dottrina dell’amore si è conservata come Patrimonio d’insegnamento  divino e perciò ogni uomo ha la possibilità di muoversi nella Verità se soltanto la segue. Allora  saprà anche che tutto il resto è l’opera d’uomo e conduce soltanto ad immagini errate, che sono  soltanto delle forme terrene di ciò che viene preteso spiritualmente da un uomo da Parte di Dio.

Ma gli uomini non hanno però la volontà ad eseguire una totale purificazione dell’edificio, che  loro stessi si sono eretti nello stato di cecità spirituale. Nessun orientamento spirituale si stacca dai suoi insegnamenti e disposizioni, ed ognuno rimane una faccenda puramente mondana, finché  rappresenta nell’esteriore gli usi ed azioni che possono appunto valere soltanto come simboli per  coloro a cui manca la giusta interpretazione. E ciononostante questo tutti sono pienamente convinti  della Verità del loro proprio orientamento spirituale e proprio questa è la sciagura, perché con ciò  confessano la loro mentalità disamorevole, che li ostacola nella conoscenza della Verità, come  anche la loro indifferenza, la loro assenza di responsabilità nei confronti delle loro anime. Perché  ogni uomo che vive nell’amore, stimerà la Verità troppo alta da non volersi seriamente convincere  se si trova nella Verità. E già una seria domanda e richiesta per questa gli procurerebbe la Luce della  conoscenza.

Dove si trovano però dei dubbi se sono o non sono nella Verità, in quei cerchi che si sono aggiunti  agli uomini come guide, che hanno persino accettato ed amministrato una funzione  d’insegnamento? Dove in genere esiste ancora il serio desiderio per la Verità? Perché nessun uomo  getta la domanda più importante: “Che cosa è la Verità? Sono io stesso nel suo possesso?”

Ognuno sostiene con una certa ottusità ciò che lui stesso ha accolto, e da sé stesso non ne prende  posizione. Crede di essere “religioso” quando accetta senza resistenza tutto ciò che gli viene  nuovamente trasmesso da uomini. Scuote da sé ogni propria responsabilità, non fa diventare attivo  né il suo proprio intelletto né il suo cuore, per esaminare la veracità di ciò che lui a sua volta deve  sostenere. Egli stesso pecca contro lo Spirito, perché questo è in lui e vuole soltanto essere  risvegliato attraverso l’amore, per poter poi anche manifestarsi ed in verità in modo che in lui  diventa chiaro e limpido, che diventa davvero saggio, perché può accogliere la Luce da Me Stesso,  che gli dona la più chiara conoscenza.

Perché così pochi uomini soltanto si trovano in questa Luce della conoscenza, perché la  maggioranza difende un patrimonio spirituale, che è così consunto quando viene sottoposto ad un  serio esame? Perché gli uomini si accontentano di dottrine che non sono davvero procedute da Me e  perché non accettano dalla Mia Mano il delizioso Patrimonio spirituale, che ognuno può richiedere  e ricevere, chi seriamente desidera il possesso della pura Verità ed il quale attraverso una vita  d’amore secondo la Mia Volontà può anche mettersi in contatto con Me, per essere istruito  direttamente da Me, perché a tutti voi uomini manca il sapere dell’Agire del Mio Spirito nell’uomo.  E ciò soltanto questo è la dimostrazione, che non siete stati bene istruiti e non venite bene istruiti,  che anche agli insegnanti manca quel sapere e di conseguenza non sono stati posti da Me nella loro  funzione d’insegnante. Perché chi Io incarico ad essere un insegnante per i prossimi, lo provvedo  davvero anche con un giusto Patrimonio d’insegnamento. Ma questo manca a voi che vi credete  chiamati di presiedere il vostro orientamento spirituale o confessione e volete essere considerati  come guide.

