lunedì 2 marzo 2020

SAN GIUSEPPE: IL PIÙ SANTO DEI SANTI



MATRIMONIO DI GIUSEPPE E DI MARIA 

La prima cosa che dobbiamo sottolineare è che fu un vero matrimonio, nonostante non ci sia mai stato tra loro il rapporto carnale. Lo Spirito Santo riconosce nel Vangelo: Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo (Mt 1, 16). 

Giuseppe era vero sposo di Maria e tra loro vi era un vero matrimonio. Analizzando la natura del matrimonio, tanto sant’Agostino come san Tommaso d’Aquino, la pongono sempre nell’indivisibile unione spirituale, nell’unione dei cuori, nel consenso, elementi che in quel matrimonio si sono manifestati in modo esemplare. Nel momento culminante della storia della salvezza, quando Dio rivela il suo amore verso l’umanità mediante il dono del Verbo, è precisamente il matrimonio di Maria e Giuseppe ciò che realizza in piena libertà il dono sponsale del sì, nell’accogliere ed esprimere tale amore 11 . Dice sant’Agostino: Maria appartiene a Giuseppe e Giuseppe a Maria, perciò il loro fu un vero matrimonio in quanto si consegnarono l’uno all’altro. Ma in che senso si sono consegnati? Essi si sono consegnati mutuamente la loro verginità e il diritto di conservarla l’uno all’atro. Maria aveva il diritto di conservare la verginità di Giuseppe e Giuseppe aveva il diritto di custodire la verginità di Maria. Nessuno dei due può disporre dell’altro e tutta la fedeltà di questo matrimonio consiste nel conservare la verginità 12 . 

Sant’Agostino , considerando che Matteo scrive la genealogia degli antenati di Gesù a partire da Giuseppe, discendente di Davide, dice che Dio riconosce che fu un vero matrimonio; poiché altrimenti non sarebbe mai stato possibile chiamare Gesù, figlio di Giuseppe. E dice: Gesù venne considerato nella genealogia di Giuseppe affinché i fedeli non ritenessero così importante nel matrimonio l’unione dei corpi, a tal punto da non ritenersi sposi senza l’unione corporale... Con questo esempio viene magnificamente insegnato ai fedeli sposati che anche praticando la castità di comune accordo, il matrimonio può rimanere tale se si conserva l’affetto, anche se non c’è unione sessuale 13 . 

Papa Leone XIII disse nell’enciclica Quamquam pluries dell’agosto del 1889: Il matrimonio è la massima società e amicizia, alla quale per sua natura va unita la comunione dei beni. Dio ha dato Giuseppe a Maria, non soltanto come compagno di vita ma anche come testimone della sua verginità. [Come diceva Giovanni Paolo II: D’altra parte, è dal matrimonio con Maria che sono derivati a Giuseppe la sua singolare dignità e i suoi diritti su Gesù]. 

È certo che la dignità di Madre di Dio poggia sì alto, che nulla vi può essere di più sublime; ma perché tra la beatissima Vergine e Giuseppe fu stretto un nodo coniugale, non c’è dubbio che a quell’altissima dignità, per cui la Madre di Dio sovrasta di gran lunga tutte le creature, egli si avvicinò quanto mai nessun altro. Poiché il connubio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunione dei beni, ne deriva che, se Dio ha dato come sposo Giuseppe alla Vergine, glielo ha dato non solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, per mezzo del patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei 14 . (Leone XIII, «Quamquam Pluries», die 15 aug. 1889: «Leonis XIII P. M. Acta» IX [190] 177s). 

Dice Sheen Fulton: Giuseppe e Maria unirono i loro cuori come due stelle che non si congiungono mai, mentre i loro raggi luminosi si incrociano nello spazio. Fu un matrimonio simile a quello che avviene a primavera tra i fiori, che uniscono i loro profumi, o a due strumenti musicali che uniscono le loro melodie all’unisono, formandone una sola... 

Il loro matrimonio era necessario per preservare la Vergine da qualsiasi sospetto finché non fosse arrivato il momento di rivelare il mistero della nascita di Gesù... A mio parere, san Giuseppe doveva essere, quando si sposò con la Vergine, un uomo giovane, forte, virile, atletico, di bell’aspetto e casto; un prototipo dell’uomo, che oggi possiamo vedere in una prateria curando il bestiame o pilotando un aereo o lavorando in una falegnameria. E non un anziano impotente, ma un uomo che sprizza vigore giovanile; non un frutto secco, ma un fiore, sano e molto promettente; non al tramonto della vita, ma all’alba, traboccante di energia, forza e amore. 

Come si ingigantiscono le figure della Vergine e di san Giuseppe, quando soffermandoci ad esaminare la loro vita, scopriamo in essa la prima poesia d’amore! 

Il cuore umano non si commuove dinanzi all’amore di un vecchio per una giovane; ma come non rimanere profondamente ammirati dall’amore di due giovani uniti da un vincolo divino? Maria e Giuseppe portarono alle loro nozze non soltanto il loro voto di verginità, ma anche due cuori pieni di un grande amore, più grande di qualsiasi altro amore che cuore umano abbia mai potuto contenere. Nessuna coppia di coniugi si è mai amata così tanto... 15  

Come disse Papa Leone XIII: Il loro matrimonio fu consumato con Gesù. Maria e Giuseppe si unirono con Gesù; Maria e Giuseppe non pensarono ad altro che a Gesù. Amore più profondo non c’è mai stato né ci sarà mai più su questa terra. San Giuseppe rinunciò alla paternità del sangue, ma la ritrovò nello spirito, perché fu padre adottivo di Gesù. La Vergine rinunciò alla maternità e la ritrovò nella propria verginità. 

P. ÁNGEL PEÑA

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