lunedì 30 marzo 2020

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )

GIOVANNI IL SEMPLICE

 Un giorno Francesco si recò nella chiesa di una borgata del territorio di Assisi e si  mise a fare le pulizie. Immediatamente si sparse nel villaggio la voce del suo arrivo,  poiché quella gente lo vedeva e ascoltava volentieri.

Sentì la notizia anche un certo Giovanni, uomo di meravigliosa semplicità, che stava  arando un suo campo vicino a quella chiesa. E subito andò da lui, e lo trovò intento a  pulire. Gli disse: «Fratello, da’ la scopa a me, voglio aiutarti». Prese lui la scopa e finì di  fare pulizia.

Poi si misero a sedere, e Giovanni prese a dire: «Da molto tempo ho intenzione di  servire a Dio, soprattutto da quando ho inteso parlare di te e dei tuoi fratelli. Ma non  sapevo come unirmi a te. Ma dal momento che è piaciuto al Signore ch’io ti vedessi,  sono disposto a fare tutto quello che ti piace».

Osservando il fervore di lui, Francesco esultò nel Signore, anche perché allora aveva  pochi fratelli e perché quell’uomo, con la sua pura semplicità, gli dava affidamento che  sarebbe un buon religioso. Gli rispose: «Fratello, se vuoi condividere la nostra vita e  stare con noi, è necessario che tu doni ai poveri, secondo il consiglio del santo Vangelo  tutti i beni che possiedi legittimamente. Così hanno fatto i miei fratelli cui è stato  possibile».

Sentendo ciò, subito Giovanni si diresse verso il campo dove aveva lasciato i buoi, li  sciolse e ne portò uno davanti a Francesco, dicendogli: «Fratello, per tanti anni ho  lavorato per mio padre e gli altri della famiglia. Sebbene questa parte della mia eredità  sia scarsa, voglio prendere questo bue e darlo ai poveri nel modo che ti sembrerà più  opportuno secondo Dio».

Vedendo che voleva abbandonarli, i genitori, i fratelli che erano ancora piccoli, e tutti  quelli di casa cominciarono a lacrimare e piangere forte. Francesco si sentì mosso a  compassione, massime perché la famiglia era numerosa e senza risorse. Disse loro:  «Preparate un pranzo, mangeremo insieme. E non piangete, poiché vi farò lieti». Quelli  si misero all’opera, e pranzarono tutti con molta allegria.

Finito il desinare, Francesco parlò: «Questo vostro figlio vuole servire a Dio. Non  dovete contristarvi di ciò, ma essere contenti. E un onore per voi, non solo davanti a Dio  ma anche agli occhi della gente; e ne avrete vantaggio per l’anima e per il corpo. Di fatti, è uno del vostro sangue che dà onore a Dio, e d’ora innanzi tutti i nostri frati  saranno vostri figli e fratelli. Una creatura di Dio si propone di servire al suo Creatore –  ed essere suo servo vuol dire essere re, – voi capite quindi che non posso e non debbo  ridarvi vostro figlio. Tuttavia, affinché riceviate da lui un po’ di conforto, io dispongo  ch’egli rinunci per voi, che siete poveri alla proprietà di questo bue, benché secondo il  consiglio dei santo Vangelo dovesse darlo agli altri poveri».

Furono tutti confortati dal discorso di Francesco, e soprattutto furono felici che fosse  loro reso il bue, poiché erano veramente poveri.

Francesco, cui piacque sempre la pura e santa semplicità in se stesso e negli altri, ebbe  grande affetto per Giovanni. E appena lo ebbe vestito del saio, prese lui come suo  compagno. Era questi talmente semplice, che si riteneva obbligato a fare qualunque  cosa facesse Francesco. Quando il Santo stava a pregare in una chiesa o in un luogo  appartato, Giovanni voleva vederlo e fissarlo, per ripetere tutti i gesti di lui: se  Francesco piegava le ginocchia, se alzava al cielo le mani giunte, se sputava o tossiva,  anche lui faceva altrettanto.

Pur essendo incantato da tale semplicità di cuore, Francesco cominciò a rimproverarlo.  Ma Giovanni rispose: «Fratello, ho promesso di fare tutto quello che fai tu; e perciò  intendo fare tutto quello che tu fai». Il Santo era meravigliato e felice davanti a tanta  purità e semplicità. Giovanni fece tali progressi in tutte le virtù, che Francesco e gli altri  frati restavano stupefatti della sua santità.

E dopo non molto tempo egli morì in questa santa perfezione. Francesco, colmo di  letizia nell’intimo ed esteriormente, raccontava ai frati la vita di lui, e lo chiamava «san  Giovanni» in luogo di «frate Giovanni».

VERGILIO GAMBOSO

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