Non siete chiamati da Me, e non potrete mai introdurre i prossimi nella Verità, perché voi stessi  non la possedete e non fate nulla per giungere nel suo possesso. Perciò badate a ciò che vi dico:  Soltanto dove è visibile l’Agire del Mio Spirito nell’uomo, là è la vera Chiesa che Io Stesso ho  fondato sulla Terra e questa non è riconoscibile dall’esterno, ma comprende i membri da tutte le  differenti comunità chiesastiche, da differenti orientamenti spirituali, perché si trovano nella fede  viva che hanno conquistato attraverso una vita d’amore, e costoro sapranno anche che la Mia Chiesa  non si presenta nell’esteriore, ma per questo garantisce il più intimo legame con Me Stesso, alla  quale diffondo anche la Verità, una chiara conoscenza sul campo spirituale che manca a tutti coloro  che non appartengono alla Mia Chiesa, che non sono in grado di staccarsi dal patrimonio spirituale  errato, che non ha mai avuto la sua origine in Me, ma che è un’opera d’aggiunta umana, procedente  dal Mio avversario stesso, che va sempre contro la Verità, ma non viene mai riconosciuto da coloro  che si danno a Me nell’amore e nella fede.

Così comprenderete anche che una unificazione delle confessioni cristiane non si farà mai, perché  ognuna si barrica sul patrimonio d’insegnamento che finora ha sostenuto, e che la lite di tutte le  confessioni si gira sempre soltanto intorno al falso patrimonio spirituale ed ognuna si sforza  timorosamente a difendere questo falso patrimonio spirituale, perché non vi vogliono rinunciare, ma  soltanto unicamente la Verità può condurre alla beatitudine e solamente chi desidera seriamente questa Verità la troverà anche, appena prende la via direttamente verso di Me e Me la chiede  seriamente.

Amen.

Bertha Dudde 28 novembre 1963

La Corredentrice



Gesù parla della Corredentrice negli scritti di Maria Valtorta

“Conosceva la sua sorte, perché non ignorava il destino del Redentore e le profezie  che parlavano del suo grande soffrire. Lo Spirito di Dio congiunto a Lei la illuminava  anche di più di quanto le profezie non dicessero. Quanto dolore sentire e già vedere  che gli uomini avrebbero preso il Bene, fattosi carne, per farne a sé un male” (“Quaderni del ‘44”, p. 359) . 

Quale strazio dell’anima sua dinanzi al patire di Giuseppe a causa della sua misteriosa  maternità! “Quella fu la prima grande passione, durata tanti giorni” (“Poema”, vol. I, p.  165). “Se Dio non le avesse suggerito di tacere, avrebbe forse osato –con il volto  contro il suolo– dire a Giuseppe: «Lo Spirito mi ha penetrata ed in Me vi è il Germe di  Dio», ed egli la avrebbe creduta perché la stimava e perché, come tutti coloro che non  mentono mai, non poteva credere che altri mentisse. Per mesi, da quel momento,  Maria ha sentito la prima ferita insanguinarle il cuore. Il primo dolore della sua sorte  di Corredentrice  è stato sofferto e offerto per riparare…”  (“Poema”, vol. I, p. 125).  

“Chi può dire la intima e silenziosa intensità? Il dolore nel constatare che il Cielo  non l’aveva ancora esaudita, rivelando a Giuseppe il mistero. Che egli l’ignorasse era  chiaro. Se egli avesse saputo che Maria portava in sé il Verbo di Dio, egli avrebbe  adorato quel Verbo con atti di adorazione che sono dovuti a Dio. Chi può dire la  battaglia di Maria contro lo scoramento che voleva soverchiarla per persuaderla che  aveva sperato invano nel Signore? Fu certamente rabbia di Satana! Sentire il dubbio  sorgere, allungare le sue branche gelide per imprigionare l’anima e tentare di arrestare  la preghiera. Il dubbio che è così pericoloso, letale allo spirito. Letale, perché è il  primo agente della malattia mortale che ha nome “disperazione” e al quale si deve  reagire con ogni forza, per non perire nell’anima e perdere Dio. Chi può dire con esatta  verità il dolore di Giuseppe, che Maria sentiva per intero? Fosse stato meno santo,  avrebbe agito umanamente, denunciandola come adultera… Ma Giuseppe era santo e  il suo spirito puro viveva in Dio”   (“Poema”, vol. I, p. 165-166). 

E l’Ancella di Dio e i servi non discutono gli ordini che ricevono. Li eseguono, anche  se fanno piangere sangue. “Il suo dolore fu l’amico fedele che ebbe tutti i più vari  aspetti e nomi” (“Poema”, vol. I, p. 245). “Come una collana alla quale giorno per  giorno si aumenta una perla, ebbero inizio i giorni dolorosi. Alla fine fu il Golgota” (“Quaderni del ‘43”, p. 618). 

A causa della privazione delle cose più necessarie, Maria diede al suo Bambino “latte  e lacrime, latte e amore…” (“Poema”, vol. I, p. 208). “E i primi passi coi suoi piedini  teneri e rosei, quei piedi che lei carezzava a baciava con amore di mamma e  adorazione di fedele e che li avrebbero poi inchiodati alla croce e che li avrebbe visto  contrarsi nello spasimo, illividirsi e divenire di gelo. E le sue cadute quando cominciò  ad andare da solo. Lei correva a rialzarlo e a baciargli le ammaccature. Oh, allora  poteva farlo. Lo avrebbe visto un giorno cadere sotto la Croce, già agonizzante, lacero,  sporco di sangue e delle sozzure, lanciate su di Lui dalla folla crudele, e non avrebbe  potuto correre a rialzarlo, a baciargli le contusioni sanguinanti, povera Mamma di un  povero Figlio innocente e giustiziato!”  (“Quaderni del ‘43”, p. 635-636). 

Indescrivibile l’angoscia di Maria per lo smarrimento di Gesù dodicenne, durante il  pellegrinaggio pasquale al Tempio di Gerusalemme. Furono tre giorni di agonia. (cfr.  “Poema”, vol. I, p. 293-294). 

Indescrivibile anche lo strazio del Cuore di Maria per la morte di Giuseppe, che le era  stato “padre, sposo, fratello, amico, protettore”. Con la morte di Giuseppe, Ella veniva a sentirsi “sola, come tralcio di vite al quale viene segato l’albero a cui si reggeva”  (“Poema”, vol. I, p. 302). 

Straziante il momento in cui il Figlio si distacca dalla Madre per dare inizio alla sua  missione Redentrice. “Quell’ora doveva venire. Era iniziata lì, quando era apparso  l’angelo, ora scocca e deve viverla. Dopo verrà la pace della prova superata e la  gioia… Ma intanto è cominciato il cammino dell’Evangelizzatore, che lo porterà al  Golgota” (“Poema”, vol. II, p. 12-13). 

Pablo  Martín  Sanguiao

lunedì 2 marzo 2020

Geremia



Messaggio per il re Ioacaz

10Non piangete per il re morto, non fate lamenti per lui. Piangete piuttosto per il re che parte piangete perché non tornerà più, non rivedrà il paese natio. 11Infatti, a proposito di Sallum, che è succeduto a suo padre Giosia re di Giuda, il Signore dice: 'Egli è partito di qui e non tornerà più. 12Morirà nel paese dove lo hanno condotto prigioniero e non rivedrà più la sua terra'.


Messaggio contro il re Ioiakim

13Guai a te che ti costruisci un palazzo
senza rispettare la giustizia,
e alzi nuovi piani
in modo disonesto
perché costringi gli altri
a lavorare per te
e ti rifiuti di pagarli.
14Tu dici: 'Voglio costruirmi
un palazzo grandioso
con vasti saloni al piano superiore'.
Vi fai aprire grandi finestre,
rivesti i muri con legno di cedro
e lo fai dipingere di rosso.
15Ti illudi forse di essere un grande re
per i rivestimenti di cedro del tuo palazzo?
Tuo padre, Giosia, mangiava e beveva
come te,
ma agiva in modo giusto e onesto
e perciò tutto gli andava bene.
16Egli difendeva i diritti dei poveri
e tutti erano contenti.
In questo modo dimostrava
di conoscermi veramente.
17Tu, invece, guardi solo al tuo interesse
e studi il modo di uccidere gli innocenti
e di opprimere la gente con ferocia.
Questo ti dice il Signore.
18Ecco quel che dice il Signore riguardo a
Ioiakim re di Giuda figlio di Giosia:
'Nessuno piangerà la sua morte e dirà:
'È un grave lutto, fratello!
È un grave lutto, sorella!'.
Nessuno piangerà la sua morte e dirà:
'È un grave lutto, signore!
È un grave lutto, maestà!'.
19Trascineranno e getteranno il suo cadavere
fuori delle porte di Gerusalemme:
sarà sepolto come una bestia'.

PIO IX



L'elezione al Pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti

 Gregorio XVI morì, a ottantun anni di età, il 1° giugno 1846, in seguito a un'improvvisa febbre reumatica. Sarebbe stato il suo successore il «Papa secondo i nostri bisogni» auspicato dalle sètte? Era quanto ci si chiedeva con preoccupazione nelle cancellerie europee, e si sperava con febbrile trepidazione nelle centrali rivoluzionarie, quando il mattino del 17 giugno 1846, dalla loggia del Quirinale, il cardinale protodiacono Tommaso Riario Sforza, al termine di un conclave straordinariamente breve 18, annunciò l'avvenuta elezione al soglio pontificio, con il nome di Pio IX, del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, vescovo di Imola 19.

Il nuovo eletto era nato a Senigallia il 12 maggio 1792 dal conte Girolamo Mastai Ferretti e da Caterina Solazzi. Dopo aver studiato presso gli scolopi di Volterra, era stato ordinato sacerdote il 19 aprile 1819. Aveva accompagnato come uditore mons. Giovanni Muzi, delegato apostolico presso le Repubbliche del Cile e del Perù, in un lungo e disagiato itinerario apostolico.

Era stato consacrato, quindi, il 3 giugno 1827, vescovo di Spoleto e aveva governato la città durante i moti insurrezionali del '31, seguendo una linea di moderazione e di pace. Gregorio XVI lo aveva poi trasferito, il 17 dicembre 1832, alla diocesi di Imola creandolo nello stesso tempo cardinale del titolo dei santi Pietro e Marcellino (1840). In questa qualità la sera del 14 giugno 1846 era entrato nel conclave da cui sarebbe uscito Papa.

«Era il Mastai - scrive mons. Balan, scolpendone il felice ritratto - uomo di singolare virtù, di vita piissima, d'innocenti costumi, d'indole mite e pietosa, ma ferma, esperto nelle cose politiche, conoscitore delle tristi condizioni della società, memore di vari rivolgimenti e delle arti settarie, dotto nelle discipline ecclesiastiche, eloquente, sobrio, temperato, bello della persona, gentile nei modi, lontano da ogni indebito favore a parenti, largo di soccorsi e di protezioni, affettuoso, singolarmente delicato di coscienza ed ambitissimo della Vergine Immacolata. Ma in tempi grossi di tempesta era divenuto papa» 20.

La solenne incoronazione fu fissata per la domenica 21 giugno, nella basilica di San Pietro gremita di folla. Quando il Papa si assise sul trono, fu eseguita l'antifona Corona aurea super caput eius e il cardinale Riario Sforza impose sulla testa di Pio IX il Triregno, simbolo del triplice ministero papale di supremo maestro, re e sacerdote. Le acclamazioni e le feste proseguirono fino a sera nella città illuminata e, a spese del principe Torlonia, furono accesi in Piazza del Popolo fuochi d'artificio. Stupirono le dimostrazioni di vibrante entusiasmo rivolte tuttavia, come qualcuno osservò, più alla persona di Pio IX che al Papa in quanto tale 21. Sulla cupola di San Pietro brillava fra l'oscurità della notte, un'immensa croce in cui, si disse, fin da quel giorno il Papa vide il contrassegno del suo pontificato 22.

Tra i più attenti osservatori degli avvenimenti era il conte Clemente Solaro della Margarita 23, da undici anni inascoltato ministro di Carlo Alberto, re di Sardegna, di cui cercava di frenare le simpatie rivoluzionarie. «Nell'istesso dì che ricevei la notizia del transito a miglior vita dell'immortale Gregorio - egli ricorda - dissi: dal suo successore dipendono le sorti di questo paese: guai se per poco Carlo Alberto trova incoraggiamento in un nuovo Papa alle sue idee, non sarà più in mio potere trattenerlo» 24. In un momento «in cui in tutta la penisola progrediva lo spirito di vertigine in modo che l'esplosione sembrava non lontana in uno o nell'altro degli Stati italiani», convinto che «il centro di tutte le mene e congiure» fosse «in Roma che esercitava tanta influenza in tutta la penisola», il conte della Margarita, con l'approvazione del sovrano, decise di recarvisi personalmente «per iscandagliar io stesso il precipizio, e quanto rischio fosse di cadervi» 25.

Arrivato nella città santa alla fine di agosto del 1846, il ministro piemontese incontrò il cardinale Gizzi 26, nominato qualche giorno prima all'alta carica di Segretario di Stato, e venne poi ricevuto dallo stesso pontefice. «Fui altamente commosso dalla bontà con cui mi accolse e compreso d'ammirazione pel Suo alto sentire, in quanto riguardava il compimento delle eccelse funzioni cui Dio l'aveva destinato e vidi essere suo intimo desiderio portare all'amministrazione dello Stato tutti quei rimedii che i tempi esigevano, ma essere risoluto a non lasciarsi strascinare più oltre. Pio IX mi parlò colla serena tranquillità di una retta coscienza della gravità delle circostanze in cui trovavasi l'Italia, e non nascondendo a sé stesso gli eventi cui s'andava incontro, si abbandonava in Dio, perché l'assistesse nel tempo della tempesta» 27.

La personalità del nuovo pontefice, i cui tratti fondamentali erano costituiti da una bontà e da un candore che potevano apparire debolezza e ingenuità; le tendenze riformatrici della sua famiglia; il fatto che in conclave fosse stato contrapposto all'intransigente cardinale Lambruschini 28 segretario di Stato di Gregorio XVI; soprattutto i primi gesti pubblici del pontificato potevano lasciar pensare che realmente potesse essere giunta l'ora del pontefice che avrebbe conciliato la Chiesa e la Rivoluzione. Una frenetica attività si dispiegò dopo il conclave per condizionare i primi gesti del Pontefice nella speranza di determinare, per la prima volta nella storia del Papato, una "svolta" politica e religiosa che avrebbe assunto il significato di una storica "apostasia".

Roberto De Mattei

CONSACRAZIONE AI CUORI DI GESU', MARIA E GIUSEPPE



Cuori dolcissimi di Gesù, Maria e Giuseppe, vi consacro interamente e per sempre il mio cuore con tutti i suoi desideri, affetti, progetti e decisioni. Vi dono tutto il mio cuore. Vi rendo signori e padroni di tutto ciò che io sono e possiedo: il mio corpo, la mia anima, le mie facoltà e i miei sensi, la mia vita e tutto il mio essere, le mie pene e le mie miserie, le mie fatiche e le mie sofferenze. Vostri sono il mio intelletto e la mia volontà, i miei occhi, le mie orecchie, la mia lingua, il mio cuore. Accettate la mia offerta e non permettete che mi separi da voi. Sia il mio cuore tutt'uno con il vostro. Aiutatemi, proteggetemi e difendetemi come cosa e proprietà vostra. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.


CHIESA



Molti verranno spogliati dei loro titoli.

Miei cari figli, per favore pregate per i leali servitori consacrati di mio Figlio, mentre gli eventi futuri avranno luogo. Molti verranno spogliati dei loro titoli, cacciati nel deserto e disonorati. Tumulti e confusione si diffonderanno dentro la Chiesa di mio Figlio, ma i traditori aumenteranno di gran numero e molti li seguiranno. Le altre Chiese Cristiane si avvicineranno alla nuova chiesa riadattata, e quindi tutto sarà messo a posto, perché la nuova religione globale sorga. Questa nuova forma di chiesa, inizialmente sembrerà essere una ventata d‟aria fresca per molti di coloro che desiderano il cambiamento. In seguito, diverrà chiaro che essa serve solamente a coloro i quali vogliono che le Leggi di Dio vengano cambiate, al fine di accomodare le loro vite peccaminose. Questa chiesa perderà interamente la fede. Essa avrà l‟apparenza di una nuova e rinnovata chiesa di Dio, ma alcuni simboli, che dovrebbero glorificare mio Figlio, non saranno niente del genere. 

Quindi, mentre i tempi divengono maturi, la nuova “Unica Chiesa Mondiale” verrà annunciata e verrà percepita come un’enorme istituzione umanitaria. Questa sarà intrinsecamente legata al mondo della politica e degli affari. A quel punto, coloro che non hanno mai fatto parte di alcun credo, entreranno a farvi parte. Quanto gioiranno costoro, per il fatto che ogni peccato verrà giustificato! Di conseguenza molte persone si sentiranno sollevate, per la ragione che potranno vivere le loro vite, come esse desiderano. Non dovranno più preoccuparsi di offendere Dio perché non considereranno il peccato, come un qualcosa di cui preoccuparsi. 

La nuova chiesa, allo scopo di diffondere una senso di merito, promuoverà le opere umanitarie e caritatevoli ed il mondo intero la applaudirà. Poco dopo, non verrà più fatta alcuna distinzione tra quest’ultima, le alleanze politiche globali e le organizzazioni d’affari, dedicate alla filantropia. 

Nel frattempo, la vera Chiesa di mio Figlio, così come fu edificata da Lui, rimarrà viva ma indebolita. Esigua nel numero, la chiesa rimanente non si arrenderà mai, neanche quando subentrerà l‟Anticristo. 

Pregate, pregate, pregate, perché così i servitori consacrati di mio Figlio superino le loro paure e si levino per proclamare la Verità, anche quando le loro voci verranno soffocate da coloro che tradiscono mio Figlio. 

La vostra amata Madre, 

Madre della Salvezza.

17 Ottobre 2014

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



MATRIMONIO DI GIUSEPPE E DI MARIA 

La prima cosa che dobbiamo sottolineare è che fu un vero matrimonio, nonostante non ci sia mai stato tra loro il rapporto carnale. Lo Spirito Santo riconosce nel Vangelo: Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo (Mt 1, 16). 

Giuseppe era vero sposo di Maria e tra loro vi era un vero matrimonio. Analizzando la natura del matrimonio, tanto sant’Agostino come san Tommaso d’Aquino, la pongono sempre nell’indivisibile unione spirituale, nell’unione dei cuori, nel consenso, elementi che in quel matrimonio si sono manifestati in modo esemplare. Nel momento culminante della storia della salvezza, quando Dio rivela il suo amore verso l’umanità mediante il dono del Verbo, è precisamente il matrimonio di Maria e Giuseppe ciò che realizza in piena libertà il dono sponsale del sì, nell’accogliere ed esprimere tale amore 11 . Dice sant’Agostino: Maria appartiene a Giuseppe e Giuseppe a Maria, perciò il loro fu un vero matrimonio in quanto si consegnarono l’uno all’altro. Ma in che senso si sono consegnati? Essi si sono consegnati mutuamente la loro verginità e il diritto di conservarla l’uno all’atro. Maria aveva il diritto di conservare la verginità di Giuseppe e Giuseppe aveva il diritto di custodire la verginità di Maria. Nessuno dei due può disporre dell’altro e tutta la fedeltà di questo matrimonio consiste nel conservare la verginità 12 . 

Sant’Agostino , considerando che Matteo scrive la genealogia degli antenati di Gesù a partire da Giuseppe, discendente di Davide, dice che Dio riconosce che fu un vero matrimonio; poiché altrimenti non sarebbe mai stato possibile chiamare Gesù, figlio di Giuseppe. E dice: Gesù venne considerato nella genealogia di Giuseppe affinché i fedeli non ritenessero così importante nel matrimonio l’unione dei corpi, a tal punto da non ritenersi sposi senza l’unione corporale... Con questo esempio viene magnificamente insegnato ai fedeli sposati che anche praticando la castità di comune accordo, il matrimonio può rimanere tale se si conserva l’affetto, anche se non c’è unione sessuale 13 . 

Papa Leone XIII disse nell’enciclica Quamquam pluries dell’agosto del 1889: Il matrimonio è la massima società e amicizia, alla quale per sua natura va unita la comunione dei beni. Dio ha dato Giuseppe a Maria, non soltanto come compagno di vita ma anche come testimone della sua verginità. [Come diceva Giovanni Paolo II: D’altra parte, è dal matrimonio con Maria che sono derivati a Giuseppe la sua singolare dignità e i suoi diritti su Gesù]. 

È certo che la dignità di Madre di Dio poggia sì alto, che nulla vi può essere di più sublime; ma perché tra la beatissima Vergine e Giuseppe fu stretto un nodo coniugale, non c’è dubbio che a quell’altissima dignità, per cui la Madre di Dio sovrasta di gran lunga tutte le creature, egli si avvicinò quanto mai nessun altro. Poiché il connubio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunione dei beni, ne deriva che, se Dio ha dato come sposo Giuseppe alla Vergine, glielo ha dato non solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, per mezzo del patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei 14 . (Leone XIII, «Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta» IX [190] 177s). 

Dice Sheen Fulton: Giuseppe e Maria unirono i loro cuori come due stelle che non si congiungono mai, mentre i loro raggi luminosi si incrociano nello spazio. Fu un matrimonio simile a quello che avviene a primavera tra i fiori, che uniscono i loro profumi, o a due strumenti musicali che uniscono le loro melodie all’unisono, formandone una sola... 

Il loro matrimonio era necessario per preservare la Vergine da qualsiasi sospetto finché non fosse arrivato il momento di rivelare il mistero della nascita di Gesù... A mio parere, san Giuseppe doveva essere, quando si sposò con la Vergine, un uomo giovane, forte, virile, atletico, di bell’aspetto e casto; un prototipo dell’uomo, che oggi possiamo vedere in una prateria curando il bestiame o pilotando un aereo o lavorando in una falegnameria. E non un anziano impotente, ma un uomo che sprizza vigore giovanile; non un frutto secco, ma un fiore, sano e molto promettente; non al tramonto della vita, ma all’alba, traboccante di energia, forza e amore. 

Come si ingigantiscono le figure della Vergine e di san Giuseppe, quando soffermandoci ad esaminare la loro vita, scopriamo in essa la prima poesia d’amore! 

Il cuore umano non si commuove dinanzi all’amore di un vecchio per una giovane; ma come non rimanere profondamente ammirati dall’amore di due giovani uniti da un vincolo divino? Maria e Giuseppe portarono alle loro nozze non soltanto il loro voto di verginità, ma anche due cuori pieni di un grande amore, più grande di qualsiasi altro amore che cuore umano abbia mai potuto contenere. Nessuna coppia di coniugi si è mai amata così tanto... 15  

Come disse Papa Leone XIII: Il loro matrimonio fu consumato con Gesù. Maria e Giuseppe si unirono con Gesù; Maria e Giuseppe non pensarono ad altro che a Gesù. Amore più profondo non c’è mai stato né ci sarà mai più su questa terra. San Giuseppe rinunciò alla paternità del sangue, ma la ritrovò nello spirito, perché fu padre adottivo di Gesù. La Vergine rinunciò alla maternità e la ritrovò nella propria verginità. 

P. ÁNGEL PEÑA

LE GRANDEZZE DI MARIA



L'INCARNAZIONE OPERA COSÌ INSIGNE È SCONOSCIUTA AL MONDO.

Felice quel giorno, felice quel momento, in cui si compiono tali misteri! Quando mai vi fu, o vi sarà alcunché di simile? Eppure, quest'opera incomparabile rimane sconosciuta al mondo; solo in cielo è conosciuta e in terra solo da Maria. La terra giace nella miseria e nell'accecamento: il suo Salvatore, il suo Sole sta in mezzo ad essa, ma non le rivolge il suo benefico sguardo, non la illumina ancora; i suoi raggi non sono che per l'umile Maria: Lei sola ha parte con Gesù, Lei sola, ne riceve la luce e l'influenza. il mondo non pensa punto a Dio e Dio non pensa ancora a renderlo partecipe di questo beneficio. È questo un punto degno di attenzione ed è giusto considerarlo bene.
Quanti grandi personaggi vi erano allora su la terra!
Eppure non avevano nessuna parte a questo disegno, a questo segreto del Supremo tra i Grandi.
Quanti begli spiriti vi erano al mondo i quali penetravano i segreti del cielo e della terra! Ma quest'Opera così insigne e singolare nel cielo e su la terra, era loro [79] sconosciuta. Persino i demoni, spiriti così attivi e vigilanti, così diffusi nell'universo e così intensi ai loro disegni, non penetravano questo disegno divino che era la rovina della loro potenza e l'oggetto principale del loro odio! Tanto Dio è nascosto in questo mistero! Tanto impercettibili sono le sue vie: Vere Deus absconditus (Siete veramente un Dio nascosto - ISA., XLV, 15).
Il grande Mistero si compie in Nazaret, e non è conosciuto che dalla Vergine di Nazaret; anche Giuseppe, quantunque così santo e così vicino a Gesù ed a Maria. essendo eletto da Dio per isposo, di Maria, Padre nutritore e custode di Gesù, anche lui lo ignora e non ne saprà nulla per parecchi mesi.
È un'opera che contiene l'Autore della natura e della grazia; ma nascosta ancora alla grazia ed alla natura; nascosta nel segreto dell'Eterno Padre e nel seno di Maria. Solo lo stato della gloria e il cielo che lo contiene, solo il cielo, dico, nell'abbondanza dei suoi lumi ne ha conoscenza, e Maria su la terra. Dio avrebbe potuto far tutto in altro modo, ma ha voluto compiere l'opera sua in Maria e con Maria, ed ha voluto che Maria ne avesse conoscenza e vi apportasse il proprio consenso e la propria cooperazione.
Ma quest'opera così nascosta per ora alla terra, verrà un giorno pubblicata in tutto il mondo. Il cielo, gli angeli, le stelle pubblicheranno la nascita e la gloria di Gesù; i giusti ed i profeti lo accoglieranno nel suo Tempio; gli apostoli ed i prodigi del cielo e della terra saranno gli araldi che ne faranno risuonare la gloria nell'universo; e tutti i Grandi, tutti i Santi, tutti i sapienti, i Re ed i popoli, tutti gli renderanno omaggio e serviranno alla sua grandezza. Il cielo, la terra, gli elementi e le creature animate ed inanimate si inchineranno alla sua gloria; persino l'inferno si proclamerà tributario della sua potenza [80] e suddito del suo impero. Tanto diverrà pubblico un mistero ora così nascosto! Tanto comparirà grande una cosa ora in apparenza così piccola!

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

MANTENETEVI IN ALLERTA



LA SANTISSIMA VERGINE MARIA


La malattia si manifesterà in diversi modi, non solo attaccando l’organismo, ma anche la mente dell’uomo, per tenerlo privo di autocontrollo.

MANTENETEVI IN ALLERTA, non vi devono preoccupare e farvi prendere coscienza solo le epidemie che attaccano l’organismo umano, ma c’è un’epidemia che Mi causa grande dolore: l’epidemia che si scaglia contro il Popolo di Mio Figlio, l’epidemia continentale del terrorismo, che perseguita i cristiani che vivono e professano la Fede in Mio Figlio.


12.07.2015